CAGLIARI: BUFERA NEL PD. SI DIMETTE IL SINDACO DI QUARTU SANT'ELENA STEFANO DELUNAS

di Giuseppa Guglielmino

Cagliari – La terza città della Sardegna, Quartu Sant'Elena (Ca), è rimasta senza sindaco. Il primo cittadino, Stefano Delunas, dirigente nazionale del Pd, eletto appena due mesi fa a capo di una coalizione di centrosinistra guidata dai democratici, si è dimesso la scorsa notte nel corso del consiglio comunale, raccogliendo le dimissioni di altri sei consiglieri comunali del suo partito. Caos in aula, tanto che la polizia municipale ha dovuto sgomberare l'aula. Gli attriti con il suo partito si sono palesati immediatamente dopo le elezioni a causa del «metodo Delunas», secondo il partito troppo decisionista e arrogante nelle sue scelte. La crisi era iniziata con le dimissioni dell'assessore Cristian Gitani (Pd), rassegnate appena 15 giorni dopo la sua nomina. Nella seduta del 22 luglio scorso, poi, il Consiglio comunale e la maggioranza Pd avevano mandato un altro segnale forte a Delunas, bocciandogli il programma di governo. Due giorni fa si era dimessa l'assessore della Cultura, Valentina Casalena, anche lei Pd, e minacciavano di farlo anche il vice sindaco Paolo Passino e l'assessore delle attività produttive Anna Rita Fois, tutti contro il neosindaco. Infine ieri notte in aula l'epilogo con le dimissioni del primo cittadino e di sei consiglieri. Ora Delunas e il Pd hanno 20 giorni, a partire da oggi, per ricomporre la frattura e ritirare le dimissioni, altrimenti il Consiglio comunale sarà sciolto e si tornerebbe alle urne dopo appena due mesi dall'elezione del sindaco e del consiglio comunale. Sarebbe la consiliatura più breve della storia

Addirittura il sindaco Delunas ha postato su Facebook

IL MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE

“In séguito, continuai, paragona la nostra natura, per ciò che riguarda educazione e mancanza di educazione, a un’immagine come questa.

Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l’entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sí da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo…

Non sarebbe egli allora oggetto di riso? e non si direbbe di lui che dalla sua ascesa torna con gli occhi rovinati e che non vale neppure la pena di tentare di andar su?

E chi prendesse a sciogliere e a condurre su quei prigionieri, forse che non l’ucciderebbero, se potessero averlo tra le mani e ammazzarlo? – Certamente, rispose…”