Governo Pd5, pensionati con l’opzione “Quota100” o che ne hanno fatto richiesta o che vorranno farne richiesta… che fine fanno?

Sono ormai diversi anni che la vita di pensionandi e neo-pensionati è costellata da pensieri che offuscano la tranquillità a cui avrebbero diritto, impedendogli di fatto di godersi a pieno un meritato riposo dopo aver lavorato per decenni.

La riforma del sistema pensionistico, legata alla professoressa Elsa Maria Fornero Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, redatta in soli 20 giorni nell’ambito del decreto Salva-Italia presentato il 4 dicembre 2011 ha “tolto il sonno” a decine di migliaia di lavoratori “pensionandi” creando di fatto una nuova categoria di lavoratori (o meglio ex-lavoratori): gli “esodati” ovvero “color che son sospesi” tra il lavoro che non avevano più e la pensione a cui, in virtù di tale Riforma, non avevano più diritto nonostante, in virtù di accordi tra il precedente Governo e i Datori di Lavoro, avessero ricevuto da quest’ultimo un bonus come incentivo all’esodo e dal Governo la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali (mobilità) come accompagnamento all’età pensionabile che invece era stata “elevata” dalla Riforma Fornero. Ci sono volute un bel po’ di “salvaguardie” per risolvere le problematiche di questi lavoratori “esodati” che dalla sera alla mattina si sono ritrovati a non avere più diritto alla pensione, nei termini e nei tempi previsti nonostante accordi ben precisi tra le parti Sociali. E il problema sembra non sia stato risolto per tutti gli “esodati”: sembra che ci sia ancora qualche migliaio di lavoratori vittima di questa Riforma.

Lo scorso 28 Gennaio 2019, il Governo gialloverde (M5S-Lega) approvava, in via sperimentale fino a tutto il 2020, con un decreto legge (il n.4 del 2019 convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019 n. 26 e pubblicato sulla G.U. n. 75 del 29 marzo 2019) una nuova possibilità o opzione (quindi restano comunque valide le norme previste dalla Riforma Fornero in materia pensionistica) che consente ai lavoratori di andare in pensione con almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi.

Lo stesso decreto n. 4, e successiva conversione nella legge n. 26, prevede per i soli dipendenti pubblici che decidono di andare in pensione avvalendosi dell’opzione Quota100 o con le norme previste dalla Riforma Fornero di richiedere un anticipo del pagamento del TFS/TFR fino alla somma di 45.000 euro (gli interessati potrebbero essere dai 170.000 ai 230.000). Questo potrebbe sembrare un “beneficio” per i dipendenti pubblici, ma in effetti tale non è perché non fa altro che ridurre il gap esistente nei tempi per il pagamento del TFS/TFR tra lavoratori privati e lavoratori pubblici che a differenza dei primi che si vedono liquidare quanto loro dovuto dopo circa 100 giorni dall’uscita dal mondo del lavoro, devono attendere circa 2/3 o più anni dalla data di pensionamento per vedersi riconosciuto quanto spetta loro e a rate (in virtù di una vecchia norma secondo me ormai superata e di cui si potrebbe discutere in altra occasione). L’anticipo del TFS/TFR è demandato agli istituti bancari convenzionati e prevede il pagamento di un interesse, a carico del beneficiario, parzialmente coperto da una parziale detassazione delle somme erogate. Per questa possibilità di “anticipo” però è necessario un “decreto attuativo” di competenza del Ministro della Pubblica Amministrazione.

La situazione che si è venuta a creare con la crisi di Governo formalizzata lo scorso 21 agosto preoccupa non poco per le conseguenze che potrebbe avere soprattutto su coloro che sono in pensione con l’opzione Quota100 o che ne hanno fatto richiesta o che vorranno farne richiesta. Ne avranno ancora la possibilità?

Saremo protagonisti di nuovi scenari simili a quelli post riforma Fornero creando una nuova tipologia di “esodati”? Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile in base all’adeguamento alla speranza di vita sarà mantenuto dal nuovo Governo? Senza la possibilità di richiederne un anticipo, quando i dipendenti pubblici potranno vedersi liquidato il TFS/TFR? Dopo 7 o più anni dall’uscita dal mondo del lavoro? Per quanto riguarda quest’ultimo punto mi preme ricordare che il decreto legge n.4 del 2019 (convertito nella legge n. 26 del 2019) nel prevedere la possibilità per il dipendente pubblico di chiedere un anticipo del TFS/TFR ribadisce (nell’articolo 23 – Anticipazione del TFS) che << …….. omissis …… il riconoscimento dell’indennita’ di fine servizio comunque denominata al momento in cui tale diritto maturerebbe a seguito del raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico, ai sensi dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, tenuto anche conto di quanto disposto dal comma 12 del medesimo articolo relativamente agli adeguamenti dei requisiti pensionistici alla speranza di vita. ……. omissis ……. >> Questo significa che un dipendente pubblico che decide di avvalersi dell’opzione Quota100 si vedrà riconosciuta l’Indennità di Fine Servizio o al raggiungimento di 67 anni di età (pensione di vecchiaia) o al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (pensione anticipata) per cui diventa di vitale importanza un “finanziamento” che consenta, anche se con un minimo di interessi da pagare a carico del percettore, di fruire del TFS al momento dell’uscita dal lavoro con Quota100, fatti salvi i tempi previsti dalla legge (75 giorni dalla presentazione della domanda) e i tempi previsti dalla banche per perfezionare l’erogazione del finanziamento.

Due esempi di casi limite per chiarire meglio questo concetto:

· dipendente pubblico 62 anni di età e 38 anni di contributi maturerà il diritto a vedersi riconosciuto il TFS a 67 anni (non maturerà mai i requisiti per la c.d pensione anticipata non lavorando e quindi non maturando anni di contribuzione) più i 2/3 anni oggi previsti per il pagamento. In pratica senza finanziamento per l’anticipo percepirebbe il TFS dopo una attesa che va dai 5 ai 7/8 anni.

· dipendente pubblico 62 anni di età e 42 anni di contributi (o 41 se donna): maturerà ugualmente il diritto a vedersi riconosciuto il TFS a 67 anni in quanto, non lavorando, non maturerebbe mai i requisiti per la pensione anticipata sebbene per pochi mesi. In pratica senza finanziamento per l’anticipo percepirebbe il TFS con un “ritardo” di 5 anni rispetto ai 2/3 anni e qualche mese di attesa se avesse optato per quanto previsto dalla Riforma Fornero per andare in pensione

“Sono enormemente preoccupato per quello che potrebbe essere il futuro dei lavoratori che hanno aderito a quota 100 cosicchè, se dovesse rendersi necessario porremo in essere, come segreteria provinciale della Ugl Pensionati di Caserta tutte le iniziative che riterremo più opportune per i fruitori di “quota 100”.

UGL Caserta Segretario Provinciale Unione Territoriale del Lavoro Ferdinando Palumbo




Quota 100 e reddito di cittadinanza: stasera il CDM per varare il decretone

Incontro positivo, governo soddisfatto, ci sono tutte le risorse per quota 100 e per reddito di cittadinanza. Stasera cdm alle ore 18 per varare il decreto. Via libera agli stanziamenti per tfs (tfr degli statali) anticipato per tutti e per fondo volo Alitalia. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza sul decretone.

Di Maio, giorno importante, ripagati anni battaglia M5S – “Oggi è una giornata importante e a vincere sono, come sempre, i cittadini. Un risultato che ripaga anni di battaglie portate avanti dal M5S”. Lo afferma all’ANSA il vicepremier Luigi Di Maio al termine del vertice governativo sul decreto che contiene il reddito di cittadinanza e quota 100.

Boccia (Pd), clausole salvaguardia illegittime  – “Voglio dirlo con chiarezza al governo, le clausole di salvaguardia sono illegittime, espressamente vietate dalla riforma del Bilancio. Inserire nuove clausole di salvaguardia a copertura di quota 100 o opzione donna, ci farebbe ripiombare in quella spirale perversa di cambiali da cui, a fatica dopo dieci anni, stavamo per uscire. Se ricominciamo con la spesa garantita da clausole che poi prevedono tagli di spesa sociale o aumenti di tasse, facciamo solo altri danni agli italiani. Quando arriveranno i testi in Parlamento, mi auguro ci possa essere la possibilità di un confronto per migliorarli”. Così Francesco Boccia, deputato Pd e candidato alla segreteria del Partito Democratico, in diretta a Studio24 su Rai news 24.

Dopo il rincorrersi di voci di rinvii, di qualche ora, di un giorno, addirittura alla prossima settimana, il Consiglio dei ministri sul decretone ci sarà domani (oggi, ndr). E sarà anticipato da un vertice a tre tra il premier Giuseppe Conte, e i due ‘dioscuri’ dell’esecutivo gialloverde, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, per sciogliere gli ultimi nodi. Se l’impianto generale delle due misure di bandiera è noto da tempo, sono i dettagli, ora, a creare ‘dissonanze’, con la Ragioneria tirata in ballo ogni volta che emerge una divergenza tra i gialloverdi, e che comunque non avrebbe ancora ‘bollinato’ il testo, anche per alcuni dubbi sulla costruzione della platea del reddito. In primo luogo c’è comunque la questione statali: risolta la querelle sulla finestra di prima uscita (all’inizio doveva essere a ottobre, poi, su insistenza dello stesso Salvini, è stata anticipata a luglio, nonostante le perplessità del ministro che la P.a. la deve gestire, Giulia Bongiorno) è emerso il problema del trattamento di fine servizio, strettamente finanziario ma anche di equità tra ‘quotisti’, che lo prenderebbero solo al raggiungimento dei 67 anni, e chi sta andando in pensione con le regole della Fornero, con dilazione fino a 2 anni per la buonuscita. Alla fine è passata l’idea di consentire a tutti i lavoratori pubblici di chiedere al momento della pensione un anticipo del Tfr (con interessi a carico dello Stato ma probabilmente fino a 50mila euro).”Nessun problema sul fronte del trattamento di fine rapporto per gli statali, in relazione a quota 100 sulle pensioni”, chiariscono fonti di governo. “Secondo il testo che e’ in via di perfezionamento in queste ore – spiegano – il tfr sara’ quasi interamente erogato immediatamente a chi va in pensione. Questo sara’ possibile grazie a un accordo tra Stato e le banche senza alcun onere a carico del lavoratore. La parte residuale sara’ erogata secondo le norme previste dalla legge”. Tra le ‘sfumature’ delle norme per le pensioni, dovrebbe averla spuntata anche la proposta di innalzare agli under 45 lo sconto per riscattare la laurea. Ma fino alla fine non sono escluse sorprese, anche sul fronte dell’Inps dopo la scadenza di Tito Boeri, in attesa del ripristino del Cda. Anche in questo, prima era filtrata l’ipotesi di commissariamento per traghettare l’istituto alla nuova governance, poi in casa pentastellata era stato escluso. I 5 Stelle comunque hanno lavorato soprattutto al reddito. Cercando di superare anche alcune obiezioni leghiste, a partire da quella sollevata un po’ a sorpresa sui fondi per i disabili. La soluzione prospettata da Di Maio, di ‘coprire’ con il nuovo sussidio circa 260mila famiglie con invalidi civili, almeno al 67%, non avrebbe accontentato del tutto l’alleato (anche perché si tratta di circa la metà della platea che attualmente prende la sola pensione di invalidità, legata al reddito). Un nodo che però potrebbe essere affrontato anche nel corso dell’iter parlamentare. Tra i due azionisti di maggioranza si sarebbe aperta poi anche una discussione sul ruolo dell’Anpal, che, nella lettura leghista, dovrebbe intervenire solo laddove le strutture già presenti sul territorio siano più in difficoltà, senza ‘interferire’ con l’attività di reinserimento al lavoro nelle Regioni in cui il sistema già si dimostra più efficiente. I 5 Stelle intanto hanno presentato emendamenti al decreto Semplificazioni con alcune proposte ad hoc per rafforzare i Caf, coinvolti direttamente nella distribuzione del reddito. L’esame va a rilento, nonostante la scadenza del 12 febbraio per la conversione. Tra le centinaia di proposte, i 5 Stelle guardano allo stop alle trivelle, tema che ha superato l’ammissibilità (sono state cassate appena 183 emendamenti), mentre la Lega ci riprova con la Tari in bolletta per aiutare i Comuni in dissesto e punta su soluzioni per l’emergenza cinghiali. Entrambi poi chiedono una sanatoria, almeno di due anni, per i canoni delle spiagge oggetto di contenzioso e altre misure per Campione d’Italia. Ma tra gli emendamenti c’è di tutto: dall’emergenza Xylella alle gelate che hanno l’agricoltura al Sud, dalle ricariche per le auto elettriche ai ‘biciplan’, sponsorizzati dal M5S, all’aeroporto di Lamezia Terme. La Lega punta anche a misure per il rientro dei ricercatori dall’estero, al miglioramento dell’aria nel bacino padano, fino alla revisione delle norme sulle farmacie, caldeggiata anche dai cinquestelle.