Coppa Rally di zona per la Sicilia: si scaldano i motori per la gara in Valle del Sosio

PALERMO – Si chiuderanno Venerdì le iscrizioni alla dodicesima edizione del Rally Valle del Sosio, gara che chiuderà la Coppa Rally di Zona. La manifestazione è organizzata dal Comune di Chiusa Sclafani e si disputerà sulle strade delle province di Palermo e Agrigento il 28 e 29 settembre prossimi.

Quando mancano due giorni alla chiusura delle iscrizioni, cresce l’attesa per il dodicesimo Rally Valle del Sosio, gara che chiude la prima fase della Coppa Rally di Zona per la Sicilia, viatico per i nomi che avranno accesso alla finale che si disputerà ad ottobre a Como. La manifestazione, in programma il 28 e 29 settembre, è organizzata dal comune di Chiusa Sclafani che opera in rete con le amministrazioni di Bisacquino, Giuliana, Villafranca Sicula, Burgio e Caltabellotta. Il tracciato interessa le province di Palermo e Agrigento.

Riproposta
anche quest’anno la formula delle tre speciali da ripetere tre volte con il
percorso che si snoda lungo il territorio attraversato dal fiume Sosio. I
concorrenti dovranno affrontare tre giri su una sorta di anello descritto dalle
prove di Sant’Anna che misura 6,4 chilometri, Caltabellotta 9,9 e San Carlo
6,48. Complessivamente gli equipaggi affronteranno 68,34 chilometri di prove e
172,50 di trasferimenti. Riordini e parchi assistenza saranno ospitati presso la
zona industriale di Chiusa Sclafani.

Le
verifiche tecniche e sportive dei mezzi in gara si terranno a Burgio nella
mattinata di sabato 28 settembre fino alle 12:30. Il complesso storico
monumentale della Badia, a Chiusa Sclafani, ospiterà la direzione gara, la sala
stampa e la segreteria. La gara prenderà il via la domenica mattina da
Bisacquino alle 8:00 in punto. Il vincitore verrà invece incoronato, come di
consueto in piazza Santa Rosalia a Chiusa Sclafani, nel tardo pomeriggio della
stessa giornata. Gli equipaggi avranno modo di provare le vetture nello shake
down che verrà allestito lungo un tratto della speciale di Sant’Anna.

Ancora
da attribuire il titolo di zona, diversi gli equipaggi che proveranno a giocarsi
le ultime chance per cercare di scalzare dalla vetta Carmelo Galipò e Tino
Pintaudi. I due messinesi saranno presenti a Chiusa Sclafani con la loro Skoda
Fabia R5. Il leader della classifica non avrà vita facile perché dovrà vedersela
con almeno altre tre vetture della stessa categoria. A voler cingersi il capo
con la corona d’alloro ci saranno, infatti, il reuccio di casa, Totò Parisi,
vincitore della scorsa edizione, il giovane Alessio Profeta e il pugliese Mauro
Santantonio. Questi i primi nomi che trapelano da un elenco di partecipanti che
non è ancora quello definitivo.

In
coda prenderà il via la terza edizione del Rally Valle del Sosio Historic
valevole per il Trofeo Rally di Zona. Molto interessanti i nomi che proveranno a
sfidare Claudio e Ciccio La Franca, vincitori della manifestazione lo scorso
anno con una Porsche 911 del terzo raggruppamento. Sempre con vetture della Casa
di Stoccarda hanno già garantito la loro presenza “Gordon”, Di Lorenzo e
Spinnato. Con una Bmw M3 sarà invece della partita il toscano Guarducci.

La
gara, dotata di un cospicuo montepremi, che verrà suddiviso tra tutti i
vincitori di classe, verrà diretta da Michele Vecchio che coordinerà più di 150
ufficiali di gara.




Gli anni della contestazione e i provocatori del Rally di Montecarlo del 76

Dalla fine degli anni sessanta per quasi tutto il decennio dei settanta, l’Italia fu pervasa da un lungo periodo di “turbolenza sociale” che sconvolse e capovolse un apparente e garbato ordine “borghese” che con la caduta della monarchia e l’avvento della prima Repubblica si era insediato in tutte le istituzioni.

La borghesia, quale classe socioeconomica, divenne sempre più intransigente, chiusa e rigorosa nelle tradizioni, poco propensa a percepire e misurare certe temperature che dal resto d’Europa andavano divenendo più calde e sempre meno omogenee.

I giovani in particolare, traditi dalla percezione di un futuro compromesso da politiche internazionali alla deriva, in primis dagli alleati Stati Uniti pronti ad invadere il Vietnam in una scellerata guerra già perdente sul nascere e da una opprimente gestione universitaria poco incline a considerare le enormi difficoltà economiche in cui versavano moltissimi giovani figli di famiglie umili e di origine contadina trovavano coesione e sostegno anche da tumulti provenienti dai lavoratori delle fabbriche stanchi di sopportare salari troppo bassi, turni di lavoro opprimenti e una discontinua assistenza dei sindacati la cui attività non sempre mostrava lucidità ed efficacia.

Nonostante fossero trascorsi quasi venticinque anni, l’Italia stava ancora faticosamente rimarginando le ferite di un conflitto bellico nonostante i benefici del boom industriale avessero offerto una spinta positiva ma solo per determinate categorie sociali più abbienti.

Questo trambusto generò quello che la storia in seguito chiamò “gli anni della contestazione”. Scontri di piazza, occupazione di fabbriche ed università generarono una condizione sociale instabile che si insinuò come un tarlo sociale pronto a manifestarsi in tutti i campi e in ogni dove quasi come fosse un delirio e una instabilità psicologica pronta a scatenarsi anche per futili motivi. Una condizione psicologica tesa e nervosa pronta ad esplodere in una rabbia improvvisa.

Gli sport divennero cosi valvole pretestuose di sfogo e il calcio italiano vide in quegli anni un impennata assoluta di scontri e risse tra tifoserie opposte sempre pronte a “darsele di santa ragione”. Nell’assoluta meschinità e mancanza di raziocinio gli stadi divenivano spesso teatri di violenza gratuita senza che spiragli di raziocinio potessero fare capolino per fermare gli istinti animaleschi oramai prevalicanti su tutto.

Nonostante l’automobilismo sembri per antonomasia uno sport lontano da risse e lontano dalla contestazione di quegli anni, un triste evento ne creò un precedente. Il 17 Gennaio del 1976 eccezionalmente a Roma a due passi dal Colosseo in una splendida e fredda serata, tutto era pronto per la partenza della valevole per il campionato mondiale di quell’anno, partenza che per prassi vide sfilare le vetture a passo lento, una ad una in un lungo corridoio che in quell’edizione, nella splendida cornice della Caput Mundi, un bagno di folla e di appassionati in festa avrebbe accolto con gioia.

Ma, come detto prima, erano anni difficili, erano anni in cui ogni occasione poteva essere teatro e pretesto per contestazione. La Commissione Sportiva Automobilistica Italiana ossia l’organismo interno dell’Automobile Club d’Italia che sovrintendeva le competizioni sportive in collegamento con il Coni e la Federazione Internazionale dell’Automobile aveva organizzato l’evento escludendo qualsiasi ipotesi di contestazione da parte di provocatori.

Un gruppo folto di persone dapprima prese a battere le mani sulle macchine lente in sfilata, gesto che in un primo momento fu visto con piacere dagli equipaggi delle vetture come un segno di augurio appassionato, poi però il gruppo iniziò a scalciare con cieca violenza le fiancate delle macchine e a tirare sassi nei vetri causando danni di non poco conto. Tra calci e sassaiola, la sfilata divenne presto un tiro al bersaglio immortalata da un report della rivista AutoSprint che senza essere visto riuscì a fare qualche fugace scatto successivamente pubblicato a ricordarci un ennesimo capitolo della folle contestazione di quegli anni. Una tensione ed instabilità psicologica sicuramente sentita e compresa solo da chi ha vissuto quegli anni in grado di percepire gli odori e gli umori di quella società, quei colori e quel modo di vivere a contatto con forti e marcate differenze e incomprensioni tra borghesia e proletariato. Un evento simile dimostra in modo inoppugnabile come la rabbia nei cuori e un dilagante terrorismo che già da pochi anni aveva sfidato lo Stato, raccontano un periodo buio e tragico del nostro paese che purtroppo non si sarebbe concluso di li a pochi anni.

Paolino Canzoneri