Referendum costituzionale: finalmente è finita

 

di Roberto Ragone

 

Finalmente è finita quella che avrebbe dovuto essere soltanto un’operazione che facesse chiarezza sugli scopi e gli effetti di una trasformazione costituzionale, e che invece si è trasformata nella più accesa campagna elettorale che la storia dell’Italia repubblicana ricordi, dal 1948 ad oggi. Le ragioni del SI’ e del NO ci sono state propinate a pranzo, cena, colazione e anche a merenda, dalle tv su qualsiasi canale, anche il più sperduto, e sui giornali, che fossero in edicola o sul web. Il vantaggio per i cittadini è stato che hanno potuto capire chi sta da una parte e chi dall’altra, compresi sportivi, cantanti, attori e uomini di cultura. Certo tutti gli Italiani, dopo la mezzanotte del 3 dicembre, hanno tirato un sospiro di sollievo.

 

Da oggi, anzi da mezzanotte di ieri 3 dicembre in poi, non vedremo più quella brutta ‘maschera’ in TV, divisa in due, bianco e nero, SI’ e NO, bianco – colore della purezza – per il SI’, nero come l’inferno, per il NO. Si può essere per l’una o l’altra parte, ormai non ne potevamo più, e vada come vada. Sui risultati peseranno senza alcun dubbio gli esiti del voto degli Italiani all’estero, calcolati in circa quattro milioni, lira più, lira meno, ma la cifra non è certa, potrebbe essere più alta, nessuno lo sa. La partita, dunque, si gioca su quei voti, ampiamente ‘catturati’ da un Renzi e da una Boschi in trasferta, e bombardati di lettere d’amore dal governo italiano. Mentre meno incisiva appare l’azione del M5S che si è mosso in ritardo, e senz’altro con mezzi economici meno cospicui. Ancora da gestire gli indecisi, molti dei quali, secondo i sondaggisti, decideranno in cabina dove apporre la propria X, semplicemente leggendo quel quesito referendario oggetto di pesanti e reiterati ricorsi – sempre respinti con le più varie motivazioni – e che secondo alcuni sarebbe esposto in maniera ingannevole. Ma tant’è, carta canta e villan dorme: il quesito è stato redatto da Renzi e dai suoi, e ognuno, finchè può, tira l’acqua al suo mulino.

 

Come, per esempio, la scheda per l’elezione dei senatori, mostrata al pubblico in TV tre giorni prima del voto. È già pronto un ricorso, con conseguente prevedibile molto accesa battaglia legale, se i voti degli Italiani all’estero dovessero presentare delle ‘anomalie’, come per esempio una smaccata preponderanza dei SI’.  Alla finestra, le banche mondiali e i grandi investitori, per decidere se appoggiare i propri capitali ancora in Italia o no. In realtà, più che essere ciò che dovrebbe essere, cioè uno svecchiamento delle regole costituzionali, alcune delle quali mostrano i segni del tempo, questa consultazione si è trasformata in ben altro: di fronte, contrapposti, due blocchi: da una parte  l’Unione Europea con i suoi programmi, dall’altra quei ‘populisti’ – così definiti in senso dispregiativo – che ultimamente hanno segnato alcuni punti a loro favore, con la Brexit e l’elezione di Trump. In Francia corre veloce François Villon, tallonato da Marine Le Pen, dando corpo anche nei transalpini ad una tendenza destrorsa che cavalca l’invasione dei rifugiati.  Invasione che rischia di detronizzare perfino la Merkel. Il timore che l’ondata di ricerca di evasione dall’UE si concretizzi in un NO referendario ha certamente innescato un processo che appare per nulla sicuro, cioè le dimissioni del governo Renzi; a meno che la longa manus di Napolitano non abbia già pronto un piano B da presentare ai suoi sodali europei. Secondo i sondaggisti, un’altra delle incognite che pesano sul risultato referendario è la partecipazione dei giovani al voto.

 

Pare infatti che tra i frequentatori dei social network, tra cui sono numerosi attivisti, prevalga il NO. Come pare anche che il nord sia più propenso al SI’, ritenendo che la riforma vada nella direzione giusta per ammodernare il paese; meno propensi al SI’ i meridionali, che si sentono abbandonati da questo governo. Ancora qualche ora, e tutti potremo seguire i risultati degli exit poll e delle proiezioni, magari restando attaccati al piccolo schermo o alla radio tutta la notte, con il solito balletto di su e giù, dei numeri e dei diagrammi, delle opinioni degli opinionisti, mobilitati in gran numero da tutte le emittenti. Sarebbe da dire, una festa repubblicana, ma vedremo in che cosa si trasformerà, se, come sostengono alcuni, in una vittoria dei NO, con la conferma della bontà della creatura dei nostri padri costituenti, o, invece, in quella che alcuni vedono come una svolta autoritaria, collegata al riformando – forse – nuovo Italicum. Insomma, tutto da scoprire, come in un giallo di Edgar Alla Poe, con finale piuttosto ‘noir’.




Referendum, se passa il "SI": l'unione sovietica all'italiana

 

di Roberto Ragone

È chiaro a tutti coloro che seguono le vere notizie a proposito della così detta riforma costituzionale, che diversi media, in un fronte unico mai così compatto politicamente,  propinano con un sacco di bugie o perlomeno di notizie che mettono in luce aspetti solo artatamente positivi del provvedimento, modificati ad uso e consumo di chi la riforma ha voluto, redatto e proposto – Napolitano.


Per questo abbiamo la parola di Renzi, che un giorno, volendola accreditare ulteriormente, si fece sfuggire che la modifica era ‘del presidente Napolitano’, vero promotore dell’iniziativa. Se questo concetto non è sufficientemente chiaro, proviamo a fare un esempio di tipo automobilistico. Se sono un commerciante di auto usate, e ne devo vendere una molto difficile, e soprattutto che mi conviene vendere perché mi sta sul gozzo da troppo tempo, e anche perché con quell’introito potrei risolvere qualche problema con le banche che minacciano il rientro dei fidi, la faccio lucidare a specchio, mettendola in vetrina nella mia mostra, e postandola su tutti i siti Internet che si occupano di vendite di auto. Ad un probabile acquirente – come anche nella didascalia sul web – descriverò tutti gli aspetti positivi dell’auto e del suo uso. Un motore potente, brillante, climatizzatore, un interno originale, magari in pelle, cerchi in lega super ribassati, e così via. Se poi gli interni in pelle sono un po’ screpolati perché non ben tenuti, se consuma olio perché le fasce sono arrivate, se gli pneumatici super ribassati sono molto costosi, se l’impianto di aria condizionata non funziona correttamente, se l’auto in questione è reduce da un grave incidente che ne ha compromesso il telaio e la carrozzeria, con problemi di sbilanciamento, se il contachilometri è stato scaricato, se i fondi sono arrugginiti e prossimi al cedimento, e se l’auto deve pagare il superbollo di 10 euro per ogni cavallo eccedente i 185: tutto questo non lo metterò in evidenza, facendo credere all’eventuale cliente che sta acquistando un’auto meravigliosa, l'affare della sua vita, magari con la formula ‘vista e piaciuta’, come accade per la riforma Boschi.

Baby senatori Andando a scavare nelle pieghe della quale, scopriamo che i nuovi senatori, provenendo da amministrazioni comunali e consigli regionali, potranno anche avere un’età minima di 18 anni, privando di significato la loro qualifica, che significa 'anziani'. Trecentomila euro dei nostri soldi, spesi per il tour della Boschi in Sudamerica, per …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 1 E PAG. 4]




Referendum Costituzionale: il 4 dicembre il popolo è chiamato a votare

di Angelo Barraco
 
Roma – In data 4 dicembre il popolo è chiamato a votare per il referendum costituzionale. La data è stata comunicata ufficialmente dal premier Matteo Renzi ai ministri riuniti a Palazzo Chigi per il Cdm. Matteo Renzi aprirà ufficialmente la campagna per il Si al Referendum il prossimo 29 settembre nella sua Firenze e sarà la prima di una serie di tappe che lo porterà in giro per lo stivale in vista del tanto atteso voto popolare. La Cei, nella persona del Card. Bagnasco, ha lanciato un appello al popolo che dovrà decidere sulla  Costituzione “il Paese è atteso per un importante appuntamento, il Referendum sulla Costituzione. Come sempre, quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”. Si sono innescate polemiche in merito alla data scelta da parte di Forza Italia e Sinistra Italiana, che lamentano il fatto di non essere stati consultati. Il Movimento Cinque Stelle intanto alza la voce e piomba a gamba tesa sulla questione referendum “Quando abbiamo detto No alle Olimpiadi hanno tremato, ma con il No al referendum vedranno la loro fine” ha detto la Sindaca Virginia Raggi che ha gridato a gran voce “"No a una riforma scritta dalla P2”. Una Palermo in delirio che li ha accolto esponenti di spicco come Di Maio e Di Battista che hanno puntualizzato punti fondamentali per il movimento, nell’attesa che il loro leader Grillo desse un ulteriore scossone in merito alla vicenda: “La Costituzione è stata scritta negli anni 50 in un modo semplice, che si potesse capire” sottolineando quindi le ragioni del No. Inoltre i deputai del M5S hanno mosso polemiche in merito alla data prescelta: “Data indegna, Renzi non ha consultato le opposizioni, prestigiatore del gioco delle tre carte. Grave che Renzi abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per così tanto tempo, la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un'indegna melina. Inoltre, se avesse potuto, il Presidente del Consiglio ci avrebbe fatto votare a Natale o, magari, a Capodanno, nella speranza di scoraggiare la maggioranza degli italiani, che è a favore del no, a recarsi presso le urne e nel tentativo di arrivare a mangiarsi il panettone”
 
Ma che cos’è il Referendum costituzionale? A cosa serve il voto popolare? Serve ad approvare o respingere la riforma costituzionale vigente portata in auge dalla ministra Maria Elena Boschi e promossa dal governo Renzi. L’articolo 138 della Costituzione italiana stabilisce che “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata , se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”. Le leggi costituzionali attuali devono essere approvate da entrambe le camere, la riforma invece propone  di superare il bicameralismo perfetto e la camera dei deputati diventerebbe così un unico organo eletto dai cittadini con suffragio universale diretto, diventando così l’assemblea unica di approvazione delle leggi ordinarie e di bilancio. Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, scrive su Twitter: “Si vota il 4 dicembre. Per cambiare la Costituzione, per cambiare il Paese”. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo parlato della Riforma Costituzionale con Giovanni Cicchitelli, Avvocato e Criminologo che ci ha espresso il suo punto di vista.
 
“Appartengo a quella schiera di giuristi formatisi sulle pagine del celeberrimo testo del messinese Temistocle Martines, Maestro del Prof. Michele Ainis, uno dei costituzionalisti che più apprezzo e che lo ha definito un “uomo che passò la vita a difendere la Costituzione”. Quando ero studente conobbi un altro insigne costituzionalista, già Presidente della Consulta: il calabrese Aldo Corasaniti, oggi anch’egli scomparso. Quando Corasaniti venne nel Collegio dove risiedevo e tenne la sua lectio sulla Costituzione ad un piccolo gruppo di studenti di Giurisprudenza, tra i quali io, ci disse: “I principi fondamentali della nostra lex suprema, ossia gli artt. Da 1 a 12, sono tra i meglio scritti del mondo”. Non riesco a comprendere chi pensa che le modifiche ad una parte della Costituzione non possano arrivare a confliggere con la restante parte, provocando una vera e propria “crisi di rigetto” da corpo estraneo. Non solo: trovo intollerabile che a proporre la modifica (buona o cattiva che sia), sia un Esecutivo privo della necessaria legittimazione popolare, che non brilla peraltro per preparazione tecnico-giuridica. Non vorrei cioè che l’ansia di rinnovamento, pure sentita e radicata nei più di noi, induca a “fermarsi alla prima taverna” di una riforma poco sentita, con chiare mire accentratrici e difettosa sotto il profilo del rispetto delle regole democratiche e della tecnica legislativa.La mia, in sintesi, è una questione di principio, anzi di principi, cioè quelli della nostra bella Costituzione, scritta col sangue dei partigiani di ogni fede politica: se si presta mente a quei principi, non si può prestar fede a Renzi e ad i suoi accoliti. Per questo voterò NO”




Referendum costituzionale: polemiche a tutto campo sul dietro front di Renzi

di Paolino Canzoneri

Aspre critiche si sono elevate dalle opposizioni all'ennesimo e repentino cambio di opinione del nostro Presidente del Consiglio riguardo l'annosa questione del Referendum divenuto un vero e proprio tormentone estivo. “Se perdo il Referendum lascio la politica” aveva tuonato con veemenza facendo risollevare i cuori e le speranze delle opposizioni, movimento pentastellato in primis, ma poi forse, riflettendoci bene, accortosi di averla buttata giù dura e rischiando sinceramente di dover mantenere quanto detto, ha ridimensionato stravolgendo il tutto e assicurando gli italiani che nel 2018 comunque andremo a votare. Questa ritrattazione appare come un timoroso ridimensionamento di fronte ad una percezione crescente di probabile perdita dovuta forse ai sondaggi che sembrano in forte crescita verso il NO.

 

Il capogruppo dei M5S Laura Castelli ha commentato duramente: “Sul referendum Renzi è diventato ridicolo e imbarazzante. Prima ha personalizzato per mesi l'esito della consultazione popolare sulla riforma costituzionale, addirittura legando la sua permanenza al governo a un'eventuale vittoria del no. Ora, sondaggi negativi alla mano, fa marcia indietro e dice che rimarrà aggrappato alla poltrona, anche se dovesse perdere il Sì un Presidente del Consiglio che smentisce se stesso e che mente spudoratamente agli italiani, è più adatto a essere il protagonista di un romanzo di Collodi, come Pinocchio, che a guidare il nostro Paese”.

 

Brunetta, da sempre poco ossequioso con Renzi non ha usato toni più garbati: “Renzi ha mentito al Parlamento e agli italiani. Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Questo è il suo vero credo, esattamente come Andreotti. Ma Andreotti era meglio".


Cosi come il leghista Roberto Calderoli: “Nessuno ha obbligato il premier a personalizzare l'appuntamento referendario, legandone l'esito al destino del Governo. Vedremo se dopo aver rimediato una pesante sconfitta al referendum, avrà ancora la forza per andare avanti oppure qualcuno di coloro che oggi lo sostengono inizierà ad abbandonare la nave. Intanto cominci col farci sapere quando intende far svolgere la consultazione, senza perdere altro tempo”. Praticamente un tripudio di critiche che gettano un forte sconforto sul ruolo di un Presidente del Consiglio lontano dal consenso oggi come non mai e che dovrà fare i conti con una sempre più palese ed evidente incoerenza che il paese non può permettersi.


Ad aggravare il tutto le aspre critiche della minoranza PD sulle tasse sembrano indebolire sempre di più un quadro complessivo e una struttura governativa che vacilla e sembra ogni giorno essere più pericolante. Fra i pochi che sostengono Renzi c'è Angelino Alfano che durante il Meeting di CL ha offerto una sua chiave di lettura: “Renzi ha fatto benissimo a dire che non si dimette, io avevo sempre contestato la sua precedente presa di posizione perché il governo si giudica alle elezioni politiche, in base alle riforme che ha fatto e non solo alla pur importantissima riforma della Costituzione. Dimettersi solo su quello significa confondere solo una parte col tutto. Ma allora il giudizio sul Jobs act, sulla crescita economica, sulla sicurezza che abbiamo garantito sulle riforme della scuole, della pubblica amministrazione, sulla riduzione dell'Irap, sugli 80 euro e sulle risorse sulla sicurezza date alle forze dell'ordine quando il popolo italiano potrebbe darlo se ci fossero le dimissioni del governo solo sulla riforma costituzionale?". Il destino degli italiani in un paese “democratico” sembra condotto e pilotato verso una precisa forma di rassegnazione collettiva che oramai da molti, troppi  anni ha lasciato che la classe politica di qualsiasi fazione o ideologia divenisse cosi potente da riuscire a trovare il modo, “inventandosi giust'appunto un referendum”, di cambiare la Carta Costituzionale parandosi dietro motivazioni più o meno credibili e risibili ma decisamente incomprensibili per una maggioranza assoluta degli italiani alle prese con problemi quotidiani concreti e urgenti.
 




Referendum costituzionale: l'ultima "bufala" alla fiorentina

di Roberto Ragone


Basta fare due conti: se i dati dell’Istat sono reali, e non possiamo dubitarne, se non quando fanno i conti dei nuovi posti di lavoro in confronto all’economia reale e alla deflazione italiana, in Italia ci sono sei milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Cinquecento milioni diviso sei milioni fa, più o meno, ottantatre euro a cranio, cioè il bonus che don Matteo ha già elargito a coloro che poi, per il loro reddito, lo hanno dovuto prontamente restituire sotto forma di imposizione fiscale.

Siamo al voto di scambio, al ricatto morale, ciò che aveva già tentato Berlusconi promettendo mille euro a tutte le pensioni minime se avesse avuto la maggioranza assoluta, il suo miraggio del 51%, inseguito fin dal 1994, ma mai realizzato. Solo che il Berlusca sapeva benissimo che la sua era solo propaganda, e che portare tutte le pensioni ad un minimo di mille euro sarebbe stato troppo costoso. Anche se, per essere sinceri,  questa classe politica che dichiara ad ogni piè sospinto che ‘non ci sono i soldi’, poi li trova quando si tratta di aumentarsi le entrate, mascherate sotto qualsiasi forma. Che siano stipendi, rimborsi spese, gettoni di presenza, rimborsi elettorali, portaborse, uffici, e via così, in questo dimostrando una creatività che bene impiegata potrebbe risolvere ben altri problemi della nazione. La nostra ‘Casta’ dimostra risorse a noi completamente ignote; anche perché quando si tratta di opere pubbliche, la maggior parte delle quali rimangono a metà strada per i soliti inghippi, si parla per lo più di ‘stanziamenti’. Al contrario, il ‘reperimento di fondi’ prelude a qualcosa di più concreto.

In questo caso Renzi vuol farci credere che votando SI’ al famigerato referendum si risparmierebbero 500 milioni di euro, mentre è chiaro a tutti che il Senato continuerà ad avere gli stessi costi, e il risparmio sugli emolumenti ai 95 nominati sarà vanificato dai rimborsi spese per gli spostamenti dalle sedi regionali e cittadine a Roma. I 5 senatori a vita continueranno bellamente ad essere pagati soltanto per pesar sui voti in maniera cruciale, sempre a favore del governo Renzi. Ormai potrebbero anche dirci che il SI’ al referendum farà volare gli asini e cadere la pioggia da sotto in su, tanto nessuno è in grado di contestarlo, tranne gli inascoltati e oscurati dalla Rai comitati per il NO, costituiti da eminenti costituzionalisti, – non da personaggi più o meno noti pescati nello spettacolo e nel palcoscenico della società, come Benigni, che dalla prima ora hanno analizzato nel merito la modifica della Costituzione, bocciandola in toto, e dimostrando, cifre alla mano, che non si risparmierebbe un accidente. Ma le manovre di Renzi e del suo Giglio d’Oro, di cui fa parte anche Campo Dall’Orto, nominato opportunamente direttore generale della Rai, sono riuscite ad oscurare tutti i tanti e autorevoli personaggi, che obiettivamente sono dalla parte del NO. Non ultima la campagna propagandistica sui vari Tiggì, di cui sono stati prontamente sostituiti i direttori di testata, a favore del SI’, con uno spacchettamento mascherato; una spiegazione per il colto e l’inclita che dovrebbe soddisfare tutti, ripetendo le stesse cose che sia Renzi che la Boschi portano in giro per l’Italia. Abbiamo conosciuto Matteo Renzi come rottamatore, e ci faceva anche simpatia, con quel suo piglio guascone mentre proclamava dai palchi di tutta Italia, lui, giovane sindaco di Firenze, che avrebbe rottamato i vecchi politici e la vecchia politica, cosa di cui tutti noi eravamo stufi. In realtà i vecchi politici sono ancora al loro posto, solo un po’ incazzati, e la vecchia politica è ancora in pista, mascherata da nuova politica. Chissà perché, tutti quelli che vanno al potere vogliono ‘cambiare la nazione’: così è stato per Berlusconi, che non c’è riuscito, così è stato per Obama; così è per la Clinton; così è per Trump. E così è per ogni leader, o aspirante tale,  che voglia essere eletto. Fatto sta che gli elettori credono sempre che si tratti di qualcosa di ‘nuovo', sono tutti alla ricerca del ‘nuovo’ purchessia, perché porta voti e invece, dato che poi i personaggi sono sempre quelli, di nuovo non c’è nulla, se non l’ennesima fregatura. Anche la modifica alla Costituzione vorrebbe passare per qualcosa di ‘nuovo’, e c’è qualcuno che ingenuamente, bisogna dire così, dichiara che purchè si cambi, va bene anche quella. In realtà non va bene per niente.

 

La dittatura nascosta "dietro l'angolo" La ‘nuova’ Costituzione assegna poteri illimitati al presidente del Consiglio, non escluso il potere di influire sulle nomine della Corte Costituzionale, quindi avendo in mano il potere reale. Quello che si nega, e che chi teme non vuole vedere, è la svolta autoritaria che ci aspetta dietro l’angolo. Ha ragione Renzi quando dice che i tempi della politica si accorcerebbero: in realtà non ci sarebbe più né Parlamento né opposizione, e quindi ogni decisone sarebbe presa e messa in atto secondo i suoi desideri, con un Senato di nominati, grati per il dono dell’immunità parlamentare e ben lungi dal voler contrastare le decisioni del ‘capo’.  La Costituzione non è una leggina qualsiasi, che si può abrogare con un referendum popolare: una volta che l’abbiamo approvata, ce la dobbiamo tenere e la dobbiamo subire. Perciò pensiamoci bene, prima di votare SI’: forse è il caso di rivedere alcuni tabella e rimandare ad una maggiore riflessione. Dopo tutto la ‘vecchia’ Costituzione, con tutti i suoi difetti, ci ha serviti bene fino ad ora, non buttiamola nel secchio dell’immondizia. E queste promesse ‘populiste’ e demagogiche di elargizioni medioevali, come i 500 milioni ai poveri, analizziamole bene, e non caschiamo per l’ennesima volta nella trappola di chi ha dimostrato solo di saper proclamare, ma non di fare gli interessi della nazione. Dopo e-bay, – qualcuno ricorderà le sette auto blu vendute su Internet, subito sostituite da altre più nuove e costose – le auto blu sono aumentate in tutta Italia, come riporta il quotidiano ‘Il Tempo’ in edicola lo scorso 10 agosto. Vorremmo meno proclami e più fatti, ma soprattutto che i nostri salariati – i politici – svolgessero una politica a favore del popolo che hanno scelto di governare, e non che rincorressero il potere fine a sé stesso, come invece dimostrano. Renzi ha la maggioranza, ma solo in Parlamento, e questa vuole mantenere, con accordi che non ci riguardano e a noi non portano alcun vantaggio. Ricordiamocelo quando promette di donare ai poveri i 500 milioni di risparmio originati dalla nuova Costituzione: intanto bisogna vedere chi sono i poveri, e perchè non li avete soccorsi fino ad oggi, visto che sapete che esistono  e ve ne ricordate solo quando vi fa comodo. Poi bisogna dimostrare come si risparmiano 500 milioni, perché e dove. Ottantatre euro a testa non trasformano un povero in persona benestante, ma questa Costituzione può trasformare un uomo libero in un’altra cosa.
 




Referendum Costituzionale: la Cassazione da il via libera. Ora tocca al Governo decidere la data

di Angelo Barraco
 
Roma – La Cassazione ha dato il via libera al referendum, in cui i cittadini voteranno la riforma costituzionale. Adesso si attende che il governo stabilisca la data della consultazione popolare, dove i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimere un “Si” o un “No” in merito alla riforma costituzionale del governo Renzi che è stata approvata lo scorso 12 aprile in via definitiva. Ma quali sono le novità introdotte dal Ddl Boschi? Il primo punto del ddl riguarda la fine del bicameralismo paritario. I futuri Senatori saranno 100 (74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 componenti di nomina del presidente della Repubblica) e saranno scelti dai consigli regionali per mezzo di una legge elettorale che dovrà essere varata entro i sei mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. E’ previsto un arco temporale di tre mesi alle regione per adeguarsi a tale cambiamento. I cinque senatori scelti dal Colle rimarranno in carica per sette anni e non potranno ricoprire altri mandati. Gli ex presidenti della Repubblica rimarranno Senatori a vita. Allo stato attuale invece la Camera è costituita da 630 deputati ed è l’unica ad avere un rapporto di fiducia con il Governo. Un altro punto del ddl riguarda la durata del mandato dei nuovi senatori, che è uguale a quella degli organi istituzionali territoriali in cui sono stati eletti. L’immunità parlamentare rimane ma non hanno alcuna indennità in qualità di senatori, mantengono quella che hanno se sono sindaci o consiglieri. Vi è il bicameralismo per la formazione delle leggi costituzionali, leggi elettorali e trattati dell’UE, le altre leggi passano dalla Camera e poi dal Senato che entro dieci giorni può disporre l’esame se richiesto da un terzo dei componenti. A maggioranza assoluta ed entro i 30 giorni può chiedere la modifica del testo. Vi sarà nel regolamento della Camera dei deputati una disciplina che riguarda lo statuto delle opposizioni. Per il Presidente della Repubblica il vece è necessario il quorum di due terzi dei componenti dell’assemblea nelle prime tre votazioni, dalla quarta invece sono necessari i tre quinti, scende ulteriormente dalla settima. Sarà il Presidente della Camera a sostituire il Capo dello Stato e non più il presidente del Senato. L’elezione dei 5 giudici di nomina parlamentare della Corte Costituzionale avverrà sa Camera e Senato separatamente: due saranno eletti dal Senato e tre dalla Camera. Non è prevista legislazione concorrente tra Stato e Regioni e vi sarà una ridistribuzione delle materie di competenza statali e regionali. Per le leggi di iniziativa popolare basteranno 150mila firme e non più 50mila. Lo Stato di Guerra sarà deliberato dalla Camera dei deputati e la conseguente attribuzione di poteri al Governo. Abrogazione dell’articolo 99 della costituzione “Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa. E` organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Ha l'iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge”. La riforma dispone il giudizio preventivo prima della promulgazione purche’ vi sia un ricorso motivato e presentato entro dieci giorni dall’approvazione della legge “almeno un quarto dei componenti della Camera dei deputati o un terzo dei componenti del Senato della Repubblica”. 
 
Matteo Renzi è ottimista è dice che “I segnali sono davvero buoni, per stare al merito. Il quesito non riguarda la legge elettorale o i poteri del governo, che non sono minimamente toccati”. Renzi punta al “Si”. Vi sono invece gli schieramenti del “No” che invece sono molto determinati anche durante queste vacanze. Luigi Di Maio dice per esempio che “Possiamo battere i Si e anche di misura. Ma non ci riusciremo solo attraverso i media, dovremo batterli lavorando sul territorio". Renzi sottolinea inoltre che “I nostri comitati sono tantissimi, arrivano quasi a quota tremila. Abbiamo chiesto un aiuto a chi vuole darci una mano, anche a livello economico e ad oggi abbiamo ricevuto più di 88.100 euro”. I bersaniani, attraverso Gotor e Stumpo, lanciano un ultimatum: o il governo apporta delle modifiche all’Italicum prima del referendum o la sinistra Interna vota no e Stumpo sottolinea “Si tratta di una scelta non indolore ma ci appare evidente che le due cose, riforme e Italicum, si tengono insieme malamente. Noi abbiamo posto una serie di questioni, dal primo momento, e abbiamo detto che non andava bene la legge elettorale, tanto più che non la votammo”. Renzi invece sottolinea “riguarda il numero dei politici, il tetto allo stipendio dei consiglieri regionali, il voto di fiducia, il Senato, l'abolizione degli enti inutili come il Cnel, le competenze delle Regioni”. Il referendum potrebbe essere fissato o per il 27 novembre o la prima domenica di dicembre. 



Referendum costituzionale: Tg2 Rai e prove di regime.. "democratico"

di Roberto Ragone
Nonostante il diversivo studiato dallo stratega di Matteo Renzi  Jim Messina, cioè la discussione in aula sulla libera vendita delle droghe cosiddette ‘leggere’ – che poi tanto leggere non sono, anzi – , argomento di cui si sentiva l’impellente necessità, soprattutto in prossimità dei quaranta giorni di ferie estive dei nostri parlamentari, i quali si spargeranno attorno al globo terracqueo a mostrare, chi andrà al mare, i rotoli di grasso attorno alla cintura accumulati nei mesi trascorsi a Montecitorio; nonostante questo, che avrebbe distolto dal referendum vitale per questo governo, quello della riforma costituzionale, l’attenzione dei cittadini in odore di voto, attenzione che stava orientandosi pericolosamente verso una preponderanza del NO; nonostante questo, dicevamo, lunedì sera al TG 2, ma probabilmente anche sulle altre reti RAI, in obbedienza agli ultimi diktat di Campo Dell’Orto, leopoldino della prima ora – quello che quando si è trattato di stabilire il suo compenso come direttore generale si è magnanimamente affidato alla generosità di Renzi & Co., con il bel risultato di vedersi premiato con oltre 650.000 euro all’anno, cosa che neanche un giocatore di serie A – lunedì sera, dunque, è stato trasmesso un servizio che illustrava come e qualmente la riforma costituzionale porterebbe benefici imprescindibili alla nazione Italia e ai cittadini tutti, quasi un farmaco salvavita senza del quale non si potrà più procedere ad amministrare la nazione, ma ci si impantanerà in una palude di sabbie mobili – o meglio, immobili, come se fino ad oggi tutto fosse stato bloccato. Se poi il sistema democratico blocca le iniziative di cui Renzi non vuole dar conto al Parlamento, in questo ha perfettamente ragione, perché il SI’ gli spalancherebbe le porte di un potere assoluto, potendo oltretutto influire sulla scelta dei componenti la Corte Costituzionale. Il servizio, con uno spacchettamento parziale e fazioso ad usum delfini, con slogan da venditore di aspirapolvere,  illustrava quelli che, secondo Santa Maria Elena e don Matteo sarebbero gli irrinunciabili vantaggi dell’operazione Salvaitaliaconlanuovacostituzione, ripetendo ad libitum i soliti slogan che ormai non trovano più credito nelle bocche dei nostri due protagonisti, anche perché ripetuti fino allo sfinimento e non più originali, dimostrando che anche se una bugia viene ripetuta più volte, talvolta non diventa verità. S’è pensato quindi, non avendo più nulla di nuovo da dire, di cambiare il soggetto parlante. Certo, in una nazione in cui il Tiggì, che sia Rai 1, 2 o 3, porta la cronaca in casa della gente, presumendone quindi la veridicità, un servizio a proposito della Nuova Costituzione assume il crisma dell’infallibilità papale. Dopo le solite ovvietà miste a bugie, il servizio continuava con due interviste: la prima ad un parlamentare Cinquestelle, Roberto Fico, movimento notoriamente contrario a questa riforma perché mal fatta, ma non contro una riforma costituzionale che non portasse tutto il potere in mano ad una sola persona, come ampiamente dimostrato dai più fini ed esperti, ma altrettanto inascoltati, costituzionalisti. La seconda non è una novità, essendone il protagonista Emanuele Fiano, notoriamente uno dei più fantasiosi difensori di questo governo e delle sua iniziative, insieme a Claudio Romano e Gennaro Migliore. Secondo Fiano, sorrisetto mellifluo e voce flautata, la Nuova Costituzione sarà un toccasana per tutta la nazione, portando ricchezza, amore, fortuna, prosperità e vincite al Lotto. Potere sbilanciato verso il Premier? Ma neanche per sogno! Come avete mai potuto immaginare una cosa simile, in un contesto democratico come quello in cui – grazie a Dio – viviamo e prosperiamo! E poi, il Partito, non si chiama Piddì, che vuol dire Partito Democratico? Come fa un partito che ha nella sua denominazione già un programma di questo genere a comportarsi in modo antidemocratico? Ma siamo matti? E giù una risatina ironica. Come disse il medico al malato di tumore: non si preoccupi, vedrà che presto le sue sofferenze finiranno. La scorrettezza di questa operazione mostra una volta di più, se ce ne fosse bisogno, la svolta autoritaria e dittatoriale del premier Renzi, dopo l’acquisizione in toto dei vertici RAI e non solo di quelli. Oggi don Matteo ha a disposizione tanti bei soldatini che obbediscono al comando del suo sergente maggiore Campo Dell’orto, in totale assenza di obiettività. Infatti gli spazi televisivi sono stati militarizzati a favore solo del suo governo, mancando totalmente un contraddittorio ed una equa divisione degli spazi politici. Il servizio, infatti è stato mandato in onda senza un vero contraddittorio, in quanto l’intervista a Roberto Fico è stata subito seguita da quella a Emanuele Fiano, quasi la correzione paterna alla castroneria detta da un figlio cretino, ma, si sa, i ragazzi sono così, devono crescere. La cosa più grottesca, è che il referendum è stato programmato ab initio, quando la riforma è stata votata a maggioranza semplice, presumendo, Matteo Renzi, che il risultato del conseguente referendum confermativo sarebbe stato nelle sue mani. La cosa corretta sarebbe stata far votare in aula la Nuova Costituzione con la maggioranza prevista per le modifiche agli tabella costituzionali. Ma tant’è, il Bomba va avanti nonostante gli Italiani, il Parlamento e la latitante democrazia – che significa ‘governo del popolo’. E grottesco sarà anche il caso in cui il referendum passi, per cui poi, a cose fatte e impacchettate, ci sentiremo dire che questa era la volontà dei cittadini. Oltre al danno, la beffa, ovvero, cornuti e mazziati, con un governo Renzi che abdicherà non prima del secondo mandato, e a quel punto non possiamo prevedere dove il nocchiero ci avrà condotti. Tutto però, secondo Renzi, in pieno rispetto della democrazia. Quella, diciamo noi, che l’Italia ha abbandonato da tempo. Semmai l’ha conosciuta.

 




REFERENDUM COSTITUZIONALE: GLI EFFETTI DEL "SI" TRA INCENERITORI E SALUTE PUBBLICA

di *Emanuele Campilongo

Cari cittadini che vivete in provincia e che spesso vi sentite distanti anni luce dalle polemiche riguardanti il futuro assetto dello Stato e delle autonomie locali, e soprattutto che non capite cosa possa cambiare per voi se “passa il Si al referendum”, bene leggete quanto sta accadendo nell’Agro Pontino e poi ne riparliamo.

Il vecchio detto “non c’è più sordo di chi non vuole sentire” con tutta evidenza è stato coniato per definire il  Consiglio Provinciale di Latina, che ci ha dato una lampante prova di quanto tenga in considerazione le esigenze dei cittadini e del territorio in materia di ambiente e rifiuti. Basta leggersi la recente delibera 12 del 10/05/16 per capire la volontà dell’Organo Provinciale (nel frattempo divenuto non più eletto dai cittadini come rischia di essere il nuovo Senato made in Renzi & Boschi) di spalancare la porta a nuovi inceneritori, discariche e biogas sul nostro territorio già abbondantemente piagato da tali sciagure.

Gli effetti della delibera si riflettono su un vasto territorio che ovviamente comprende la mia città cioè Aprilia ma non solo, estendendo i suoi effetti in pratica in tutto il nord della provincia, nonostante essa sia già piagata da ben nove impianti legati al ciclo dei rifiuti, ma evidentemente ciò non ha placato gli appetiti di “qualcuno”. In più tale assurdo atto è in netto e palese contrasto con il “Nuovo Piano Rifiuti Regionale” che seppur timidamente, ha cercato di porre un argine allo strapotere delle lobby affaristiche legate al ciclo dei rifiuti definendo come non necessari nuovi impianti e discariche.

Con tutta evidenza sembrerebbe che i Consiglieri della Provincia ritengano il nostro territorio vocato ad essere la pattumiera della regione o peggio, un tumorificio. Le statistiche del Registro Nazionale Tumori e diversi studi già lo attestano. Questo con buona pace di agricoltori e imprenditori del comparto turistico che sull’ambiente vorrebbero poter avere garanzie di tutela legate al loro lavoro. Vale la pena sottolineare come tali indicazioni, provengano da un organo che dimostra di essere “sintonizzato” non sulle esigenze di presidio della salute dei cittadini, ma sui desideri di certi gruppi di potere e imprenditoriali sempre più famelici e che non hanno più lo spauracchio del “controllo popolare”, visto che i politici seduti sugli scranni provinciali non passano per un voto dal basso.

Questa è la plastica rappresentazione di come i presunti processi di riforma costituzionale, siano attraversati da un forte intendimento anti democratico e di superamento del necessario rapporto con i territori. Tale spirito li porta a privilegiare le richieste delle lobby  e anteporle a quelle dei cittadini, soprattutto quando in ballo c’è da decidere tra “denaro” e “salute” e per puro caso è sempre la seconda a rimetterci.

Questa è buona ragione per votare NO al referendum di ottobre, e soprattutto è un messaggio molto chiaro. Voi vi ritenete al sicuro? Bene, vi sbagliate poiché arriveranno anche da voi se non li fermiamo. Dal canto nostro, sabato 25 giugno organizzeremo una conferenza con gli esponenti del mondo agricolo dal titolo “Biogas no, Agricoltura si” presso il Bar Stella di Piazza della Repubblica alle 17.30 ad Aprilia (LT).

In questa occasione saranno presenti numerose delegazioni di Noi con Salvini provenienti dalle città limitrofe, esponenti del mondo agricolo e cittadini, con i quali oltre che individuare i responsabili di questo scempio ambientale e economico, metteremo in atto una strategia di contrattacco radicale a difesa del territorio. Faremo sentire forte e chiara la voce di coloro che si oppongono alle logiche di sfruttamento dei territori e delle risorse naturali e che, con tali provvedimenti, colpiscono la salute dei cittadini seminando morte, sofferenza e distruzione. Noi siamo alternativa a questo modo di fare politica e amministrazione, e non ci arrenderemo di fronte a niente e nessuno. Nulla ci farà cambiare idea su questo, la nostra priorità è la difesa della salute senza se e senza ma e chi non rispetta questo semplice assioma è il nostro peggior nemico.

*Coordinatore NcS Aprilia (LT)




REFERENDUM COSTITUZIONALE, MATTEO RENZI: "SE PERDO VADO A CASA"

Redazione
 
Firenze – Il premier Matteo Renzi si trova a Firenze, al teatro Niccolini, per la prima tappa del tour per il “Si” al referendum costituzionale di autunno. Ha sottolineato che fino a fine ottobre è necessaria una campagna porta a porta e chiedere se si vuole riportare l’Italia a due anni fa o andare verso il futuro. Una sorta di aut aut quello del premier, che ha parlato del lavoro dell’Italia di questi due anni, definendo il lavoro fatto “radicale ma la sfida più grande inizia adesso”. Al suo arrivo ha avuto delle contestazioni poiché cinquanta persone si sono presentate come “truffati del decreto banche”, hanno raggiunto il Renzi e hanno inveito contro “buffone, buffone”, hanno issato cartelli con frasi “Fino all'80 per cento? Ancora una volta truffati” o “risparmiatori di serie A e risparmiatori di serie B ancora una volta truffati”. Il premier ha risposto alla contestazione “Abbiamo salvato i correntisti, più che le banche. In passato si sono fatti prestiti molto discutibili. Sul tema delle banche abbiamo messo fine a questa lunga vicenda e diciamo: portiamo le banche a dare credito ai territori ai piccoli e medi imprenditori e ai piccoli artigiani”  aggiungendo che “l'Italia ha recuperato i problemi che aveva. Ogni deputato metterà la faccia su quello che voterà. Anni fa l'Italia era incastrata in una depressione politica. Si chiedeva di abbassare le tasse e si rimase per sei mesi a discutere su come chiamare la tassa che si voleva eliminare. A fronte di questo è accaduto che le riforme improvvisamente hanno cominciato a a realizzarsi: il Parlamento è uscito dall'incantesimo e le cose sono state fatte”. Ha parlato della sua esperienza a Palazzo Chigi e del suo rapporto con i cittadini, sottolineando che se non avesse avuto uno straordinario rapporto con i cittadini non sarebbe mai arrivato li. Ha precisato inoltre che la riforma non è “contro chi ha combattuto per la libertà. Con il referendum un presidente della regione non guadagnerà più del presidente del Consiglio, ma neanche più del presidente degli Stati Uniti. Certo non si fanno le riforme per questo ma comunque. Tutte queste cose determineranno divisione tra l'Italia che dice sì e l'Italia che sa dire solo no.  Io non mi risparmio: non siamo noi a vincere questa sfida. La rottamazione non vale solo quando si voleva noi: se non riesco vado a casa. E' essenziale che ognuno di voi si prenda un pezzettino e da domenica 15 maggio pubblicheremo come fare”. L’Italia è una grande potenza mondiale, ha detto Renzi e ha sottolineato che è importante perché il mondo sia meno confuso. Ha parlato inoltre delle tanto discusse frontiere che tutti vorrebbero chiudere e alcuni hanno chiuso “come voleva Salvini non è una risposta. Bisogna investire in sicurezza, ma bisogna investire anche nelle periferie”. Secondo Renzi l’Italia è pronta a ripartire, lo ha sottolineato “Se partono gli investimenti l'Italia riparte. Cose che si sanno, ma le ridico per dire che tutto quello fatto è enorme, ma non basta: la vera sfida inizia adesso. Ora ci criticano quelli che due anni fa hanno firmato il fiscal compact. Tra il 10 e il 12 maggio votiamo le unioni civili, probabilmente con la fiducia, e il 25 maggio ci sarà il voto della legge sul terzo settore”. Ha parlato infine di banche “abbiamo eliminato il meccanismo atroce e assurdo delle banche popolare, garanzie alle banche di credito cooperativo e salvato i correntisti di quelle banche che rischiavano di perdere le obbligazioni, per le quali si è provveduto a trovare soluzione” aggiungendo che “i problemi delle banche non si originano qui, ma che hanno visto intere classi dirigenti reggersi l'un l'altra. Abbiamo messo la parola fine, e adesso diciamo portiamo le banche a dare credito alle piccole imprese, alle famiglie.  Il punto fondamentale  è che ancora non siamo riusciti a restituire all'Italia quel sentimento di orgoglio, di appartenenza, di passione, fondamentale per una grande impresa”.