MAFIA CAPITALE: ECCO IL "PROCESSO" IN REGIONE LAZIO A NICOLA ZINGARETTI

di Cinzia Marchegiani

Dopo lo tsunami che Salvatore Buzzi ha scatenato con le sue confessioni ai magistrati in Sardegna con cui ha messo sotto l’occhio del ciclone lo stesso Nicola Zingaretti e anche il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Daniele Leodori, nella giornata di Lunedì 3 Agosto è arrivato in Regione Lazio il dibattito tesissimo, un vero processo al governatore Nicola Zingaretti. D’altronde il presidente della Regione Lazio con la nota di smentita ha messo tutto a tacere, riservandosi querele per tutelare sua onorabilità. Nicola Zingaretti nello stesso comunicato annunciava: “Avverto impraticabilità per chi con onestà vuole cambiare la Regione. Da indiscrezioni di stampa contenute nel servizio di un tg emerge che il signor Salvatore Buzzi, in carcere dal 2 dicembre, avrebbe rilasciato dichiarazioni sui suoi atti corruttori diretti verso molte personalità politiche, nessuna della Regione Lazio”. Ebbene, nella nota di Nicola Zingaretti non si cita il presidente del Consiglio Regionale Daniele Leodori, mentre Salvatore Buzzi lo trascina nel vortice di Mafia Capitale come persona informata di fatti precisi e dettagliati. Infatti, secondo il servizio di un Tg, Buzzi tira in ballo anche Daniele Leodori: “sapeva che l’assessore Patanè ci chiedeva soldi per la gara del multi materiale”.

Nell’aria già si parla di Mafia Capitale 3 e pare che dovrebbero scattare altre manette per il prossimo mese di settembre. Inevitabile, quindi, il dibattito in Regione Lazio.

L'intervento di Francesco Storace (La Destra). Il primo capogruppo a intervenire nella discussione, a seguito delle comunicazioni del presidente Zingaretti sulle indiscrezioni relative le dichiarazioni ai Pm di Salvatore Buzzi è stato Francesco Storace (La Destra). Storace ha chiesto di fare chiarezza fino in fondo e di indicare come superare "l'impraticabilità di campo". Ha chiesto rassicurazioni sul futuro, per non avere più dubbi sugli appalti in Regione. "Voglio essere certo che non ci sono spartizioni". Storace ha chiesto che Zingaretti nella replica desse certezze che quanto si è letto non debba più accadere.

L'intervento di Pietro Sbardella (Misto). Pure Pietro Sbardella (Misto) ha chiesto di chiarire "cosa rende impraticabile il campo". Ha sollecitato il presidente a raccontare quello che è accaduto, qualora fosse nella condizione di farlo. Bisogna iniziare da questo, secondo Sbardella, altrimenti il rischio è che la legislatura possa cominciare ad avere poco senso.

L'intervento di Antonello Aurigemma (Forza Italia). Quella di comprendere il riferimento all'impraticabilità di campo è una necessità espressa anche da Antonello Aurigemma. Il capogruppo Pdl – Forza Italia ha chiesto a Nicola Zingaretti di sapere se c'è voglia di continuare ad andare avanti e di conoscere a settembre o anche in questi giorni la sua idea e la sua linea politica sulle problematiche della Regione.

L'intervento di Valentina Corrado (M5s). Per Valentina Corrado (M5s) il problema è rappresentato dalla gestione degli appalti. In ogni fase di avanzamento dell'inchiesta, secondo la capogruppo M5s, escono dettagli sempre più agghiaccianti. "Non si può più andare avanti. È il momento di sciogliere la legislatura". Non ci sono più le condizioni per continuare ad amministrare e legiferare se non con il timore che quel sistema continui a operare.

L'intervento di Riccardo Valentini (Pd). Riccardo Valentini, capogruppo del Pd, nel sottolineare che è la seconda volta che si discute di questo genere di vicende in Consiglio, ha apprezzato la prontezza di Zingaretti a voler fare chiarezza in aula. Valentini ha evidenziato che quella di Buzzi è una strategia difensiva. È stato quindi ricordato dal consigliere Pd come la centrale unica degli acquisti abbia rappresentato un grande aspetto riformatore dell'attività amministrativa e che si è rinforzata anche la parte del protocollo dell'Anac. Per Valentini occorre riconquistare la capacità di cambiare questa impraticabilità di campo, cioè di ritornare a mettere l'attenzione ai problemi dei cittadini e alla buona politica.

L'intervento di Giuseppe Cangemi (Ncd). Il consigliere del Nuovo Centrodestra Giuseppe Cangemi ha detto che il presidente si dovrebbe dimettere per un fatto politico: il governo della Regione Lazio è praticamente fermo. In mancanza di una dichiarazione politica che tenti di rilanciare una regione gravemente compromessa, secondo Cangemi, è meglio che Nicola Zingaretti nei prossimi giorni annunci le sue dimissioni e che si torni a votare.

L'intervento di Silvana Denicolò (M5s). Silvana Denicolò (M5S) ha ribadito la richiesta di dimissioni avanzata da Corrado. La consigliera ha fatto riferimento a Zingaretti ed a Ignazio Marino, sottolineando che è grave, che ambedue, non si siano accorti di quello che gli accadeva intorno.

L'intervento di Davide Barillari (M5s). Molto critico anche l'intervento di Davide Barillari (M5s), che ha invitato il governatore Nicola Zingaretti a dimettersi: "Le dimissioni noi ce le aspettavamo – ha detto – perché in questo contesto di malaffare, di malapolitica, di promesse non mantenute, di questa buona politica che nessuno vede, era il modo per riportare questa Regione a quel minimo di trasparenza che noi ci aspettiamo".

L'intervento di Gianluca Perilli (M5s). Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento di Gianluca Perilli (M5s): "Contesto la sua forza nel dirigere e nel governare questa Regione – ha dichiarato rivolgendosi direttamente a Nicola Zingaretti – quindi è per questo che l'atto più sensato, e se lo vuole mettere dal punto di vista anche suo personale, più vantaggioso, politicamente naturalmente, è di dimettersi, di non lasciarsi in balìa di continue fughe di notizie che, da qui in poi, le assicuro, ci saranno e saranno sempre di più".

L'intervento di Giancarlo Righini (Fdi). Critico anche il capogruppo di Fratelli d'Italia, Giancarlo Righini: "Ci sono due strade ormai tracciate, presidente. O lei si affranca da alcune logiche che fino ad oggi sono rimaste in auge, nella possibilità di nomina diretta e fiduciaria di persone senza il coinvolgimento dell'opposizione, a garanzia della trasparenza, non dell'inciucio, oppure ci sono le dimissioni".

L'intervento di Giuseppe Simeone (Forza Italia). Giuseppe Simeone (Pdl-FI), nel corso del suo intervento ha parlato di "vicenda che sta facendo emergere un certo marciume nella pubblica amministrazione romana, che prima era solo nel Comune e adesso piano piano sta entrando anche nella Regione Lazio", accusando poi i consiglieri di maggioranza di stare in silenzio e non prendere parte al dibattito: "Non liquidiamo facilmente questa cosa dicendo che è un gossip e non ci deve interessare", ha detto.

La replica del presidente Nicola Zingaretti. Al termine del dibattito, Nicola Zingaretti, nella sua replica ha ribadito alcuni concetti espressi nella relazione iniziale: "Se siamo spinti dalla ricerca di una serena valutazione su quanto emerge, ed è emerso, non possiamo esimerci da un dato oggettivo di quello che è successo, e cioè che finalmente la Procura della Repubblica di Roma ha fatto emergere un quadro di commistioni e infiltrazione, all'inizio di processi, probabile o comprovabile o credibile livello di corruzione nelle Pubbliche amministrazioni del territorio, locali e nazionali, che ha portato ad un processo e all'emergere di un numero impressionante di gare e provvedimenti, discussi e discutibili, un numero impressionante di gare che riguardano la sfera non solo locale del governo, ma anche quella di dimensione nazionale, tanto da promuovere un'ispezione del Ministero degli Interni, poi una successiva relazione del Prefetto, e siamo addirittura in attesa di una relazione finale del Ministero degli Interni. per capire il livello della profondità di questa capacità di infiltrazione". A proposito della richiesta dell'aula su una maggiore trasparenza nella attività della Giunta e su risposte immediate ai componenti dell'assemblea legislativa, Zingaretti ha risposto: "Raccolgo la domanda di maggiore trasparenza, efficacia e celerità, nei confronti delle tante richieste di chiarezza o provvedimenti che viene dal Consiglio. Quindi, mi impegno ad istituire, presso l'ufficio di gabinetto, un ufficio dedicato al Consiglio regionale che, per quanto riguarda le Direzioni regionali, si preoccupi di una gestione politica, nel senso di un'attenzione politica, affinché a una richiesta di un consigliere venga data in tempi giusti una risposta di chiarimento rispetto a notizie o ad atti che sono utili a svolgere il proprio lavoro".
"Io non sottovaluto in alcun modo la gravità né la particolarità della situazione che stiamo vivendo – ha concluso Nicola Zingaretti – ma al tempo stesso non posso non rivendicare un lavoro che ci ha visto in alcuni aspetti coprotagonisti in una situazione difficile lavorare per arginare i tentativi di infiltrazione del malaffare dentro questa Istituzione".

La Regione Lazio che dovrebbe essere una casa di cristallo affinché i suoi stessi cittadini possano guardare con assoluta trasparenza ogni atto e azione, si scopre dopo una tempesta giudiziaria senza precedenti storici e con Mafia Capitale che è arrivata alla terza stagione, risulta indecorosamente essere ancora una scatola piena di segreti, rapporti politici e amministrativi alquanto dubbi. D’altronde la nomina da parte di Nicola Zingaretti del dr. Egisto Bianconi direttore amministrativo prima, e attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea da pochi giorni agli arresti domiciliari, poiché sarebbe venuto a patti con il clan dei Primavera (attivo nella zona di San Basilio con un posto di riguardo nel panorama criminale del traffico di droga e di usura) e con i Taffo, gli imprenditori del ramo mortuario che, in cambio di mazzette e posti di lavoro, si erano aggiudicati il bando per i servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria, era stata contestata dal M5S già due anni fa. Nicola Zingaretti avrebbe potuto rispondere già molto tempo fa, ricorda Barillari che accusa: “Abbiamo capito chi è parte del sistema. Chieste le dimissioni di Zingaretti. Ora attendiamo solo l'intervento della magistratura e i prossimi arresti.”

Con Mafia Capitale i cittadini romani e del Lazio hanno scoperto che molti politici hanno seri problemi di memoria, vuoti spesso poi ritratti, ma solo dopo le inoppugnabili inchieste che mettono nero su bianco comportamenti non consoni a ciò che si professa.
 




ISOLA DI PONZA: 37 MILIONI DALLA REGIONE LAZIO PER I DISSALATORI

Redazione
Ponza (LT)
– Con il protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Ente d’Ambito ATO4, Comune di Ponza, Comune di Ventotene ed Acqualatina SpA, l’Amministrazione regionale ha deciso di finanziare, con un importo complessivo di 37milioni e 200mila euro, la realizzazione di impianti di dissalazione di Ponza e Ventotene e degli interventi necessari alla completa interconnessione delle reti idriche a servizio dell’isola di Ponza.
 
“Siamo intervenuti su una situazione drammatica – spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – che arrecava da troppo tempo notevoli disagi ai residenti delle isole e ai tanti turisti che ogni anno vi si recano in visita.  Ci auguriamo dunque che, dopo la firma di questo protocollo da parte del sindaco di Ponza che anche l’amministrazione di Ventotene segua la stessa strada. Con questa operazione la Regione Lazio – aggiunge Zingaretti – ha voluto infatti anticipare ciò che era stato previsto non prima del 2023 dal piano degli interventi dell’Ente D’Ambito. Si è scelto di non rinviare la consegna del servizio idrico integrato delle isole al gestore d’ambito, evitando così di mantenere fino a quella data, con oneri a carico della Regione Lazio, la dipendenza delle isole dal trasporto dell’acqua con navi cisterna. Al contempo, ferme restando la responsabilità e la competenza regionali nell’assicurare il rifornimento idrico delle isole anche in relazione agli obblighi di leggi e alle norme nazionali, nell’ottica di rendere autosufficienti le isole attraverso la realizzazione di impianti di dissalazione si è voluto assicurare il pagamento dei costi di approvvigionamento e di trasporto dell’acqua alle isole di Ponza e Ventotene per tutto il tempo che si renderà necessario alla realizzazione degli impianti”.
 
Nello specifico si tratta di trasferimenti pari a 8 milioni e 400mila all’anno per il triennio 2015–2017 e di 6 milioni all’anno per il biennio 2018-2019, somme che –  nello spazio di cinque anni – saranno così divise: 16 milioni di euro per la costruzione degli impianti di dissalazione, 3milioni per opere di interconnessione per Ponza, e la parte restante di finanziamento non utilizzata per investimenti sarà utilizzata, come titolo di contributo in conto esercizio, al fine di  fronteggiare gli oneri relativi all’approvvigionamento dell’acqua per le isole in modo da evitare aggravi tariffari per l'utenza di ATO4, durante la realizzazione degli impianti di dissalazione.
Va sottolineato che il piano quinquennale dei finanziamenti è stato determinato in sincronia con la progressiva entrata in esercizio degli impianti di dissalazione: 2017 per il dissalatore di Ventotene e 2019 per quello di Ponza. Al tempo stesso, si è tenuto conto della limitata e compatibile copertura dei costi operativi da parte della tariffa del S.I.I. (Servizio Idrico Integrato), che varierà gradualmente così da assicurare, a regime, la copertura dei costi di funzionamento degli impianti. Il finanziamento regionale, quindi, consentirà di anticipare la realizzazione delle opere di dissalazione – altrimenti previsti nel Piano d’ambito ATO4 dopo il 2019 – senza gravare in alcun modo sulla tariffa, né passata, né presente, né futura: la tariffa, quindi, si limiterà a coprire i costi operativi di funzionamento degli impianti, una volta realizzati, come accade per tutti gli interventi realizzati ed in funzione.
 




REGIONE LAZIO, ACCREDITOPOLI: IL GIALLO ED I SEGRETI DELLA CLINICA COLLE CESARANO

di Cinzia Marchegiani

Tivoli (RM) – L’atmosfera che avvolge la Casa di Cura Colle Cesarano struttura sanitaria privata presso il Comune di Tivoli, finita nell’occhio del ciclone della magistratura con le intercettazioni di Mafia Capitale, sta restituendo tanti pezzi di puzzle di enorme importanza che diventano elementi fondamentali che si aggiungono alla mega inchiesta sollevata alla Regione Lazio dal M5S e dal sindacato Sicel, che tra l’altro hanno anche effettuato un blitz notturno presso la clinica lo scorso 23 giugno 2016.

Per quanto possa sembrare incredibile, il quadro, sempre più nitido, sta svelando i segreti e le nebbie amministrative nascosti dietro questa struttura sanitaria e della società Geress Srl di Manfredino Genova e Massimo Forti che riescono a prenderne la gestione dall’anno 2004.

Un dossier nutrito si è andato delineando nel tempo grazie all’interessamento della politica e dei sindacati attenti, non solo sulla gestione e accreditamento di questa clinica psichiatrica, ma anche dal nebuloso passaggio del testimone, che vede Aurelio Casati, il precedente gestore della clinica cedere la sua società per fallimento (indotto dalla crisi economica e dai mancati pagamenti delle ASL RMG come asserisce una sentenza) e passare nelle mani della Geress Srl tramite il liquidatore che il tempo chiarirà essere lo stesso socio della società.
 

Super accreditamento per la clinica, mentre licenziava, per un plafond annuale concesso di 9 milioni di euro. Il Governatore Nicola Zingaretti, al suo insediamento alla Regione Lazio, con “un’operazione inedita”, in qualità di Commissario ad Acta, interviene con procedure più veloci per smaltire pratiche di accreditamento definitivo per le strutture sanitarie della Regione, di cliniche, case di cura poliambulatori centri psichiatrici.

In totale, dal 9 aprile al maggio 2013 il Commissario ad Acta aveva firmato 104 decreti e per oltre il 70% dei casi (77 centri) hanno avuto la chiusura del processo di accreditamento. Nello specifico, con Decreto Commissariale n° 155 del 9 maggio 2013, la clinica Colle Cesarano ha conseguito l’accreditamento istituzionale definitivo per 160 posti letto in Psichiatria e con Decreto Commissariale n° 169 sempre del 9 maggio 2013, ha ottenuto l’accreditamento istituzionale definitivo per 40 posti letto di R.S.A. risulta quindi definitivamente autorizzata per 200 posti totali, e diventa tra le strutture più remunerate dal SSR con un budget complessivo pari ad € 8.339.242,6 il più alto dei fondi erogati mentre la stessa società licenziava 8 lavoratori.

Geress Srl, le procedure di mobilità e il super accreditamento regionale. La Geress Srl, si scoprirà in seguito, aveva aperto 5 procedure di mobilità Cassa Integrazione Cig partendo dal 2 febbraio 2011 all’8 maggio 2013 contravvenendo a quanto previsto dalla delibera 905 del 24.09.2004 e dalla determina DO122 del 21.04.2004, atti che erano in vigore (come ricorda l’interrogazione regionale del M5S) fino all’accreditamento definitivo che prevedevano inderogabile assunzione d’obbligo da parte della società Geress Srl con l’impegno “a non procedere a licenziamento di personale dipendente”. Insomma, circa 9 milioni di euro venivano concessi per un clinica privata, pur sapendo che stava licenziando lavoratori, senza che né la Asl RMG di appartenenza e la stessa Regione Lazio siano intervenuti a garantire il rispetto degli accordi assunti dalla Geress che erano stati sottoscritti per la tutela dei livelli occupazionali. Inoltre, come ricorda la ricostruzione del gruppo consiliare M5S, proprio ad aprile 2013, il budget annuale alla struttura veniva maggiorato di 500 mila euro. Ma i licenziamenti dovuti alla riorganizzazione e l’esubero aziendale non corrispondevano alle necessità, visto che ben 3 Cig proroghe in deroga sono state avviate per crisi aziendale, mentre dalla ricostruzione fatta da gruppo consigliare nell’interrogazione presentata il 4 settembre 2013, il ricavato delle vendite e delle prestazioni al netto dei ricavi era stato pari a 9.390.729 euro, e quindi superiori del 12% rispetto al budget fissato dalla Regione Lazio (8.399.196 euro secondo il decreto del Commissario ad Acta del 9 gennaio 2010).

Motivazioni della Geress e Regione Lazio al licenziamento del suo personale. All’interrogazione con molti quesiti n.150 “Situazione finanziaria struttura privata Casa di Cura Colle Cesarano a gestione Geress Srl” a firma dei consiglieri M5S Barillari e Porrello, arriva dalla direzione Regionale Lazio la nota nr. 9760 datata 15 novembre 2013 a risposta “solo parziale” che spiegava esclusivamente la riduzione del personale. Si legge che il 22 marzo 2010 la Geress Srl comunicava l’attivazione della procedura di riduzione del personale ai sensi della legge 223/1991, e in particolare parla di esubero di personale che era derivato dalla necessità dell’azienda di avviare un programma di riduzione per riorganizzazione aziendale onde garantire il miglior livello qualitativo dei servizi resi, e anche di tutto il personale assistenza sanitaria in servizio al fine di contemperare le esigenze di salvaguardia assistenziali, facendo riferimento alle ispezioni da parte dei competenti uffici che avevano evidenziato carenze in ordine alla qualità e tipologia di servizi erogati. In merito a ciò la Geress comunicava che per razionalizzare l’organizzazione e gestione al fine di una più economica gestione dell’impresa avrebbe attuato l’investimento di figure esterne con alto livello di formazione specifica che non erano reperibili né acquisibili dal personale che era invece impiegato. Non solo, la Geress spiegava che la società aveva verificato che la forza impiegata nel settore assistenza sanitaria era risultata sovradimensionata rispetto al numero dei pazienti ospitabili nella struttura che aveva ridotto a 180 posti letto, derivando esubero di personale di assistenza, per cui la riduzione appariva inevitabile non sussistendo possibilità di diverso impiego. L’assessorato al Lavoro della Regione Lazio in data 15.06.2010 esprimeva parere favorevole al riconoscimento alla Geress della Cigs in deroga per un numero massimo di 26 dipendenti a decorrere dal 28.06.2010 che sarà poi prorogata fino a giugno 2013 sulla base di accordi sottoscritti presso la Regione Lazio con cui la stessa Geress ha avviato ben 5 procedure.

Interrogativi e dubbi sulla liquidazione della società precedente. Sappiamo che la clinica Colle Cesarano viene disposta in liquidazione sotto la gestione Aurelio Casati e passa nelle mani della Geress srl nel 2004, il liquidatore si scoprirà essere l’ing. Massimo Forti che al tempo di questa operazione era anche socio della stessa Geress srl. (Amministratori Manfredino Genova e Massimo Forti).

Ispezione Sicel alla Casa di Cura Colle Cesarano.
Il documento che inchioda la direzione. Il 13 luglio 2015 il sindacato Sicel effettua un’ispezione all’interno di questa clinica, poiché alcuni lavoratori chiedono di essere tutelati in quanto sono minacciati, così si legge nella nota del Sicel – e di essere licenziati se non rispettano i turni stabiliti in cui vengono inseriti anche gli straordinari con turni massacranti, e fare mansioni a loro non spettanti. Durante l’ispezione i sindacalisti del Sicel hanno l’opportunità di conferire con la responsabile sanitaria, la d.ssa Giovanna Raimondo. La relazione del Sicel metterà in evidenza come la responsabile sanitaria, nel giustificare il titolo mancante ad una caposala che esercita tranquillamente questo ruolo all’interno della Casa di cura, spiegherà, scaricando responsabilità, che è stata abilitata dalla stessa ASL RMG.
Il personale OTA (Operatore tecnico addetto all’assistenza) si scoprirà tramite un documento importante siglato dal responsabile sanitario, è obbligato a fare le pulizie tra le ore 9:00 e 11:30 invece di stare con i pazienti psichiatrici. Risultano alquanto imbarazzanti le comunicazioni lasciate a vista su un foglietto appeso, a monito dei lavoratori presso la Casa di Cura Colle Cesarano dall’infermiere dirigente, di cui l’Osservatore d’Italia è in possesso, che ricorda a tutto il personale di rispettare il piano di lavoro e raccomanda il personale OTA, del servizio di mattina, di fare prima le pulizie dalle ore 9:00 alle ore 11:30, mentre il resto del tempo sono addetti all’assistenza. In merito alla riduzione del personale che la società ha realizzato, sarebbe interessante capire se lo ha effettuato a danno dei pazienti che vedrebbero meno l’assistenza sanitaria a favore delle pulizie del locali che sono inseriti addirittura nel piano dei lavori del personale OTA ogni giorno e che assorbirebbero una parte cospicua della giornata, circa 2 ore e mezza, mentre gli stessi pazienti psichiatrici rimangono da soli.

Il Dr Andrea Paliani, segretario Confederale sanità Sicel, contattato dall’Osservatore d’Italia in merito ci spiega: “ proprio queste evidenze dimostrano come le denunce sporte dai lavoratori siano veritiere, sono impiegati in mansioni che esulano dalla loro qualifica, pena licenziamento. Ciò non solo non tutela i lavoratori, ma mette a serio rischio la sicurezza dei pazienti che ricordiamo sono psichiatrici e hanno bisogno di assistenza.
Nota della Responsabile Sanitaria, d.ssa Raimondo. Con un comunicato, la d.ssa Raimondo comunica ai lavoratori di Colle Cesarano l’incontro avvenuto con il sindacato Sicel il 13.07.2015 che lasciamo integralmente: “…dichiaro che alcune mie affermazioni sono state riportate nella relazione redatta dal sindacato Sicel in modo distorto, nella specifica qui è stato contestato di aver minacciato in modo continuativo i lavoratori della struttura. A questo da loro riferito dalla maggior parte dei lavoratori confermato questo mio comportamento e che tutto ciò è dimostrabile attraverso testimoni e registrazioni in quanto in loro potere di farlo. Mi è stato contestato di non poter fare il responsabile di 160 pazienti per il decreto regionale 101. Sento l’esigenza di chiarire quanto sopra nel nome e nel rispetto della fiducia che ho sempre posto nei miei collaboratori”. Le stesse registrazioni che menziona la responsabile sanitaria, a l’Osservatore d’Italia è stato reso noto il contenuto e registrato nel nostro archivio.

Un quadro sconcertante l’analisi Sicel dopo aver ricevuto la “Pianta organico” consegnato al sindacato il 10 giugno 2015. Importante è l’analisi che il sindacato Sicel è riuscito a enucleare dalla documentazione consegnatagli dall’amministrazione della clinica psichiatrica. Da essa il Sicel evidenzia che all’interno della Colle Cesarano c’è una carenza di personale previsto dal DCA di riferimento pari a ben 49 unità, di cui 28 unità prestano servizio presso la struttura privi del titolo richiesto nella riorganizzazione regionale (28 unità OTA anziché OSS). Il dato significativo che il Sicel accerta tramite la documentazione è che la Geress ha fatto ricorso, negli ultimi 5 anni e quasi ininterrottamente, agli ammortizzatori sociali senza mai provvedere alla riqualificazione del personale. Ma non solo. “Nel 2013 ha rimesso in servizio il personale privo di qualifica, ha ottenuto l’accreditamento istituzionale definitivo e successivamente ha licenziato un terzo del personale mantenendo in servizio il personale privo di qualifica (precedentemente coinvolto nelle CIG in deroga). Si aggiunga – continua la relazione del Sicel – che la riorganizzazione attuata dalla Geress impone ad alcune figure addette all’assistenza di occuparsi di mansioni completamente avulse dal ruolo professionale”. I Sicel spiega questo concetto facendo riferimento ad alcune situazioni davvero inappropriate e senza un reale controllo: “le coordinatrici di reparto che dovrebbero dedicarsi al reparto di assegnazione in realtà fanno i turni per tutti i reparti; si occupano dell’approvvigionamento dei farmaci presso la farmacia di Palombara; escono ad accompagnare i pazienti; si recano presso il laboratorio privato/ospedale a consegnare i prelievi degli ospiti; inviano le presenze e giustificativi del personale al consulente del lavoro; ecc”. L’ulteriore dato anomalo e alquanto grave che emerge dalla relazione per una struttura sanitaria psichiatrica è sicuramente la carenza della figura professionale del logopedista. Il Sicel rincara: “In considerazione della percentuale dei morti per soffocamento tra il numero dei decessi avvenuti nella struttura psichiatrica sarebbe opportuno garantire per la sicurezza degli utenti la presenza di operatori specializzati in logopedia”.

Il Sicel conclude la sua inquietante relazione sulla clinica super accreditata dal Commissario ad Acta in modo alquanto celere nel lontano maggio 2013 osservando che oltre ad esserci grossissime incongruenze con l’aspetto organizzativo previsto dal DCA per l’accreditamento istituzionale definitivo, la Colle Cesarano non possiede negli ambienti di degenza né aspiratori di fumo né condizionatori d’aria pertanto non è in condizione di garantire il microclima necessario ad un ambiente sano e salubre, quindi difficilmente risponde alle necessità tecnologiche previste nel DCA. “Risulta inoltre – il Sicel sottolinea -che le stanze di degenza dell’intera palazzina “A” ( RSA 40 pp.ll. e SRSR h24 70 pp.ll.) non possiedono gli spazi necessari per consentire il normale utilizzo di ausili e/o carrozzine per disabili ( sarà necessario controllare la planimetria con gli standard previsti) pertanto appare dubbia anche l’idoneità della Struttura necessaria per l’ottenimento dell’accreditamento”.
E nell’ultima doverosa precisazione fatta dal Sicel inerente al il budget assegnato alla Colle Cesarano apre altri importanti quesiti, infatti si legge che il totale richiamato nel prospetto “ allegato 1” pari ad euro 7.563.749,00 riguarda solo i 160 pp.ll. (posti letti) di psichiatria, a questi infatti vanno aggiunti ulteriori euro 750.000,00 circa dei 40 pp.ll. di RSA.

Dipendenti contagiati da TBC e un paziente affetto da tubercolosi poi morto allo Spallanzani. Al dossier sulla clinica psichiatrica si stanno aggiungendo quindi capitoli importanti, tra cui la relazione tra le varie società facenti capo alla Geress srl, i casi misteriosi di contagio tra i dipendenti da un paziente effetto da tubercolosi e poi morto alla Spallanzani; dipendenti utilizzati come personale addetto alle pulizie in orari stabiliti nel piano di lavoro, sembrerebbe pur di risparmiare a danno dei pazienti e della loro assistenza oltre alla carenza di personale che non è in linea con i requisiti per l’accreditamento della struttura a carico del SSR, sta mostrando un volto inquietante e ora messo sotto lente d’ingrandimento anche della magistratura ma che lo stesso Commissario ad Acta, nonché governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti in procedura accelerata aveva autorizzato, dovrebbe spiegare per trasparenza e tutela dei lavoratori e pazienti stessi. Per questo Davide Barillari assieme al suo gruppo consiliare ha chiesto il ritiro dell'accreditamento di questa struttura che ad oggi lascia troppi inquietanti interrogativi ancora non approfonditi, per poter dileguare le troppe ombre minacsiose che rimangono stazionarie su questa clinica pisichiatrica.
 




REGIONE LAZIO: SINDACO DI TARQUINIA ASSENTE ALLA CONFERENZA DI SERVIZI SUL PROGETTO DI BIOGAS

Redazione

Il 15 luglio presso la sede della Regione Lazio, Area Difesa del suolo, Sit in organizzato dai cittadini di Tarquinia  e  Civitavecchia,  insieme ad esponenti del Comitato per il diritto alla mobilità,  di Piazza048 e ai Consiglieri Comunali di Civitavecchia Dario Menditto e Matteo Manunta (M5S), tutti uniti sotto un sole cocente di metà luglio, per manifestare la loro contrarietà al progetto di un impianto a biogas nel loro territorio.

Contemporaneamente alla Regione Lazio si è svolta  la conferenza dei servizi tra gli enti valutatori. Convocati anche i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e cioè il Dr.Gian Piero Baldi (presidente Bio Ambiente e Medico ISDE – Medici per l'Ambiente), Simona Ricotti (rappresentante Forum Ambientalista – settore energia), insieme a Sergio Pisarri (Consorzio di Bonifica della Maremma etrusca). Presente anche Silvia Blasi, Consigliera Regionale M5S.

Assente eccellente, invece, il  Comune di Tarquinia. "Assenza che non ha destato poco stupore, – commentano in una nota congiunta Dr.Gian Piero Baldi (presidente Bio Ambiente e Medico ISDE – Medici per l'Ambiente)  e Simona Ricotti (rappresentante Forum Ambientalista – settore energia) – visto che – prosegue la nota –  il primo cittadino ha avvisato di tale defaillance solamente il giorno precedente a tale seduta della Conferenza, potenzialmente decisionale. Al Direttore del VIA (Valutazione impatto ambientale) l'onere di comunicare la motivazione giustificativa  per tale assenza: il sindaco Mazzola attenderebbe l'esito della sentenza del Tar Lazio  in merito  al ricorso inoltrato dalla Etruria Ambiente Srl, quale principale consorziata della società Pellicano, avverso la delibera n° 33/2004 adottata dal Comune di Tarquinia, ad oggi pienamente vigente, che sancisce dal 2004 “…. la piena ed incondizionata contrarietà all’insediamento di centrali, industrie o impianti dediti alla lavorazione, stoccaggio e trattamento di qualsiasi tipo di rifiuti (urbani, speciali, industriali, pericolosi, ecc.) provenienti da aree non ricomprese nell’ambito del territorio comunale di Tarquinia e esprime altresì .a ferma contrarietà all’insediamento di centrali, industrie o impianti che prevedono il trattamento, la lavorazione, lo stoccaggio di rifiuti pericolosi anche se prodotti sul territorio del Comune di Tarquinia”.Un contenzioso squisitamente amministrativo, usato come scusante dal Sindaco Mazzola per evitare di esprimersi sulla compatibilità ambientale dell’impianto.
Dopo lo stupore iniziale dei presenti, i lavori dell'istruttoria  sono proseguiti con l’illustrazione, da parte dei rappresentanti delle associazioni, delle criticità del proponendo impianto a  biogas, le ripercussioni negative sugli abitanti del luogo della vasta area agricola e, più in generale, su tutto il territorio di Tarquinia e Civitavecchia, essendo possibile un effetto sommatoria degli inquinanti con quelli delle altre fonti inquinanti presenti sul territorio (centrale a carbone, porto di Civitavecchia, deposito di pet coke etc). Sono state enunciate le probabili ripercussioni negative che tale effetto cumulativo potrebbe facilmente avere sull'economia agricola di Tarquinia ma soprattutto sulla salute della popolazione del territorio .

Auspichiamo – conclude la nota –  che il  Sindaco di Tarquinia, abbandoni indugi e tentennamenti, e  facendo valere la Sua carica di massima Autorità Sanitaria Locale, voglia tutelare la salute della popolazione amministrata e l’economia agricola di pregio del territorio, pronunciando un definitivo no a questo progetto di un'industria insalubre di prima categoria". 
 




REGIONE LAZIO, GARA CUP: ASSOTUTELA PRESENTA ESPOSTO ALLA GUARDIA DI FINANZA

Redazione
Regione Lazio
– "Dopo la intollerabile audizione dell'avvocato Longo in commissione sanita' presso la sala Latini della Regione Lazio, nella giornata odierna saremo costretti a procedere con un esposto alla guardia di finanza per non aver rispettato i patti di trasparenza e di equità nella gestione della gara Cup. Bene ha fatto il Presidente de La Destra Francesco Storace e l'Onorevole Corrado del Movimento 5 stelle a chiedere le dimissioni della 'Signora delle Gare'.

La gara sembrerebbe impostata per favorire appositamente qualcuno e non garantire i livelli occupazionali dei lavoratori attualmente impiegati nel servizio. Nel corso della sua evanescente relazione l'Avv. Elisabetta Longo ha dichiarato che lei stessa ha dovuto assumersi la responsabilità della gara nominandosi Rup (un ruolo profumatamente retribuito, 156 mila euro circa) perché non si è rinvenuto alcuna autocandidatura da parte di dirigenti presenti all'interno della Regione Lazio". Lo dichiara in una nota il leader di AssoTutela Michel Emi Maritato




REGIONE LAZIO, GARA RECUP: ASSOTUTELA SEGNALA IRREGOLARITA' ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

 

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Redazione
Dopo aver lanciato l'allarme qualche giorno fa sulle inesattezze riscontrate nella gara del RECUP, volte ancora una volta a non far trasparire la chiarezza ma a favorire gli amici degli amici, il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato si è recato in data odierna presso la Procura della Repubblica di Roma insieme all'Avvocato Antonio Petrongolo per essere ascoltato come pesona informata sui fatti per le irregolarità legate alla gara del Recup.

"Ci continuiamo a chiedere in tal senso perchè dopo i fatti di Mafia Capitale la gara sia suddivisa in 4 lotti e non in una gara unica come sarebbe idoneo per l'anticorruzione? Sono emerse dal raffronto tra la nuova gara sul centro di prenotazioni sanitarie e la prima forti dubbi sulla esistenza di una effettiva legalità acclarata, situazioni queste già attenzionate dalla competente magistratura in quanto legate al procedimento penale di Mafia capitale". Conclude la nota il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato.
 




REGIONE LAZIO E LA CLINICA DEI MISTERI: TRA PRESUNTE MINACCE AI DIPENDENTI E CASI DI TUBERCOLOSI ACCERTATI

di Cinzia Marchegiani

Tivoli (RM) – Torniamo a parlare della clinica psichiatrica Colle Cesarano accreditata presso la Regione Lazio con un budget portato a 9 milioni di euro l’anno – precedentemente era di 8,5 Mln – successivamente all'insediamento del governatore Nicola Zingaretti.
Intorno alla struttura sembrerebbe essersi eretto un muro di gomma inamovibile alle richieste di informazione riguardo i pazienti psichiatrici che sono in degenza nel nosocomio e sui diritti dei dipendenti che lavorano in questi reparti.
Colle Cesarano resta quindi avvolta in troppi misteri ed al centro di "particolari interessi", tanto da finire nelle intercettazioni di mafia capitale con l’ex capogruppo del partito Democratico in Regione Lazio Marco Vincenzi e oggetto di un'inchiesta, sollevata dal gruppo consiliare del M5S Lazio, in merito al riscontro dei requisiti minimi della casa di cura. I criteri per accedere all'accreditamento vengono contestati in quanto, secondo i consiglieri M5S,  non sarebbero stati rispettati per ottenere il budget annuale milionario.

Il blitz del 13 luglio 2015 Sicel.
Dopo il blitz notturno del 23 giugno 2015 alla clinica Colle Cesarano messo in atto dal consigliere Davide Barillari del M5S Lazio al deputato Massimo Baroni M5S e ai sindacalisti del Sicel, la mattina del 13 luglio 2015 è stata effettuata un’altra ispezione da parte dei sindacalisti del Sicel, poiché sono stati contattati da alcuni dipendenti che hanno confessato di subire minacce riguardo le proprie mansioni e diritti lavorativi.
Nell'ambito della nostra inchiesta giornalistica abbiamo quindi contattato il segretario Confederale Sicel, il dr. Andrea Paliani mentre era ancora all’interno della struttura del nosocomio. Paliani ci ha confermato che dopo molta reticenza viene permesso loro di entrare nella struttura e prendere contatto non solo con i dipendenti, ma ha potuto anche valutare come una caposala su tre presenti sembra essere reggente di un ruolo senza avere titolo in merito. Il segretario confederale ci fa sapere che ha verificato se la Geress, proprietaria di questa clinica, avesse rispettato la normativa del "ccnl alop rsa" per determinare le ore di straordinario dei suoi dipendenti, poiché da una prima verifica sembrava invece che lo straordinario dei suoi lavoratori fosse stato già programmato ed elaborato nei turni. Paliani ci spiega che l’art.52 dello stesso "ccnl alop rsa" riguardo le prestazioni di lavoro supplementare e straordinario hanno carattere invece eccezionale e devono rispondere ad effettive esigenze di servizi: “Il lavoro straordinario e supplementare non potrà mai essere utilizzato come fattore di programmazione del lavoro”. In questo senso il segretario confederale afferma che serve verificare in questa direzione se i lavoratori vivono in condizioni intimidatorie che portano i lavoratori stessi a prestare turnazioni massacranti, senza che venga rispettato il ccnl, il quale se non applicato non tutelerebbe affatto i lavoratori stessi.

Il caso tubercolosi, infettati infermieri dopo il ricovero e morte di un paziente. Durante la telefonata con il segretario confederale Sicel, dr Paliani emerge anche lo scandalo dei contagi avvenuti all’interno della clinica Colle Cesarano avvenuti a gennaio 2015.
Un’infermiera professionale che lavora presso Colle Cesarano  racconta la sua storia e quella dei suoi colleghi. Spiega che purtroppo ha scoperto di essere stata contagiata dalla tubercolosi a causa di un paziente che ha stazionato per alcuni mesi tra dismissioni e ricoveri alla clinica psichiatrica. Dopo che hanno scoperto che era affetto da tubercolosi, era stato trasferito d’urgenza allo Spallanzani di Roma dove poi è morto. Da un primo test lei ed altri lavoratori, presi a campione e non in toto, sono risultati positivi, tanto che hanno dovuto eseguire un secondo tipo di esame tramite il prelievo del sangue. Sono risultati circa 30 dipendenti contagiati da tubercolosi. L’infermiera racconta che mai, prima del caso del paziente affetto da TBC, nessuno aveva per prassi fatto controlli sanitari sia sul personale che sui pazienti, tanto che sembra che oltre ad alcuni infermieri, non sono stati effettuati i controlli ai pazienti che stazionano all’interno della clinica per verificare la situazione reale. In merito a questa situazione lo stesso sindacato Sicel ha inviato presso la direzione casa di Cura Colle Cesarano il 18 giugno 2015 la richiesta urgente di documentazione relativa alla denuncia di tubercolosi come da normativa vigente, proprio per sincerarsi che sia i pazienti che gli stessi lavoratori e chiunque entri nella clinica Colle Cesarano possa farlo nell’assoluta certezza che tutti i focolai e persone siano state monitorate e controllate. Il Sicel, conferma che dal giorno della richiesta sta ancora in attesa della documentazione inerente ai casi TBC avvenuti dentro questa struttura e le relative operazioni di controllo e monitoraggio su tutte le persone all’interno dello stesso nosocomio. L’infermiera afferma che c’è voluto un mese dal giorno di questa brutta scoperta per riprendersi dallo shock, e ora dovrà essere monitorata a vita dall’ospedale specializzato sulle malattie infettive, poiché l’evoluzione della sua malattia, in uno stato di non contagiosità, potrebbe mutare in base alle sue condizioni di salute, anche di stress.

Presto conosceremo la relazione di questa ispezione che redigerà lo stesso sindacato. Troppe le ombre e misteri su una struttura accreditata dalla Regione Lazio, che di fatto deve in assoluta trasparenza, poter dimostrare la sua estraneità a vicende che ormai chiedono al più presto una concertazione tra le parti, per soluzioni tese espressamente alla tutela dei diritti dei lavoratori, alla salute di tutte le persone che vi lavorano, oltre ai pazienti ospiti e degli stessi visitatori della struttura Colle Cesarano.

 




REGIONE LAZIO, DISTURBI ALIMENTARI: MICHELE BALDI PRESENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE

Redazione

La nutrizione all’interno della nostra società riveste un ruolo primario. Il cibo costituisce il principale mezzo di sostentamento dell’essere umano ma può essere anche fonte di processi patologici gravi, noti come Disturbi del Comportamento Alimentare.

Sul tema, il Consigliere Regionale Michele Baldi, Capogruppo della Lista Civica Nicola Zingaretti, ha presentato una proposta di legge dal titolo ‘Disciplina degli interventi regionali in materia di prevenzione, diagnosi e trattamento dei disturbi del comportamento alimentare’. “Lo scopo – dichiara Michele Baldi – è quello di portare avanti le attività di prevenzione, formazione e informazione a livello regionale e creare una solida rete di sostegno, anche attraverso l’attivazione di un numero verde e la creazione di una mappa di reti di servizi, per supportare le persone affette da questi disturbi. L’obiettivo dunque è quello di coinvolgere famiglie, associazioni, centri sportivi, strutture sanitarie, scuole, istituendo anche una giornata di formazione scolastica, in un percorso comune di sensibilizzazione ed educazione”.

A quanto risulta, in Italia, più del 5% della popolazione, soprattutto femminile in età adolescenziale e pre-adolescenziale, è vittima di questi disturbi. Anoressia e bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, obesità e disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati, sono una vera e propria epidemia sociale e assumono anche le caratteristiche di una dipendenza pari a quella da alcol e droga. In più essi hanno aspetti addirittura più pervasivi se si considera che la sostanza da cui si ha dipendenza, il cibo, è imprescindibile nella vita e che un sano rapporto con il cibo va stabilito sin dalla prima infanzia. Questa legge, attraverso un approccio olistico alle patologie e alle abitudini alimentari, con particolare attenzione alla persona, si propone di contribuire a sbloccare meccanismi di dipendenza che rischiano di accompagnare chi ne è affetto per tutta la vita.

 




REGIONE LAZIO: NUOVA GARA CUP ALL'OMBRA DI MAFIA CAPITALE

Redazione

Roma – Nicola Zingaretti risponderà ai chiarimenti richiesti dall'interrogazione de La Destra riguardo la nuova gara Cup il prossimo mercoledì. Prima del governatore del Lazio andrà in commissione bilancio la dirigente della centrale acquisti della Regione, Elisabetta Longo. Questo Martedì la dirigente riepilogherà i fatti legati alle due gare Cup. Con la Longo saranno presenti il segretario generale della Regione Lazio, Andrea Tardiola e il capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Andrea Baldanza. "La dirigente da sola non si può muovere, troppe papere. – Ha commentato il leader de La Destra Francesco Storace – Non credo che ci siano casi di direttori regionali che non sono in grado di rispondere da soli ad una commissione. Noi abbiamo chiesto la sua audizione – prosegue Storace – e non quella della trinità. Non si permettano di aprire bocca al suo posto”, conclude Storace.

Sulla questione interviene anche il presidente di Assotutela Michel Emi Maritato: "La prima cosa che salta agli occhi è la permanenza dell’impostazione di suddividere un servizio unico nel suo insieme già denominate RECUP Centro Regionale di Prenotazione da parte della Regione con un unico modello organizzativo in 4 lotti. – dichiara Maritato – Ci chiediamo come mai dopo fatti di Mafia Capitale la gara sia suddivisa in 4 lotti – prosegue – e non in una gara unica come sarebbe idoneo per l'anticorruzione? La prospettiva delle prossime fusioni e accorpamenti risulta anacronistico e discriminatorio nei confronti di lavoratori che potrebbero godere di trattamenti economici diversi per la stessa mansione. Altro punto dolente è la diminuzione sensibile del volume di attività di servizi di prenotazione, nella misura media di circa il 17% rispetto all’attuale organico occupato che significa una riduzione dei servizi al pubblico (liste di attesa, code agli sportelli, ecc.) e l’esubero di circa 400 unità in due anni. A queste problematiche si aggiunge la mancanza di una clausola di riassorbimento del personale da parte degli aggiudicatari dei lotti. Le imprese che gestiscono attualmente tali appalti, se non vi è obbligo di riassunzione del personale già collocato, partono svantaggiate in termini concorrenziali sul prezzo, rispetto alle subentranti per effetto del maggior vantaggio goduto da queste ultime rispetto alla prosecuzione dei rapporti in essere. Infine – Incalza Maritato –  vorremmo sottoporre all'attenzione del pubblico che Elisabetta Longo nominata RUP della nuova gara, è ad oggi l'attuale Direttore della Centrale Acquisti già indagata dalla Procura per false dichiarazioni nel filone della turbativa d’asta della precedente gara CUP e nella fattispecie del precedente presidente della Commissione che esaminò la gara annullata 2014, dove si è riscontrato dalle ordinanze pubblicate sulle intercettazioni telefoniche che uno dei 3 componenti era collegato a mafia capitale ed influì nel giudizio di assegnazione dei punteggi della Commissione. Alla luce di queste problematiche serie ed evidenti, procederemo con una denuncia querela alla Procura della Repubblica di Roma" conclude il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato.
 




REGIONE LAZIO: APPROVATE MODIFICHE A LEGGE SULL'ACQUA

Redazione
Roma
– “Siamo molto soddisfatti per essere riusciti ad approvare in Giunta le correzioni al testo della legge sull’acqua, così come richiesto dal Governo”.
E’ quanto dichiara il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti in merito all’approvazione della delibera della giunta regionale che modifica la legge per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque, impugnata dal Consiglio dei Ministri con ricorso di legittimità costituzionale.
“Ora il testo – spiega Zingaretti – completo delle correzioni richieste nell’impugnativa di Palazzo Chigi, passerà all’esame del consiglio regionale e, con l’approvazione dell’Aula, potrà diventare legge. Un passo decisivo per tutelare gli interessi dei cittadini su un tema così importante e delicato come quello sulle regole da adottare per l’utilizzo dell’acqua pubblica”.

Il nuovo testo prevede che l’Autorità d’ambito di bacino idrografico dovrà agire nel pieno rispetto delle regole della concorrenza, superando così la precedente formulazione e, in conformità al principio del non indennizzo, stabilisce che in caso di revoca della concessione sia riconosciuto al concessionario non un ‘rimborso’ ma la riduzione del canone demaniale di concessione. Si specifica inoltre che il pareggio di bilancio è riferito, in generale, alla gestione del Servizio Idrico Integrato quale obiettivo e non come criterio per la definizione dei meccanismi tariffari, che sono di competenza statale. Si provvede ad eliminare la disposizione che, imponendo il rilascio delle concessioni per le grandi derivazioni alle sole Autorità di ambito di bacino idrografico, si pone in contrasto con le norme nazionali relative alle modalità di affidamento delle concessioni di derivazione d’acqua, che rientrano nelle materie della tutela della concorrenza e dell’ambiente, di competenza esclusiva dello Stato. Si specifica che spetta all’Autorità di ambito di bacino idrografico la predisposizione e non la determinazione delle tariffe del servizio idrico che spetta all’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e il Sistema idrico. Si elimina inoltre la disposizione precedentemente in contrasto con il principio di unitarietà della gestione del servizio idrico integrato.

“Sono soddisfatto – aggiunge Fabio Refrigeri, assessore regionale alle Infrastrutture, Politiche abitative e Ambiente – per il lavoro svolto dagli uffici e, soprattutto, per il clima di collaborazione proficua con i tanti protagonisti sensibili al tema dell’acqua pubblica”.
 




REGIONE LAZIO: MICHELE BALDI ALLE TELECAMERE DE L'OSSERVATORE D'ITALIA

Redazione
Le telecamere de L’Osservatore d’Italia arrivano in Consiglio regionale del Lazio per saperne di più su una interessante campagna antidroga, fumo e alcool." Io amo la vita – alcool e droga: non ti giocare il cervello" la campagna mirata a dare una corretta informazione agli studenti sui danni che l'alcool e le droghe possono provocare al cervello. L'iniziativa è stata ideata e promossa dal consigliere regionale Michele Baldi, capogruppo della lista civica Nicola Zingaretti, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Atena Onlus. "C'e' anche un'altra Regione, oltre a quella di cui si legge nelle cronache dei giornali in merito alla brutta politica, – commenta il capogruppo riferendosi alla campagna informativa di cui è fautore – anche perchè – prosegue Baldi – se non ci fosse la buona politica sarebbe veramente la fine. C'è quindi una Regione Lazio che cerca di fare cose importanti come questa campagna di cui sono particolarmente orgoglioso, perché sono riuscito a farla con il mio amico il professor Giulio Maira, uno dei più grandi neurochirurghi d'Europa, e con un testimonial d'eccezione come Maurizio Battista che con la sua simpatia ha contribuito a creare una sintonia sul delicato tema con centinaia e centinaia di ragazzi che hanno potuto vedere con delle foto cosa succede al cervello quando si inizia a fumare, bere o drogarsi."

Michele Baldi evidenzia come il messaggio sia stato recepito dai ragazzi ai quali, dopo aver illustrato i danni provocati dall'alcool e dalla droga, è stato chiesto se ora prima di mettersi in bocca una sigaretta, o prima di bere alcool o fare altro si rifletterà su quanto appreso e la risposta dei ragazzi è stata per la quasi totalità affermativa. "Quindi se grazie a questa campagna noi abbiamo salvato anche un solo ragazzo significa che la missione è stata compiuta e questa è appunto la buona politica"

Baldi ricorda poi un'altro progetto regionale che scade il 6 luglio 2015 denominato "Torno subito". Il progetto è finanziato con fondi europei e possono partecipare laureati o studenti, con età compresa tra i 18 e i 35 anni, che hanno un progetto "interessante e utile" da sviluppare o in Italia o all'estero. "In qualsiasi parte del mondo – sottolinea Michele Baldi – spiegando che la Regione Lazio finanzierà sia il progetto, sia il viaggio e sia il soggiorno per un anno. La condizione è quella di fare rientro in Italia ecco perché "Torno subito".

Le telecamere de L’Osservatore Laziale saranno presenti al prossimo convegno sulla prevenzione contro la droga “Io amo la vita” che verrà organizzato nel territorio laziale. Vi terremo aggiornati, buona visione.