TAR VS Franceschini, ovvero la politica creativa di Renzi

 

di Roberto Ragone

Siamo in un paese molto strano. A qualcuno questa  diffusa mancanza di logica potrebbe piacere: in fondo siamo tutti, o quasi, un po’ anticonformisti, visto che la conformità è monotona e noiosa. Ma ciò che accade da noi sfiora l’assurdo. Franceschini, messo KO da una sentenza del TAR, se la prende con il Tribunale, invece di fare ammenda del suo errore. E parla di ‘figuraccia internazionale dell’Italia’, mentre la figuraccia l’ha fatta solo lui. Cioè uno degli appartenenti alla Casta, di cui qualcuno s’ostina ancora a negare l’esistenza, un po’ come in Sicilia, dove ancora oggi si nega la presenza della mafia – sia detto senza riferimento alcuno.

Insomma, questo è un paese in cui si condanna il carabiniere che spara al ladro, e non il ladro. Oppure il giornalista che scopre il marcio della politica, e non chi in questo marciume sguazza, gozzoviglia e accumula denaro illecito in nero. Di cui una parte va al partito, come Craxi rivelò in parlamento, scoprendo un’acqua calda che non era mai stata svelata ufficialmente. Un’altra parte, invece, va nelle isole Cayman, o in qualche altro paradiso fiscale ben noto e mai toccato, per ovvi motivi.

Così anche don Matteo si scaglia contro il Tribunale Amministrativo del Lazio, dichiarando che non bisogna mandare a casa i cinque direttori di altrettanti  musei, scelti, secondo lui, con tutti i criteri possibili di efficienza e di capacità, ma assolutamente si deve cambiare il TAR, reo di avere applicato una legge che, comunque, ha visto la luce in un’aula di Montecitorio, e della quale i politici sono, non solo responsabili, ma in ipotesi esperti – o almeno dovrebbero. Solo che questo, come detto, è un paese strano, in cui chi fa le leggi poi si sente autorizzato a violarle, o a interpretarle pro domo sua.

Evidente l’indignazione di Franceschini in TV: ma nella sua espressione si legge anche il disappunto per avere toppato ed essere stato scoperto. Da questo l’attribuzione della sua vergogna a tutta l’Italia. In verità l’Italia non c’entra. I cinque licenziati, o licenziandi, sono stati scelti non dopo un referendum popolare, ma direttamente da un collegio di saggi nominato, indovinate un po’ da chi? Comunque, la legge è legge, e davanti alla legge siamo tutti uguali, o dobbiamo far finta di esserlo. Anche se poi non è così, ma c’è sempre qualcuno che si ritiene più ‘uguale’ degli altri.

Nell’uomo della strada rimane il sospetto che l’operazione internazionale sia stata orchestrata da un’Europa che molti non accettano, in barba alle capacità dei nostri cervelli che poi vanno a trovare ampio spazio e soddisfazione in altre nazioni. E dei quali noi Italiani ci dobbiamo privare. Giovani che hanno studiato in Italia, e sono costati fior di quattrini alle nostre amministrazioni, e che all’estero sono accolti senza colpo ferire, secondo le loro capacità e non secondo le raccomandazioni che purtroppo da noi sono una piaga come quella della burocrazia.

Burocrazia e raccomandazioni sono due delle origini della corruzione diffusa e accettata: chi di noi, avendo un figlio o un nipote da sistemare, non è andato dal monsignore o dal politico di turno, magari sotto elezioni? Ma una cosa è da rimarcare, in tutta questa faccenda, e bisogna riconoscerglielo: la grande creatività di Matteo Renzi, il quale, pur avendo rinunciato alla carica di premier, in effetti la ricopre ancora, comportandosi come se ne fosse investito ufficialmente. Se non si può superare l’ostacolo di una legislazione legittima, bisogna cambiare il Tribunale. Come nel gioco delle tre carte, e come è facile pensare che abbia agito durante i suoi tre anni di premierato. La carta vince, la carta perde: dov’è il re o la regina? Puntate signori, puntate. Tanto a giochi fatti una raccomandazione non si nega a nessuno.




Renzi su Consip: "Babbo dì la verità ai magistrati"

 

"Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati": così Il Fatto quotidiano riporta un'intercettazione del 2 marzo di quest'anno tra Matteo Renzi e il padre Tiziano, alla vigilia della convocazione di quest'ultimo in procura, nell'ambito della vicenda Consip. Il brogliaccio è riportato nel libro del giornalista Marco Lillo 'Di padre in figlio'.

"E' una cosa molto seria", afferma l'ex premier, secondo quanto ricostruito da Lillo: "Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje". E ancora: "Devi dire nomi e cognomi", "Mazzei è l'unico che conosco anche io". "È vero che hai fatto una cena con Romeo?", è la domanda dell'ex premier. E i carabinieri – riporta il quotidiano – annotano: "Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no". Quindi Matteo Renzi: "Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato". E ancora: "Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie", "non puoi dire bugie o non mi ricordo e devi ricordarti che non è un gioco".

 

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Renzi e le camice gialle: vincere e vinceremo!


di Roberto Ragone

Un’Ansa di oggi riporta che il 14 maggio tutto il PD in maglietta gialla è convocato nelle strade di Roma per ripulirle dai guasti di vent’anni di cattiva amministrazione della nettezza urbana. Il documento a firma Matteo Renzi è redatto in stile Ventennio: lo riportiamo così com'é: ""Domenica 14 maggio le Magliette Gialle – il simbolo del PD che sta sul territorio e coniuga valori alti e progetti concreti – sbarcheranno a Roma. Con la città invasa dai rifiuti e nell'incapacità dell'amministrazione comunale di dare risposte, il PD romano presenterà le proprie idee sulla gestione dell'emergenza dei rifiuti ma lo farà dopo che per una mattinata saremo stati a pulire la città". Il segretario del Pd ha parlato anche dell'assemblea di sabato e sottolineato che, a suo avviso, "il vento sta cambiando. E i sondaggi – per quello che valgono – fotografano una impressionante ripresa del PD. Bene così". Da notare la Magliette Gialle, che tanto ricordano Camicie di ben altra tinta, denominate "il simbolo del PD che sta sul territorio e coniuga valori alti e concreti, (che) sbarcheranno a Roma". Mussolini c'è arrivato via terra, lui via nave. Toni trionfalistici anche per ciò che riguarda "l'incapacità dell'amministrazione comunale di dare risposte". Evviva, arrivano i nostri! "I sondaggi fotografano un'impressionante ripresa del PD. Bene così." Dopo aver parafrasato l'infelice frase della Raggi, per cui "il vento sta cambiando". Benito avrebbe aggiunto: "Vinceremo!"

L’accusa è contro la Raggi e il suo governo, – visto che l'obiettivo primario, ora, è screditare i Cinquestelle, sua spina nel fianco – senza tener conto che questa situazione di degrado dura da più di vent’anni, periodo durante il quale si sono succedute giunte di ogni colore politico. Gli operatori ecologici in TV dichiarano che il problema è antico, e che mancano sia i mezzi che gli uomini – o le donne. In un panorama di questo genere, di fronte ad una situazione incancrenita, non si può pensare o pretendere che il problema monnezza venga risolto in pochi mesi. Ma tant’è, proprio Renzi, che rinnega ogni strumentalizzazione fatta dai suoi avversari, in questi giorni ne sta affrontando una macroscopica. D’altra parte la strumentalizzazione, la demagogia, e quel populismo che rimprovera agli altri, sono le sue armi di tutti i giorni. Sempre pronto ad inversioni ad U, come nel caso recente della nuova legge sulla legittima difesa. “Meno male che c’è il Senato” ha detto con tono di sfottò proprio Grasso, che di quella camera è presidente. Ma il reuccio ha ancora l’animo del boy scout e così ha convocato, lui, segretario del partito di maggioranza relativa, tutte le ‘mani’ disponibili, e tutte in maglietta gialla, per ripulire la strade di Roma, magari con il foulard al collo e i pantaloncini corti.

Naturalmente anche don Matteo sarà della partita, giusto il tempo per qualche scatto fotografico e un paio di riprese TV, chiamato poi urgentemente ai suoi impegni istituzionali. Come nel caso di una certa maratona mai indagata da chi di dovere, al cui traguardo arrivò fresco e senza affanno, pur non essendo un maratoneta.  Non credano, comunque, gli intrepidi piddini in maglietta canarino, di riuscire a sgombrare le strade di Roma in una sola giornata, facendo un gran favore non solo ai Romani, ma soprattutto a Zingaretti, dato che pare proprio che la responsabilità di questa situazione sia della Regione Lazio, sorda da anni al grido di dolore che si leva dal popolo romano,  insieme ad espressioni colorite, cacio e pepe.

Penso che nessun segretario di partito avrebbe avuto una pensata del genere: immaginate un De Mita, un Andreotti, un Berlusconi o un Berlinguer – e potrei continuare – in maglietta d’ordinanza, con un sacchetto nero e una scopa in mano, girare fra le montagne di rumenta e i topi, di domenica mattina? Forse Mussolini, sì, come nei filmati della campagna del Grano. Ma Renzi ci ha abituati alle sue stravaganze. Che poi tanto strane non sono. Specialmente in occasione delle primarie, durante le quali è stato chiuso in anticipo un seggio pugliese, a Nardò, in provincia di Lecce, per infiltrazioni destrorse; mentre ad Ercolano hanno votato i richiedenti asilo: senza documenti, vien da pensare, visto che era richiesta almeno la carta d’identità, se non – come nel caso di Nardò, ma questo non corrisponde a verità, e il sottoscritto lo può testimoniare – l’iscrizione al partito.

Sta di fatto che a tutti i ‘neri’ in coda al seggio – o ai seggi – era stato promesso un permesso di soggiorno in tempi un po’ meno lunghi. Indovinate per chi hanno votato? Miracolo! Renzi a quasi il 70%, salvo conguaglio, e gli altri dietro. Come i partecipanti al voto (renziano) in Campania, dove, nelle zone governate da De Luca – Vincenzo, non il figlio Piero, che s’affaccia alla politica già con buone referenze, visto che il 29 maggio dovrà affrontare a Salerno un processo per bancarotta fraudolenta, per il crac della società immobiliare IFIL, come scrive il Fatto Quotidiano – pare che l’affluenza di votanti sia stata superiore a quella di città molto più popolate, come ad esempio Napoli: miracolo delle fritture di pesce?
Insomma siamo in piena democrazia: i destrorsi favorevoli a Emiliano non hanno potuto votare a Nardò. Dove addirittura il seggio è stato chiuso anticipatamente, mentre ad Ercolano quest’anno hanno votato i richiedenti asilo, visto che i Cinesi lo avevano già fatto nel 2011. I quali richiedenti asilo sono la totalità degli sbarcati, dovendosi ancora discriminare chi ha diritto all’asilo e chi no.  Ma bisogna perdonarlo, Renzi, per la sua giovane età, nella quale capita ai migliori di fare disastri, e poi i genitori devono sistemare le cose. In questo caso, magari, è il contrario, ma il suo governo in tre anni ha aumentato il debito pubblico, pare, di venti miliardi di euro. 

Lo abbiamo rivisto l’altro giorno in TV dare una botta a quella Ruota della Fortuna che l’ha portato per la prima volta in televisione, e forse pensava che quella Ruota sarebbe stata la sua Fortuna. Aveva un’espressione smarrita, il labbro pendulo e somigliava tanto a mister Bean. Vai a pensare che l’avremmo avuto al governo. Intanto la Boschi è stata messa a guardia di Gentiloni, che non si monti la testa, per filtrare ogni sua iniziativa. È proprio vero che le disgrazie, come i terremoti, non sono prevedibili, e non arrivano mai da sole.  Appena ho letto la notizia dell’adunanza domenicale a scopo rumentizio in me s’è acceso un barlume di speranza: ho detto, vuoi vedere che finalmente don Matteo ha trovato la sua vera strada, e si toglie dalle scatole? Così, io spero ancora: la speranza è l’ultima a morire.
 




Renzi al 70%: democrazia o maggioranza bulgara?


di Roberto Ragone

 

E così, a quanto pare, ed è nei fatti, don Matteo sarà di nuovo segretario del PD, l’unico partito, a sentir loro, che ha una ‘vocazione di governo’, in questo sgangherato panorama politico italiano. Eletto, come sbandierato, in regime di ‘democrazia’, nonostante la sua maggioranza sia decisamente bulgara, e file di immigrati siano state registrate ai gazebo, e ancora, nonostante un seggio sia stato chiuso per manifesta partecipazione di elementi notoriamente estranei al partito di Renzi, i quali, ‘democraticamente’, avrebbero votato un altro candidato, magari Emiliano, dato che il fatto è accaduto in provincia di Foggia. Ma tant’è, il reuccio non accetta contestazioni, e le istruzioni erano tassative. In pieno regime di quella ‘democrazia’ che tanto sbandiera davanti a sé, come un vessillo tricolore (magari fosse!), e la cui mancanza tanto rimprovera ai Cinquestelle, Beppe Grillo in testa: senza rendersi conto di essere lui stesso un Beppe Grillo; o magari sapendolo benissimo, ma trovando questa posizione assolutamente di comodo. Ce lo ritroveremo ancora alla presidenza del Consiglio? 99 su cento, sì, visto che lo ‘stai sereno’ vale anche per Gentiloni, come servì per Enrico Letta.

Un Gentiloni ancora più facilmente mobile, data la sua figura evanescente di premier ‘a sua insaputa’. Un premier che non ha saputo lasciare alcuna impronta sul materasso della nazione, come invece fanno le mani di una nota marca nella pubblicità in televisione, con la loro ‘memory’. Impronta, tuttavia, anch’essa destinata a scomparire rapidamente. Vogliamo fare come Cassandra, profetessa di sventure: all’orizzonte, a meno di interventi direttamente dall’Olimpo di Giove,  abbiamo ancora almeno un altro lustro di don Matteo, ora ancora più irremovibile, ancorato ai suoi privilegi come una cozza patella allo scoglio, visto che la sua ‘politica’ di Giglio Magico gli ha reso bene, con favori, clientele, nomine, e tutto ciò che Machiavelli, nel ‘Principe’, indicava come strumenti per ottenere il fine, che, secondo lui, giustificava i mezzi. La cosa più assurda è che tutto ciò viene compiuto in nome di una pretesa democrazia, della quale il partito di Renzi addirittura si fregia nella sua denominazione. Non dimentichiamo la conversione ad U che esso ha compiuto nei decenni, da PC a PDS a DS, per approdare al PD. Cioè, partendo da un partito comunista filosovietico che è stato la negazione della libertà, fino ad approdare ad un partito che mira al centro, un partito che vuole catturare i voti dei moderati, che in Italia sono la maggioranza. D’altronde, tutti mirano al centro, Berlusconi compreso. In barba a quella democrazia che in Italia non c’è mai stata.

Gli scossoni dell’ultimo conflitto hanno portato, una volta terminato, ad una proclamazione di libertà che era nelle parole ma non nei fatti. Il potere è passato, dalle mani di un PNF dichiarato fuorilegge, alla DC, un partito in cui erano confluiti tanti che da esso provenivano, e che per maggior suggestione, aveva associato la parola ‘democrazia’ a ‘cristiana’, quale garanzia di vita eterna. Oggi più che mai ‘democrazia’ è una parola piena di significato, ma vuota nei fatti. Sottosegretari e ministri nominati dall’alto, non per capacità ma per appartenenza; curricula degli stessi, falsi e mendaci, ciò che in un paese serio avrebbe causato dimissioni; intrallazzi di cui si fa fatica a frenare i salienti, che sporgono come punte di iceberg nel panorama di Montecitorio; promesse elettorali prontamente rimangiate a festa effettuata; corruzione latente e generalizzata, per cui Piercamillo Davigo ha detto che i politici “Rubano come prima ma hanno smesso di vergognarsi”. Eccetera eccetera. Purtroppo ormai siamo abituati ai favoritismi parlamentari, come alle ruberie, e non ci fa più specie: anzi, se vogliamo un favore qualunque, andiamo dal politico che riteniamo più intrallazzato per chiederglielo. E questo è destabilizzante: anche i contadini andavano – e tutt’ora lo fanno, ma non solo i contadini – dal capomafia del posto, che, si sa, ottiene rapidamente ciò che ordina, a prescindere dai metodi. Siamo un paese in declino, in mano ad una classe politica maneggiona, forse la peggiore che abbiamo mai avuto, dove il più dritto ‘campa la casa’, come si dice a Bari. Non è democrazia, e non è democratico il partito di Renzi, affermarlo è una contraddizione in termini. Staremo a vedere. Ormai il re è nudo, tutti lo vedono, ma nessuno ha il coraggio di gridarlo. Noi continueremo a farlo, da queste colonne, democraticamente, finchè non ce lo impediranno: il che è previsto, anche, nella ‘democrazia’ del reuccio.




Renzi è l'uomo del Pd

 

Alla fine delle votazioni dei circoli Pd il risultato è netto: Renzi rispetta le previsioni e conquista la maglia rosa, mentre Orlando non riesce a metterne in discussione la leadership. L'ex premier vince un po' ovunque e rilancia sulla legge elettorale. Secondo fonti mozione Renzi, Emiliano passa sul filo arrivando al 6,5-7%. La mozione Orlando denuncia 'anomalie' nel voto in varie Regioni: a Catania in 400 avrebbero votato senza tessera. 'Nessun broglio', replica la ministra Boschi. Sulla legge elettorale Renzi rilancia sulle Camere; "Facciano una proposta". E la Boschi: "Hanno bocciato tutto, tocca a loro". Anche Berlusconi in campo: 'Mattarellum inaccettabile'.

"Si stanno concludendo in queste ore in tutta Italia e all'estero i congressi dei circoli del Partito Democratico. L'affluenza al voto degli iscritti al partito per i congressi scrutinati è del 58,1%, che propone una proiezione finale di votanti compresa tra 235mila e 255mila. Al momento, con i dati raccolti dall'organizzazione del Partito che coprono circa 4mila circoli, le tre mozioni hanno ottenuto voti:

– Matteo RENZI 68,22% (141245 voti) – Andrea ORLANDO 25,42% (52630 voti) – Michele EMILIANO 6,36% (13168), per una somma totale di voti validi pari a 207.043".

Si chiude il primo round del congresso Pd: oggi infatti sarà l'ultimo giorno per le assise dei circoli e già nel tardo pomeriggio dovrebbero arrivare i dati ufficiali. Confermati i trend di questi giorni, e anche la guerra di cifre: Renzi è saldamente al comando oltre il 60 per cento mentre Orlando veleggia intorno 30 per cento; Emiliano fa mostra di essere ottimista e secondo fonti del suo Comitato avrebbe raggiunto il 7%.

"In poche ore in alcuni circoli ci sono state centinaia di iscritti e non credo sulla base di un improvviso entusiasmo, io esprimo preoccupazione. Io credo che tutto sia regolare ma voglio dire che quando in un circolo l'ultimo giorno utile si iscrivono 6-700 persone, poi il dibattito lo fanno in 6-7 e vanno a votare in 300, non credo che sia il partito che vogliamo. Ho scelto la linea di non presentare ricorsi". Lo afferma Andrea Orlando candidato alla segreteria del Pd a In Mezz'ora su rai3.

Percentuale che però, stando ai calcoli dei renziani (che comunque non sarebbero inclini a lasciarlo fuori dalla contesa) è più bassa, addirittura sotto la soglia del 5% necessaria a poter restare in corsa. Secondo la mozione dell'ex premier la vittoria sarebbe vicina a quota 70%, mentre il ministro della Giustizia sarebbe poco sopra il 26%. Dati diversi dalla mozione del Guardasigilli che, stando ai propri conti, vede superare il 30% attribuendo a Renzi il 63,9%




Renzi: "Pronto a rilanciare il Pd"

 

Uno dei pochi ad aver detto mi dimetto e ad averlo fatto. Certo, avrebbe voluto ritirarsi ma la politica è il suo tallone d'Achille e sente di poter fare ancora qualcosa per il Paese. "Le nuove polarità sono esclusi e inclusi, innovazione e identità, paura e speranza. Gli esclusi sono la vera nuova faccia delle disuguaglianze, dobbiamo farli sentire rappresentati. L'identità è ciò che noi siamo, senza muri e barriere, e non dobbiamo lasciarla alla destra. Quanto all'innovazione, è indispensabile per non finire ai margini, ma ne ho parlato in termini troppo entusiastici, bisogna pensare anche ai posti di lavoro che fa saltare. Insomma, c'è un gran da fare per la sinistra".

E' quanto afferma l'ex premier Matteo Renzi in una lunga intervista a Repubblica in cui spiega come intenda, a partire dai suoi "errori", rilanciare il Pd. "Ho fatto tante riforme senza capire – ammette – che serviva più cuore e meno slide", "credo nel Pd, lo rilanceremo con facce nuove e valori forti. Non ho fretta di votare – aggiunge – ma evitiamo un bis del 2013". "Continuo a pensare – dice Renzi sulla legge elettorale – che il ballottaggio sia il modo migliore di evitare inciuci. Se la Consulta lo boccerà, c'è il Mattarellum. Con il proporzionale si torna alla Dc".

Sugli istituti di credito l'ex premier rivendica: "abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, l'errore l'ha fatto Monti sulla bad bank. Il caso di Boschi padre ci è costato molto. Dissi che Mps era un affare? C'erano le condizioni". Sul cosiddetto Giglio magico, Renzi nega favoritismi: "Mai scelto le persone in base alla fedeltà. L'inchiesta su Luca Lotti? sono sicuro di lui, bene le indagini ma i pm facciano in fretta". Sulla vicenda Consip, Renzi ribadisce: "La mia linea è sempre una sola: si vada a sentenza. Noi chiediamo ai giudici di fare presto, sempre", "ovviamente non ho alcun dubbio sulla totale correttezza dei carabinieri e dei membri del governo in questa vicenda". Renzi parla anche dei Cinque stelle e del leader Beppe Grillo: "Lui vince se denuncia il male. Non se prova a cambiare. Quei ragazzi sono già divisi, si odiano tra gruppi dirigenti, fanno carte e firme false per farsi la guerra. Ma sono un algoritmo, non un partito. Lui è il Capo di un sistema che ripete ai seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell'onda del web. Dovremmo fare una colletta per liberare la Raggi e i parlamentari europei dalle orrende manette incostituzionali che multano l'infedeltà al partito, ogni ribellione o autonomia. Ma quelli che vedevano la deriva autoritaria nella riforma costituzionale, su questo tacciono".




Roma, spiavano politici tra cui Renzi, istituzioni e imprenditori di livello nazionale: due arresti

 

ROMA – Spiati politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L'indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all'arresto di due persone, l'ingegnere nucleare Giulio Occhionero, di 45 anni, e la sorella Francesca Maria, residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell'alta finanza capitolina. L'indagine è coordinata dal pm Eugenio Albamonte della Procura di Roma.

Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) – infettati con un malware chiamato 'Eyepyramid' – che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza.

L'indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell'invio di una mail: indirizzata all'amministratore di rilievo di un' infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Fra queste ci sarebbero anche l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il presidente della Bce Mario Draghi. Tra i portali oggetto dell'attività dei due anche quello della Banca d'Italia, della Camera e del Senato. E risultano "compromessi" pure due computer in uso ai collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della cultura, della Pontifica Commissione di archeologia sacra e del consiglio di coordinamento tra accademie pontificie. L'organizzazione aveva immagazzinato le informazioni trafugate in alcuni server sequestrati in Usa.




Renziade: la lunga ombra di Napolitano

 
di Roberto Ragone
 
Come previsto, l’ipotesi più probabile, conoscendo i nostri polli, rimane quella del quarto governo non eletto, che ci porti alla fine della legislatura. Un governo che permetta a circa 600 parlamentari di completare il periodo di 4 anni, 6 mesi e un giorno di esercizio, per poter ‘godere’ del vitalizio a cui ormai si fanno risalire tutte le vocazioni politiche, quasi che fare un periodo al governo fosse un’opera di beneficenza.
 
Di contro, la prima alla Scala, con grande dispiegamento di forze di polizia per proteggere i VIP, completamente avulsi dalla realtà e incapaci di comprendere le ragioni dei pochi che si sono radunati davanti al teatro per manifestare il loro disagio. Tutti gli intervistati nel foyer hanno parlato soltanto di una ‘grande emozione’ di fronte ad una versione della Butterfly mai rappresentata prima. Un contrasto stridente fra le ‘mise’ delle signore arrivate con grande codazzo di auto di lusso, e i cartelli di chi legittimamente manifestava perché non riesce a tirare la fine del mese, e magari neanche a trovare un lavoro vero, nonostante Renzi & Co. continuino, nel riassunto dei ‘meravigliosi mille giorni’, a decantare le bellezze delle centinaia di migliaia di posti di lavoro in più, circa 550 al giorno.
 
Peccato che nessuno se ne sia accorto, e che i salari siano sempre più bassi, e che le ore lavorate e pagate con i vaucher abbiano raggiunto la quota di 1 milione 700mila. Peccato anche che il 75% degli Italiani non riesca più a mettere da parte un soldo, e che i poveri siano più che raddoppiati in due anni e mezzo. Abbiamo anche imparato che si è poveri quando:
1) non si può cambiare la lavatrice;
2) non si può cambiare l’auto;
3) si lasciano indietro bollette da pagare;
4) non si può far fronte a spese impreviste;
5) non si può permettersi una breve vacanza, di una settimana.
 
Cioè praticamente la condizione generale di quasi tutti gli Italiani, tranne quei pochi ricchi che continuano a rastrellare denaro. Quindi ricchi sempre più ricchi, e poveri sempre più numerosi e sempre più poveri. Fra la Casta finanziaria e la vita reale la forbice s’allarga sempre di più, come accade anche con la Casta politica. Un’esercito di gente che ha in mano le leve del potere e dell’economia, a cui non importa nulla della condizione dei cittadini, soprattutto perché non la capiscono. E non la capiscono perché non si preoccupano minimamente di capirla. Pancia piena non pensa a quella vuota. Intanto, Napolitano parteciperà alle consultazioni per la soluzione del vuoto di potere, dopo la farsa della fiducia posta al governo dimissionario per l’approvazione della legge di bilancio. Abbiamo un Renzi abbondantemente squalificato sia come capo del governo che come segretario del partito, e ancora la sua presenza è condizionante per le decisioni da prendere, anche se non parteciperà alle consultazioni. A cui, invece, parteciperà il presidente emerito Giorgio Napolitano: in che veste, se c’è già Mattarella? Per controllare che l’incarico sia dato ad una persona di sua ‘fiducia’, per continuare la politica intrapresa?
 
Niente soluzione di continuità, quindi, si parla addirittura di un Renzi bis, anche se don Matteo fa il ritroso, giusto per far credere che poi avremo bisogno di lui, che proprio, se fosse per lui mollerebbe tutto, ci mancherebbe, dopo le dimissioni ‘irrevocabili’, accolte impropriamente da Mattarella ‘con riserva’. Mille giorni in cui l’Italia è andata sempre peggio. Renzi, se ci lascia – e tutti ce lo auguriamo, almeno il 60% degli aventi diritto al voto – ci lascia una nazione in pezzi, con gli stipendi ai minimi termini, i poveri che aumentano ogni giorno, la disoccupazione galoppante, i pensionati che fuggono all’estero, i migranti che arrivano in numero sempre maggiore, i guasti nella gestione delle case popolari che creano guerre fra poveri, e famiglie che vanno a vivere nelle cantine dei palazzi, ove trovino posto. Uno sfacelo che don Matteo definisce ‘mille giorni meravigliosi’. Cosa ci trovi di meraviglioso, lo sa solo lui. Lui che non solo non è guarito dalla sua solita arroganza, ma, dopo il lacrimevole discorso pronunciato con la moglie a tre metri di distanza, sullo sfondo, – discorso che pare non sia neanche farina del suo sacco – ha ripreso il suo solito atteggiamento. Certa gente non impara mai. Mentre fuori dal teatro alla Scala i poveri, quelli veri, si accalcano, cercando di manifestare della loro condizione a persone che, ingioiellate e vestite in alcuni casi, con un chimono come la protagonista –  “L’avevo nell’armadio, e ho pensato bene di metterlo”: perché mai una donna debba avere un chimono giapponese nel suo armadio, nessuno lo sa – sono arrivate con auto di lusso in fila indiana, ben protette e attente a non contaminarsi con gli straccioni che chiedevano solo un po’ di giustizia sociale.
 
Si racconta che Maria Antonietta, di fronte al popolo che protestava fuori del palazzo reale, abbia chiesto alla sua servitù per quale motivo lo facesse. “Maestà” fu la risposta “Non hanno pane.” “E allora che mangino brioches” pare che sia stata la risposta. Ora, al di là della leggenda, sappiamo come è andata a finire, con la ghigliottina in piazza. Non siamo a quei tempi, ma la disuguaglianza sociale è arrivata a livelli insopportabili, specialmente se teniamo conto del fatto che il compito dei governi dovrebbe essere quello di creare le condizioni di vita giuste per i cittadini. Dopo la consultazione referendaria sarebbe stato giusto che chi ha fallito in maniera così clamorosa fosse andato veramente a casa. L’esito del referendum ha detto chiaramente che gli Italiani non sono soddisfatti di questa gente e delle loro politiche, tutte tese al vantaggio dei poteri forti, che ormai sappiamo bene chi sono e a chi fanno capo in Italia. Così stando le cose, è molto facile che, sotto la spinta di un Napolitano tanto emerito quanto redivivo, ci venga imposto un quarto governo non eletto. Chiamatelo come volete: tecnico, provvisorio, istituzionale: non c’è niente di più definitivo di una cosa provvisoria. Anche perché è chiaro come il sole che, a dispetto delle ‘gride’ della destra, Salvini in testa, la mira di chi è ancora al potere nonostante tutto, è di arrivare al 2018, cioè a fine legislatura. L’unica strettoia per chi dovrà decidere il prosieguo di questo disgraziato governo sarà l’attenzione ad adottare misure che taglino fuori i Cinquestelle. È probabile, e speriamo di sbagliare, che sarà adottata la soluzione del Renzi-bis, il che consentirebbe di non sconvolgere i piani Bilderberg/Unione Europea. Questo spiegherebbe il perché del mancato sconvolgimento dei mercati finanziari. Con buona pace di chi legittimamente chiede di andare finalmente a votare, dopo il parere della Consulta, il 24 gennaio o giù di lì: infatti non è necessario un nuovo governo per cambiare la legge elettorale, basta, appunto, la modifica della Corte Costituzionale.



Renziade: mi dimetto, me ne vado, no rimango. Quando il carnefice diventa vittima…

 

di Roberto Ragone

 

Come prevedibile, di Matteo Renzi non ci si sbarazza facilmente, come della carta appiccicosa di una caramella. Non ancora spento l’eco delle sue lacrime di autocommiserazione, e il ringraziamento alla moglie Agnese e ai suoi figli – che cosa c’entrino, povere anime di Dio, Lui solo lo sa – in una sceneggiata degna di un feuilleton fin de siecle, che subito è partita l’azione di recupero alla ‘santo subito’ in televisione. Nella quale, rocambolescamente, il carnefice è diventato vittima.

 

Così, invece di dimettersi dalla vita politica in toto, ce lo ritroviamo ancora fra i piedi, aspettando che magari Emiliano gli batta sulla spalla, con uno ‘Stai ereno’. Un’incognita è il risultato del prossimo congresso PD, dove potrà succedere di tutto, anche l’imprevisto, nonostante Matteo Renzi sia stato abbondantemente squalificato per un ruolo di direzione. Per lui non sarà una passeggiata, specialmente se insisterà nel voler fare la vittima di un tradimento. L’intervista di Bersani con Floris è stata precisa e rivelatrice: tutti abbiamo potuto constatare che gli avvertimenti gli erano stati dati, e che gli errori che lui ha insistito nel voler commettere sono proprio quelli che gli sono stati contestati da tutta la nazione, e la causa del suo fallimento. Ora la domanda da un milione di dollari è: cosa si fa? La cosa più giusta sarebbe andare a votare subito, rispettati i tempi tecnici, con qualsiasi legge elettorale, visto che ne abbiamo tante da poter scegliere; ma proprio perché è la cosa più giusta, in questa Italia dai tanti misteri, non verrà adottata. Scartato un Italicum per il quale si è sprecata una fiducia e sei mesi di dibattimento, dato che oggi come oggi porterebbe i Cinquestelle dritti come un fuso al governo, ci rimane solo da ricordare la frase che Maria Elena Boschi ebbe a pronunciare alla Camera, rispondendo a chi contestava il fatto che il premio di maggioranza fosse troppo alto, su misura per Renzi e il PD: “L’Italcum non si tocca.”

 

Un’altra delle frasi famose di questo governo. Un quarto governo non eletto porterebbe gli Italiani, ormai stufi, sulle barricate, con grave rischio per l’ordine pubblico. Papabili per l’interim Piero Grasso, il più gettonato perché il più neutro, poi Graziano Del Rio, fedelissimo di Renzi, e Giancarlo Padoan, il suo alter ego, o anche Franceschini, proprio per quella su aria di bravo ragazzo.  Sullo sfondo lo stesso don Matteo, che pretenderebbe, lui ormai potentemente squalificato da tutta la nazione, di continuare a far carte, fidando sulla presenza di coloro che ha favorito piazzandoli nei gangli vitali dell’amministrazione pubblica.

 

Una mano glie la da’, ed era prevedibile, la Consulta, che si pronuncerà, bontà sua, dopo il 24 di gennaio 2017, a feste abbondantemente concluse e godute – loro. Mentre i cittadini rimarranno appesi ad una decisione che potrebbe slittare sine die, magari fino a settembre/ottobre, non foss’altro che per far beccare il vitalizio a chi ha bisogno di completare il suo excursus parlamentare. Intanto Napolitano tace, almeno ufficialmente. Mentre il suo successivo, Mattarella, grida allo scandalo qualora si dovesse andare subito al voto. In realtà, sarebbe più giusto, e anche farebbe bene alla nazione, votare subito dopo un parere che la Consulta potrebbe accelerare ottenendo una risposta prima di Natale: quando è necessario, si fanno anche gli straordinari, e poi ormai il tema lo conoscono a memoria, per il bene della nazione, si potrebbe votare a febbraio, per non lasciare l’Italia in balia del nulla. Ma questa soluzione favorirebbe i ‘populismi’, pericolosissimi e contagiosi batteri antidemocratici, quelli che hanno causato la malattia mortale che ha sconfitto – finalmente! – un Renzi che non vuole mollare. Allora, invece di andarsi a ritirare in convento sul Monte Athos, dove potrebbe più proficuamente riflettere sui suoi errori e sulla causa di una debacle epocale, il nostro riciccia sott’acqua, come un rigurgito di qualcosa mal digerito. Il tutto per fare in modo, complice Mattarella, che con i tempi giusti si inneschino i soliti giochi di corridoio fra PD, Forza Italia, ALA e compagnia cantante: il tutto per evitare che il M5S e le destre, capeggiate da Salvini, pssano cavalcare la protesta generale. Dopotutto, i populismi fanno male al fegato, no? Mentre una politica ‘razionale’ è quella più consigliata a tutta la popolazione, a dispetto di ciò che la nazione stessa possa desiderare. Rimane un’incognita: chi tirerà fuori il coniglio da cappello del prestigiatore? Di solito Napolitano, e questa volta potrebbe incaricare un suo fedele, magari una donna. Ma, beninteso, senza mai apparire. Da salvare, la riforma costituzionale, magari modificata, con tutto ciò ch’essa comporta, alla quale Napolitano & Co. non hanno rinunziato.

 

La caduta di Renzi è solo un incidente di percorso, ora si ricomincia, bisogna continuare il discorso interrotto con Bilderberg e soci, e le insidie per noi cittadini sono più sottili e velenose. Possiamo anche aspettarci un provvedimento autoritario, ogni ipotesi è valida, perché sappiamo dove ‘loro’ vogliono andare a parare.  Ma siamo in Italia, e conosciamo i sistemi della politica nostrana: ritardare, slittare, insabbiare, manovrare, inciuciare. Aspettiamoci anche questo, nonostante il segnale che ‘loro’ hanno ricevuto sia stato forte e chiaro.




Renzi e la manovra all'ombra del Referendum: "Sgravi totali per chi assume al Sud". E Berlusconi lancia l'assist: "Unico leader è Renzi"

Redazione

Tra poco Del Conte dell’Anpal firmerà un atto molto importante da 730milioni di euro, che sono quelli della decontribuzione per il 2017. Gli incentivi del jobs act solo per il Mezzogiorno saranno confermati integralmente. Le aziende che scelgono di assumere al Sud hanno la decontribuzione totale come il primo anno del Jobs act. E’ una importantissima scelta che abbiamo fatto per il 2017". Lo dice il premier Matteo Renzi a Caltanissetta. "Dicono che gli incentivi funzionano e pensano di criticarci…", sottolinea il premier. La decontribuzione varrà solo per i giovani e i disoccupati: lo precisa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti spiegando che le decontribuzione sarà totale fino a 8.060 euro per 12 mesi per gli imprenditori delle regioni meridionali che, nel 2017, assumeranno a tempo indeterminato o in apprendistato giovani tra i 15 ed i 24 anni, e disoccupati con più di 24 anni privi di impiego da almeno sei mesi. 

Intanto il giorno dopo lo 'strappo' su Stefano Parisi ("non può avere un ruolo se in contrasto con Salvini") Silvio Berlusconi non nasconde la propria delusione per non aver trovato un suo 'erede' politico. "Spero che ci sia", dice a Rtl 102.5, anche se "fino adesso questa scelta non mi si è presentata. Avevo puntato molto su qualcuno che poi addirittura è passato dall'altra parte… Altri personaggi hanno deluso. Di leader veri nella politica – osserva – ora ce ne è uno solo e si chiama Matteo Renzi. Fuori dalla politica forse ce ne è qualcuno, ma dalla politica è stato buttato fuori…".

Berlusconi ha parlato anche di referendum. "Renzi mente: se vince il no non ci sara' nessun caos. Sono le stesse bugie – ha aggiunto – che diceva Napolitano quando diceva all'estero che il mio governo non aveva i soldi per pagare gli stipendi". Lo ha detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi a Rtl 102,5. "Renzi – prosegue – usa l'arma della paura per raccogliere voti".

"Se vince il no – ha detto ancora – si potra' avere un governo che faccia la legge elettorale e ci porti al voto. Oppure un esecutivo che faccia una riforma costituzionale con quelle cose che in questo non ci sono". "Noi vogliamo che vinca il no per ridare voce agli italiani e arrivare a ridiscutere una riforma della Carta tutti assieme, per raggiungere un accordo piu' ampio possibile". A chi gli chiede se fosse pentito della rottura con Renzi, l'ex premier risponde netto: "Purtroppo ci siamo chiamati fuori quando abbiamo capito che non era interessato a una vera riforma ma a regole cucite addosso a lui. A quel punto avevamo non solo il diritto, ma anche il dovere di opporci".

Sul fronte referendum il premier Matteo Renzi è andato all'attacco. "Non ci sono alibi – ha detto – se voti No difendi la Casta".




Leopolda, Renzi all'attacco della minoranza Pd: "Chi dice NO ha distrutto l'Ulivo"

Redazione

Contro i Dem, contro il NO, contro chi gli è contro. Matteo Renzi, dal palco della Leopolda, attacca la minoranza del Pd ed "i teorici della ditta quando ci sono loro e dell'anarchia quando ci sono gli altri". Un attacco che la platea della Leopolda accoglie con un 'fuori,fuori' riferito alla sinistra interna. "C'è un po' di amarezza – dice Renzi – perché in parte del nostro partito è prevalsa la tradizionale volontà non tafazziana, sarebbe troppo semplice dire che è farsi del male da soli, ma è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell'Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Con rispetto, umiltà ma decisione non ve lo consentiremo. Ieri abbiamo razionalmente smontato tutte le bufale del No ma a loro non basta perché per loro il referendum serve a bloccare tutto ciò che, partendo da qui, abbiamo fatto, dicono di difendere la Costituzione ma stanno cercando di difendere solo i loro privilegi e la possibilità di tornare al potere. Sanno che il 4 dicembre è l'ultima occasione per tornare in pista". "Il nostro 2017 – ha proseguito Renzi – potrebbe essere un anno meravigliosamente difficile ma meravigliosamente bello: l'anno della svolta per l'Italia e l'Europa, a partire dall'appuntamento del 25 marzo 2017" sui trattati Ue. A quel governo volete arrivarci con un'Italia delle idee o con un 'governicchio tecnicicchio'? Con un'Italia che guarda all'Europa o a classe dirigente politica che non può che continuare a fallire?. "Con il referendum costituzionale – ha detto Renzi – siamo ad un bivio, è il derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra nostalgia e domani". "Sono molto felice di questa Leopolda. E' stata sorprendente – ha detto Renzi – non solo perché abbiamo avuto modo di vedere Matteo Richetti in versione show come cerimoniere, ma anche e soprattutto perché in tanti hanno sempre sostenuto che nel momento in cui una iniziativa la organizzano quelli che sono al governo è difficile riuscire a emozionare, incuriosire, appassionare. E invece i grazie mi sono arrivati soprattutto dai ministri che hanno gestito i tavoli di lavoro: mi hanno detto che gli è stato più utile di un focus group. Qui c'è – sottolinea – il sentimento entusiasta di persone che pensano che fare politica non sia una parolaccia, sia una cosa che possono fare tutti, non un gruppo di addetti ai lavori illuminati". "A tutti gli sfollati vorrei andasse il primo pensiero non solo della Leopolda ma di tutti gli italiani che credono che risolveremo anche questa, che saremo capaci di ricostruire, che andremo oltre il sentimento di orgoglio che abbiamo avuto nell'estrarre vive 238 persone, una cosa mai accaduta in Ue. Non basta rispondere all'emergenza e se vogliamo essere coerenti e non utilizzare il terremoto come set di grande show, dobbiamo mettere in atto una politica di prevenzione".  "Questa mattina parliamo di futuro", ha detto Matteo Richetti, che dirige i lavori dal palco. Ad aprire la giornata è stato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e 'leopoldino' dalla prima edizione. Gori ha ricordato come la riforma costituzionale fosse fin dalla prima edizione tra le proposte chiave della kermesse renziana. E ha invitato all'impegno per il referendum costituzionale: "Il 4 dicembre date una mano anche voi, facciamo fare al Paese un salto nel futuro, facciamo vincere il Sì".

Subito dopo è intervenuto Andrea Occhipinti, fondatore della società di produzione e distribuzione cinematografica Lucky Red. Occhipinti ha elogiato la riforma del cinema, approvata questa settimana: "Siamo veramente contenti che dopo 50 anni sia arrivata questa legge per rendere competitiva l'industria del cinema italiano: una legge di sistema completa e moderna. Uniti possiamo fare il cinema italiano di nuovo grande".

"Credo che questa modifica di legge elettorale possa essere anche una buona occasione per tanti che dicevano di votare No al referendum solo a causa della legge elettorale per riorientare il proprio voto verso il Sì'". Così il ministro dell'Interno Angelino Alfano, oggi a Torino a margine di un convegno dei Moderati per il Sì, sull'accordo all'interno del Pd sulla legge elettorale. "È stato tutto organizzato come castigo divino per i nostri discorsi di 3 giorni ed ecco il fulmine". Così Matteo Renzi salendo sul palco per chiudere la Leopolda scherza sul black out prima del suo intervento di chiusura della kermesse. Per colpa di un violento nubifragio abbattutosi su Firenze, infatti, la luce si è interrotta e la sala è romasta al buio per alcuni minuti. "Con il referendum costituzionale – ha detto Renzi – siamo ad un bivio, è il derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra nostalgia e domani".