Lazio, emergenza edifici scolastici: la Capitale non comunica i dati dal 2014

A dir poco allarmante e preoccupante la situazione degli edifici scolastici nel territorio regionale del Lazio. I dati presentati ieri a Roma da Legambiente nella XVIII edizione del dossier Ecosistema Scuola, sulla qualità degli edifici scolastici, nell’ambito del secondo Forum Nazionale dell’Edilizia Scolastica, parlano da soli.

 

Nel Dossier, per il Lazio i soli capoluoghi di Latina e Frosinone inviano dati, mentre non lo fanno Rieti e Viterbo ma soprattutto continua a non mandare dati la capitale. Nel resto del Lazio, se erano il 65% gli edifici scolastici che necessitavano di interventi di manutenzione urgente nel 2015, salgono all’80% nel 2016. Gli edifici scolastici delle due città prese in esame di Latina e Frosinone sono mediamente giovani, con il 52,8% costruito dopo il 1974; solo il 3,3% risulta fatto con criteri di bioedilizia, e solo il 3,3% con criteri antisismici.

 

La verifica di vulnerabilità sismica risulta invece eseguita su appena il 60% degli edifici. Sulla manutenzione degli edifici il quadro è poco confortante visto che solo l’1,1% ha goduto di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni nonostante l’80% necessiti di interventi urgenti. Le indagini diagnostiche dei solai sono state realizzate solo sul 15%. Sulla messa a norma la situazione non è migliore: solo il 15% possiede il certificato di agibilità e di agibilità igienico-sanitaria e il 17,6% di prevenzione incendi. Tutte le scuole presentano impianti elettrici a norma e il 91,2% ha i requisiti minimi di accessibilità. Gli edifici che utilizzano energia rinnovabile sono il 18,7% tutti da solare fotovoltaico.

Roma, con le sue 1.194 scuole, è evidentemente la città col maggior numero di edifici scolastici d’Italia, e già nel 2014, l’ultima volta che l’amministrazione comunale inviava i dati per il dossier, comunicava la necessità di manutenzione urgente nel 36% degli istituti di competenza comunale, ad oggi però sono stati realizzati solo 27 interventi in 4 anni attraverso le linee di finanziamento nazionali o regionali. A questo ritmo, per realizzare i soli lavori di manutenzione urgente ci vorrebbero oltre 63 anni. “Che nelle scuole della capitale, a questa velocità, ci possa volere oltre mezzo secolo per realizzare i soli interventi di manutenzione urgente che servirebbero, è assurdo – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – così come è inaccettabile che da anni le amministrazioni comunali romane siano impossibilitate a fornire i dati per il dossier, numeri peraltro comunicati da tutte le maggiori città italiane; non avere contezza di questi dati vuol dire evidentemente non riuscire a progettare e concretizzare gli interventi necessari alla riqualificazione degli spazi scolastici di Roma”. “I numeri che vengono forniti dal dossier, raccontano un quadro allarmante – conclude Scacchi –, in pochissimi edifici si riescono a svolgere lavori di manutenzione straordinaria necessari, se pur ce ne sarebbe bisogno praticamente dovunque; è scarsa la certificazione e sono bassi i numeri sulle verifiche di vulnerabilità sismica nei solai, e ancora poche sono le scuole con tetti fotovoltaici e progetti di efficientamento energetico. Migliorare le nostre scuole vuol dire migliorare il futuro, i comuni devono imparare a progettare meglio per accedere ai fondi necessari per la riqualificazione dell’enorme patrimonio di edilizia scolastica del Lazio”.

Marco Staffiero




RIETI, ALLARME SICUREZZA EDIFICI SCOLASTICI: SITUAZIONE PREOCCUPANTE PER LA PROTEZIONE CIVILE

Redazione

Rieti – Mentre non si placano le polemiche, specie sui social network, riguardo alla sicurezza nelle scuole di Rieti, dopo che è stato resa pubblica la mappa della pericolosità sismica degli edifici scolastici nel capoluogo reatino, stilata dal Comune ed inserita nel nuovo Piano di protezione civile, a rincarare la dose delle polemiche è arriva la recente pubblicazione dell’ XI° rapporto presentato da Cittadinanza Attiva sullo stato della sicurezza nelle scuole.

Secondo l'indagine, il 66% delle scuole monitorate non ha il certificato di agibilità statica, il 62% non ha quello di agibilità igienico-sanitaria, il 63% è privo del certificato di prevenzione incendi. I crolli di intonaco si riscontrano nel 23%  delle mense, nel 21% dei laboratori, nel 15% delle palestre. Scuole che presentano consistenti presenze di amianto e nessuna bonifica in atto, per non parlare delle barriere architettoniche, ancora presenti in una percentuale molto elevata in troppi istituti scolastici.

In questa fotografia sullo stato degli edifici scolastici niente affatto rassicurante, Rieti non rappresenta un’eccezione. Ma ricevere i dati sullo stato della situazione è impresa ardua: le varie Amministrazioni giocano di rimando, palleggiandosi fra loro la responsabilità di snocciolare cifre e dati, alla faccia della trasparenza amministrativa.

“A noi della Protezione Civile non compete il controllo delle agibilità delle strutture scolastiche, che sono demandati agli Enti proprietari degli edifici ed a chi ha potere di controllo su di essi, ma certamente siamo molto preoccupati sullo stato in cui versano molte strutture pubbliche – a dichiararlo è il responsabile del CER Protezione Civile di Rieti, Crescenzio Bastioni – anche alla luce della sismicità presente in tutta l’area reatina, tra le più pericolose dell’Italia centrale. Dal canto nostro, ciò che possiamo fare e che puntualmente reiteriamo a tutti i nostri interlocutori, è ribadire che il concetto della prevenzione è basilare per abbattere il rischio che corrono coloro che in quegli edifici scolastici vivono e lavorano, trascorrendovi gran parte della loro giornata, tra cui ci sono anche i nostri figli. In questi casi, investire nella prevenzione rappresenta un investimento, mai una spesa".

“Con ciò esortiamo le varie Amministrazioni che ne hanno la responsabilità, a rivedere da subito l'elenco delle priorità, destinando le risorse disponibili a quelle iniziative che meglio di altre possono rivelarsi un investimento per il futuro. Si tratta cioè non semplicemente di "fare prevenzione" ma molto più ambiziosamente di definire le "politiche di prevenzione". Su queste sfide – conclude Bastioni – si gioca il nostro futuro e quello dei nostri figli. In fondo, come Protezione Civile, chiediamo solo che ci sia in buon governo del bene comune, che salvaguardi la sicurezza di tutti”.