Poteri occulti e cittadino-comparsa

 
di Roberto Ragone
 
Interrogativi in apparenza molto distanti fra loro, ma indicativi dell’influenza di poteri occulti nella nostra vita. Ormai da tempo in Italia siamo ridotti al rango secondario di spettatori, senza alcuna possibilità di intervento sulla vita della nazione. Il passo decisivo è stata l’imposizione dell’euro da parte di Prodi, il cui nome compare negli elenchi della Bilderberg, l’organizzazione con struttura massonica a livello mondiale che raccoglie le persone più potenti del globo, e che si riunisce in maniera impenetrabile a chiunque almeno una volta l’anno.  Nel suo elenco troviamo anche, solo per citare quelli più vicini nel tempo, Mario Monti, Enrico Letta, e, per la televisione, Monica Maggioni, e Lilly Gruber. Ma molti altri ancora. Ormai è chiaro a tutti che l’Europa è una creatura di questa  organizzazione, e di altre simili, e che i profitti che essa ricava dai vari Stati che ne fanno parte sono altissimi.
 
Solo per l’Inghilterra si parla di quindici miliardi di sterline l’anno. È quindi intuibile che si cerchi in tutti i modi di tenere insieme le nazioni che ne fanno parte, evitando l’uscita anche di una sola di esse, il che costituirebbe un pericoloso precedente. Salta quindi agli occhi una singolare coincidenza, a proposito proprio del Regno Unito: nell’imminenza della consultazione referendaria, che avrebbe poi segnato la vittoria di chi dall’UE voleva uscire, accadde un fatto mai spiegato e di per sé senza senso. La giovane mamma e deputata laburista Jo Cox fu uccisa con revolverate e coltellate da un fanatico – definito tale dai media – le cui reali motivazioni non sono mai state rese note. In realtà, di lui non s’è più parlato, né si sa se sia stato condannato, se sia in carcere, e quale sia stata la pena detentiva ipotizzabile. Jo Cox era una semplice deputata, senza una particolare importanza politica.
 
La sua uccisione, particolarmente efferata, fece scalpore proprio  perchè era giovane e avvenente, oltre ad avere figli in tenera età. E' un’ipotesi plausibile che questo omicidio, commesso ad orologeria, completamente inutile e particolarmente crudele, dovesse impressionare in modo tale l’elettorato, da ribaltare gli esiti dei sondaggi. Ipotesi da libro giallo? Forse, ma spesso la realtà supera la fantasia. Fatto sta che dopo le dimissioni di Cameron si è scatenata una campagna anti-brexit, orchestrata da chi aveva preventivamente preparato le batterie, fino a chiedere le dimissioni di Teresa May e l’impeachment del risultato referendario.
 
Ma la nuova lady di ferro ha tirato dritto, fino ad indire elezioni anticipate, nell’intento di salvare il salvabile. Ed ecco il nuovo fatto di sangue: tre balordi islamici, armati di coltelli da cucina di ceramica viola, presunti aderenti all’Isis, già conosciuti e segnalati ai servizi inglesi da più parti, ma mai messi in condizioni di non nuocere, né impediti nei loro movimenti sospetti, come il noleggio di un furgone, fanno una strage sul London Bridge, a quell’ora affollato, ad imitazione dell’attentato ormai famoso di Nizza. Risultato, sette morti e quarantotto feriti. Corbyn, il candidato laburista alle lezioni, prende la palla al balzo e attacca la May sulla sicurezza, dato che pare che sua sia la colpa d’aver ridotto di circa ventimila elementi il contingente dei poliziotti, addossando a lei la responsabilità dell’accaduto. Fra parentesi c’è da chiedersi a cosa sarebbero serviti ventimila uomini in più, quando il servizio di sicurezza ha funzionato perfettamente e i tre sono stati neutralizzati nel giro di otto minuti. Quello che non ha funzionato è stata la prevenzione, affidata ai servizi, la cui efficienza non dipende certo dalla May. Il risultato è stato che i Tories hanno perso una parte dei consensi, ma hanno conquistato comunque un risultato tale da permettere di formare un governo, anche se con una maggioranza risicata. Viene da pensare che anche l'attacco dei tre islamisti sia stato orchestrato per modificare i sondaggi a favore di teresa May, come da copione. Anche se è un'ipotesi non avvalorata da prove. Ma l'impressione è quella.
 
Una regia occulta targata Bilderberg? Secondo il giudice Imposimato, la Bilderberg è dietro  tutte la 'stragi di Stato' italiane. Di tutt’altro segno la cavalcata trionfale di Emmanuel  Macron, futuro presidente della Repubblica francese, sponsorizzato nella sua dispendiosa e sofisticata campagna elettorale dalla banca Rotschild, della quale è stato dipendente. Rotschild è uno dei fautori del Nuovo Ordine Mondiale, uno degli scopi della  Bilderberg. Tutto in discesa quindi per il neo-candidato, beniamino dei media ‘orientati’ e controllati dal Potere. Manco a dirlo, Macron è un europeista convinto, e in questa sua ‘mission’ sta il segreto del successo. Tutto in salita, invece, per il nuovo presidente degli USA Donald Trump, contro il quale si è detto e scritto di tutto. Trump, infatti, ha vinto contro la candidata repubblicana Hilary Clinton, e questo non è andato giù ai vertici della Bilderberg, a cui la Clinton e suo marito Bill aderiscono. Trump è visto, dati i suoi rapporti con la Russia di Putin, come un antagonista e pericoloso nemico del disegno di Rortschild del NWO, New World Order, quindi antieuropa. Dicevamo che tutto ciò non c’entra con Totò Riina e il processo per i rapporti stato-mafia. In un certo senso c’è qualche punto in comune, fatte le debite proporzioni. Infatti a gennaio Riina disse che alla ripresa del processo avrebbe parlato con i magistrati rivelando ciò che sa a proposito del presunto patto con lo Stato italiano.
 
È di questi giorni la notizia che la Corte di Cassazione avrebbe disposto la scarcerazione del capo mafia per ragioni umanitarie. Pare che sia gravemente malato e che gli si voglia offrire una morte dignitosa, fuori dal 41bis, facendo pensare ai più che sia in fin di vita, nonostante le testimonianze dicano il contrario. Avere gIi arresti domiciliari, dopo una condanna a otto ergastoli, sarebbe il segno che il potere di Riina è intatto, e che è al di sopra di quello dello Stato, della giustizia, della magistratura e del dolore dei parenti di chi dignità nella morte non ha potuto avere. Improvvisamente Riina ha dichiarato che non parlerà più con i magistrati. Messaggio in codice? Questo ci porterebbe molto lontano. Vogliamo concludere col dire che certamente né Dalla Chiesa, né Falcone e nè Borsellino hanno avuto una morte dignitosa, straziati da centinaia di colpi di Kalashinikov a tiro incrociato, nel caso di Dalla Chiesa e di sua moglie, oltre che dall'agente della 'scorta', oppure smembrati in strada dalle esplosioni del tritolo di Cosa Nostra. Riina, dalle intercettazioni effettuate in carcere, pare eserciti ancora il suo potere mafioso, e che sia in grado di ordinare uccisioni anche dal 41bis, per esempio quella del giudice Di Matteo. C’è da chiedersi da dove gli venga tanto potere, isolato in un carcere di massima sicurezza, e senza la possibilità di comunicare con i suoi uomini più fidati. Certamente non un uomo sconfitto, vinto, pentito: anzi, ha dichiarato che lui non sarà mai un pentito. Allora, perchè dovrebbe godere di quel privilegio, quando le famiglie dei morti li piangono ancora, e a loro non è stato neppure chiesto il perdono? Un perdono che presumerebbe appunto un certo pentimento.
 
Ma Riina dimostra di non essere per nulla pentito di ciò che è stata la sua vita, anzi. Il giudice Gratteri dice che i mafiosi, e lui in particolare, ordinano con gli occhi, con uno sguardo, e c’è da credergli. Ma forse l’origine del suo potere è proprio lì, nei suoi segreti, in quelli che ha minacciato di rivelare ai magistrati. Finchè Totò Riina terrà la bocca chiusa, avrà un punto d’appoggio per far leva nei confronti di chi ne sarebbe coinvolto. Probabilmente i suoi segreti li porterà nella tomba. Ma che lo faccia in carcere, e non agli arresti domiciliari. Poteri occulti? Segreti di Stato e non? Certo, di varia natura, dimensione e scopi. Il cittadino è solo una comparsa, e la giustizia non è di questo mondo.



Italia nazione bonsai, sotto la cupola del grande fratello


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di Roberto Ragone

"Avete tra le mani le chiavi di una stanza che racchiude, al suo interno, qualcosa di essenziale, ma ancora ignoto. Possiamo decidere di usare la chiave per aprire ed entrare; oppure di non superare la soglia, di non vedere, di non sporcarci. Chi sceglie di entrare non potrà più tornare indietro, non potrà più fingere di non sapere, né dirsi innocente. Si farà carico di qualcosa di più di una colpa; si farà carico della verità, e della verità più terribile di tutte: quella sul Potere." George Orwell. Questa l'introduzione al grande romanzo  di Orwell, che possiamo oggi definire profetico. Scritto nel 1949, quindi anche prima della data ufficiale della nascita della Bilderberg, il romanzo di Orwell descrive un mondo diviso in tre grandi potenze totalitarie, Oceania, Eurasia ed Estasia, perennemente in guerra fra loro, il cui scopo principale è mantenere il controllo totale sulla società. In Oceania la sede dei vari Ministeri è Londra. La società è amministrata e governata da un potente partito unico, detto semplicemente …

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Burkini sì, burkini no

di Roberto Ragone

Siamo alle solite. Agli Italiani piace perdere tempo a discorrere del sesso degli angeli. Anzi, più le notizie sono vuote di contenuto, solo un falso scopo teso a distrarre la nostra attenzione dalle notizie importanti – come, ad esempio, la prossima ‘manovra’ segreta di trentasette miliardi da parte del governo, e che Dio ce la mandi buona – più i media ci si buttano; e più i nostri compatrioti si sentono chiamati a trinciare giudizi, esprimendo una loro personalissima linea di tendenza, condita con argomentazioni le più disparate e colorite: TV docet, con le interviste stradali inserite nei Tiggì per ‘alleggerire’ le notizie da ‘necrogiornale’. Insomma, questo spiega il grande successo del gossip, per dirlo in inglese, o del più nostrano pettegolezzo, e il successo delle riviste ad esso legate, con le notizie che interessano veramente la massa di coloro che poi, ahinoi, dovranno entrare in cabina per mettere una crocetta su di un quadratino, il più delle volte senza una vera e propria informazione. Questo il nostro governo-Renzi lo sa bene, e le notizie importanti, quelle che dovrebbero essere meglio analizzate, sondate e soppesate, ce le passa, con la complicità della Rai, e non solo, in modo che il cittadino ‘comune’ – un termine che appartiene alla politica e non a noi – possa farsi un’idea della faccenda, senza andare a fondo, insomma un piatto pronto e confezionato, come un catering.  Nel dubbio, astieniti, recita un detto. Chi non capisce, o s’interessa di altri argomenti – il calcio è diventato l’oppio dei popoli – non va a votare. Così si creano le correnti astensioniste, quelle che ogni politico, Berlusconi in testa, vorrebbe arruolare nel proprio partito. Per la polemica del burkini, niente di nuovo. Ognuno s’è fatto la sua opinione. C’è chi dice che le islamiche sono padrone di andare in spiaggia come vogliono; c’è chi proibisce, come in Francia, il burkini sulle spiagge; c’è chi, come l’imam che ne ha pubblicato le foto, scoprendo d’un tratto che in Italia abbiamo le suore, dichiara che dopotutto anche loro vanno vestite come se indossassero un burkini, e quindi tutto è lecito. Senza pensare che magari una suora non fa il bagno, o non lo fa vestita a quella maniera. Oggi le suore non sono più come una volta. Hanno seguito le orme dei loro colleghi maschi, che per lo più vanno in giro in clergyman, quando non addirittura in borghese, e li distingui solo dall’eloquio, dal tono della voce, e dalla crocetta sul bavero della giacca. Così, le suore cattoliche, secondo il loro ordine, oggi possono andare in giro con i capelli corti, le scarpe con un tacco basso e massiccio e un sobrio tailleur scuro. Come i preti, appunto. Che poi si rivestano in abito tradizionale – diciamo così – per andare sulla spiaggia e magari tuffarsi nelle onde del mare è quanto meno fantasioso; a parte il fatto che così abbigliate risulterebbe loro impossibile nuotare e molto possibile affogare, e che poi si tratta di religiose, ciò che non sono le islamiche, essendo l’Islam una religione maschilista e riservata ai soli uomini. Vogliamo dire che le islamiche sono osservanti? Certo, indossano quegli indumenti che sono una vera e propria prigione ambulante soltanto per tradizione; a volte per paura d’essere indicate come persone poco serie e molto disponibili. E visto il livello di stupri da parte di ‘immigrati’ di colore, sembra che l’abbigliamento delle nostre donne sia un richiamo al sesso qui e subito. Avere il capo scoperto non significa, in Italia, essere una prostituta da trascinare nel primo cespuglio disponibile.  L’idea del burkini in spiaggia ci disturba. E non perché così non possiamo ammirare le bellezze scoperte di un corpo femminile, ma per una ragione ben più profonda, che non si vuole evidenziare, per motivi accampati di ‘accoglienza’ e ‘integrazione’, gli argomenti preferiti della Boldrini, e non solo i suoi: più che altro di tutti coloro che non vogliono guardare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.  Il vero motivo per cui il cosiddetto burkini – termine orribile – ha suscitato tante polemiche è che in presenza di una donna abbigliata in quel modo noi occidentali ci sentiamo violentati. Violentati da presenze di una etnia e di una religione che si sono presentate nella nostra nazione in modo invasivo e prepotente, sconvolgendone gli equilibri e la storia millenaria. Il costume da bagno delle nostre donne, che sia due pezzi o intero, è la summa di una serie di passaggi di civiltà e progresso, attraverso l’evoluzione della concezione del comune senso del pudore. Ciò che oggi è normale, negli anni ’50 era oggetto di contravvenzione. Chi ha i capelli grigi, ricorderà i vigili urbani sotto il sole d’agosto con la divisa, giacca e cravatta abbottonata fino al collo arrancare con le loro scarpe bianche nella sabbia – sempre in coppia – con il metro in mano, per misurare la distanza fra l’ombelico della malcapitata e l’inizio degli slip. Contravvenzione sicura al di sopra di una certa quota, anche se, detto fra noi, elevata a malincuore. Dopo sessant’anni, vediamo questi fantasmi con il capo coperto che impongono la loro presenza sulle spiagge, come i loro uomini ci hanno imposto le loro moschee e a volte la conversione dal cristianesimo all’Islam, ‘religione di pace’. A questo ultimo proposito i pareri sono discordi, e il discorso sarebbe troppo lungo, e non pertinente. Rimane il fatto che le presenze di donne trasformate in tanti Belfagor che si aggirano sulle nostre spiagge sono uno schiaffo alla nostra civiltà, un’ennesima violenza alla società occidentale, cioè esattamente ciò che vogliono essere. Al mare si va per svago, per fare una salutare nuotata e per prendere il sole. Coprirsi fino ai polsi e alle caviglie per gettarsi in acqua per noi non ha senso. Non si tratta di qualche centimetro, o metro di stoffa in più. Questa operazione dimostra una volta di più, che quando si parla di ‘integrazione’, si usano parole vuote, a proposito di un popolo che non ha nessuna intenzione di integrarsi con la società occidentale, anzi. Siamo in Occidente, e chi viene da noi deve adeguarsi ai nostri usi, costumi, e storia, altrimenti, come si predica in Australia, può rifare al contrario la strada che ha fatto per arrivare fin qua. Se vado a casa di un altro, non pretendo di dettar legge, come invece fanno taluni che abbiamo accolto con una filosofia deleteria di falso, o reale, buonismo, e che non si integreranno mai. La prova? L’abbiamo sotto gli occhi da settimane, il burkini.




LICENZA DI RAPINARE

di Roberto Ragone

Visti gli accadimenti politici e sociali degli ultimi anni, ci stiamo forse rendendo conto che noi Italiani viviamo in una condizione che desta invidia, visto anche quante sono le forze che si vogliono impadronire – e in buona parte già l’hanno fatto – delle nostre eccellenze. Senza parlare del clima, dei paesaggi, della storia, delle opere d’arte, delle tradizioni, e così via.

La nostra nazione è quindi teatro di grandi cambiamenti, effetti della ‘globalizzazione’, non sempre positivi. Anche se non avremmo voluto che accadesse, tutto è cambiato, in meglio – raramente – o in peggio – più di frequente. Per esempio, la malavita, la delinquenza, quella categoria umana che vive delle fatiche altrui, rubando, rapinando, scippando, a volte uccidendo anche senza motivo. Gli omicidi in Italia erano rari, una volta, ve lo dice chi ha sempre seguito la ‘nera’ sui giornali. Oggi sono la regola quotidiana.

In parte perché abbiamo importato dall’estero un’altra maniera di agire, una diversa e sconosciuta crudeltà, che non era la regola dei nostri ladruncoli. Parliamo di piccola criminalità, del topo d’appartamento, dello scippatore, del rapinatore di tabaccherie e farmacie, oltre che di edicole, reati cosiddetti 'minori', ma socialmente i più allarmanti, che ci tolgono la sicurezza di noi stessi e la libertà di camminare a piedi per le nostre città, che colpiscono il tessuto sociale più debole, l'uomo della strada, il pensionato, il piccolo commerciante, colui che non ha abbastanza denaro da procurarsi sistemi d'allarme o scorte che gli consentano di proteggere sè stessi o i propri capitali, ben al sicuro nella banche, qualche volta fuori d'Italia. Prima regola era che la casa fosse vuota: bastava lasciare una luce, la radio o la TV accesa, e questo era sufficiente a scoraggiare il ladro. Oggi invece si va in casa quando si sa che la famiglia è presente, anzi, a volte la si aspetta sull’uscio per sequestrarla e farsi aprire quella cassaforte che nei miti balcanici è sempre presente nelle abitazioni degli Italiani, notoriamente ricchi.

Quanto alle conseguenze, nessuna. Basta prendere il primo autobus per la madrepatria, dove certamente queste cose non si farebbero mai, per tanti motivi, non ultimo quello della rudezza dei poliziotti e della durezza delle pene, certe e senza sconti buonisti. Gli omologhi Italiani stanno presto e facilmente apprendendo tutte queste tecniche, e soprattutto questa impunità che consente, dopo un periodo abbastanza breve di detenzione fra amici, di tornare al lavoro. Perchè per costoro, delinquenti abituali e pluripregiudicati, questo è un vero e proprio ‘lavoro’; visto che la disoccupazione è a livelli da record, bisogna darsi da fare, c’è la famiglia da mantenere, e la Magistratura a cui presentare il ‘caso di necessità’.

Finchè una sera tre compari vanno sotto l’appartamento, al terzo piano di una villetta – una mansarda – a Vaprio d’Adda, nella cintura milanese, ed uno di loro – presumibilmente il più agile e prestante – dopo aver indossato i calzini non sui piedi, come buona regola detta, ma sulle mani, per non lasciare impronte, si arrampica fino all’abitazione di una coppia ultrasessantenne, ben sapendo che i malcapitati – che hanno già subito altri furti – stanno dormendo nei loro letti; per nulla intimorito dalla loro presenza, ben sapendo che, data la giovane età – 22 anni, ma gliene avevano dati 28 e poi 30, segno del fatto che probabilmente era più sviluppato fisicamente di un ventenne qualsiasi (pluripregiudicato per reati specifici, già con decreto di espulsione completamente inutile in tasca, un’altra presa in giro per noi cittadini – o sudditi?) – avrebbe ben potuto sopraffare il padrone di casa, dando luogo ai suoi due compari che lo attendevano da basso.

Così il giorno dopo avremmo potuto leggere sui giornali dell’ennesima rapina finita in tragedia con due anziani all'ospedale o peggio – ma questo non fa impressione, ormai ci siamo abituati, e povero chi ci capita. Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente. Il pensionato 65enne ha impugnato una pistola ‘regolarmente detenuta’, come certi giornali asserviti al potere si affrettano ad aggiungere, ha visto un’ombra con una torcia in mano, ha avuto paura, ha fatto fuoco. Presumibilmente il malvivente, colpito in pieno petto, s’è girato per fuggire, ma ha potuto fare solo pochi passi, ed è caduto fuori della porta dell’appartamento, porta che aveva – presumibilmente – già aperto per chiamare i due di sotto.


In America, terra – per quanto male se ne voglia dire – che è una culla di libertà e di democrazia, con tutti i suoi difetti, e che è stata fatta anche con l’uso delle armi, questo sarebbe stato un fatto che non avrebbe destato alcun clamore. Anzi, in USA il ladro non sarebbe entrato di notte in casa, conoscendo già che sorte avrebbe potuto avere. Da noi, no. Chi si difende dall'aggressione, dallo scippo, dalla rapina, colmando con un'arma – che la Costituzione ci dà il permesso di detenere per difendere la nostra costituzionalmente inviolabile incolumità – il divario di forze fra un anziano e tre malviventi giovani e aitanti, pur se non armati – (e che ne sappiamo se quelli di sotto non erano armati? ) – chi si difende in questo modo viene inquisito per 'omicidio volontario', come il peggiore degli assassini, come se uccidere fosse una cosa piacevole, un'aspirazione di tutti noi, uomini di pace, pensionati che vorrebbero soltanto vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere sicuri e riposare di notte al sicuro in casa nostra, acquistata con il sudore della fronte e avendone pagato, e pagandone ancora, tutti i balzelli. Nessuno vuole uccidere un essere umano. Come in guerra, a volte si è costretti, non ad uccidere premeditatamente, ma a difendersi per non soccombere, e questo è il caso. Ma questa nostra Italia è il Paese dei paradossi: stranamente ci preoccupiamo più dell'incolumità dei delinquenti che di quella delle persone per bene. Guai ad uccidere, se pur in stato di necessità – quello stesso riconosciuto ai rom quando vanno a rapinare e a rubare – un prezioso violatore del codice penale, anche se recidivo e senza scrupoli!

Chi si permette di far questo sentirà addosso tutto il peso della 'Legge', arrogante e intransigente con gli onesti, molto più permissiva con i frequentatori abituali delle patrie galere. Sembra quasi che si tenda a proteggere questi ultimi a discapito di chi vive una vita di lavoro e di onestà. E a volte questo è avvenuto, e ancora avviene, con il colmo del ladro che chiede – e ottiene – un risarcimento da un tutore dell'ordine che lo ha arrestato – a sentir lui – troppo 'violentemente'.

Diciamo subito che chi delinque non ha più diritti, nel momento stesso in cui sta operando il crimine. La pena ormai non è più certa, e deve tendere alla rieducazione, non si sa perchè: questa regola va cambiata – la nostra Costituzione mostra i segni del tempo e i tempi sono cambiati –  e ne va introdotta un'altra: chi è recidivo nella stessa fattispecie di reato deve subire una pena proporzionalmente più elevata per quante volte ha compiuto lo stesso delitto, fino a rimanere in galera a vita. (Quel bel tomo che si è fatto sparare avrebbe dovuto essere in carcere, o fuori d'Italia: perchè non è andata così?) Evidentemente non recuperato, evidentemente un tarlo della società, bisogna metterlo in condizioni di non nuocere. Terzo: la responsabilità di questa situazione è soltanto, e completamente, di uno Stato che non sa svolgere il suo compito, che è quello di proteggere i cittadini. Si parla sempre di far West e di 'giustizia fai da te': bene è ora di finirla. La difesa personale non è nulla di tutto ciò. Se le condizioni si sono estremizzate, ciò è dipeso dalla latitanza dello Stato – tutto preso a proteggere i propri politici – che è bravo soltanto a prenderesela con i cittadini onesti. Al Far West ci stiamo arrivando, e la colpa non è dei cittadini, ma di chi ha messo le forze dell'ordine in condizioni di non poter agire e di non poter fare fino in fondo il proprio lavoro.

Potenziare i mezzi di Polizia e Carabinieri, dare al cittadino la possibilità di difendersi, eliminando l'eccesso in legittima difesa, mettere in galera i delinquenti e non farli uscire così facilmente, togliere ai giudici una discrezionalità che va contro lo spirito della legge, togliere dalla strada tutti coloro che causano disturbo o peggio, questa è una soluzione che bisogna adottare drasticamente, senza codazzi politici e ideologici, se non vogliamo che ognuno di noi si armi – con o senza autorizzazione, quella che ai banditi non serve – e si arrivi davvero al Far West.
In America un sindaco italiano ha reso sicura la città di New York con una sola espressione: tolleranza zero.