ROMA CAPITALE: FUMATA BIANCA DAL CAMPIDOGLIO

di Maurizio Costa

Roma – Dopo settimane di lavori incessanti, di centinaia di migliaia di ordini del giorno presentati dall'opposizione e di "risse" in aula, finalmente il Comune di Roma ha approvato il bilancio previsionale 2013. L'approvazione, che prevede una manovra da 6,5 milioni di euro, ha avuto 29 voti favorevoli, 16 contrari e un solo astenuto. La conclusione di questa bagarre è arrivata pochi minuti prima della mezzanotte

Soddisfatto il Sindaco Ignazio Marino, che su Twitter ha così commentato il voto positivo dell'aula Giulio Cesare: "Dopo oltre un anno Roma ha il suo bilancio di previsione. Da oggi possiamo finalmente programmare le scelte future di questa città." Il primo cittadino ha anche aggiunto: "C'è soddisfazione perché, al di là dell'approvazione del bilancio, che di fatto è un consuntivo, si è superata questa fase e adesso finalmente Roma può ripartire con il bilancio 2014 per il quale mi auguro che ci sia una grande collaborazione tra le forze politiche per il rilancio della città."

I problemi che ha fatto nascere questa votazione infinita del bilancio non sono finiti qui. Durante le manovre finali di discussione degli ultimi emendamenti, i Consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno abbandonato i loro scranni proprio durante la lettura delle loro proposte. Per questo il Presidente dell'aula ha annullato tutti i loro emendamenti, appoggiandosi al regolamento capitolino. Secondo Pomarici del Nuovo Centrodestra i grillini sarebbero usciti per andare a mangiare una pizza e per questo avrebbero fatto decadere i loro 35 emendamenti. I cinquestelle hanno risposto di aver abbandonato l'aula perché non volevano partecipare a questa farsa.

Se qualcuno è soddisfatto di questa manovra, meno contenta è l'opposizione, che ha già deciso di ricorrere al TAR perché il voto del bilancio previsionale è arrivato dopo la data ultima di scadenza del 30 novembre, sebbene una lettera del Prefetto Pecoraro avesse prorogato il termine ultimo della votazione. Gianni Alemanno, Sveva Belviso, Fabrizio Ghera, Giovanni Quarzo e Marco Pomarici avrebbero stilato un ricorso di 23 pagine per spiegare la loro posizione: "E' inammissibile che il Presidente abbia delegittimato la maggior parte degli emendamenti che abbiamo presentato durante l'intera votazione."

Il bilancio è stato approvato, ma il caos in Campidoglio non è ancora finito.

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di Maurizio Costa

Roma – Dopo la lettera del Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che ha prorogato il termine ultimo di presentazione del bilancio 2013 di altri 20 giorni, cioè fino al 23 dicembre, non sembra terminato il caos in Campidoglio nell'Aula Giulio Cesare.
Gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati nelle ultime settimane dall'opposizione per cercare di rallentare l'iter di approvazione del bilancio, sono stati quasi tutti dichiarati illegittimi dal Presidente Coratti. Il numero di questi emendamenti era molto alto, quasi 150'000, e adesso è sceso a 720 unità. La Lista Marchini è quella che ha ricevuto il colpo più duro (96'000 odg bocciati). Quelli ammessi, invece, appartengono al Consigliere di Fratelli d'Italia, Dario Rossin, all'ex Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a Sveva Belviso del Nuovo Centrodestra e a Giordano Tredicine del PDL.

Pochi istanti sono passati dal niet del Presidente che l'opposizione si è subito scaldata e ha cominciato a protestare contro questa decisione. Sono apparsi subito dei bavagli intorno alle bocche dei Consiglieri di opposizione, a simboleggiare l'atteggiamento di imporre il silenzio da parte della maggioranza. Molti gli striscioni esposti tra gli scranni del Consiglio Comunale che recitavano: "Aula Giulio Cesare occupata" e "Bilancio 2013, bocciati emendamenti e odg."

La parte più calda della protesta è stata quella eseguita da Fratelli d'Italia, che dopo aver occupato la sala, ha cominciato a urlare cori contro la maggioranza, esponendo uno striscione con su scritto "Bilancio illegale, commissario subito".

Sono molte settimane ormai che la situazione è molto instabile in Campidoglio. La prova di rallentare l'approvazione del bilancio può dichiararsi terminata, anche perché se il Consiglio non producesse questo documento entro il 23 dicembre, subentrerebbe un commissario ad acta con conseguente inizio della procedura di scioglimento.

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