ROMA, CNA COMMERCIO: NEI SALDI, L’ULTIMA SPERANZA PER I COMMERCIANTI PIEGATI DALLA TARES

Redazione

Roma – Cittadini e imprese piegati dalla Tares: mentre i primi hanno stretto la cinghia per via dell’aumento delle spese per rifiuti che la nuova tassa porta con sé, le seconde vedono nei saldi l’ultima spiaggia, dopo un anno tra i peggiori e la nuova batosta al via dal 1° gennaio. Con l’ennesima beffa del confronto con le altre città italiane: la Tares costerà infatti a un commerciante romano, con un locale di 100 mq., ben 1.100, contro i 470 euro del collega milanese. Ecco allora che non solo abbigliamento e calzature sono pronti alle vendite di fine stagione. Per ammortizzare questi costi, ormai tutte le categorie fanno sconti: copisterie, negozi di tabella da regalo, oreficerie e anche farmacie.
Difficile essere ottimisti in questa congiuntura: “Per quanto molte famiglie si siano tenute un po’ di risparmi nel cassetto, sarà difficile recuperare le posizioni perse. Per abbigliamento e calzature – dice Giovanna Marchese Bellaroto, responsabile di Cna Commercio- il calo negli ultimi mesi è stato del 15%. Venendo ai settori meno tradizionali, non si salvano gli elettrodomestici, né tantomeno argenterie e gioiellerie, che devono fare i conti con un valore del metallo schizzato alle stelle. Mediamente tutti lamentano un calo di vendite del 15-20%, nonostante gli sforzi per ridurre i prezzi praticati durante il resto dell’anno”. Non che si resti a guardare: “inutile lamentarsi e basta. Per fronteggiare questa crisi, accade ad esempio che grandi marchi di produzione, dalla porcellana, il cristallo e l’acciaio ad abbigliamento e accessori, offrano al proprio rivenditore linee con il marchio di fabbrica a prezzo scontato per campagne a tempo, ben comunicate sui giornali alla clientela, con prezzi uguali su tutti i mercati”.

Ma nella fotografia colorata delle insegne che reclamizzano la convenienza dell’acquisto, c’è un elemento che contrasta: quello delle saracinesche abbassate. “La scorsa estate, nel mio centro commerciale naturale, ben tredici attività hanno chiuso i battenti e altre 6 si sono aggiunte negli ultimi mesi. Chiudono per non riaprire più soprattutto le attività a conduzione familiare, mentre il turn over riguarda per lo più il franchising”.
Chiudono, non solo nelle strade della città, ma anche nei centri commerciali, dove i negozi sono in grande affanno anche per via dei costi di gestione richiesti, a cui si aggiunge la percentuale sull’incasso da versare alla proprietà. Da Parco Leonardo a Domus, sulla Prenestina, dai Granai alla Romanina, senza dimenticare i tanti che hanno chiuso negli ultimi due anni, come Carrefour, su via Togliatti.

Che i romani stringano la cinghia si misura anche dai consumi di generi di prima necessità: “nella Capitale, nelle ultime settimane, anche i marchi conosciuti della grande distribuzione registrano cali nelle vendite, mentre hanno tenuto i banchi del fresco, soprattutto a ridosso del Natale -spiega Bellaroto-. Un calo di vendite compensato dal ricorso massiccio ai discount, dove si va per la spesa quotidiana, mentre per i prodotti legati al territorio, come olio, pane e latte, i romani continuano a prediligere la qualità”.
Quanto alle aperture dei negozi nei giorni di festa, Bellaroto dice: “restiamo in attesa che l’assessore Bordoni, così come da impegni pubblicamente assunti, riprenda il dialogo con le associazioni sulla questione”.