ROMA OLGIATA: CRISI NEL COMMERCIO

di Simonetta D’Onofrio

Roma – C’è crisi nel commercio e la si può notare anche all’Olgiata Shopping Plaza”, centro commerciale, pensato per essere trasformato come punto d’attrazione principale per chi abita e lavora nel quartiere Olgiata, territorio di Roma Nord, conosciuto per essere un attrattore principale per una classe sociale abbiente (dove risiedono attori e professionisti molto famosi non solo nell’hinterland romano, ma anche a livello internazionale), adiacente al consorzio “Olgiata”.
Un’opera unica nel territorio, dal design moderno, a tronco piramidale, strutturato con risorse di alta qualità che permettono di abbassare l’impatto architettonico, salvaguardandone anche il contesto, destinata a intercettare il flusso commerciale della “Roma bene”, anche in sinergia con le altre attività già esistenti nell’altro centro commerciale adiacente, “Olgiata” presente nel territorio già da diversi decenni. La galleria fu inaugurata il 27 febbraio del 2010 con una cerimonia in pompa magna, l’Olgiata Shopping Plaza” , davanti a una vasta platea di persone importanti, dalla politica allo spettacolo. Un progetto che nel comprensorio prevedeva anche la costruzione di un centro sportivo, che in questi anni ha subito due volte incendi dolosi.
Oggi, a pochi anni dalla sua inaugurazione, rimane uno luogo costellato dal degrado: quasi tutte le attività commerciali hanno chiuso i battenti, incuria e sporcizia presente nell’area, danni alle opere murarie esterne, i parcheggi sotterranei chiusi da lucchetti o sbarrati con le catene. Attualmente ad operare vi è una sola attività, una nota catena di fast food.
Lo stabile è il frutto di un progetto nato con lo strumento dei “Punti Verde Qualità” del X Dipartimento del Comune di Roma, ideati nel 1995 dalla giunta guidata dal sindaco Francesco Rutelli (delibera 169 del Consiglio Comunale approvata il 2 agosto 1995). Un accordo, quindi, tra l’amministrazione pubblica e il privato concessionario che, in cambio dell’utilizzo del terreno di proprietà comunale, si sarebbe impegnata al consolidamento e mantenimento degli spazi verdi e una gestione a scopo di lucro della struttura per una durata di 33 anni. Tra gli obiettivi fondamentali per la pianificazione del lavoro in convenzione era prevista la riqualificazione di alcune aree verdi della periferia , riadattandole per le esigenze della cittadinanza, come la realizzazione di palestre, asilo nido. Punti che, anche in altre aree comunali nella città di Roma, hanno visto l’esecuzione di strutture che non sono riuscite a integrarsi nel tessuto urbano, fallendo, come in questo caso, la loro funzione principale.
Per operare nella struttura viene richiesto inizialmente 10 euro al metro quadrato. Ad esempio, ci dice l’agenzia che ha il compito di trovare sul mercato i locatori, un negozio, il più piccolo in questo caso, 63 metri quadrati viene richiesto 636 euro al mese per i primi due anni, il terzo e il quarto anno 815 e successivamente 1065.
Il “caro affitti” è sicuramente un punto dolente che influisce a determinare il recesso economico. Ma non è l’unico elemento. Altri fattori come una politica sbagliata e una burocrazia incessante contribuiscono a determinare un’emorragia nella chiusura delle saracinesche dei negozi sparsi nella penisola italiana.