ROMA: CONTO ALLA ROVESCIA PER I SALDI ESTIVI

di M.L.S.
Roma
– Arriveranno sabato 4 luglio, e imperverseranno nei negozi della Capitale e di tutta la regione Lazio per 6 settimane: sono ovviamente i saldi estivi. I negozianti hanno già iniziato a sbarrare prezzi per consentire acquisti low cost adatti a tutte le tasche. Tra sconti e offerte imperdibili, dunque, l'euforia degli acquirenti a ridosso della “stagione a ribasso”, sembra spegnersi di fronte alle aspettative tetre dei commercianti.

I numeri di Confesercenti.
Secondo Valter Giammaria, numero uno della Confesercenti di Roma, i saldi si svolgeranno:”Nel perdurare della crisi nel nostro mercato interno, che evidenzia la situazione di estrema difficoltà del settore abbigliamento e calzature. Stimiamo- continua il presidente di Confesercenti- che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 150-180 euro. Incide su questa, oltre al peso impositivo già presente nel nostro territorio, la preoccupazione per l'incertezza occupazionale e di risorse che pesa sulle famiglie”. Una disamina spaventosa che vede strozzato il periodo di saldi alle porte.

Confcommercio ottimista. Decisamente più roseo, invece, il quadro che emerge dalle stime dell'Ufficio studi di Confcommercio Roma, secondo cui: “Le previsioni di vendite nella stagione dei saldi vedono una sostanziale conferma dei dati ufficiali delle vendite di fine stagione invernali: +5% rispetto ai saldi estivi 2014, con una spesa stimata di circa 210 – 240 euro a famiglia. Sulla base dei dati certificati dall'osservatorio Carta Sì per gli ultimi saldi estivi 2014, Federmoda Roma prevede che lo scontrino medio, ovvero la spesa all'internodi un negozio, si possa attestare intorno ai 100/105 euro. Un piccolo segnale positivo – continua – dopo molti anni di flessione delle vendite di fine stagione, in corrispondenza con la forte contrazione dei consumi e alla riduzione dei budget familiari che ha caratterizzato la crisi. Nonostante questo piccolo miglioramento, Confcommercio Roma ribadisce la necessità di mettere in campo azioni utili ad agganciare in modo stabile la ripresa e incentivare i consumi”.




ROMA, CNA COMMERCIO: NEI SALDI, L’ULTIMA SPERANZA PER I COMMERCIANTI PIEGATI DALLA TARES

Redazione

Roma – Cittadini e imprese piegati dalla Tares: mentre i primi hanno stretto la cinghia per via dell’aumento delle spese per rifiuti che la nuova tassa porta con sé, le seconde vedono nei saldi l’ultima spiaggia, dopo un anno tra i peggiori e la nuova batosta al via dal 1° gennaio. Con l’ennesima beffa del confronto con le altre città italiane: la Tares costerà infatti a un commerciante romano, con un locale di 100 mq., ben 1.100, contro i 470 euro del collega milanese. Ecco allora che non solo abbigliamento e calzature sono pronti alle vendite di fine stagione. Per ammortizzare questi costi, ormai tutte le categorie fanno sconti: copisterie, negozi di tabella da regalo, oreficerie e anche farmacie.
Difficile essere ottimisti in questa congiuntura: “Per quanto molte famiglie si siano tenute un po’ di risparmi nel cassetto, sarà difficile recuperare le posizioni perse. Per abbigliamento e calzature – dice Giovanna Marchese Bellaroto, responsabile di Cna Commercio- il calo negli ultimi mesi è stato del 15%. Venendo ai settori meno tradizionali, non si salvano gli elettrodomestici, né tantomeno argenterie e gioiellerie, che devono fare i conti con un valore del metallo schizzato alle stelle. Mediamente tutti lamentano un calo di vendite del 15-20%, nonostante gli sforzi per ridurre i prezzi praticati durante il resto dell’anno”. Non che si resti a guardare: “inutile lamentarsi e basta. Per fronteggiare questa crisi, accade ad esempio che grandi marchi di produzione, dalla porcellana, il cristallo e l’acciaio ad abbigliamento e accessori, offrano al proprio rivenditore linee con il marchio di fabbrica a prezzo scontato per campagne a tempo, ben comunicate sui giornali alla clientela, con prezzi uguali su tutti i mercati”.

Ma nella fotografia colorata delle insegne che reclamizzano la convenienza dell’acquisto, c’è un elemento che contrasta: quello delle saracinesche abbassate. “La scorsa estate, nel mio centro commerciale naturale, ben tredici attività hanno chiuso i battenti e altre 6 si sono aggiunte negli ultimi mesi. Chiudono per non riaprire più soprattutto le attività a conduzione familiare, mentre il turn over riguarda per lo più il franchising”.
Chiudono, non solo nelle strade della città, ma anche nei centri commerciali, dove i negozi sono in grande affanno anche per via dei costi di gestione richiesti, a cui si aggiunge la percentuale sull’incasso da versare alla proprietà. Da Parco Leonardo a Domus, sulla Prenestina, dai Granai alla Romanina, senza dimenticare i tanti che hanno chiuso negli ultimi due anni, come Carrefour, su via Togliatti.

Che i romani stringano la cinghia si misura anche dai consumi di generi di prima necessità: “nella Capitale, nelle ultime settimane, anche i marchi conosciuti della grande distribuzione registrano cali nelle vendite, mentre hanno tenuto i banchi del fresco, soprattutto a ridosso del Natale -spiega Bellaroto-. Un calo di vendite compensato dal ricorso massiccio ai discount, dove si va per la spesa quotidiana, mentre per i prodotti legati al territorio, come olio, pane e latte, i romani continuano a prediligere la qualità”.
Quanto alle aperture dei negozi nei giorni di festa, Bellaroto dice: “restiamo in attesa che l’assessore Bordoni, così come da impegni pubblicamente assunti, riprenda il dialogo con le associazioni sulla questione”.