ROMA, VELA TOR VERGATA: EPPUR QUALCOSA SI MUOVE!

di Maurizio Costa


Roma
– Ormai sono mesi che ci dedichiamo allo spreco di soldi causato dalla costruzione della "Vela" di Tor Vergata. Quando ancora nessuno ne parlava, siamo stati i primi a denunciare questo scempio, che dal 2009 sovrasta le campagne di Tor Vergata. Dopo i nostri primi tabella e i nostri sopralluoghi insieme all'architetto Calatrava, al Rettore dell'Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, e all'Assessore Caudo, l'Amministrazione Comunale ha deciso che quell'impianto, costruito per i Mondiali di nuoto del 2009, dovesse essere ripensato. Sono state molte le proposte: si è pensato ad una serra hi-tech oppure ad un impianto sportivo di ultima generazione, ma comunque i soldi mancano e gli investitori stranieri non si sono ancora presentati.

Proprio l'Assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma, Giovanni Caudo, ha di recente dichiarato al TG1 che: "Non ci possiamo permettere una struttura che per essere terminata necessita di altri 426 milioni di euro."

Già da mesi si pensa ad un cambio di destinazione finale, anche perché una piscina olimpionica adesso non serve veramente a nessuno. All'interno dell'intervista, l'Assessore ha detto che la "Vela" potrà essere utilizzata anche come spazio didattico per l'Università, che ha partecipato, anche finanziariamente, al progetto. "Con 60 milioni" – ha dichiarato Caudo – "possiamo fare la copertura. Per la seconda "Vela" è necessario un progetto di riuso."

Con la candidatura alle Olimpiadi di Roma 2020, alcuni investitori stranieri avevano strizzato l'occhio al progetto di Calatrava, ma dopo che Monti escluse Roma dall'organizzazione dei Giochi, i soldi extra-italiani sparirono e la "Vela" ha continuato ad essere una cattedrale nel deserto. In chiusura, Caudo ha spiegato che: "Si era sparsa la voce che c'erano soggetti interessati ma poi non è più seguito nulla di concreto. Dovremmo incontrare anche il Ministero delle Infrastrutture dal momento che l'opera fu finanziata anche da questo ente statale."

Le acque si stanno smuovendo e l'attenzione ormai è molto alta. Il nostro scopo è stato raggiunto per metà e continueremo a stare dietro a questo spreco finché non verrà risolto.

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di Maurizio Costa

Roma – Finalmente il tavolo di lavoro indetto dal Comune di Roma per valorizzare l’immensa struttura di Tor Vergata comincia a dare i suoi frutti. La città dello sport, nata per ospitare i Mondiali di nuoto del 2009, potrebbe diventare il più grande giardino botanico coperto del mondo.

L’opera dovrebbe ispirarsi ai famosissimi “Gardens by the bay” di Singapore, un parco di 101 ettari che ospita al suo interno serre di ultima generazione: la struttura asiatica è visitata da 4 milioni di turisti l’anno, che ogni giorno ammirano le bellissime piante tropicali del giardino botanico.
Al termine dell’ennesimo sopralluogo all’interno della struttura, la Commissione Sport del Comune, con il suo Presidente, Svetlana Celli, accompagnata da alcuni tecnici, ha avuto l’idea di trasformare la parte che già possiede la vela d’acciaio in una serra hi-tech, mentre l’altra ala potrebbe diventare un palazzetto dello sport.

Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, avrebbe già espresso il suo assenso, mentre l’architetto Santiago Calatrava dovrà già pensare ad un nuovo progetto, sperando che i costi non aumentino in corso d’opera.

Qualche mese fa si parlava di riformulare la destinazione finale dell’opera, così da abbattere i costi e soprattutto per dare una nuova destinazione d’uso all’impianto. Costruendo un giardino botanico di ultima generazione, il Comune di Roma potrebbe accedere ad alcuni finanziamenti europei, senza dimenticare quelli privati, che però, per il momento, non ci sono.

Il costo della serra arriverebbe a toccare, quindi, la cifra di 200 milioni di euro e non più di 400 milioni. Questo importo, però, deve essere sommato ai precedenti 240 milioni, spesi per costruire la struttura che adesso tutti noi possiamo vedere.Il progetto è molto oneroso e sicuramente ci vorrà molto tempo prima che si realizzi, anche perché i tecnici avrebbero in mente di coprire il tetto della struttura con pannelli fotovoltaici, di costruire un auditorium interno e di progettare un palazzetto dello sport che possa essere utilizzato da tutti gli abitanti della zona.

I presupposti ci sono tutti, adesso la palla passa al Comune e all’Università di Tor Vergata, che dovranno reperire i fondi, sia pubblici che privati, per far in modo che la cosiddetta vela diventi una struttura che possa servire a qualcosa, e non solo da punto di riferimento per indicazioni stradali.

La nostra inchiesta ha smosso le acque: finalmente l’Amministrazione ha deciso di rivolgere l’attenzione a questa cattedrale nel deserto. Continueremo a seguire la vicenda giorno per giorno.

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