Legge elettorale, ecco come funziona

A distanza di circa 4 mesi dalle prossime elezioni nazionali è importante conoscere il metodo attraverso cui il popolo farà valere la sua sovranità eleggendo i propri rappresentanti, ossia la nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis. La fiducia passata al Senato il 26 ottobre 2017 con 214 voti a favore (PD, Ap, Fi, Lega Nord, Ala scelta civica e verdiniani) e 61 sfavorevoli (Movimento 5 stelle e Mdp), prevede un sistema elettorale misto con il 36% dei seggi ripartiti con formula maggioritaria e 64% proporzionale.

 

Per quanto spetta al sistema maggioritario lo scontro elettivo verrà deciso in collegi uninominali, mentre per il proporzionale si deciderà attraverso collegi plurinominali formati da una lista bloccata composta da un minimo di due ad un massimo di quattro nomi. Inoltre è prevista una soglia di sbarramento del 3% a livello nazionale e del 10% per le coalizioni. L’elettore potrà votare unicamente per la lista corrispondente al collegio uninominale votato (no voto disgiunto). Questo sistema elettorale varrà sia per la Camera dei deputati che per il Senato della Repubblica.

Eletto il candidato nel collegio uninominale che avrà ottenuto il maggior numero di voti, nell’ambito dei collegi plurinominali la ripartizione dei seggi avverrà con metodo proporzionale tra le coalizioni e le liste che abbiano superato la soglia di sbarramento. Per le coalizioni non vengono computati i voti delle liste che non abbiano superato l’1%.

 

Voto all’estero

Secondo l’articolo 5 è prevista la possibilità di votare quegli elettori italiani che possono candidarsi in una sola ripartizione della circoscrizione estero.

 

La rappresentanza di genere

La rappresentanza di genere è garantita dal Rosatellum bis. Nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%.

 

Negli ultimi mesi si è discusso animatamente dell’importanza da attribuire alla legge elettorale. Il 23 novembre è intervenuto all’università LUISS il padre della nuova legge, Ettore Rosato (PD), evidenziandone il processo di formazione e il ruolo dei pentastellati. Per il primo, il capo gruppo del PD alla Camera ha ricordato come il Rosatellum sia il frutto di un compromesso tra le parti politiche. Infatti all’inizio dell’iter decisionale della nuova riforma elettorale la prima scelta ricadeva sul sistema tipico dettato dal Mattarellum (75% maggioritario e 25% proporzionale) che avrebbe potuto garantire, secondo Rosato, una governabilità. Questa proposta ha avuto scarso successo all’interno del Parlamento a causa della struttura del sistema politico attuale caratterizzata da un eccessivo particolarismo ideologico che produce effetti nefasti sulla stabilità. In seguito il compromesso politico riguardante la ripartizione dei seggi nella formula maggioritaria o proporzionale ha condotto alla scelta dell’attuale riforma.

É evidente l’importanza da attribuire alle coalizioni, senza cui non sarebbe possibile il raggiungimento di una maggioranza e, quindi, di una stabilità. Per questo motivo il Movimento 5 Stelle, lontano dalla visione tradizionale della politica, si trova in una situazione di svantaggio non potendo e non volendo accordarsi con altri partiti. A tal proposito Ettore Rosato afferma: “attraverso questa legge elettorale si creerà un sistema politico con una coalizione di centro-sinistra ed una coalizione di centro-destra. Cosa farà il M5S? In tutto questo non c’è proseguo, o penserà anche lui di costruire una coalizione oppure si considererà dal punto di vista sistematico inutile come proposta di governo, può darsi che cambierà il suo atteggiamento.”

 

Gianpaolo Plini




Rosatellum al Verdinellum: Denis presenta il conto

“Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto, il ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici”. Lo ha detto nell’Aula del Senato il leader di Ala Denis Verdini che ha elencato tutti i provvedimenti votati dal suo gruppo: dal Jobs Act alle unioni civili.

Con cinque voti di fiducia l’Aula del Senato esprime il suo sì al Rosatellum. Ma c’è bisogno del supporto di 13 verdiniani di Ala per raggiungere il numero legale. Mdp, Si e M5s abbandonano.

Senza il voto di Mdp, la maggioranza non soffre sui voti di fiducia grazie anche alle molte assenze sul fronte dell’opposizione al momento del voto in Aula, soprattutto tra le file di Forza Italia e della Lega. Ma è in difficoltà per il raggiungimento del numero legale. Tant’è che in almeno tre voti di fiducia è stato decisivo il sostegno dei senatori di Verdini. Il “balletto” di assenze e presenze in Aula, al quale si è assistito soprattutto da parte dei senatori di FI, Ala, Lega e “Federazione della Libertà” per far abbassare o meno il quorum, ha garantito che il “Rosatellum” incassasse la fiducia, ma non è riuscito a camuffare più di tanto il perimetro incerto in cui sarà costretta a vivere la maggioranza in questo scorcio di fine legislatura al Senato, in vista delle votazioni sulla legge di bilancio.

 

Intanto Beppe Grillo arriva in piazza della Rotonda dove il M5s manifesta contro la legge elettorale. “Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano”.

“Trovo ridicole le polemiche di chi si è imbavagliato in piazza” contro il Rosatellum. Lo dice Matteo Renzi in collegamento a Porta a porta dal treno del Pd Destinazione Italia. Il Rosatellum è la migliore soluzione? “Difficile definirla così per me. Io avrei voluto un altro meccanismo – spiega – molto meglio il Rosatellum che il sistema di prima, quello che Calderoli ha definito una porcata. E’ un passo in avanti”, aggiunge Renzi, che sulle proteste dice: “Siamo alla follia”.

“Non c’è alcuna pressione nei confronti del presidente del Consiglio. Le posso garantire che il mio rapporto con il presidente del Consiglio è un rapporto adulto: siamo molto amici, c’è grande stima e condivisione, dopodiché su molte cose la pensiamo in modo diverso. Gentiloni pensa con la sua testa, quello che lei ha detto è offensivo verso Gentiloni”, spiega Renzi, rispondendo a chi sostiene che siano dirette a lui le parole di Napolitano in Aula al Senato.
Nel corso del suo intervento in Aula, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato “Singolare e sommamente improprio il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l’intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti. Ma si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento – si chiede Napolitano – fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?. L’interrogativo – prosegue – è sorto nelle ultime settimane con la posizione di fiducia su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all’art.1. Il dilemma non è – per Napolitano – fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, un’obiezione di incostituzionalità della fiducia. C’è però stato, nell’esperienza italiana, ricorso alla fiducia in occasioni e modalità molto diverse tra loro. Quali forzature può implicare e produrre il ricorso a una fiducia che sancisca la totale inemendabilità di una proposta di legge estremamente impegnativa e delicata? Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità dell’azione per le riforme”.

 

Rosatellum, sì del Senato al quinto voto di fiducia: i Cinque Stelle scendono in piazza




Rosatellum: oggi la legge elettorale approda in senato

La legge elettorale arriva in aula al Senato (l’appuntamento è alle 11) tra le proteste della sinistra, di Mdp e del Movimento 5 Stelle che ieri hanno abbandonato i lavori della commissione Affari Costituzionali che, uno dopo l’altro, col parere negativo di relatore e governo, ha bocciato gli emendamenti presentati al testo. Oggi in assemblea, le proposte di modifica sono circa 200: 48 riguardano le minoranze linguistiche e sono quindi suscettibili di voto segreto. “E’ impensabile affrontare venti/quaranta voti segreti”, ha spiegato il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Luciano Pizzatti ai giornalisti che gli chiedono se il governo porrà la questione di fiducia sul Rosatellum. “E’ già autorizzata – ha osservato – la decisione è solo politica”.

 

Alla Camera sono stati tre i voti di fiducia, a palazzo Madama potrebbero arrivare a sei, uno per ogni articolo del testo. A quel punto l’unico rischio da evitare è quello della mancanza del numero legale (la metà più uno degli aventi diritto al voto) che, con Fi e Lega (favorevoli al Rosatellum) fuori dal’aula, i partiti che si oppongono alla legge elettorale potrebbero provare a far saltare. Ma gli espedienti per evitare sorprese ci sono: dal soccorso dei 14 senatori di Ala, a un numero consistente di senatori in congedo (il regolamento ne consente fino a 32) o assenti per incarico avuto dal Senato o per la loro carica di ministro che non verrebbero computati per il numero legale. “Dopo aver fatto il massimo sforzo per motivare i nostri emendamenti, abbiamo capito che non ci sono margini di modifica.

 

I primi voti sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate da Mdp e pentastellati saranno nel pomeriggio. Speranza: si eviti ulteriore violenza Parlamento L’auspicio è che oggi in Senato sulla legge elettorale si eviti la fiducia, sarebbe un errore gravissimo, una vera violenza nel Parlamento. Bisognerebbe permettere al Senato di discutere”. Lo ha detto Roberto Speranza, esponente di Mdp, ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital. “Noi chiediamo due modifiche essenzial: evitare un Parlamento di nominati, e il voto disgiunt. Questo di oggi è un passaggio decisivo”, ha aggiunto. Sit- in di protesta oggi davanti al Senato “Dopo la forzatura gravissima della fiducia sulla legge elettorale alla Camera, il Pd e il governo non pensino di mettere la fiducia anche al Senato. Sarebbe un atto arrogante e prepotente”. Lo affermano i capigruppo di Sinistra Italiana Giulio Marcon e Loredana De Petris che annunciano la partecipazione dei gruppi parlamentari di Sinistra Italiana, oggi, alla manifestazione contro il Rosatellum, promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, a partire dalle ore 16 nella piazza Corsia Agonale, di fronte a Palazzo Madama. “Il Senato – proseguono i capigruppo di Sinistra Italiana -, deve modificare e migliorare una legge elettorale altrimenti inaccettabile. Una legge che ci consegna un Parlamento fatto di nominati e che toglie ai cittadini la libera scelta di eleggere i propri rappresentanti. Un vero e proprio imbroglio”.

 

70 gli emendamenti presentati dal M5S Sono 70 gli emendamenti depositati in aula al Senato dal Movimento 5 Stelle alla legge elettorale. In sintesi, viene spiegato, sono state ripresentate una serie di proposte emendative di analogo tenore rispetto a quelle già presentate presso la Camera dei deputati. Alcune modifiche hanno come obiettivo quello di ridurre gli effetti delle storture dalla proposta in esame e a cercare di creare contraddizioni nella maggioranza: l’introduzione del voto di preferenza; l’introduzione di una doppia scheda per distinguere l’elezione dei candidati nella parte maggioritaria dei collegi uninominali da quella quelli della parte proporzionale delle liste plurinominali; l’introduzione dello scorporo dei voti che hanno già ottenuto rappresentanza nei collegi uninominali affinché non si violi il principio di uguaglianza degli elettori; l’introduzione del voto disgiunto sulla stessa scheda tra candidati uninominali e liste plurinominali; il divieto delle pluricandidature; l’obbligo per le forze che vogliano unirsi in coalizione di presentarsi agli elettori con lo stesso programma e con un unico leader; la modificazione delle disposizioni speciali sul Trentino Alto Adige (con particolare riguardo al Senato); la previsione di accorgimenti per evitare che i collegi uninominali siano disegnati su designazione del Governo o di limitare la discrezionalità in tale operazione; il divieto di indicare quale ‘capo politico’ chi, in base alle leggi vigenti e quindi anche alla c.d. Legge Severino, non possa essere candidato come parlamentare o che non possa assumere incarichi di governo. Se infatti il ‘capo politico’ è di fatto il candidato a svolgere il ruolo di Presidente del Consiglio, sembra una frode elettorale indicare per questo ruolo chi non può neanche candidarsi a deputato o che comunque non potrebbe assumere quel ruolo per espressa previsione di legge; la previsione dell’esenzione del pagamento del bollo e dei diritti per chi richieda il certificato del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti, per favorire la formazione di ‘liste pulite’; proposte varie per garantire la trasparenza e l’affidabilità del voto, sulla base della nostra proposta a prima firma Nesci; come indicato nella parte relativa ai vizi di costituzionalità, la legge è a nostro giudizio gravemente a rischio di incostituzionalità.

Ma data la prossimità delle elezioni non sarà possibile, per mere ragioni di tempo, che la Corte costituzionale si esprima sulla legge prima del voto, con la conseguenza che la sua sentenza potrebbe arrivare nuovamente nel corso della legislatura, producendo nuovamente Parlamento ‘illegittimo’; pertanto non potendo introdurre con legge ordinaria un controllo di costituzionalità vero e proprio abbiamo proposto che sia previsto comunque un ‘parere’ della Corte costituzionale; la soppressione della cosiddetta “norma Verdini” che consentirebbe, un cittadino residente di Italia, di candidarsi in un collegio della circoscrizione Estero.




Rosatellum, iter al Senato: lo spettro dei franchi tiratori

Dopo il sì della Camera, i detrattori del Rosatellum bis affilano le armi in vista dell’iter in Senato, che nelle intenzioni della maggioranza dovrà essere rapido e indolore. È sempre più probabile che il governo ponga la fiducia anche a palazzo Madama.

 

Martedì si riunirà la conferenza dei capigruppo del Senato: l’obiettivo, viene confermato da fonti dem, è di avviare l’esame della riforma in commissione già all’inizio della prossima settimana, così da farla approdare in Aula per la discussione generale il martedì successivo e fissare il voto finale al massimo entro la mattina di giovedì 26. Poi si aprirà formalmente la sessione di Bilancio e, una volta approvata la manovra in via definitiva, si potrà dichiarare conclusa la legislatura. Proprio per questo è necessario che il Rosatellum bis superi la prova del Senato senza incidenti.

Lo spettro dei franchi tiratori (e di Napolitano) Il timore è sempre lo stesso: i franchi tiratori. E non è un mistero che a palazzo Madama i numeri impensieriscano il Pd, così come Forza Italia. Il malessere di diversi parlamentari, d’altra parte, non è venuto meno con il primo ok alla riforma. E c’è l’aggravante, dal punto di vista dei sostenitori del Rosatellum bis, dell’annunciato intervento in Aula di Giorgio Napolitano, che ha duramente criticato il ricorso alla fiducia e alcune norme della nuova legge: parole che potrebbero, è il timore, convincere i dubbiosi a non votare la legge.
Per Mdp nel testo c’è “un’incongruenza”

 

Sul rapido cammino del Rosatellum bis verso l’ok finale spunta poi un altro possibile intoppo: Mdp sostiene che il testo approvato dalla Camera contiene una “incongruenza” nelle norme relative all’elezione dei candidati nei collegi plurinominali. Errore che, per Alfredo D’Attorre, il Senato dovrà correggere, con il rischio di dover tornare alla Camera per un ulteriore passaggio. Dal Pd tagliano corto: “Nessun errore, la norma è chiara e non ci sono problemi”.

Grillo attacca Salvini: “Traditore politico” Ma è soprattutto la polemica tra le forze politiche a catalizzare l’attenzione. Nel centrosinistra è scontro aperto, con Pierluigi Bersani che accusa il premier Paolo Gentiloni di perdita di credibilità e Massimo D’Alema che mette la croce sopra a qualsiasi ipotesi di alleanza con Renzi, tacciandolo di aver siglato un “patto di potere” con Berlusconi e Salvini. Anche nel centrodestra il voto di giovedì ha creato una frattura e Fdi chiede un chiarimento ai potenziali alleati.

 

Nel day after, però, la scena è tutta per il Movimento 5 Stelle e la Lega, che se le danno di santa ragione. “Matteo Salvini è un traditore politico”, è l’attacco frontale dei pentastellati. “Noi vogliamo votare il prima possibile a differenza dei grillini che con la scusa di voti segreti e legge elettorale cercano di ritardare il voto per mantenere poltrone e lauti stipendi”, replicano i presidenti dei gruppi parlamentari della Lega Nord Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga. Ironico – con tanto di bestemmia inclusa – il cofondatore del Movimento: “Pd, Lega, Forza Italia, verdiniani et similia, convergono magicamente” e realizzano “il miracolo italiano”, approvando “una legge perfetta, inappuntabile, impermeabile a qualsiasi critica”.




Rosatellum, Carlassare: “Lo spirito della Costituzione è totalmente travolto”

Viene da chiedersi a cosa serva avere formalmente una democrazia bicamerale, quando si può saltare a piè pari la discussione in aula, il cui scopo precipuo sarebbe esattamente quello, con il ricatto della fiducia al governo sull’approvazione di articoli di una legge elettorale che è stata elaborata ad arte per favorire certi giochi di potere in seno alla maggioranza e per zittire i cittadini.

Da sempre Renzi e i suoi alleati hanno mirato, piuttosto che al consenso della nazione, a quello dell’aula, tacciando di populismo – divenuto un termine negativo come ‘fascismo’- chi avrebbe invece voluto andare incontro alle reali necessità del paese e dei suoi cittadini: cioè quello che i padri costituzionalisti avevano considerato che dovesse esser presente in una legge elettorale. Ormai questi ultimi, i cittadini, sono solo delle comparse, anzi, dei figuranti, nelle alchimie politiche della Repubblica Italiana, gestita sui generis ormai da troppo tempo da chi ha dimostrato in generale poca serietà e poco rispetto per chi in questa nazione è costretto ancora a vivere (altri sono fuggiti all’estero). Favorendo, al contrario, coloro che nel mondo gestiscono il potere economico, a cui ogni bravo lacchè gentilmente s’inchina, ancorchè proveniente da oltreoceano, nel nome di una globalizzazione e di una Unione Europea che già troppi danni ha fatto alla nostra nazione.

“Ce lo chiede l’Europa” era il lasciapassare per qualsiasi assurdità venisse imposta agli operatori economici italiani, dalla misura delle vongole, alle più recenti erbe aromatiche per cucina, al lardo di Colonnata, secondo l’UE da eliminare perché antigienico. Senza contare, citato a caso fra le altre mille iniziative dirompenti, l’altro assurdo, terribile guasto che si era riusciti inizialmente a scongiurare, e che, uscito dalla porta, è rientrato silenziosamente dalla finestra, cioè la ricerca petrolifera nell’Adriatico entro le dodici miglia, con ‘air bomb’ che distruggeranno l’ambiente marino e causeranno l’ulteriore spiaggiamento di cetacei, una delle ultime specie in estinzione. Senza contare le successive trivellazioni, da cui l’Italia, per i cervellotici meccanismi delle regole di concessione petrolifera – ad usum delfini -, non riceveranno il becco di un quattrino, né una goccia di quel petrolio (peraltro di pessima qualità, e che sarebbe antieconomico estrarre, se non fosse per le più che lusinghiere offerte del nostro governo in tema di concessioni petrolifere, praticamente gratis.

 

E allora viene da chiedersi: cui prodest, se nessuno, in Italia ne ricava profitto?) che è stato falsamente spacciato come una risorsa, in sede, allora, referendaria, dato che il minerale appartiene non a noi Italiani, ma alla compagnia petrolifera che lo estrae. Dulcis in fundo, una riflessione: l’Adriatico è un mare chiuso, che cambia la sua acqua mediamente ogni cento anni. Le trivellazioni, inevitabilmente inquinanti, lo distruggeranno per un periodo non lontano da tale termine, in più creando sul fondo una fanghiglia oleosa e puteolente che impedirà ogni e qualsiasi ricrescita della flora marina, indispensabile per il nutrimento della relativa fauna. Con buona pace dei pescatori che da quei tratti di mare interessati dallo scempio traggono – ancora per poco – il loro sostentamento; con conseguente disoccupazione e abbandono dei piccoli paesi costieri da parte di chi andrà altrove a cercare il suo sostentamento. Tutto in ossequio alle grandi società che tutto corrompono e acquistano, soprattutto in sede decisionale. Mentre a noi gente comune fanno credere che a breve non si utilizzeranno più carburanti provenienti da giacimenti fossili, e mentre le grandi fabbriche automobilistiche sfornano sempre più auto elettriche. Ma tant’è: questi sono i governanti che hanno in mano il potere. La chiave di tutto sono le elezioni, appuntamento da cui da troppo tempo la nostra nazione latita, ed è quindi intuibile che si possano anche fare ‘carte false’ per mettersi in posizione di vantaggio.

 

Se il PD dovesse perdere la maggioranza politica – quella dei cittadini l’ha già persa da tempo, vedasi il risultato referendario sulla pretesa riforma costituzionale – ci sarebbe una ‘rivoluzione’. Il pericolo adombrato è quello dei ‘populismi’, nuovo termine per squalificare quella parte pur consistente del paese che vorrebbe che i provvedimenti presi in aula fossero a favore della nazione e della sua prosperità. Purtroppo è utopia pensare che, avendo installato i ‘suoi’ nei punti di potere, Renzi – sempre lui sullo sfondo, nonostante le indagini su Banca Etruria, su babbo Renzi e Co, su MPS e un sospetto omicidio – possa arrendersi e cedere così facilmente la poltrona e le sue più che redditizie fondazioni. Oggi, 12 ottobre, la Camera ha approvato sulla fiducia al governo il quinto e ultimo articolo del Rosatellum 2.0, legge elettorale più che opinabile sotto il profilo costituzionale, con 372 Sì, 149 No, e 6 astenuti. Eppure c’è ancora chi, in Italia, parla di ‘paese democratico’, di ‘rispetto della Costituzione’, di ‘Padri Fondatori’, di ‘Costituzione nata dal sacrificio di tanti Italiani, partigiani e non’, e altre amenità consimili, mentre Renzi tira fuori dal cilindro il fatto che ‘anche De Gasperi’ ha fatto ricorso alla fiducia. Come se si potesse fare un paragone fra lui e l’allora segretario della Democrazia Cristiana. Sbandierando, in più, come positivi, i due più grossi e conclamati fallimenti del suo governo, quasi fossero motivo di ripresa economica e culturale, e cioè la ‘Buona scuola’ – che se non se lo dicesse da sola, nessuno chiamerebbe ‘buona’ – e il Jobs Act, che ha causato più danni del tornado in Florida. Oltre ad avere una ‘ministra’ dell’Istruzione che non avrebbe neanche i titoli per un concorso pubblico, una ‘ministra’ della Salute che non ha titoli in campo medico, ma solo una qualunque maturità classica e un robusto legame – peraltro legittimo, fino a prova contraria – con le case farmaceutiche, e una ‘ministra’ della semplificazione che pare abbia copiato alcune parti significative della tesi di laurea – fino a prova contraria. Accusa da cui non risulta che si sia mai difesa.

 

A proposito della fiducia sul Rosatellum e sulla regolarità costituzionale del procedere del governo, abbiamo voluto chiedere un parere alla professoressa Lorenza Carlassare, prima donna ad avere accesso alla Consulta, e autorevole costituzionalista.

Professoressa Carlassare, ci siamo già sentiti in occasione del referendum costituzionale, a proposito del quale lei ha esposto le ragioni del suo dissenso. Oggi vorremmo chiederle cosa ne pensa del fatto che sull’approvazione della nuova legge elettorale sia stata posta la fiducia al governo.
E’ una cosa su cui non vorrei neanche soffermarmi troppo. Ormai penso che la correttezza e l’osservanza dei principi costituzionali sia qualcosa che non possiamo più aspettarci dai nostri politici. Certamente la legge elettorale non appartiene alla maggioranza né al governo. Il governo non dovrebbe entrarci proprio, quindi l’idea della fiducia sarebbe impensabile. L’hanno già fatto altri, e abbiamo sopportato, come stiamo sopportando un’infinità di cose. Non menzioniamo le altre, perché non mi pare che sia necessario.

Cosa ne pensa lei di questa legge elettorale, di questo ‘Rosatellum’?
Penso che non mi piace, e che come al solito il popolo sia obbligato alle scelte che hanno fatto le segreterie dei partiti e i loro vertici. Noi non abbiamo nessuna possibilità di scelta, anche per il fatto che ci sia una sola scheda in cui si deve votare, e che si voti insieme per un candidato in un collegio uninominale e per la lista. Almeno il voto disgiunto sarebbe stato un minimo di riguardo, ma non ci hanno dato nemmeno quello. Penso proprio male, le dico la verità.

Quindi una legge che non ha principi di costituzionalità?
Certamente, non so fino a che punto corrisponda all’idea di chi la Costituzione ha voluto, in quanto lo spirito della Costituzione è totalmente travolto, perché l’idea era quella che il Parlamento rispondesse almeno in parte alle diverse istanze che il Paese esprimeva. Guardi, l’idea dei costituenti era tutta un’altra.

Roberto Ragone