Saldi invernali, Federconsumatori: “Diffidare degli sconti eccessivi”

Partiti oggi i saldi invernali in Sicilia, mentre nelle altre regioni prenderanno il via dal 4 o dal 5 gennaio.

Ma la stagione degli sconti dovrebbe rivelarsi più fiacca dell’anno scorso, con Federconsumatori che prevede una flessione degli acquisti dell’1,3% rispetto ai saldi 2019, mentre il Codacons si aspetta un “flop totale” con un -10%.

Le famiglie, come è già avvenuto per le spese natalizie, sono più propense a risparmiare, ma a incidere in modo consistente è l’effetto del Black Friday che di anno in anno assorbe una fetta sempre maggiore delle vendite.

Per Federconsumatori, ad approfittare dei saldi sarà solo il 38% delle famiglie (pari circa a 9,3 mln) e la spesa media si aggirerà sui 179 euro per ogni famiglia. Il Codacons calcola che la spesa media a famiglia scenderà a quota 145 euro e appena il 40% degli italiani approfitterà degli sconti.

Primi saldi dal 2 gennaio,
spesa media 145-179 euro

“Il Black Friday di fine novembre ha portato milioni di italiani ad anticipare acquisti che prima erano riservati al periodo dei saldi – spiega il Codacons – e così i saldi invernali di tradurranno in una debacle totale: solo outlet e boutique d’alta moda faranno registrare presenze e numeri positivi, ma saranno principalmente i turisti stranieri a fare acquisti”.

Per questo, l’organizzazione dei consumatori liquida come “inutili e obsoleti” i saldi di fine stagione che “andrebbero eliminati del tutto, per fare posto sia a iniziative come il Black Friday, sia alla liberalizzazione degli sconti, lasciando agli esercenti la facoltà di scegliere quando e come scontare la propria merce”.

Anche per Federconsumatori il Black Friday ha ormai definitivamente cambiato le abitudini degli italiani: “se prima le famiglie preferivano rimandare qualche regalo di Natale o il proprio shopping al periodo dei saldi – spiega l’associazione – quest’anno hanno approfittato delle promozioni del venerdì nero, con il vantaggio di avere più probabilità di aggiudicarsi l’articolo desiderato”.

Nel periodo dei
saldi, poi, “il rischio dell’inganno è sempre dietro l’angolo e la
possibilità che le promozioni si rivelino poco vantaggiose è concreta”,
avverte Federconsumatori, ricordando che il cartellino deve indicare sia il
prezzo ‘ordinario’ che quello scontato e di “diffidare degli sconti
eccessivi, pari o superiori al 60%”.




La Campania da il via ai saldi estivi

Saldi estivi al via: oggi partono in Campania, lunedì sarà la volta della Sicilia, martedì della Basilicata e da sabato 6 luglio lo shopping scontato sarà possibile anche nelle restanti Regioni.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media poco meno di 230 euro – circa 100 euro pro capite – per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro.




Lazio: iniziato il count down per il via ai saldi

 

di Marco Staffiero


ROMA – Negli ultimi anni per la crisi è diventato uno dei momenti più importanti per i commercianti. Partiranno domani 5 gennaio i saldi nel Lazio.  Secondo le stime dell'Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà 344 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento, calzature ed accessori per un valore complessivo di 5,3 miliardi di euro.  "Dopo un Natale così così, la speranza passa ora per i saldi. Non saranno però saldi col botto. La nostra stima è che gli italiani spenderanno mediamente come nell'anno precedente", ha detto il presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio, Renato Borghi.  Federconsumatori e Adusbef non prevedono assalti ai negozi, dal momento che solo il 39% delle famiglie farà acquisti, con una spesa media di 179.92 euro a famiglia. Negli utlimi anni sono molti i commercianti, che pur di vendere sono costretti a mettere dei prezzi da saldi anche fuori stagione. 
 
"Anche questa volta – spiega il presidente Valter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma  – abbiamo assistito al caos più completo con tantissime attività che in spregio del rispetto delle regole che lo vietano hanno effettuato 'sconti' nel periodo inibito, non solo per mezzo di messaggi ma anche esponendo platealmente in vetrina percentuali di sconto ad esempio del 30 – 50%". I saldi ormai rappresentano l'ultima spiaggia, per i negozianti, per recuperare le vendite ancora in calo della stagione. Una manna dal cielo per chi ha rinunciato ad acquistare nuovi capi e, magari, posticipato i regali natalizi, in attesa degli sconti. Secondo i dati della Confesercenti i dati economici nella PMI sono inequivocabili: nel 2016 hanno chiuso oltre mille negozi del settore moda tra Roma e Provincia.
 
“E pensare che dall’altro lato della legalità, sempre nella città di Roma, opera un esercito di abusivi – se ne stimano 20 mila di cui 8 mila solo nel cuore cittadino, – che sottraggono miliardi di euro alle casse dello Stato e ovviamente dei negozi”, dice Giammaria, che invita ad una decisa inversione di tendenza.“Bisogna dare fiato alle famiglie e alle imprese. A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2016, le quote di spesa dedicata dalle famiglie di Roma e del Lazio all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta quasi del 25%. Stimiamo, difatti, che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 250/300 Euro, anche perché il saldo invernale è l’occasione per l’acquisto di capi “importanti” quali ad esempio cappotti, piumini, giacconi etc.
 
E poi una critica alla data anticipata: “Le vendite di fine stagione o saldi invernali rappresentano, ancora, per il nostro settore un importante occasione di recupero e per questo riteniamo che ad esse debba essere ridato il loro originario significato. Averne di continuo anticipato la data di inizio ha di fatto completamente snaturato questo tipo di vendita speciale a danno sia delle piccole e medie imprese del dettaglio che conseguentemente del consumatore determinando una confusione totale sulle varie forme di vendite straordinarie. I saldi debbono tornare ad essere delle reali vendite di fine stagione da effettuarsi nei periodi originariamente previsti, posticipandone, quindi, l’attuale data di avvio”. Infine un appello al sindaco Virginia Raggi: “E' necessario che la Pubblica Amministrazione si impegni a far rispettare le regole, perché non è possibile continuare come oggi dove si assiste alla completa inosservanza delle stesse a cominciare da quelle previste per le vendite di fine stagione”.

Il decalogo dei saldi
Le regole dei saldi scritte da Confesercenti:
La vendita di fine stagione (saldo) non ha obbligo di comunicazione al Comune.
Le condizioni favorevoli di acquisto prospettate al consumatore attraverso il messaggio pubblicitario debbono essere reali ed effettive. I prodotti esposti per la vendita nelle vetrine esterne o all’ingresso del locale e nelle immediate adiacenze dell’esercizio e su aree pubbliche o sui banchi di vendita, ovunque collocati, devono indicare in modo chiaro e ben leggibile il prezzo di vendita al pubblico, mediante l’uso di un cartello o con altre idonee modalità; quando siano esposti insieme prodotti identici dello stesso valore è sufficiente l’uso di un unico cartello. Negli esercizi di vendita e nei reparti di tali esercizi organizzati con il sistema di vendita del libero servizio l’obbligo di indicazione del prezzo deve essere osservato per tutte le merci esposte al pubblico.
 
I dati da esporre nei cartellini sono: a) il prezzo originario; b) la percentuale di sconto; c) il prezzo finale di vendita. Alle vendite di fine stagione non si applicano le normative relative alle vendite sottocosto: l’esercente, dunque, è libero di vendere i prodotti anche a prezzo inferiore a quello di acquisto. Il commerciante continuerà ad accettare i pagamenti con carta di credito e pos secondo i termini delle relative convenzioni. In caso di mancata conformità del bene al contratto (difetti o mancata corrispondenza rispetto alle caratteristiche descritte prima della vendita) il cliente ha diritto, ai sensi del D.LGD. n.° 24/2002: a) al ripristino, senza spese, della conformità del bene mediante riparazione o sostituzione (a scelta, salvo che il rimedio richiesto sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso rispetto all’altro);
b) ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto (se la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose; se il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione entro un congruo termine; se la sostituzione o la riparazione precedentemente effettuata hanno arrecato notevoli inconvenienti al consumatore). L’impegno a non oscurare completamente le vetrine. L’impegno alla massima disponibilità e cortesia nei confronti del cliente per eventuali cambi non dettati dall’obbligo di Legge. Non esiste difatti il cosiddetto diritto al “ripensamento” negli acquisti effettuati in forma diretta. Ciò vale, come è noto, solo nei casi di vendita “a distanza” eseguita al di fuori dei locali commerciali (ad esempio on line)".