CASTELLI ROMANI: "I MIEI PRIMI DUE MESI" DI SANDRO CARACCI NUOVO COMMISSARIO DEL PARCO

Angelo Parca

Castelli Romani – Sandro Caracci, Commissario straordinario del Parco dei Castelli Romani che rispetto alla precedente esperienza adesso ha un bagaglio maggiore e conosce bene la macchina dell’Ente.

Una nomina inaspettata che lo ha proiettato immediatamente a riprendere le fila di diverse questioni in piedi, non ultima quella del Piano di assetto e di una Vas redatta sotto il precedente Commissario Matteo Mauro Orciuoli che ha suscitato non poche polemiche da parte degli ambientalisti.

Se si restringeranno i confini del Parco oppure no, non ci è dato ancora saperlo. Ma sappiamo bene, perché a dirlo è stato Sandro Caracci in persona, che dal primo giorno del suo insediamento non si è fermato un attimo.

Ha incontrato moltissime persone in lungo e largo per il territorio, vecchie e nuove conoscenze con le quali ha ricucito e instaurato rapporti tesi ad una maggiore efficacia di azione. Tanti talenti spesso inascoltati.

Caracci ha esaminato le priorità e stilato una sorta di tabella di marcia che deve portare avanti giorno dopo giorno. Le polemiche non mancano da parte di coloro che stanno in finestra e aspettano un cenno, la rivoluzione rispetto al passato.

Un maggiore giro di vite sulla tutela ambientale, ma Sandro Caracci, sempre pronto ad accogliere chiunque lo cerchi e a rendere conto del proprio operato, ha in mente un Ente che sia pari al collante di tutti i Castelli Romani, perché "Roma ha dato tanto – dice il Commissario del Parco – ma adesso si sta comportando da matrigna”. E da queste parti vuol far capire Caracci, non ci sono Cenerentole. C’è un territorio con tradizioni, ricchezze e ambiente da salvaguardare e promuovere in maniera efficace. Non a caso il sito iniza ad essere intriso di cultura ambientale. Proposte didattiche e concertazione con le associazioni del territorio.

Se prima non si rende partecipe il territorio dei Castelli Romani e i loro attori non si potrà mai ottenere qualcosa utile alla collettività. Interessanti le dichiarazioni rilasciate nel video allegato a questo articolo dal Commissario Caracci in esclusiva per L’osservatore laziale: buona visione

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NEMI, TERRITORIO A RISCHIO CEMENTIFICAZIONE: AL PARCO L'ARDUA SENTENZA

La prima seduta della conferenza dei servizi è stata convocata per il 16 ottobre 2013 alle 10:30 presso la Regione Lazio.

 

Chiara Rai

Nemi (RM) – L’ambiente di Nemi è di nuovo a rischio cementificazione. Il nostro è un vero e proprio grido di allarme che rivolgiamo a tutti gli ambientalisti.

Il polmone verde di Nemi è ancora a rischio perché per un giro di coincidenze c’è il pericolo che venga approvato il progetto di un privato finalizzato a costruire in cambio di servizi in una zona periferica immersa nel territorio protetto del Parco dei Castelli Romani.

In poche parole ll Comune di Nemi intende concludere il “Programma integrato di intervento di iniziativa privata” che permetterà alle figlie di Renzo Cavaterra detto Massimo, amico e sostenitore dell’attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci, di edificare in località Corsi a Nemi.

Tante villette, residence, addirittura un centro sportivo ed estetico. Tanto cemento per un Paese di appena duemila anime che dovrebbe conservare e preservare le sue ricchezze naturalistiche. E’ come se Nemi fosse una grande riserva: perché modificarne il paesaggio con altre costruzioni?

 La prima seduta della conferenza dei servizi è stata convocata per il 16 ottobre 2013 alle 10:30 presso la Regione Lazio.

Nella convocazione della Conferenza inviata dal Comune di Nemi a tutti gli attori si richiama la legge Legge 7 agosto 1990, n. 241 art. 14 – ter comma 7: “Si considera acquisito l'assenso dell'amministrazione, ivi comprese quelle preposte alla tutela della salute e della pubblica incolumità, alla tutela paessaggistico-territoriale e alla tutela ambientale, esclusi i provvedimenti in materia di VIA, VAS e AIA, il cui rappresentante, all'esito dei lavori della conferenza, non abbia espresso definitivamente la volontà dell'amministrazione rappresentata”.

[ CLICCARE QUI PER LEGGERE LA CONVOCAZIONE ]

Se l'Ente Parco dei Castelli Romani non deciderà di allinearsi al primo parere espresso dall'allora Commissario Gianluigi Peduto, le Cavaterra potranno costruire grazie al "fatale" atto dell'ex Commissario straordinario del Parco Matteo Mauro Orciuoli, sostenitore anch’esso insieme all’allora assessore regionale all’Ambiente Marco Mattei della candidatura dell’attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci, il quale, con un colpo di spugna e in soli 12 giorni ha annullato il parere negativo di Peduto.

Ribadiamo che sotto il commissario Gianluigi Peduto il Parco dette parere negativo. Poi lo stesso ente Parco è tornato indietro sui suoi passi e il 13 agosto del 2012 ha prontamente comunicato l’annullamento del precedente diniego rilasciato in data 28 aprile 2009. Parere negativo che, come si è già detto, ha di fatto impedito che si concludesse l’iter di approvazione del progetto delle figlie e del nipote di Renzo Cavaterra.

Ma Orciuli annullando il diniego di Peduto ha di fatto rimescolato le carte e dato il via libera all’iter di approvazione del progetto di lottizzazione.

Adesso spetterà al commissario Sandro Caracci gestire queste coincidenze e pareri “psichedelici” dell’Ente Parco. Il nostro giornale auspica in un sonante e totale DINIEGO, ai fini della tutela del verde rimasto.

Ma se tutto andrà male il territorio protetto di Nemi avrà una bella colata di cemento:
Progetto Residence area 1
Progetto Residence area 2
Progetto centro sportivo ed estetico area 2
Progetto quadrifamiliare area 3
Progetto Trifamiliare area 3
Progetto bifamiliare area 5
Progetto bifamiliare area 4
Bifamiliare area 6 tav 6.2 bis
Bifamiliare area 6 tav 6.2 ter

Dunque alla nuova gestione del Parco si rilancia l’appello di onorare la mission dell’Ente: Tutelare l’ambiente, il territorio protetto di cui fanno parte molti comuni dei Castelli Romani tra cui la verde e incontaminata Nemi.

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CASTELLI ROMANI ENTE PARCO, CARACCI CRITICO:"SI VALUTA L'OPERATO DI UN ENTE IN SOLI DUE MESI?"

Castelli Romani – Ente Parco (RM) Sandro Caracci – commissario straordinario dell'Ente Parco, risponde alla lettera delle associazioni ambientaliste pubblicata su questo quotidiano in data 5 ottobre 2013

( CASTELLI ROMANI, ENTE PARCO: ABUSIVISMI, MOTOSCAFI AL LAGO ALBANO, PIANO D'ASSETTO DORMIENTE )

Nota del Commissario Straordinario dell'Ente Regionale Parco dei Castelli Romani

Castelli Romani – Sono disponibile a rispondere alle domande di singoli, associazioni e giornalisti circa i miei obiettivi per questo Parco.
Ritengo, infatti, che non voler ascoltare cosa ho da dire, continuando a pubblicare polemiche fini a se stesse, sia fare il gioco di qualcuno che da tutto è spinto tranne che dall'interesse per lo stato di salute del Parco dei Castelli Romani.
Avrei ben accettato la lettera aperta quale contributo alla discussione e all'approfondimento di tematiche relative alla vita del Parco ma, per come è stata impostata, sembra essere rivolta più al Commissario precedente che non al sottoscritto, visto che ho assunto questo incarico soltanto il 5 agosto 2013.

Se, come sono certo, siamo tutti in perfetta buona fede, mi chiedo, e chiedo alle associazioni e personalità firmatarie della Lettera aperta, come sia possibile valutare l'operato di un Ente, di un qualsiasi Ente, in due mesi, e senza aver mai chiesto a chi quell'Ente è stato chiamato a gestirlo cosa sta facendo e farà.

Rinnovo, quindi, la disponibilità a incontrare chi voglia sapere da me cosa intendo fare per questo Parco e chiedo, a chi invece desidera dare i voti sul mio operato, o ascoltare il chiacchiericcio da bar, quantomeno di aspettare che la mia politica all'interno del Parco dia i suoi frutti. Poi sì, sarà lecito dire, criticare, contestare e, mi auguro, plaudere, sostenere e rilanciare.

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CASTELLI ROMANI, ENTE PARCO: ABUSIVISMI, MOTOSCAFI AL LAGO ALBANO, PIANO D'ASSETTO DORMIENTE

La tutela ambientale è il primo obiettivo di un Parco. Non esercitarla o considerarla secondaria rispetto all’edilizia, alle nuove costruzioni, alle infrastrutture, o più in generale alle pretese di chi considera lo sviluppo solo in termini di continua e totale trasformazione degli ambienti naturali, non solo è sbagliato, ma controproducente dal punto di vista economico e ambientale.

 

Redazione

Castelli Romani – Ente Parco (RM) – Tante firme di persone e anche di numerose associazioni che ai Castelli Romani in materia di tutela dell'ambiente hanno fatto sentire sempre la loro voce durante il brutto e il cattivo tempo che hanno fatto le varie amministrazioni locali e l'Ente Parco dei Castelli Romani.

Adesso c'è un momento di stasi e come dire, chi ha riposto le speranze nel nuovo commissario straordinario dell'Ente Parco Sandro Caracci, si aspetta delle risposte.

Sandro Caracci è commissario al Parco in un momento molto difficile per l'Ente. Ci sono abusivismi che in questi ultimi anni sono proliferati, c'è il Piano d'assetto da approvare, c'è da riprendere le fila di faccende repentinamente interrotte o capovolte.

Questa lettera che è pervenuta al nostro giornale da queste firme note al bistrattato AMBIENTE è di estrema importanza e ci auguriamo che il neo commissario Sandro Caracci possa presto rispondere ai quesiti contenuti nella stessa.

Ecco la lettera:

Egregio Commissario,
duole dover sottoporre alla sua attenzione missive di questo tenore, ma siamo rimasti assai sconcertati nel constatare che dopo il vero e proprio blocco delle attività, che negli ultimi tre anni di Commissariamento del centro destra hanno caratterizzato il Parco dei Castelli, con il suo insediamento non si sia intravisto l’atteso e sostanziale cambiamento che in molti attendevamo.

Il Parco si presenta come un fortilizio chiuso e poco trasparente, con scarsi e datati documenti pubblicati sul suo sito internet, che rendono praticamente impossibile conoscere il suo operato.

Gli aspetti più delicati, che riguardano la gestione territoriale, dai nulla osta per interventi edificatori o di taglio bosco, ai controlli che dovrebbero essere espletati dai guardiaparco, sono del tutto privi di efficacia.

Notizie recenti, riportate dai giornali, a proposito di una presunta piscina abusiva sotto al Tuscolo – per esempio – evidenziano tutta l’inefficacia dell’azione del Parco, che neppure si degna di dare risposte ai cittadini.

Per quanto riguarda i nulla osta, per l’ignavia amministrativa la situazione appare ancora più inquietante, visto che si parla insistentemente di centinaia di autorizzazioni che avrebbero maturato un parere favorevole per silenzio-assenso.

Un meccanismo che da solo denuncia in maniera manifesta la completa inazione dell’Ente e delle persone che dovrebbero dirigerlo. Un atteggiamento di totale passività che ha effetti devastanti sul territorio, sul quale potrebbero essere riversati decine, o centinaia di migliaia di metri cubi, senza la preventiva azione di controllo, alla quale il Parco è specificamente preposto e obbligato per legge.

Voci si rincorrono anche per una presunta deroga per la navigazione, con grossi motoscafi adatti allo sci nautico, nel lago Albano, che detto per inciso è un lago tutelato da ben due Direttive europee, che impediscono attività così impattanti.

Per il Piano di assetto non si scorgono novità. Al di là dei proclami di rito non è stata fatta alcuna azione sostanziale. Questo non lascia ben sperare per uno strumento che è essenziale per il nostro territorio; per inciso il nuovo Piano esplica già a pieno titolo i suoi effetti, anche se solo adottato.

In buona sostanza, i segnali che si percepiscono rispetto alle attività del Parco appaiono contraddittori e scarsamente indirizzati ad azioni di trasparenza e tutela ambientale. Un Parco così, che esprime positività solo con le visite guidate (il cui programma è stato finalmente ripreso dopo tre lunghi anni di inspiegabile scomparsa) e poco altro, non ci piace. Non può piacerci. È l’esatto contrario di quello per cui ci siamo battuti per anni.

La tutela ambientale è il primo obiettivo di un Parco. Non esercitarla o considerarla secondaria rispetto all’edilizia, alle nuove costruzioni, alle infrastrutture, o più in generale alle pretese di chi considera lo sviluppo solo in termini di continua e totale trasformazione degli ambienti naturali, non solo è sbagliato, ma controproducente dal punto di vista economico e ambientale.

Denunciamo quindi una mancanza di azione, che rende il Parco una specie di foglia di fico per una politica inadeguata e parassitaria. Al contrario vorremmo un progetto di generalizzato rilancio del Parco, con azioni di tutela, salvaguardia e valorizzazione. È chiedere troppo? Noi diciamo che si può fare!

Giancarlo Trombetta Vice presidente uscente del Consiglio direttivo del Parco dei Castelli Romani
Franco Medici Consigliere uscente del Consiglio direttivo del Parco dei Castelli Romani
Gianfranco Brunetti ex Sindaco di Rocca di Papa
Maria Pia Consoli Italia Nostra Castelli Romani
Enrico Del Vescovo Italia Nostra Castelli Romani
Emanuele Loret Italia Nostra Castelli Romani
Andrea Sebastianelli Associazione culturale Il Piccolo Segno di Rocca di Papa
Luigi Fortini Associazione culturale Il Piccolo Segno di Grottaferrata
Angelo D’ Ottavi Associazione U Lengheru Neru di Grottaferrata
Vairo Canterani Associazione Picchio Rosso di Nemi
Carlo Testana Carlo Testana Associazione Picchio Rosso di Nemi
Corrado Bisini La Spinosa di Velletri
Andrea Tupac Mollica Antropologo – Ariccia
Luca Nardi Associazione Salviamo i Castelli Romani
Aldo Morana Consigliere uscente della Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini

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CASTELLI ROMANI, PARCO REGIONALE: SANDRO CARACCI E' UFFICIALMENTE IL NUOVO COMMISSARIO

Redazione

Castelli Romani – La nomina, arrivata con decreto a firma del Presidente della Giunta regionale Zingaretti del 31 luglio 2013, è stata formalizzata oggi dall'Ente Parco. 

Sandro Caracci, che ha già ricoperto la carica di presidente del Parco dei Castelli Romani dal 1995 al 2002, torna con l'intenzione di proseguire il percorso di affermazione dell'idea di Parco sul territorio. 

Originario di Marino (RM) e con una lunga esperienza come amministratore e funzionario pubblico, Caracci è una persona radicata sul territorio, di cui conosce complessità e potenzialità:

"Chi mi ha scelto – commenta il Commissario – evidentemente lo ha fatto perché cercava determinate caratteristiche, personali e professionali, che fossero coerenti con l'obiettivo di affermare in modo definitivo il ruolo del Parco sul territorio, e dunque ringrazio il presidente Zingaretti per la fiducia. Per me la nomina è stata una sorpresa, e proprio per questo la considero il riconoscimento del lavoro svolto in passato per il Parco dei Castelli Romani. Il Parco – continua Caracci – presenta tutte le problematiche tipiche di un Parco suburbano. Un'area fortemente antropizzata ha inevitabilmente delle forti criticità ma, negli anni, ho potuto registrare un crescente interesse per le tematiche ambientali e una sensibilità sempre più estesa fra la cittadinanza, che si aspetta dal Parco azioni precise. Tutela, conservazione, ma non solo. Il Parco sarà un laboratorio permanente, perché va tenuto conto delle persone che nel Parco vivono e lavorano, dunque la difesa dell'ambiente deve andare di pari passo con le esigenze dei cittadini. Saluto i Sindaci della Comunità del Parco – conclude il Commissario – con i quali sono certo si avvierà un percorso di collaborazione, affinché, a quasi trent'anni dalla sua istituzione, si possa affermare definitivamente il ruolo dell'Ente Parco".

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LAZIO: IL GOVERNATORE DEL LAZIO HA NOMINATO I NUOVI VERTICI DEGLI ENTI PARCO

Redazione

Lazio – Il presidente Nicola Zingaretti ha firmato le nomine per i nuovi commissari. Da Mario Tozzi a capo del Parco Naturale Regionale dell’Appia Antica, ecco chi sono i nuovi vertici delle aree protette del territorio

Mario Tozzi arriva al vertice del Parco Naturale Regionale dell’Appia Antica. Tozzi, autore di oltre 50 pubblicazioni scientifiche su riviste italiane e internazionali, è Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, si occupa dell’evoluzione geologica del Mediterraneo. 

All’Ente Roma Natura è stato nominato commissario Maurizio Gubbiotti, dal 2003 Coordinatore della Segreteria nazionale dell’Associazione ambientalista Legambiente. 

Daniela Boltrini è commissaria alla Riserva Naturale del Lago di Vico. Dal 1989 titolare e direttore sanitario di un ambulatorio per animali da compagnia, Boltrini è presidente dell’Ordine dei Veterinari di Viterbo dal 2008. 

L’Ente Parco Riviera di Ulisse è stata affidato a Gianni Mattioli, docente nel Master di ‘Cooperazione e progettazione per lo sviluppo’ presso la Facoltà d’Ingegneria all’Università di Roma La Sapienza e membro della Presidenza del Comitato scientifico del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile  dell’Unesco.   

Danilo Sordi è il nuovo Commissario del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Dal 1992 a oggi, cofondatore e presidente dell’Associazione Ambientale Naturalistica ‘Il Nibbio Bruno’, nata con l’obiettivo di conservare e valorizzare uno degli ultimi habitat di riproduzione del rapace. 

Il Parco Regionale dei Monti Aurunici è stato affidato a Michele Moschetta, amministratore di una azienda alimentare e dal 2004 sindaco di Ausonia. 

Al Parco Naturale Regionale di Vejo è stato nominato Commissario Giacomo Sandri. Dal 2009 a oggi, membro del comitato direttivo dell’Anci Lazio e dal 2012, assessore alle Politiche Territoriali del Comune di Formello.   

A Dario Esposito invece, è stato affidato il commissariamento della Riserva Naturale Tevere Farfa. Dal 2001 al 2008 ha ricoperto la carica di assessore alle Politiche Ambientali e Agricole del Comune di Roma. Dal luglio 2009 è Coordinatore dell’Osservatorio sui Rifiuti della Provincia di Roma  e attualmente fa parte del Comitato di Coordinamento dell’accordo Anci-Conai per la gestione degli imballaggi.  

Bruno Marucci è il nuovo Commissario del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi. Specializzato in Diritto Civile, Privato, Successorio, Commerciale e Amministrativo, esercita la professione forense dal 1999.

Al Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili è stato nominato Marcello Vasselli. È stato assessore all’Urbanistica del Comune di Castel Madama dal 1996 al 2000 e  insegnante di chimica fino al 2011 presso il liceo Maiorana di Guidonia. 

Sandro Caracci è il nuovo Commissario del Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, già presidente dello stesso ente, dove ha acquisito competenze nel campo della tutela ambientale e del marketing territoriale.




CASTELLI ROMANI, VITIVINICOLTURA: PRESENTATO IL LIBRO-PROVOCAZIONE DI GIULIO SANTARELLI

Maurizio Aversa 

Castelli Romani – Giustamente Sandro Caracci, già presidente del  Parco dei Castelli romani, intervenendo alla presentazione del libro di Giulio Santarelli “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” edito per i tipi di Pieraldo Editore, che si è svolta a Marino sabato 15 giugno presso il Museo Civico Mastroianni di Marino, ha consigliato la lettura, la riflessione ed ha auspicato l’adozione di comportamenti coerenti (da parte di amministratori e dalla classe dirigente della società marinese e castellana) con alcune indicazioni sulla difesa ambientale che emergono dal libro stesso.

E’ importante questa  indicazione di Caracci perché è uno degli interventi non in scaletta, svolti a ruota libera durante il pomeriggio marinese che ha messo insieme decine di persone che hanno ascoltato tesi proprie dell’autore; approfondimenti linguistici, filosofici e sinottici insiti nel libro stesso svolti dal prof. Franco Campegiani che ama declinarsi filosofo e vignaiolo; spiegazioni e illustrazioni del dott. Gaetano Ciolfi, direttore dell’Istituto Sperimentale per l'Enologia S.O.P. di Velletri. L'esposizione che è stata guidata, come un padrone di casa ospitante da Armando Lauri, sodale culturale e politico, oltre che amico personale di Giulio Santarelli, ha consentito a tutti di presentare aspetti e approfondimenti del testo in presentazione. Noi abbiamo partecipato con attenzione e attivamente, anche alla degustazione dell’ottimo “moscato rosato” servito fresco della cantina Castel De Paolis, l’azienda di Giulio Santarelli che dagli anni ottanta ha curato nella nascita, nella cura, nella ricerca di innovazioni che riconducono alle radici.

Perché, come dice Campegiani, “le radici, sono quanto di più moderno e innovativo, in agricoltura come nelle cose della vita”. Abbiamo ascoltato, dalla voce dell’autore, raccontare – col suo “modo fiume” di essere marinese appassionato nelle cose che affronta – di una analisi, di un convincimento, di una provocazione. Per conto nostro, proviamo a “leggere” quanto da egli proposto in vario modo. L’analisi, ad esempio, soprattutto nei richiami autobiografici, non sempre ci sembrano collimare con la realtà effettuale. Che, invece, viene descritta, a grandi linee per quello che è stata. E’ un “giallo” questo volume. Un giallo di pregio. Ad esempio ha il pregio e il mistero che accompagna ogni narrativa piena di suspence, di inserirci in un ambiente noto, ma presentato come in penombra. Una quotidianità tattile di cui si è smarrita l’avvertenza, la consapevolezza dell’esistenza stessa. Infatti, come è nei gialli classici, concentrando l’attenzione sui “protagonisti” apparenti, anche perché poi è lì che si cela l’assassino (o è un complotto con più delittuosi colpevoli?), non si tiene in giusto conto un substrato umano, una base di “humus” dove innestare colture e culture, che poi daranno corpo al mondo esistente. Infatti, assurto a protagonista il produttore, l’artigiano della vite (l’artista della vite, direbbe Campegiani),va  individuato il movente. Niente di eccezionale: come in tutti i gialli, o sono passioni personali o sono soldi. E qui il movente è proprio il denaro, come sottolinea Santarelli, citando Vandana Shiva, che viene osannato a wall street perché “da denaro produce denaro”; ma poi dimentica –il mondo occidentale. L’occidente capitalistico- che per apprezzare la vita, le cose vive che si rinnovano nella propria stagionalità, occorre tornare alla terra e ai suoi frutti. Alla triade completa, il protagonista-vittima, il movente-denaro, non resta che la folla di assassini: la classe dirigente che nei decenni ha sposato il liberismo, il capitalismo predatore (e qui il libro, forse anche per comodità di relazione argomentale spazia poco e si rivolge solo alla speculazione edilizia, al consumo di suolo). Sarebbe un po’ complicato, e dovrebbe assolvere un po’ troppo sbrigativamente anche se stesso e i propri ruoli (pubblici) passati, Giulio Santarelli, se dovesse approfondire l’analisi sul capitalismo, sulle classi dirigenti del Paese Italia, anche forgiate (comprese le derivazioni attuali che giustamente ora denuncia) dalla parte politica a cui egli stesso ha contribuito a dare corso.

Sarebbe complicato a tal punto che dovrebbe invocare, in estremo tentativo onnicomprensivo dell’analisi, della soggettivazione e delle conclusioni a cui giunge oggi, un istituto comportamentale ad egli sconosciuto: dovrebbe invocare e praticare l’autocritica costruttiva. Cosa che assolutamente non fa. Non è nelle sue corde. Non è nel “personaggio” che interpreta ed è. Non vuole neppure prendere in cosiderazione. Tanto è vero che sfugge. Anzi rifugge, in un artificio, che quasi potrebbe “offendere” l’ospite filosofo che lo sta accompagnando nella bella descrizione analitica della realtà mutata. Infatti, Santarelli sentenzia che “sono finite le ideologie”! Aggiunge che la dimostrazione di ciò è che mentre prima – e qui c’è un rimando alla crisi che dal 2008 devasta il capitalismo – c’era la lotta di classe e gli operai ora l’unica parvenza di lotta di classe è il benessere ecosostenibile che i cittadini (di città) reclamano nella loro vita quotidiana. E qui, addirittura, sposa ed indica il motivo – questo della ecosostenibilità semplificata – ha trovato coerenza del proprio agire politico nel sostenere le posizioni politiche dell’amministratore Renzi. Ecco, in tutto ciò, fino ad ora sono restati fuori – e lo sono anche nel libro – i lavoratori della terra, i braccianti, i part time, i senza diritti, gli sfruttati, che hanno reso possibile l’applicazione di quelle intuizioni che il “produttore Santarelli” è stato capace di scovare. Grazie, come deferente ricorda egli stesso, alla “supervisione di idee e scelte” indicate dal prof. Attilio Scienza, enologo numero uno al mondo. Ecco tutto ciò, senza chi “scacchia”, chi “innesta”, chi “raccoglie”, chi “trasporta”, chi mette le proprie braccia al servizio quotidiano della vigna, avrebbe come risultato, probabilmente la stessa qualità che è stata eccellentemente trovata dalle intuizioni e capacità di Santarelli e della sua azienda, ma sarebbe – se curata da egli solamente e dalla famiglia – 100 volte, mille volte, minore nei numeri. Per questo è “normale”, se non si coglie questa “immediata sensibilità di classe e di situazione di sfruttamento oggettivo nella catena di produzione anche nei beni della terra”, che poi si giunga sbrigativamente a sentenziare sulla fine delle ideologie. Perché, chiederemmo all’autore, l’insieme del sistema di idee che egli propone circa l’ecosostenibilità, circa una visione di futuro (nel ridare programmazione e potere ordinatore) anche nell’economia locale e globale, non è essa stessa una proposta “ideologica”? Perché, incalzeremmo, quando preoccupato e speranzoso propone di chiedere alle classi produttive agricole (magnifico l’esempio di Ciolfi circa il consumo di suolo e di acqua nel parallelo tra l’espianto di vite e l’innesto di coltivazioni di kiwi) di rinunciare al “guadagno facile” e di perseguire un giusto guadagno, ma che assicuri il futuro di tutti, non pone un quesito ideologico? Non propone, in ultima istanza una critica al capitalismo predatore? Oppure vuole iscriversi nella schiera, fatta di illusionisti o illusi che pensano ad un “capitalismo buono”? Che si, il sistema porta a sfruttare, ma solo a piccole dosi! Per questo, l’apprezzabile fatica intellettuale va premiata nella sua “novità”, che, essenzialmente, consiste nell’aver prodotto sistemicamente una raccolta (secondo la ricerca dell’autore è dal 1939 che non veniva svolto un libro simile) che partendo dalle caratteristiche fisiche, geologiche, geoclimatiche, morfologiche del territorio su cui insiste il nostro interesse (Marino e i Castelli romani) lo mette sotto gli occhi del lettore e lo arricchisce via, via. Della storia e della cultura che nei secoli, dal punto di vista della vite e “degli stili di vita” come sottolinea Campegiani, che sono la condizione e il risultato del prodotto agricolo finale, nel nostro caso la vite.

Della stessa visione economica di scala per determinare come si sono compiuti salti – positivi e negativi – nell’uso del suolo su cui prospera, o prosperava questa attività vitivinicola. Così vengono ricordati l’inarrestabile espansione dell’urbanizzazione, sia da Roma verso i Castelli, che degli stessi centri castellani che hanno ampliato o replicato in forma “moderna e disordinata” se stessi più  a valle. Questa descrizione, fa indicare all’autore, che ormai occorre prendere atto di dover ricorrere ad uno spartiacque. Per questo ha buon gioco, con la coincidenza delle scelte dei cittadini degli ultimissimi anni e mesi operati nelle urne, nel reclamare, nell’indicare, che il consumo di suolo agricolo ormai deve essere pari a zero. Lo ha proclamato Nicola Zingaretti, neo presidente della Regione Lazio; lo ha confermato – indicando proprio l’Agro romano, come livello di attenzione e applicazione prioritaria – il neosindaco di Roma Ignazio Marino. Insieme a questo zero consumo di suolo, il produttore Santarelli, il “contadino” Santarelli, tiene ad indicare, e racconta episodi di una battaglia in corso, che la ricerca e l’innovazione devono riportare (vale per i disciplinari Doc e Docg) ad abbandonare (gradualmente) l’uso dei vitigni “quantitativi” come la malvasia e riportare in primo piano vitigni come il cannellino.

La visione di un ruolo dei Castelli Romani che sulla coltura e sulla cultura del vino sia in grado di innestare politiche attive di turismo programmato – magari non solo quello delle gite fuoriporta come riproposto dall’autore – deve passare, e non potrebbe essere altrimenti, sottolinea Santarelli, dalla salvaguardia e dal totale rispetto ordinatore che devono avere le norme, europee e italiana e regionali, della protezione paesaggistica, della protezione paesistica, della precipuità dei Parchi dell’Appia Antica e dei Castelli romani. Sarà possibile questo? E’ chiaro che occorre, nella concomitanza della crisi sistemica del capitalismo in corso, e nella risposta di governo locale che indica cambiamento; preoccuparsi che in tutta l’area castellana, siano questi temi e questa visione a prevalere. Buttando fuori dal governo locale (ad esempio nelle consultazioni che sono programmate per il prossimo anno) quelle compagini amministrative – per lo più di centrodestra, ma non solo – che in questi anni invece di essere state all’avanguardia nella difesa dell’agricoltura e dell’ecosistema castellano, ne hanno utilizzato lo “charme da marketing” per depredare, per arricchire pochi e impoverire molti, come è in uso all’edilizia speculativa, come è in uso al capitalismo imperante. Per fermarsi al solo esempio di Marino, come pure l’autore fa, queste giunte ultime che hanno scelto di non tenere conto delle leggi di salvaguardia e di tutela, che hanno scelto di basare “fasullamente e in modo miope” un richiamato “sviluppo” edilizio per distribuire reddito al Paese, in realtà hanno rovinato una parte di patrimonio naturale. Aggredito parti importanti di arre agricole. Impoverito artigiani e lavoratori che ora non vedono sbocchi. Al contrario, come sottolineano e riconoscono ormai operatori nazionali e internazionali del settore, sindacati di categoria imprenditori della filiera edilizia, un diverso modo di creare sviluppo dall’edilizia c’è: è la rigenerazione e la grande ristrutturazione da operare nell’immobiliare esistente, nei centri storici e urbani già realizzati, senza mangiare altro suolo, altra storia, altro ambiente, altra cultura. Quindi, l’ultima parola spetta non alle amministrazioni e alla classe dirigente che sta passando ( o che apparentemente è ancora in auge), ma ai cittadini che – anche utilizzando questo utile strumento quale è il libro “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” – potrà scegliere nelle prossime consultazioni elettorali se accettare supinamente uno scivolo verso il baratro, oppure tentare una vera e propria rivoluzionaria riscossa di cambiamento.