Le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità pubblica

La sanità è un settore in continua evoluzione, e con l’avvento delle nuove tecnologie e delle nuove metodologie, le frontiere dell’accoglienza per pazienti e visitatori stanno subendo importanti cambiamenti.

L’obiettivo principale è garantire un’esperienza positiva, confortevole e efficiente a chiunque entri in contatto con il sistema sanitario, sia che si tratti di pazienti, familiari o visitatori.

Ecco alcune delle nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità:

  1. Tecnologia e Digitalizzazione: L’introduzione di sistemi digitali e tecnologici sta rivoluzionando l’esperienza del paziente. Applicazioni mobile, portali online e piattaforme di telemedicina permettono ai pazienti di prenotare visite, accedere ai propri dati clinici, consultare medici a distanza e ricevere promemoria e notifiche relative ai loro appuntamenti e trattamenti.
  2. Ambienti Accoglienti e Personalizzati: Gli ospedali e le strutture sanitarie stanno sempre più curando l’aspetto dell’ambiente, cercando di renderlo accogliente e rilassante. Sale d’attesa arredate con gusto, spazi verdi, opere d’arte e aree dedicate al relax contribuiscono a creare un’atmosfera più confortevole e meno stressante per pazienti e visitatori.
  3. Formazione e Educazione: L’informazione è fondamentale per garantire una buona esperienza all’interno del sistema sanitario. Corsi, workshop e materiali informativi vengono offerti a pazienti e familiari per aiutarli a comprendere meglio le proprie condizioni di salute, i trattamenti disponibili e le procedure da seguire.
  4. Assistenza Multidisciplinare: L’approccio multidisciplinare sta diventando sempre più centrale nella gestione delle patologie complesse. Team di professionisti di diverse specialità collaborano tra loro per offrire un’assistenza integrata e personalizzata, tenendo conto delle specifiche esigenze e del contesto di ogni paziente.
  5. Partecipazione Attiva del Paziente: L’empowerment del paziente è un altro aspetto chiave dell’accoglienza moderna. Favorire la partecipazione attiva del paziente nelle decisioni relative al proprio percorso di cura, ascoltando le sue esigenze e preferenze, può migliorare significativamente l’esperienza complessiva e i risultati clinici.
  6. Sostenibilità e Benessere: La sostenibilità ambientale e il benessere psicofisico sono diventati temi sempre più rilevanti nel contesto sanitario. L’adozione di pratiche eco-friendly, la promozione di stili di vita salutari e l’integrazione di servizi di supporto psicologico e di benessere all’interno delle strutture sanitarie contribuiscono a creare un ambiente più equilibrato e orientato al benessere globale.

In conclusione, le nuove frontiere dell’accoglienza nella sanità si orientano verso un approccio sempre più olistico, centrato sul paziente e sul suo benessere complessivo, integrando tecnologia, design, formazione e partecipazione attiva per garantire un’esperienza di cura più umana, efficace e personalizzata.




L’organizzazione delle Aziende Sanitarie Locali e le nuove frontiere per la gestione della salute

L’organizzazione delle aziende sanitarie locali e le nuove frontiere della gestione della salute sono argomenti cruciali nell’ambito della sanità, soprattutto considerando l’evoluzione delle esigenze sanitarie e delle tecnologie. Ecco alcuni punti chiave riguardanti questo argomento:

  1. Integrazione dei servizi sanitari: Le aziende sanitarie locali stanno spesso adottando modelli di integrazione dei servizi per migliorare la coordinazione e la continuità delle cure. Questo può includere l’integrazione dei servizi ospedalieri, ambulatoriali, di cure primarie, sociale e sanitaria per fornire un approccio più completo e centrato sul paziente.
  2. Utilizzo delle tecnologie digitali: Le tecnologie digitali stanno rivoluzionando la gestione della salute, consentendo la raccolta, l’analisi e lo scambio di dati in tempo reale. Le aziende sanitarie locali stanno adottando soluzioni come la telemedicina, i registri elettronici dei pazienti, le app per la salute e i dispositivi indossabili per migliorare l’accesso alle cure, monitorare lo stato di salute dei pazienti e migliorare l’efficienza operativa.
  3. Focus sulla prevenzione e sulla salute della popolazione: Le aziende sanitarie locali stanno spostando sempre più l’attenzione sulla prevenzione delle malattie e sulla promozione della salute della popolazione. Ciò può includere programmi di screening, campagne educative sulla salute, interventi per ridurre i fattori di rischio e promuovere stili di vita sani.
  4. Partenariati pubblico-privati: Per affrontare sfide complesse come la scarsità di risorse e l’accesso alle cure, le aziende sanitarie locali stanno sempre più collaborando con partner del settore privato, organizzazioni non profit e altri attori della comunità. Questi partenariati possono portare a soluzioni innovative e sostenibili per migliorare la salute e il benessere della popolazione locale.
  5. Focus sull’equità sanitaria: Le aziende sanitarie locali stanno lavorando per garantire un accesso equo e una distribuzione equa delle risorse sanitarie all’interno della comunità. Questo può includere programmi mirati per ridurre le disparità di salute tra gruppi demografici e socio-economici.
  6. Adattamento ai cambiamenti demografici e epidemiologici: Le aziende sanitarie locali devono essere in grado di adattarsi ai cambiamenti demografici, come l’invecchiamento della popolazione, e agli sviluppi epidemiologici, come l’emergere di nuove malattie o l’aumento di malattie croniche. Ciò richiede una pianificazione strategica e flessibilità nell’erogare servizi sanitari adeguati alle esigenze in evoluzione della comunità.

In sintesi, le aziende sanitarie locali stanno affrontando nuove sfide e opportunità nella gestione della salute, compresa l’integrazione dei servizi, l’adozione delle tecnologie digitali, la promozione della prevenzione e della salute della popolazione, e la collaborazione con partner pubblici e privati. Adattarsi a questi cambiamenti richiede un approccio innovativo e orientato al paziente per garantire un sistema sanitario efficace, efficiente ed equo.




Lavoratori CUP e RECUP in protesta sotto la Regione Lazio: “No alla macelleria sociale”

È ancora in corso il sit-in di protesta della COBAS sotto la sede della Regione Lazio di via Cristoforo Colombo, in tutela dei lavoratori del CUP, RECUP e Amministrativi, “macellati” dalla precarizzazione dei nuovi contratti attuati, o in fase di attuazione, della nuove società che hanno strappato buona parte del servizio alla Capodarco.

Zingaretti vuole risparmiare”, attacca la nota sindacale, “taglieggiando i salari dei precari della sanità e favorire i profitti delle aziende amiche. In più di un’occasione la Giunta Zingaretti ha spergiurato che il subentro delle società in R.T.I. GPI/Mimosa/InOpera non avrebbe comportato alcun taglio alle retribuzioni. Ebbene, ora le bugie dette più volte dagli assessori D’Amato e Di Berardino sono sotto gli occhi di tutti”.

La vertenza
prosegue a ritmi serrati da mesi, nel silenzio, imbarazzante, della maggioranza
dei media e della politica. “Con il cambio appalto i dipendenti attualmente in NTA”, prosegue il comunicato, “oltre ad
essere pesantemente demansionati, subiscono un ribasso salariale del 18,64%,
equivalente per un full-time a 301 euro sulla retribuzione tabellare (oltre il
taglio degli scatti di anzianità che solo transitoriamente saranno erogati al
personale)”. E ancora, “i cambi appalti in corso devono essere sospesi fino a
che non sarà riconosciuto al personale il corretto inquadramento e la giusta
retribuzione. Altrimenti significa che per Zingaretti la Regione Lazio è un
porto franco dove si può far carta straccia della Costituzione e delle leggi
dello Stato, dove si può impunemente ridurre i salari a chi già vive di salari
bassissimi, dove impunemente si può demansionare lavoratrici e lavoratori che
da 5, 10, 15 20 anni svolgono le mansioni di assistente amministrativo per la
Sanità del Lazio”.

“Fermare
la macelleria sociale sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori dei CUP
del Lazio” è l’accorato appello rivolto ai vertici politici della Regione. E,
in risposta al silenzio, emblematico, è durissima la requisitoria del
Sindacato: “ribadiamo a Zingaretti e alla sua Giunta, ma anche ai dirigenti
delle ASL e A.O. che stanno procedendo alla stipula dei contratti di appalti
con le società subentranti, che il diritto al corretto inquadramento e alla
giusta retribuzione, in ragione delle mansioni svolte, è un principio giuridico
fondamentale del nostro ordinamento, ben espresso nella Costituzione e nel
Codice sugli appalti nella Pubblica Amministrazione. Non aver tenuto conto di
tale basilare principio, in fase di aggiudicazione della gara centralizzata e
nella fase della stipula dei contratti nelle singole aziende sanitarie e ospedalieri
è da furfanti, in quanto significa aver deliberatamente deciso di arrecare un
grave danno economico ai lavoratori e alle casse pubbliche, a causa degli
inevitabili contenziosi legali che tale situazione produrrà. Di tali danni
dovranno risponderne sia i responsabili del procedimento in Regione Lazio e
nelle singole ASL/A.O”.

E dovranno
anche “rispondere”, conclude, “poi dell’omesso controllo sulla palese
violazione della procedura di gara in tema di armonizzazione delle condizioni
contrattuali applicate, vista la mancata partecipazione di GPI e SDS alle
convocazioni presso le ITL competenti, nonché dell’omesso controllo sul mancato
rispetto della normativa vigente sui contratti a tempo parziale, tenuto conto
che la RTI GPI/Mimosa/InOpera impone contratti di lavoro privi della puntuale
indicazione della collocazione dell’orario di lavoro nel giorno, nella
settimana, nel mese e nell’anno e la sottoscrizione obbligatoria delle c.d.
clausole elastiche, non lasciando libertà di scelta alle lavoratrici e ai
lavoratori”.

Una delegazione è stata ricevuta dai vertici regionali. L’ennesimo incontro/confronto. Si auspica che, oltre ai soliti “vedremo”, ci sia qualcosa di più concreto, considerato, soprattutto, il delicato servizio offerto da anni da questi lavoratori.

David Nicodemi




Sanità, pm Milano: una denuncia al giorno, carico insensato di fascicoli

MILANO – “Noi abbiamo avuto fra lesioni e omicidi colposi da colpa medica 300 fascicoli iscritti in un anno nel 2017, in pratica ogni giorno viene intentata una causa penale a carico di un medico”. E’ il dato fornito in un convegno al Palagiustizia di Milano dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, a capo del pool milanese ‘ambiente, salute e lavoro’ e che ha definito una “patologia” questi numeri, ossia il fatto che ci sia “una denuncia al giorno” a carico dei medici, anche perché “molte di queste denunce finiscono poi in archiviazione”.
Siciliano, che “da circa 30 anni” si occupa di colpe mediche e che ha seguito l’inchiesta sulla clinica Santa Rita di Milano, ha spiegato anche che “noi ci rendiamo conto che alcune di queste cause sono solo strumentali, per accorciare i tempi dei risarcimenti civili e perché il penale muove le coscienze”. Per il procuratore aggiunto, però, “noi non ci possiamo permettere questo carico insensato” di fascicoli e “anche la classe forense una piccola responsabilità ce l’ha”




Reggio Calabria, chiusura della struttura 1 Asl: caos sanità

 

REGGIO CALABRIA – Risveglio Civile per Reggio (RC) fa un quadro dell'attuale situazione critica che sta vivendo il Polo Sanitario Reggio Nord. Il ripetuto annuncio di chiusura totale del Polo Sanitario ASL Reggio Nord – Struttura n.1 di via Torrione a Reggio, apre prospettive inquietanti per decine di migliaia di reggini che ogni giorno hanno necessità di rivolgersi alla sanità pubblica, e per centinaia di dipendenti, medici e professionisti esterni convenzionati.
Il servizio pubblico (già ampiamente sottodimensionato) viene subordinato a logiche che hanno sullo sfondo un totale dispregio per la salute dei cittadini, che pure sborsano centinaia di milioni per mantenere il servizio.
Eppure il Polo Sanitario Reggio Nord svolge una quantità di servizi a dir poco imponente. La struttura ha oltre 100 dipendenti tra medici interni e convenzionati, tecnici, amministrativi, con oltre 50 specialisti ambulatoriali. Di fatto assicura tutte le branche specialistiche in regime di convenzione.
È il riferimento obbligato (anche per il distretto sud) per la scelta e la revoca dei medici di famiglia, e deve rispondere alle esigenze di oltre 180.00 cittadini. Per il solo cambio medico pervengono anche 200 pratiche al giorno. Il Polo (unico servizio in città) cura migliaia di esenzioni ticket per patologie e reddito con le pratiche relative.
È l'unico punto (assieme agli Ospedali Riuniti) cui fa obbligo l'assistenza per l'emergenza immigrati (Stranieri Temporaneamente Presenti) per i quali può mettere (ma solo sulla carta) a disposizione un solo medico con centinaia di presenze ogni mese, per accertare sospette tbc, malaria, malattie infettive, traumi da violenze, problemi dermatologici, redigendo cartelle cliniche e anammesi, avviando a visite specialistiche o ricoveri ospedalieri. Deve inoltre essere pronto a rispondere comunque alla generalità degli assistiti da tutta Italia (o Unione Europea).
L'ambulatorio di radiologia, unico punto in provincia, ha compiuto 3500 screening mammografici nel 2013, 3000 nel 2015, e le cifre del 2016 non si discostano da questi livelli. Il laboratorio di analisi compie esami di altissimo livello, con una media di 150 prelievi al giorno.
Le visite cardiologiche domiciliari sono espletate mediamente in 7 giorni. Anche per le altre specialità, il Polo compie visite domiciliari in tutta la città.

Il Polo è un importante centro di diabetologia per la prevenzione oculistica: vi si rivolgono anche 100 persone al giorno per la prescrizione di presidi per diabetici.
È evidente che il personale e la dirigenza della struttura fanno fronte ogni giorno a centinaia di incombenze con spirito di assoluta dedizione, a volte al di là di compiti e responsabilità dovuti, con orari che comprendono anche il sabato.
Vi sono periodi in cui si verificano lunghissime file per carenza di personale. Può capitare che manchi chi possa avvisare i pazienti di eventuali assenze: ma gli utenti arrivano comunque, e si rivolgono a chi dirige da cui ci si aspetta, nei limiti del possibile, che trovi un rimedio per ogni problema.
Ora bisogna riflettere sulla pretestuosità delle carenze (non affrontate) che dovrebbero legittimare la totale cancellazione del Polo, mentre invece siamo di fronte a interventi compatibili con la continuazione del servizio. Un ascensore che non funziona si può sostituire; riimbiancare le mura, rendere decenti i bagni, riqualificare (dove necessario) gli infissi non sono interventi che giustifichino la spesa di un milione di euro e la chiusura totale per DUE ANNI. In realtà sarebbe una interruzione di pubblico servizio che consentirebbe di prendere due piccioni con una fava: bloccare le prestazioni pubbliche e iniziare lavori che, come si sa bene a Reggio, avrebbero una durata non calcolabile. 




Sanità: "Servono 18 mila medici in tre anni"

Redazioni

Per i prossimi ''tre anni servirebbe assumere almeno 18mila medici, oltre alla conclusione già nel 2017 del processo di stabilizzazione per i circa 8mila medici precari. E numeri ben più alti sono stimabili per gli infermieri''. Questa la stima all'ANSA del segretario nazionale della Fp-Cgil Medici Massimo Cozza, che chiede un ''piano straordinario di assunzioni'' e giudica una ''buona notizia'' l'annuncio di nuovi concorsi nella Sanità da parte del premier Matteo Renzi. Dai dati del Conto annuale del Tesoro, avverte, ''negli ultimi 5 anni (2009-2014) risulta che nel Ssn ci sono circa 6mila medici in meno, e nel solo 2014 sono cessati dal servizio circa 3500 medici''. Inoltre, ''nei prossimi anni ci sarà un esodo pensionistico rilevante, stimabile tra 60mila e 70mila unità nel periodo 2017-2026, calcolando un picco nel triennio 2021-2023 per il raggiungimento da parte di tanti del requisito di 42 anni e 10 mesi di contributi, compresi riscatti laurea e specializzazione, senza dover aspettare 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia''.
E' ''una buona notizia che il premier – sottolinea Cozza – abbia ascoltato il nostro grido di allarme sull'invecchiamento in sanità. A partire da un nostro studio dal quale emerge che nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) un medico su due ha più di 55 anni''. Adesso, ''affinché non rimanga solo un annuncio – avverte – ci aspettiamo nella legge di stabilità norme e risorse nuove e mirate che consentano lo sblocco del turn over, a partire da medici ed infermieri, anche nelle Regioni sottoposte a piani di rientro, ed un piano straordinario di assunzioni, in primo luogo per i precari''.
Rimane poi ''l'incognita delle nuove norme sull'Ape che potrebbero agevolare ulteriori pensionamenti – sottolinea inoltre Cozza – se dovessero essere superate le criticità''. Dunque, ''va individuato il fabbisogno di personale in base a criteri oggettivi, definiti a livello nazionale, tenendo conto delle diverse esigenze regionali, e va programmato un piano
straordinario di assunzioni. Va pertanto sbloccato il turn over in tutte le Regioni, anche – conclude – per realizzare quel cambio generazionale fondamentale, fino ad oggi solo annunciato e poi dimenticato''.




FISCO, SCUOLA E SANITÀ IN UN UNICO PIN: ECCO LA NUOVA IDENTITÀ DEL CITTADINO ITALIANO

Redazione

Un'unica password che apre a una nuova identità del cittadino, un'identità digitale. L'acronimo scelto è Spid, sistema pubblico d'identità digitale. E dopo annunci, decreti, sperimentazioni è arrivato il debutto. Per cominciare, sono accessibili online 300 servizi, dal fisco alla sanità, con un pool di una decina di amministrazioni. Chiunque vuole potrà fare richiesta per ottenere la 'chiave'. L'obiettivo dell'Esecutivo è coprire 10 milioni di utenti entro l'anno prossimo.

Dal 15 marzo, esattamente tra una settimana, Tim, Poste Italiane e Infocert renderanno disponibili le prime identità digitali, per cui è stata scelta la sigla Spid, attraverso cui poter accedere con una sola password ai servizi online della pubblica amministrazione e non solo. E' quanto è emerso in occasione della conferenza stampa di lancio del pin unico che si è tenuta al ministero della Pubblica amministrazione. Entro giugno, fa sapere l'Agenzia per l'Italia Digitale "saranno oltre 600 i servizi che permetteranno l'accesso tramite Spid".

Ecco le principali 'avvertenze' per Spid.

LA PASSWORD UNICA PER TUTTI GLI 'SPORTELLI' ON LINE. Una sola identità che rimpiazza i diversi codici esistenti, per entrare via web, senza fare code, nei servizi pubblici ma anche in quelli privati (la sfida è fare in modo che il sistema si estenda a tutti). Basta inserire il nome utente e una password composta da minimo otto caratteri, con alcune condizioni: almeno un numero e un simbolo speciale (%, #, $), mai segni uguali consecutivi, sia lettere minuscole che maiuscole. La password va aggiornata ogni sei mesi. Sarà comunque il gestore dell'identità digitale, a dettagliare gli standard.

I SERVIZI ON LINE, DAL FISCO ALLA SANITA'.
I servizi a cui si può accedere sono quelli pubblici: dal pagamento della Tasi al bollo auto. Anche le prestazioni sanitarie o il fascicolo dell'Inps sono gestibili via web, tramite pc, tablet o smartphone. Le indiscrezioni parlano per ora di 114 servizi dell'Istituto nazionale di previdenza (riscatto della laurea, richiesta degli assegni familiari), a cui si aggiungono 103 servizi dell'Inail (consultazione Cud, richiesta bollettini) e molti dell'Agenzia delle Entrate. Ci sono poi sei Regioni già pronte con alcuni servizi locali: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche e Toscana (con la possibilità di saldare tributi, mensa scolastica e ticket sanitari via web). Ma fanno sapere dall'Agid, l'Agenzia per l'Italia digitale, altre amministrazioni sarebbero pronte martedì ad annunciare la propria partenza. Tra i Comuni a fare da apripista sarà Firenze.

TRE LIVELLI DI SICUREZZA, ANCHE UNA SORTA DI 'SMART CARD'. Le regole per l'attuazione dell'identità digitale sono state sottoscritte anche dal Garante della Privacy, proprio per assicurare la riservatezza. Con questo obiettivo sono stati disegnati tre livelli di sicurezza, a seconda del servizio. Al livello base serve solo il Pin unico (username e password), al secondo gradino si affianca una "one time password" (usa e getta, come quelle degli home banking), al terzo si aggiunge una sorta di "smart card", un supporto fisico (è il caso di operazioni come il trasferimento di fondi o lo scambio di documenti con dati sensibili).

LA 'FACCIA' DI SPID, LA STESSA PER TUTTE LE AMMINISTRAZIONI.
A un solo Pin si associa anche un unico link, un 'bottone' telematico contraddistinto da un logo, la sigla Spid in blu e bianco. Non sarà solo una questione di grafica, Agid ha lavorato affinché il sistema fosse semplice e accessibile per tutti i cittadini, partendo dal fatto che spesso i servizi digitali non vengono sfruttati proprio perché difficili e poco chiari. Il Governo sta anche lavorando a costruire un mega portale, un'interfaccia per tutta la P.a digitale e il progetto ha già un nome: Italia login. D'altra parte Spid è la punta di diamante di un nuovo corso in cui rientrano anche l'Anagrafe unica i pagamenti elettronici e il domicilio digitale.

COME OTTENERE IL PIN, E' GRATIS MAIL O RACCOMANDATA. Lo Spid arriva per raccomanda o per mail. Ma l'invio non sarà automatico, si deve fare richiesta al gestore dell'identità digitale: un'operatore dedicato, accreditato dalla P.a. e iscritto in un apposito albo (per ora Tim, Poste e Infocert). Per ottenere lo Spid occorre dare dati anagrafici: nome, cognome, sesso, luogo e data di nascita, codice fiscale, estremi del documento d'identità, mail, numero di cellulare. Tutto sarà poi sottoposto a verifica (a vista o per vie digitali). L'Agid, l'Agenzia per l'Italia digitale che guida le operazioni, assicura che lo Spid é a costo zero (esclusa la "smart card").

LE TAPPE, PARTENZA IN RITARDO, ORA DI CORSA. La prima password doveva essere rilasciata dopo l'estate e si puntava ad avere già 3 milioni di utenti a settembre dello scorso anno, poi c'è stato un rinvio. D'altra parte è stata necessaria una lunga fase di test per far sì che l'operazione fosse conclusa con tutte le rassicurazioni del caso. Marzo dovrebbe essere il mese giusto, vista la presentazione in calendario, annunciata dal ministro della P.A. Marianna Madia. Martedì è prevista una conferenza stampa a palazzo Vidoni con tutti i principali attori, tra gli altri, oltre al ministro, Antonio Samaritani (Agid), Tito Boeri (Inps), Marco Patuano (Tim) e Francesco Caio (Poste). L'intento è quello di accelerare per arrivare entro il 2017 ad avere tutti i servizi pubblici online.




SANITÀ: NO AMBIGUITÀ, SOLO MEDICI FANNO DIAGNOSI E PRESCRIZIONI

Redazione

«Al centro della sanità non c'è il medico, ma c'è una persona malata che necessita di una diagnosi e una terapia da parte del medico. Non accettiamo le ambiguità di un testo, e giochi di parole, nel campo della sicurezza delle cure». La Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri torna sul 'comma 566', in cui dibattito si è riacceso in questo scorcio d'anno. «Troppo spesso – spiega la Fnomceo – provvedimenti legislativi e normativi, in un esasperato tentativo di mediazione, non fanno chiarezza, ma anzi creano incertezze in ordine alla formulazione dei requisiti richiesti per l'esercizio delle attività professionali nel settore sanitario, aumentando la confusione ed inducendo conflittualità. E l'improvvido incipit del comma 566 dell'art. 1 della legge 190/14 è, a pieno titolo, tra questi. Siamo dunque costretti, ancora una volta, a sottolineare, a garanzia del paziente, che spettano al medico e solo al medico la diagnosi e la prescrizione a fini preventivi, terapeutici e riabilitativi, il coordinamento dei percorsi clinico- assistenziali e degli assetti organizzativi». Secondo la Federazione «solo i percorsi formativi seguiti dai medici, infatti, a differenza dei profili attinenti alle altre professioni sanitarie, possono garantire le professionalità ed esperienze necessarie per tutelare il paziente in riferimento agli aspetti diagnostici e terapeutici. Rispettiamo le autonomie e le competenze delle altre professioni sanitarie, prime fra tutte quella infermieristica, ma, a tutela del paziente e nell'interesse degli stessi operatori sanitari, devono essere chiaramente individuati i ruoli, i compiti e le responsabilità di ogni attore nei percorsi di cura alla persona», si legge nella nota della Fnomceo.

«Siamo ben consapevoli – continua la Fnomceo – che senza i medici non esiste salute e non esiste sanità: non facciamo, di questo, un motivo e un'occasione di ricatto, ma vorremmo che anche altri acquisissero tale consapevolezza e si comportassero di conseguenza. Al centro della sanità, infatti, non c'è il medico ma c'è una persona malata che necessita di essere presa in carico per una diagnosi e una terapia, che competono al medico e solo al medico». La nota della Federazione degli Ordini risponde anche alla senatrice Annalisa Silvestro, ex numero uno dell'Ipasvi che, in un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul comma 566 aveva parlato di professione medica in crisi. «È la prima volta che un senatore della Repubblica italiana si abbandona all'uso di parole sprezzanti nei confronti di una professione che ha, per la sua storia e per il suo ruolo, una grande connotazione etica, civile e sociale». «La professione medica – conclude la nota – non è alla 'derivà: è alla ricerca di nuove, moderne e qualificate forme del suo esercizio, che tengano conto delle innovazioni scientifiche, cliniche e assistenziali e dei moderni modelli organizzativi. Essere medici non è e non può essere una colpa da espiare, ma un servizio da rendere ai cittadini, alla società e al nostro Paese. Noi siamo pronti e non veniamo certo meno al nostro impegno, chiedendo però attenzione e rispetto. I medici sono sempre disponibili al confronto con le altre professioni sanitarie. Questa concertazione è il solo presupposto possibile per una vera riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e per una chiara e condivisa definizione di ruoli, competenze e responsabilità».

La nota della Federazione degli Ordini risponde anche alla senatrice Annalisa Silvestro, ex numero uno dell'Ipasvi che, in un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul comma 566 aveva parlato di professione medica in crisi. «È la prima volta che un senatore della Repubblica italiana si abbandona all'uso di parole sprezzanti nei confronti di una professione che ha, per la sua storia e per il suo ruolo, una grande connotazione etica, civile e sociale». «La professione medica – conclude la nota – non è alla 'derivà: è alla ricerca di nuove, moderne e qualificate forme del suo esercizio, che tengano conto delle innovazioni scientifiche, cliniche e assistenziali e dei moderni modelli organizzativi. Essere medici non è e non può essere una colpa da espiare, ma un servizio da rendere ai cittadini, alla società e al nostro Paese. Noi siamo pronti e non veniamo certo meno al nostro impegno, chiedendo però attenzione e rispetto. I medici sono sempre disponibili al confronto con le altre professioni sanitarie. Questa concertazione è il solo presupposto possibile per una vera riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale e per una chiara e condivisa definizione di ruoli, competenze e responsabilità»




SANITÀ, SANZIONI AI MEDICI CHE PRESCRIVONO ESAMI NON APPROPRIATI: SCOPPIA LA BAGARRE

Il Presidente delle Regioni Chiamparino bacchetta la Lorenzin che vuole scaricare le responsabilità alle Regioni: “sono state scelte condivise”

LEGGI ANCHE: 03/07/2015 RIDUZIONE DEL FONDO SANITARIO 2015: ECCO L’ACCORDO STATO-REGIONI

di Cinzia Marchegiani

Il 2 luglio 2015 era stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali, che aveva al primo punto proprio il nodo sulle risorse per la sanità. Il via libera delle Regioni era stato annunciato nelle prime ore della giornata dal presidente della Conferenza e governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.

Lo scarica responsabilità, di fatto dimostrano la veridicità delle multe ai medici. Ora è bagarre sulle responsabilità della bozza del DM nel passaggio dove si specifica che ci saranno sanzioni ai medici che prescrivono esami non appropriati, e ora lo stesso ministro Lorenzin, sotto il fuoco crociato delle associazioni dei medici che hanno annunciato battaglia contro la libertà etica e deontologica del medico, cerca di smorzare le polemiche. Stamattina infatti la Lorenzin ai microfoni Rai, spiega che dopo questo decreto non cambierà assolutamente nulla: “Il loro rapporto con il medico, e quindi con le cure e gli screening necessari alla loro salute, resterà inalterato. A non essere più eseguiti saranno soltanto gli esami che non servono al paziente e costituiscono fonte di sprechi e abusi» – la Lorenzin cerca di chiarire.

Ecco gli scheletri nell'armadio. Ma gli scheletri nell’armadio di questi contestatissimi tagli alla sanità e sanzioni ai medici che prescrivono una lista di 208 prestazioni/esami dichiarate inappropriate, o meglio inutili, stanno emergendo con tutta la loro evidenza e solo dopo che la Lorenzin ha scaricato questa scelta totalmente alle Regioni:“Le sanzioni a carico dei medici previste dal decreto sull’inappropriatezza non le volevo, le hanno volute le Regioni”.

Bagarre tra la Lorenzin e il Presidente delle Regioni Sergio Chiamparino. Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino infatti replica al Ministro Lorenzin, che in alcuni passaggi dell’intervista rilasciata lo scorso 23 settembre al Quotidiano sanità ha detto che le sanzioni ai medici sarebbero state volute dalle Regioni: “L'atteggiamento del ministro della Salute non mi sembra corretto e soprattutto non ci fa andare da nessuna parte: se si sono condivise delle scelte, lo si è fatto insieme" – spiega Chiamparino.

Chiamparino redarguisce la Lorenzin e rinfaccia il taglio dei due miliardi. Al termine della riunione della Conferenza, del 24 settembre 2015, il Presidente delle Regioni Chiamparino, in merito alla bozza del Decreto ministeriale specifica: “C'è stato un gruppo di lavoro fatto da tecnici di Regioni e ministero della Sanità che hanno condiviso un testo – ha evidenziato ancora Chiamparino – quando si condivide un testo lo si fa in due”.

Chiamparino rinfaccia il taglio di 2 miliardi alle Regioni. Chiamparino ai microfoni continua la sua arringa e ribatte: “Io potrei dire allora che bastava non togliere i due miliardi alle Regioni, di questo passo si fa la corsa del gambero. Se si condivide un percorso lo si condivide fino in fondo. Potrei dire che Lorenzin non ha voluto che si intervenisse su altri capitoli”.

Insomma il presidente Chiamparino accusa la Lorenzin di scaricare le responsabilità: “E’ abile. Un atteggiamento che non fa fare passi avanti, è sbagliato scaricare il problema sugli altri per ragioni di consenso. Non mi sembra l'atteggiamento corretto”. E poi ancora: “Io non gioco a ping pong – ha continuato il presidente della Conferenza delle Regioni – ma nell'ambito dei tagli ci è parso, ed è parso anche al governo, che una misura utile per risparmiare e necessaria per migliorare la qualità dell'assistenza fosse l'attenzione all'appropriatezza. Non è una misura voluta dalle Regioni ma condivisa in uno spirito di collaborazione”.

Lapidario Gino Strada medico di Emercency, su tutta questa pazzesca situazione: "Chi decide se un esame è inutile, la Lorenzin?. È l'ultimo scempio ai danni della Sanità: ormai medici e infermieri fanno il lavoro non grazie alle politiche pubbliche, ma nonostante queste. Nello specifico, alcuni di questi esami si potranno prescrivere solo in caso di anomalia pregressa: ma come posso accertarla se l'esame non si può fare?”

Tra gaffe, polemiche, rimane evidente che le sanzioni ai medici saranno reali, grazie a chi ha deciso che alcuni esami sono inutili, e quando si possono e si devono prescrivere. Ma i medici, tutti coesi hanno deciso di dare battaglia, si confirurerebbe una sanità di serie A e di serie B, inaccettabile per uno stato di diritto.




SANITÀ: TAGLI AL CTO, DECLASSATA L'UNITÀ SPINALE

di M.L.S.


Roma – Declassata l'Unità spinale unipolare del Cto Andrea Alesini, ennesima vittima del “ridimensionamento Zingaretti” per la sanità laziale. La struttura, capace di prendere in cura malati paraplegici e tetraplegici subito dopo il trauma, prima di accompagnarli in tutte le fasi della degenza, dalla stabilizzazione chirurgica alla riabilitazione, viene ora degradata a semplice Unità spinale. Minimizzata, dunque, un'altra eccellenza della sanità regionale, l'unica nella giurisdizione del Lazio in grado di trattare per tutto l'iter della cura i pazienti con lesioni spinali.

Decisione incoerente. La decisione è stata presa dal direttore generale di Asl RmC Carlo Saitta, il quale, dopo aver annunciato la riqualificazione del nosocomio, sospinto dalle pressioni del Municipio VIII e dal delegato del sindaco per la Asl RmC Antonio Bertolini, ha invece fatto retromarcia, determinando la dequalificazione del reparto sulla scia del Piano di rientro regionale. Nel mese di giugno, la direzione ospedaliera sottolineava, infatti, di: “Rifiutare esplicitamente ogni ipotesi di dismissione o di declassamento”, promettendo oltretutto potenziamenti al prontosoccorso in vista del prossimo Giubileo straordinario indetto da Papa Bergoglio. Adesso, dopo la brusca sterzata di Saitta, i circa 70 pazienti colpiti ogni anno da lesioni spinali, vittime di incidenti stradali che qui trovavano la giusta professionalità ed il trattamento adeguato, dovranno essere dirottati in altre regioni d'Italia dove il servizio permane attivo.

Addio all'iter efficace. Niente più trattamento del trauma affiancato alla riabilitazione dunque, unica via capace di raggiungere il maggior grado di recupero nei pazienti coinvolti in incidenti stradali di grave entità. Un iter universalmente riconosciuto come il più efficace per il trattamento delle lesioni midollari. “E pensare che 15 anni fa il Lazio fu la prima regione d’Italia e l’unica del centro sud a dotarsi di questa struttura complessa, smantellata in quattro e quattr’otto per motivi di riorganizzazione aziendale proprio ad agosto, quando notizie di questo genere si perdono tra il caldo e le distrazioni estive”, ha commentato Oscar Tortosa, l'esponente Psi ex capogruppo alla Pisana. “Se questo è il prezzo- ha aggiunto Tortosa- che i cittadini del Lazio devono pagare per uscire dal commissariamento della sanità, credo che Zingaretti non sia sulla strada giusta”. 




SANITA’ TAGLI DA 10 MILIARDI: LA STOCCATA DI GINO STRADA, “OSPEDALI COME AZIENDE”

Sul colpo grosso che il maxiemendamento cucito sulla sanità pubblica italiana andrebbe a tagliare 10 miliardi di euro in 5 anni, Gino Strada di Emergency propone una ricetta

 

di Cinzia Marchegiani

C’è veramente da riflettere su come il Ministro della salute voglia indorare una pillola davvero amara in merito al maxiemendamento che taglierebbe 10 miliardi di euro al servizio sanitario nazionale, falciando i così ribattezzati "esami inutili"  o "ricoveri inappropriati". la Lorenzin parla di misure di efficientamento, le quali porteranno risparmi da poter reinvestire nel settore. Difficile credere a questa versione quando in Italia si sa, fare la prevenzione è un miraggio, figuriamoci curarsi quando c’è una patologia cronica, non parliamo poi delle continue chiusure di ospedali che fanno diventare un malato, un errante in cerca di una struttura sanitaria. Una biglia impazzita che cerca nosocomi dove poter partorire o pegigo ancora disperati in corsa per la vita dopo un attacco cardiaco.

L’ANAOO (Associazione Medici e Dirigenti del SSN) invece fa presente che il Ministro della Salute deve aiutare a sciogliere il dilemma, parlando di risparmi pari a 10 miliardi in 5 anni da investire su voci che elenca nel dettaglio. L’associazione accusa che in questo frullatore mediatico è stata inserita l’idea della esistenza di sprechi enormi, per lo più legati al comportamento irresponsabile se non fraudolento dei medici, che alimentano l’iperconsumismo delle prestazioni sanitarie con la medicina difensiva e precisa: “In riferimento alla quale nessuno assume l’impegno a fare uscire dai cassetti delle Commissioni parlamentari il ddl sulla responsabilità professionale portandolo ad una rapida approvazione. Spetta al Ministro dire, ai cittadini, agli operatori, al Parlamento, una parola chiara sulle reali intenzioni del governo di cui fa parte, coerente con il riconoscimento che ‘non c’è più niente da tagliare’ in un sistema che spende per la sanità meno della Grecia con risultati migliori della Germania. E a chiunque abbia a cuore le sorti di un servizio sanitario pubblico e nazionale di farsi sentire. La mobilitazione unitaria di chi utilizza la sanità, come i cittadini ed i pazienti, e di chi produce salute, come i medici e gli altri professionisti sanitari, programmata per il prossimo autunno trova ulteriori e più forti motivazioni. Pagare di meno l’IMU e di più le visite mediche e i farmaci, distruggere diritti incomprimibili delle persone che costituiscono un prezioso patrimonio sociale, non ci sembrano obiettivi degni di un Paese civile”.

Stoccata di Gino Strada di Emergency. Ospedali trasformati come Aziende, dove esiste solo il Profitto. Sul maxiemendamento che taglia il respiro non solo a malati, ma aggredisce la libertà deontologica dei medici di decidere in base alle proprie competenze e conoscenze mediche esami, visite e/o addirittura ricoveri arriva la riflessione di Gino Strada, impegnato in ogni angolo del mondo a portare sollievo e assistenza medica, laddove non esistono strutture sanitarie o nei paesi dove vi sono emergenze sanitarie straordinarie. Gino Strada alla domanda “Ma quanto deve “costare” la ‪‎sanità‬?” risponde a voce alta, facendo tutti partecipi alla sua riflessione: “A mio avviso, l’unica risposta intelligente (e carica di giustizia) è: quanto serve, quanto serve per curare al meglio le persone che ne hanno bisogno. Tutte. IdeaImente, non un euro in più, né un euro in meno. I rapporti ufficiali, invece, ci dicono che circa 10 milioni di italiani non possono curarsi come dovrebbero, perché non se lo possono più permettere. La spesa sanitaria italiana è di poco superiore ai 100 miliardi di euro annui. Troppi? Pochi? Chissà. La ‘spesa sanitaria’ è però il costo per lo Stato, o meglio per la collettività, del ‘sistema sanitario’, non è quanto viene speso per curare le persone. C’è molto di più in quei 100 miliardi l’anno. Certamente ci sono un uso poco razionale delle risorse e la dannosa ‘medicina difensiva’ a dilapidare danaro pubblico. C’è però una cosa nella sanità che costa più di tutto il resto e che viene ostinatamente censurata: ‘il profitto’. In tutte le sue forme, nelle strutture pubbliche come in quelle private “convenzionate”, che ormai da noi funzionano esattamente nello stesso modo. Aziende, non più Ospedali. Il profitto stimato nel settore della sanità si aggira attorno ai 25 miliardi di euro annui. E se si iniziasse a “tagliare” da lì? Con i soldi risparmiati dando vita ad ospedali non-profit, cioè a strutture che abbiano come obiettivo le migliori cure possibili per tutti e non il pareggio di bilancio, si potrebbe ricostruire una vera sanità pubblica, cioè un servizio totalmente gratuito, di alta qualità…e molto meno costoso”.

L'Italia si sta repentinamente trasformando in un paese dove è difficile dimostrare i propri diritti, e laddove esistono, occorre rispettare priorità stabilite a monte, dove la salute rappresenta un elemento superfluo rispetto ai profitti generati da ben altre dinamiche che nelle priorità di certo con vi è la tutela dello stato sociale.