SANITA', CONFERENZA STATO REGIONI: PRESTAZIONI A INTERO CARICO DEGLI ASSISTITI?

 

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di Cinzia Marchegiani

Una sanità sempre più lontana dai diritti alla salute sembrerebbe delinearsi dai tagli sanciti nell’intesa Stato Regioni. Così mentre per l'Aifa si prevede un incremento del personale dalle attuali 389 unità a 630 da qui al 2018 con lo scopo di adeguare l'assetto organizzativo e il numero di personale dipendente dell'Aifa ai compiti istituzionali in continuo aumento, ecco che arrivano fendenti sempre più precisi con le proposte emendative del governo al decreto legge "Enti che recepiscono i tagli alla sanità" sanciti nell’intesa Stato Regioni dello scorso 2 luglio e che stanno facendo accapponare la pelle, non solo ai malati, ma anche agli stessi lavoratori e medici professionisti che operano nel sistema nazionale sanitario.


Gli tabella da 9-bis a 9-octies, in particolare, sono attuativi del punto E) dell’Intesa sancita dalla Conferenza Stato Regioni, all’interno della quale vengono previste le misure urgenti di razionalizzazione ed efficientamento della spesa del Ssn, al fine di conseguire ulteriori risparmi che dovranno, comunque, lasciare impregiudicata la qualità delle prestazioni assistenziali erogate. Governo e Regioni sono convinti che si possa incidere su prestazioni specialistiche e riabilitative non necessarie ma prescritte ugualmente dai medici. Sarà un decreto ministeriale ad individuare, entro 30 giorni dall’intesa, – quindi entro il prossimo 2 agosto – le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale ad alto rischio di inappropriatezza. Così, al di fuori delle condizioni di erogabilità le prestazioni saranno poste a totale carico dell’assistito.

Per garantire il rispetto delle condizioni prescrittive da parte dei medici, la norma prevede che in caso di comportamenti prescrittivi non conformi alle condizioni e alle indicazioni di cui al decreto ministeriale, si applichino penalizzazioni su alcune componenti retributive del trattamento economico spettante ai medici. Il risparmio complessivo per questa manovra ammonta a circa 106 milioni di euro, a fronte di una riduzione complessiva di prestazioni stimate nel settore pubblico e privato per un valore tariffario di 192 milioni di euro.
Anaoo, denuncia: ennesimo taglio delle prestazioni per i cittadini, un nuovo attacco alle prerogative dei medici. L’Associazione Medici Dirigenti del SSN in merito a questo emendamento voluto dal Governo al Dl Enti Locali all'esame del Senato che prevede penalizzazioni economiche, per i medici, dipendenti e convenzionati, che effettuino prescrizioni inappropriate per visite specialistiche ambulatoriali ribatte con un comunicato senza alcun velo: “A parte il fatto che non si vede chi e come stilerà il nomenclatore delle prestazioni inappropriate – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – i cittadini sappiano che attraverso l’intimidazione dei medici si mira ad un taglio delle prestazioni erogate, del valore di circa 100 milioni. Alla faccia di quanti assicurano che il sistema sanitario ed il diritto alla salute dei cittadini non sono in grado di sopportare ulteriori riduzioni”.

Il comunicato denuncia una incapacità di reclutare le intelligenze e le competenze professionali alla necessità di garantire una ri-lettura delle prestazioni alla luce della necessaria appropriatezza clinica ed organizzativa: “governo e Regioni, che litigano di giorno per accordarsi di notte sulla riduzione progressiva del perimetro dell’intervento pubblico in sanità, pensano a linee guida o protocolli di stato che limitino in maniera pervasiva l’autonomia responsabile dei medici nella diagnosi e nella prescrizione scaricando sulle tasche dei cittadini il costo delle prestazioni. Un super ticket mascherato che prescinde dalle capacità reddituali dei singoli ed alimenta il grande business della sanità privata”. L’associazione definisce questa scelta, un nuovo strumento di controllo dei comportamenti professionali e delle strategie di difesa da parte dei cittadini del bene salute, figlio di una idea della sanità italiana come grande mercato in cui l’iperconsumismo, che pure c’è, è alimentato non da decisioni governative, ma da comportamenti negligenti quando non fraudolenti dei medici. L’Anaoo anticipa quella che definiscono come "nuovo attacco alla sanità italiana" spiegando: “Sarà l’ennesima grida manzoniana, il buco nell’acqua di un artificio contabile la cui sorte è annunciata, la ricorrente illusione tecnocratica ed aziendalista che vede nella sanità solo un modello industriale. Per i cittadini, più tagli e più tickets e più costi privati, per i medici l’ennesimo segnale di negazione del valore della loro professionalità, per la sanità pubblica un nuovo arretramento ed impoverimento”.

Quale sanità sta ridisegnando la ministra Lorenzin?
E’ stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali il 2 luglio 2015 , dove solo il Veneto, Lombardia e Liguria non hanno firmato. Una sanità privata sempre più incentivata da scelte a monte del governo. Solo chi può permetterselo può fare prevenzione e accertamenti? A sentire e leggere gli esperti del settore sembrerebbe proprio di si. Ma soprattutto sembrerebbe delinearsi un attacco senza eguali alla libertà deontologica di un medico… dove andremo a finire?
 




RIDUZIONE DEL FONDO SANITARIO 2015: ECCO L’ACCORDO STATO-REGIONI

di Cinzia Marchegiani

Dopo mesi di intense trattative il 2 luglio 2015 è stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali, che aveva al primo punto proprio il nodo sulle risorse per la sanità. la ministra Beatrice Lorenzin, si ritiene soddisfatta e spiega: “l'intesa consentirà di compensare il mancato incremento sul Fondo senza stravolgere l'impianto del Patto per la Salute". Il via libera delle Regioni era stato annunciato nelle prime ore della gionata dal presidente della Conferenza e governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino. 

Su cosa si risparmierà. Alla riduzione di 2,35 miliardi contribuiranno, tra l'altro, il taglio del 5% sui contratti per beni e servizi e per le forniture dei dispositivi medici, dell'1% della spesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali rispetto al consuntivo 2014, la rinegoziazione dei prezzi di alcuni farmaci e altri risparmi con il recupero dell'appropriatezza delle prestazioni. Un altro ambito di risparmio è previsto con l'applicazione degli standard ospedalieri, sanciti in un'intesa il 5 agosto 2014, con l'obiettivo di azzerare i ricoveri a carico del Ssn nelle strutture con meno di 40 posti letti accreditati per acuti (con deroghe per le monospecialistiche.

No del Veneto, Lomardia e Liguria. All’accordo inamovibile è stata la posizione del Veneto, che ha detto 'no' al riparto, come ha tenuto a sottolineare al termine della Stato-Regioni l'assessore riconfermato alla Sanità, Luca Coletto. Non hanno presenziato al voto, ha poi fatto sapere il coordinatore degli assessori alle finanze della Conferenza delle Regioni Massimo Garavaglia, neanche la Lombardia e il Veneto. Se la ministra Lorenzin afferma che l'impianto dell'intesa "è importante perché non consentirà uno stravolgimento delle leve, che andranno ad operare, a differenza del passato, quando si attuavano tagli lineari", Luca Zaia sottolinea la forza del proprio dissenso a questi tagli: Con il nostro irremovibile 'no' siamo stati coerenti, come lo siamo da mesi, a fronte di dissennate politiche della salute, con tagli lineari che penalizzano i virtuosi e premiano gli spreconi, con riduzioni delle prestazioni che ci avvicinano alla Grecia e al Portogallo dove, a differenza del Veneto, l’attesa di vita è sensibilmente più bassa, e dove – sempre a differenza del Veneto – i più ricchi sono anche i più sani”. Così il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia commenta il “no” del Veneto all’intesa nazionale sui tagli da effettuare ai fondi per la sanità. “Il fronte del no insieme a Lombardia e Liguria – aggiunge Zaia – è stato compatto e senza crepe. Sappia il Governo che non ci faremo intimidire e che non si provi ad attaccare un fronte del nord che saprà sempre reagire con forza”.
Ma il Ministro spiega che l'intesa raggiunta nella Stato-Regioni consentirà, "di implementare i vari tavoli di lavoro aperti, compreso quello sulla spesa farmaceutica, sul quale ci sono meccanismi che possiamo rivedere e aggiornare, dopo tanti anni, al fine di rendere più fluido ed efficiente il sistema". Tra le proposte emendative delle Regioni, ha ricordato ancora Lorenzin, "ne è stata accolta una che prevede di rivedere l'aggiornamento del Patto e su questo verrà attivato un tavolo di verifica e monitoraggio, e tutto ciò – ha sottolineato – per me va benissimo".

Per quanto riguarda infine il Fondo Innovativi la Lorenzin afferma che è stato rinviato a settembre la definizione del tetto di spesa territoriale per verificare se si può riassorbire in qualche modo. Nell'ambito dell'intesa è stato anche avviato un tavolo di lavoro, che opererà presso il Ministero della Salute "senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica", composto dai rappresentanti dei dicasteri della Salute e dell'Economia, delle Regioni e dell'Aifa per mettere a punto, entro il 30 settembre prossimo una proposta di revisione – che dovrà essere approvata entro il 10 ottobre – delle norme sulla spesa farmaceutica, incluse quelle relative al meccanismo pay-back, "nel rispetto degli equilibri programmati per il settore sanitario".

Un accordo indigesto. Ma l’accordo appena siglato sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi nasconde una manovra alquanto ostica da digerire, tanto che Sergio Chiamparino, al termine della Conferenza delle Regioni ha auspicato che "l'ammontare dei fondi per il 2016 possa essere pari a 113 miliardi. Bisogna ricordare che quest'anno ci sono stati 2 miliardi di cosiddetto 'non aumento' e quasi 70 milioni di tagli veri sui farmaci innovativi. Ma il punto politicamente più sensibile è che quest'anno è stato accettato un sacrificio sulla sanità ma, voglio ricordarlo, a condizione che nel 2016 ci sia un impegno per portare le risorse da 109 a 113 miliardi, secondo quanto previsto nel piano pluriennale".

La Lorenzin ironicamente ringrazia l’uscita del rappresentante del Veneto. Tra le Regioni l'unico 'no' è venuto dal Veneto: l'assessore alla Sanità Luca Coletto ha spiegato al termine della Stato-Regioni "di aver espresso un voto contrario sia in Conferenza delle Regioni sia in Conferenza Salute". Su questo punto ha chiarito poi la Lorenzin, spiegando che "il rappresentante del Veneto è uscito, permettendoci così di chiudere l'intesa, quindi lo ringrazio". Ma Garavaglia del Cinsedo ricorda che erano assenti assenti al momento dell'intesa in Stato-Regioni anche i rappresentanti della Lombardia e della Liguria.




SANITA’: PARTE LO SCIOPERO NAZIONALE CONTRO L’ABOLIZIONE DEL MEDICO DI FAMIGLIA

Si attiva il primo mese di ‘lotta sindacale’ che coinvolgerà i medici di medicina generale di tutte le province italiane. Il Segretario Generale Nazioanle della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Famiglia – Giacomo Milillo avverte: “Maggio sarà un mese caldo” e il 19 maggio 2015 ci sarà lo sciopero nazionale

di Cinzia Marchegiani

Una realtà sempre più precaria e devastante che non colpisce solo i medici del nostro sistema sanitario, ma anche i pazienti e cittadini che vedono questa sanità ormai un corpo esanime. Una realtà fotografata dalle prese di posizioni degli stessi addetti al lavoro. Il Segretario Generale Nazioanle della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Famiglia – Giacomo Milillo avverte: “Maggio sarà un mese caldo”. Con lo slogan “Io non vado col primo che capita. Il mio medico di famiglia lo scelgo io” parte la grande campagna della FIMMGcontro “l’abolizione del medico di famiglia”, che parte da questo sabato 9 maggio 2015, con una serie di mobilitazioni indette per protestare contro lo stallo delle trattative per il rinnovo della Convenzione. Si attiva così il primo mese di ‘lotta sindacale’ che coinvolgerà i medici di medicina generale di tutte le province italiane.

19 MAGGIO SCIOPERO NAZIONALE E CAMPAGNA COMUNICAZIONE DELLA FIMMG AI CITTADINI
Dal 18 maggio le città saranno ‘tappezzate’ di maxi manifesti per informare i cittadini sulle ragioni della protesta: nessuna Convenzione significa nessuna garanzia per la libertà di scelta del cittadino né per la libertà di curare del medico, entrambi assoggettati allo spezzatino sanitario che le Regioni hanno già cominciato a fare, significa anche impossibilità di sanzionare la parte regionale eventualmente inadempiente nei confronti dei medici e dei diritti assistenziali dei cittadini, perpetuando l'impunità di questi ultimi anni, significa non riorganizzare la Medicina di famiglia secondo criteri di migliore corrispondenza con i bisogni della popolazione.

COSA CHIEDONO
La Fimmg non chiede, in questo particolare momento del Paese, aumenti di stipendio per i medici, ma che i professionisti siano messi nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie capacità assistenziali.
Online anche una pagina dedicata alle iniziative (www.fimmg.org/manifestiAmoFimmg) e una petizione “Contro l’abolizione del medico di famiglia” (disponibile al link www.change.org/p/campagna-contro-l-abolizione-del-medico-di-famiglia), diretta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ai Presidenti di Regioni e Province autonome.

9 E 10 MAGGIO 2015 MANIFESTAZIONE STUDI APERTI
Si entrerà nel vivo nella giornata del 9 e 10 maggio 2015 con la manifestazione “Studi aperti” nei week end. Verranno aperti al pubblico alcuni ambulatori nelle varie province italiane dove i medici esporranno cartelli e distribuiranno materiale informativo per illustrare ai pazienti quali sono i rischi che sta correndo la medicina generale. L’iniziativa sarà replicata il 23 e 24 maggio.
La protesta della FIMMG avrà il suo culmine con lo sciopero nazionale della categoria proclamato per il 19 maggio. Quel giorno gli studi dei medici di famiglia saranno chiusi dalle ore 8 alle ore 20, ma verranno comunque garantite le prestazioni indispensabili: visite domiciliari urgenti, in assistenza programmata a pazienti terminali, prestazioni di assistenza domiciliare integrata (ADI) e le ulteriori prestazioni definite nell’ambito degli Accordi regionali. Si fermeranno anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) dalle 20 alle 24, garantendo le prestazioni indispensabili.




SANITA': BRUNO FEDI REPLICA A BEATRICE LORENZIN

Il prof.Bruno Fedi, specialista in Oncologia, Urologia, Anatomia Patologic e in Ostetricia, docente in Urologia, nonché primario in Anatomia Patologica dal 1970 al 2000, con oltre 100 pubblicazioni scientifiche ed innumerevoli tabella divulgativi, risponde pubblicamente alla ministra Lorenzin sul convegno promosso il 22 aprile 2014 e intiltola la sua missiva:“IL MODO DI RAGIONARE ITALIOTA ED IL PROGRESSO"

di Cinzia Marchegiani

Roma – Un convegno che doveva spazzare via i falsi miti, le leggende metropolitane che fotografano realtà irreali, ha restituito, tra censure di alcuni partecipanti, una sintomatica e anacronistica sanità italiana, fatta più di slogan che non possono certo soddisfare oltre il cittadino medio, anche chi di medicina e scienza ci fa pranzo, cena e colazione. E arriva così la risposta al mittente, del professor Bruno Fedi, ad un convegno dove il dibattito scientifico è stato solo per pochi. Lasciamo ai nostri lettori l’accesso ad una lettera che ci è pervenuta, affinché senza alcuna censura possa essere data informazione, o almeno la possibilità di replicare virtualmente, poiché in quel convegno sembra non ci sia stato un confronto serio non solo sulla sanità, ma sulla scienza quella vera, perché essa vive di dubbi, di continue ricerche ma soprattutto di dati, documenti ufficiali e scientifici che non possono essere manipolati in base alle mode. La scienza quella vera vive del confronto intellettuale che ha dato onori alla storia dell’umanità, come forza motrice e guida della medicina, e che ha prodotto progresso e tutela dei malati.

IL MODO DI RAGIONARE ITALIOTA ED IL PROGRESSO

La Sede del Convegno è il Complesso Monumentale Santo Spirito. Due sale immense, affrescate. Soffitto a cassettoni. Buffet gratuito per tutti i partecipanti; circa mille. I posti sono riempiti con scolaresche romane e crocerossine.
Le conduttrici aprono il Convegno dichiarando che si deve instaurare un colloquio ed ascoltare le opinioni di tutti. La Ministra Lorenzin illustra gli scopi. Il nostro S.S.N. è stato per anni il primo al mondo e deve tornare ad esserlo. Non possiamo perdere tempo in falsi problemi, ma promuovere la vera scienza (ma chi decide qual è vera? I politici?).
Annuncia una riforma per la scelta dei Direttori Generali dell A.S.L., dice che un buon ospedale è tale per la competenza di chi ci lavora (dovrebbe essere sembre stato così, ma non lo è!).
C’è un intermezzo affidato a Nino Frassica che riscuote un grande successo con una serie di luoghi comuni ridicoli. Lui mangia solo: “i prodotti del contadino”; “dopo i pasti beve un grappino e si fuma una bella sigaretta” (fa digerire); “con la dieta ha ottenuto un grande successo” (ha perso tremila euro); “dichiara che fa uso di droga” (come droga usa l’anguria), etc…
La Ministra riprende affermando che il mancato ricorso ai vaccini ha provocato centinaia di morti in più…L’esposizione viene interrotta da Stefano Fuccelli, il quale, temendo di non avere un’altra occasione si alza e grida che un Ministro dello Stato Italiano deve dire la verità, non può mentire come sta mentendo la Lorenzin, che non rappresenta tutto il mondo scientifico, secondo Fuccelli. Viene prontamente allontanato, nonostante le mie proteste. Non ha fatto minacce, non ha insultato nessuno. Ha solo espresso un’opinione come dichiarato negli scopi del Covegno.
Tutto quello che è stato descritto è emblematico della situazione italiana. Il Convegno è faraonico, ma la serietà delle affermazioni non è garantita. Si dichiara che si devono ascoltare le opinioni e si impedisce ad un cittadino (Fuccelli) di dire la sua.
Le affermazioni della Ministra sono semplice trionfalismo. Non è minimamente dimostrato che ci siano stati centinaia di morti per mancato di uso di vaccini (quali? Genericamente citati, senza specificare). Altre affermazioni sono un elenco di buoni propositi. Il fatto fondamentale è che molti relatori sono assolutamente non attendibili e la Ministra è la meno attendibile di tutti. I cittadini vengono trattati come imbecilli da imbonire. Vengono dichiarate una serie di verità notorie come l’assurdità di bere un bicchierino di liquore e fumarsi una sigaretta dopo i pasti. Sono affermazioni inutili, perchè tutti sanno che sono assurde.

Personalmente mi sento offeso che tutto questo sia dichiarato non da Frassica in uno spettacolo umoristico, ma da un Ministro della Repubblica in carica. Si prendono in giro gli italiani.
Le successive conferenze sono sulla stessa linea. Si deve dimostrare che esistono falsi miti ma che chi governa ed implicitamente la Ministra, hanno agito benissimo. Dunque siamo a livello di eccellenza in ogni settore. Blande affermazioni di alcuni dei relatori che contrastano con quanto affermato dalla ministra vengono ignorate. Per esempio il Prof. Novelli (Rettore di Tor Vergata) dice che produciamo diecimila ricercatori l’anno, ma possiamo dare un posto a settecento (!!!). La Ministra dichiara enfaticamente che si tratta di una dimostrazione di eccellenza: “Importiamo braccia, ma esportiamo cervelli”. Questa è una dichiarazione emblematica di tutto il Convegno che rende trascurabili tutte le altre. (Per esempio, vengono dichiarate assurde alcune credenze e cioè i falsi miti da contrapporre alle vere eccellenze). Viene dichiarato assurdo credere che l’A.I.D.S. sia ormai battuto e che la pillola protegga dalle malattie. La dichiarazione che esportiamo cervelli è, evidentemente, per la Ministra, una manifestazione di eccellenza.

Quest’ultimo è: “il modo di ragionare italiota”. Questo modo di pensare e di presentare le cose è emblematico della classe politica attuale e speriamo che non diventi anche quello dei ricercatori. Si dichiara un fatto vero (esportiamo cervelli), ma si valuta in senso opposto alla realtà. L’esportazione di cervelli è la più grave manifestazione di incapacità dell’intera classe politica di uscire dalla situazione di crisi attuale. Non sono neppure capaci di usare la ricchezza primaria che il Paese produce; non sono capaci di impiegare la nostra principale ricchezza e sono costretti a regalarla ad altri dopo aver speso ingenti somme per arrivare a produrla. Si calcola che lo Stato spenda molte migliaia di euro pro-capite per produrre un semplice laureato, che poi viene regalato ad altri paesi più ricchi, mentre persone che neppure sono arrivate alla laurea, diventano Ministri e dispongono di cifre ingentissime per convegni faraonici a scopo elettorale. Quando non vengono coinvolti in scandali ed episodi di corruzione vergognosi. Tutto il convegno è all’insegna del trionfalismo. Viene dichiarato che nella donazione degli organi, siamo ormai secondi in Europa, battuti solo dalla Spagna. Siamo i più rigorosi negli accertamenti; siamo i primi per i risultati; per la sopravvivenza a cinque anni; per tracciabilità.

Chiedo la parola e domando perché, in questa situazione, non sia stata promossa l’iniziativa di un gruppo di volontari, ben noti ai relatori, che volevano donare non solo i propri organi ma anche i propri corpi, quindi la possibilità di studiare malattie poco conosciute. E’ infatti noto che il grande progresso, nella conoscenza della patologia, fu assicurato dallo studio diretto dei cadaveri umani da parte degli anatomo-patologi. La mancanza di cadaveri ha impedito di studiare il Parkinson, la S.L.A. e altre malattie degenerative ed è una delle cause degli scarsi progressi effettuati. Risponde il Prof. D’Avack (filosofo), dicendo che donare gli organi e donare i corpi sono due cose diverse. E’ vero, ma si proponeva di donare sia organi che corpi. Sarebbe stato logico accettare gli organi, o almeno parlarne. Non opporre il silenzio oppure la risposta di un filosofo.

Tutto il Convegno si è svolto su questa falsariga che è il contrario della verità. I fatti fondamentali sono tre:
1) si ignora una parte della verità e non si da spazio a chi è di opinione contraria
2) si da una valutazione dei fatti contraria alla verità. Anche se i fatti sono veri, la valutazione è errata 3) si fanno dichiarazioni indimostrate e si affermano delle verità note e banali.

La ripresa pomeridiana inizia, come la mattina, con un comico che prende in giro con grande successo, suscitando enorme ilarità, alcuni costumi, come l’alimentazione vegetariana. L’intermezzo è sintomatico del livello culturale espresso da convegno.
Nella tavola rotonda conclusiva ad esprimere un parere sui fatti scientifici, sui falsi miti e la vera eccellenza, sono presenti la Ministra Lorenzin (non laureata) e Piero Angela (laureato in lettere). Mi chiedo perché sia stato escluso il povero Frassica. Era molto più spiritoso.

Il modo di ragionare descritto è scientificamente assurdo e conduce direttamente all’arresto del progresso dell’intero Paese, specialmente se effettuato nel campo scientifico. Il rifiuto di rispondere alle critiche che vengono fatte alla ricerca scientifica, si inquadra in un modo di pensare statico e dogmatico. Ritenere le proprie idee delle verità assolute, da non discutere con chi pensa in modo diverso ed ha molti fatti a sostegno delle proprie idee arresta il progresso scientifico. Il contributo dato dalla Ministra Lorenzin a cristallizzare la situazione com’è adesso è importante e caratteristico di un modo di ragionare che non facilita il progresso. E’ un atto di furbizia italiota: la comunicazione trionfalistica rassicura e suscita approvazione.

Prof. Bruno Fedi




SANITA': FUNERALI A MONTECITORIO PER I 160 LICENZIATI DEL GRUPPO GAROFALO

di Alberto De Marchis

Roma – E' grave, gravissima la condizione dei 160 lavoratori licenziati dalla dalle case di cura private del Gruppo Garofalo. Tre bare, una per ogni clinica, un finto prete e due chierichetti. E ancora 'tre campane a morto', una sedia a rotelle e una barella, manifesti listati a lutto oltre a vari striscioni fra cui uno contro la Regione Lazio: 'La Regione taglia le eccellenze sanitarie, ci lascia senza cure e senza lavoro'. E' la quinta manifestazione nel giro di due mesi dei lavoratori delle strutture del gruppo Garofalo – le case di cura Aurelia Hospital, Città di Roma ed European Hospital – oggi nella Capitale in piazza Montecitorio per celebrare il 'funerale' della sanità dopo i 160 licenziamenti collettivi avviati dalla proprietà che chiama in causa i tagli al budget decisi dalla Regione Lazio.

La questione – sottolineano i lavoratori – riguarda anche i rimborsi per crediti pregressi, pari a circa 30 milioni di euro, non ancora erogati dalla Region. "Né Zingaretti né il ministero della Salute ci hanno dato ascolto, neanche semplicemente per comprendere le nostre ragioni – affermano i lavoratori – Tutti sanno della nostra grave e delicata situazione. Solo l'intervento del premier, a questo punto, può essere risolutivo. Renzi, adesso tocca a te tutelare le nostre posizioni e quelle dei pazienti che assistiamo".

“In queste ore anche sotto Montecitorio si stanno svolgendo i funerali della sanità laziale nella ormai completa indifferenza del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e del Premier Matteo Renzi. Esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà nei confronti dei 160 ex- lavoratori della case di cura private capitoline del Gruppo Garofalo che dall’oggi al domani si sono ritrovati in mezzo alla strada per l’incompetenza e i tagli al budget decisi da questa amministrazione regionale” lo dichiara il consigliere regionale del Lazio e membro della commissione Salute Fabrizio Santori.
“L’Aurelia Hospital, L’European Hospital e la Casa di Cura Città di Roma, appartenenti al Gruppo Garofalo, sono da sempre punti di riferimento solidi per i cittadini e strutture private d’eccellenza nel panorama della sanità regionale grazie anche al suo personale sanitario e ai professionisti che quotidianamente lavorano a contatto con i pazienti e le loro famiglie, ma sembra che il Presidente Zingaretti, arroccato nelle stanze del potere, non voglia riconoscerne il valore né aprire alcun confronto con chi ha perso il lavoro anche a causa dell’inefficienza della Regione Lazio colpevole di non aver ancora erogato i circa 30 milioni di euro di rimborsi per crediti pregressi. L’ennesima dimostrazione che chi ci governa non pone in essere gli strumenti necessari per il rilancio della sanità regionale, né tutela e garantisce le figure professionali attraverso cui questo rilancio può trovare la sua realizzazione” conclude Santori.




SANITA': LIVELLI MINIMI DI ASSISTENZA A RISCHIO

Redazione

I pesanti tagli che hanno colpito la sanita' pubblica negli ultimi anni potrebbero, se i risparmi ottenuti non verranno reinvestiti nell'assistenza territoriale e domiciliare e nell'ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza (Lea), "facendo emergere, nel lungo periodo, deficit assistenziali" soprattutto al Sud. E' l'allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013. Secondo il rapporto, "le manovre correttive dei conti pubblici, attuate, nel triennio 2011/2013",sono state poste, "per una parte significativa, a carico del settore sanitario: nello scorso anno, quasi il 30% delle minori spese nel conto della PA rispetto al preconsuntivo di ottobre, sono da ascrivere al settore sanitario, che pero' ha assorbito solo il 16,20% della spesa primaria corrente".




SANITA': I RICOVERI OSPEDALIERI INAPPROPRIATI DIMINUISCONO NEL 2013

Redazione

Sono 9.842.485 i ricoveri ospedalieri, corrispondenti ad un totale di 64.312.696 giornate, erogati nel 2013, con una riduzione rispetto all’anno precedente di circa 415 mila ricoveri (-4%) e di circa 2.394.000 giornate (-3,6%). Si conferma la tendenza a migliorare l’erogazione appropriata dell’assistenza ospedaliera.

La degenza media per acuti si mantiene pressoché costante da diversi anni intorno al valore di 6,8 giorni, mentre per le degenza medie per riabilitazione e per lungodegenza si osserva un decremento a partire dal 2009; per l’anno 2013 la degenza media per riabilitazione in regime ordinario è pari a 25,7 giorni, mentre quella per l’attività di lungodegenza è pari a 27,6 giorni.

E’ quanto illustrato nel Rapporto annuale sull’attività ospedaliera per l’anno 2013, che si presenta rinnovato nella presentazione dei contenuti ed arricchito con numerose nuove tavole, principalmente nei capitoli dedicati agli indicatori di domanda e mobilità e agli indicatori economici.

Rispetto al 2012 il numero complessivo di ricoveri ordinari per acuti si riduce da 6.837.823 a 6.634.977 (-2,9%), con una corrispondente diminuzione delle giornate di ricovero da 46.422.668 a 44.802.526 (-3,5%); il numero di ricoveri in regime diurno effettuati si riduce da 2.538.561 a 2.345.258 (-7,6%), per una corrispondente diminuzione di giornate da 7.056.238 a 6.497.781 (-7,9%).

Sempre rispetto al 2012, i ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza in regime ordinario sono diminuiti di poco più di 390 mila unità (-24% che corrisponde al doppio della riduzione osservata nel 2012) e quelli in regime diurno di circa 180.000 unità (-10%).

Inoltre, il tasso di ospedalizzazione in acuti per l’anno 2013 in Italia si riduce da 108 a 104 dimissioni per 1.000 abitanti in regime ordinario e a circa 38 dimissioni per 1.000 abitanti in regime diurno.

La principale causa di ricorso all’ospedalizzazione in regime ordinario, pur non costituendo una condizione patologica, è rappresentata dal parto con 301.440 dimissioni.

Escludendo il parto, le principali cause di ospedalizzazione sono riconducibili a patologie cardiovascolari (drg 127 – Insufficienza cardiaca e shock) e respiratorie (drg 087 – Edema polmonare e insufficienza respiratoria), interventi chirurgici per sostituzione di articolazioni maggiori o reimpianto degli arti inferiori (drg 544).

Per quanto concerne l’attività in regime diurno, la principale causa di ricovero è rappresentata dalla somministrazione di chemioterapia (drg 410 – Chemioterapia non associata a diagnosi secondaria di leucemia acuta) con 1.565.788 giornate (-3,3% rispetto all’anno 2012).

La qualità della compilazione è ulteriormente migliorata rispetto all’anno precedente: il numero complessivo di errori si riduce da 7.693.650 nel 2012 a 4.702.199 nel 2013, con una diminuzione di poco più del 27%.

Anche la distribuzione degli errori migliora, infatti il numero di schede senza errori aumenta da 5.177.626 a 6.493.781 unità, il numero di schede con un singolo errore si riduce da 3.020.904 a 2.219.999, il numero di schede con due errori si riduce da 1.592.944 a 949.417, il numero di schede con tre errori si riduce da 401.039 a 144.010; il numero mediano di errori, si conferma pari a zero, stando a significare che più della metà delle schede pervenute sono prive di errori (per la precisione, il 66%, mentre nel 2012 le schede prive di errori ammontavano al 50,5% del totale).

Infine, per avere una reale misura della dimensione dell’errore occorre considerare che una scheda SDO contiene 45 variabili, per un totale di 9.843.992 schede pervenute, che corrispondono a 442.979.640 informazioni distinte raccolte. La percentuale di errore del 1,1% è inferiore all’1,7% riscontrato nel 2012 ed evidenzia il sempre più elevato livello qualitativo della banca dati SDO.




SANITA', RITARDI NELL'ITER DI ACCREDITAMENTO: INTERVIENE LA COMMISSIONE IN REGIONE

Redazione

"La Commissione prende atto e condivide le preoccupazioni delle centrali Cooperative rispetto al completamento dell'iter di accreditamento – previsto dall'art. 2 della Legge regionale 6/2011 – delle attività del servizio di assistenza domiciliare e, comunque, di quanto previsto dalla legge stessa rispetto ai soggetti che possono legittimamente operare nelle more della definizione dell'iter. Pertanto, la Commissione ritiene di dover portare all'attenzione della Giunta: 1) i ritardi della struttura amministrativa nell'iter di accreditamento; 2) il fatto che siano state avviate procedure di affidamento del servizio secondo modalità e tempistiche non conformi alle leggi regionali vigenti".
Con questa risoluzione, approvata all'unanimità dei presenti, la commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio, presieduta da Alessandra Mandarelli (Lista Polverini), ha dato risposta immediata alle preoccupazioni espresse dalle centrali cooperative nel corso dell'audizione svolta stamane sulla questione dell'assistenza domiciliare e dei soggetti abilitati a svolgerla.
In rappresentanza delle centrali cooperative sono intervenuti: Pino Bongiorno, presidente Legacoopsociali Lazio, Stefano Venditti, presidente Legacoop Lazio, Mario Sanfilippo, Federazione Sanità Confcooperative Lazio e Luigi Grimaldi, Agci Solidarietà Lazio. Tutti hanno sottolineato come la normativa regionale preveda la procedura di accreditamento come condizione necessaria per l'erogazione del servizio di assistenza domiciliare. "Contestualmente, però – hanno dichiarato al termine dell'audizione – ben quattro Asl del Lazio hanno messo a gara il servizio, contraddicendo l'indirizzo regionale degli accreditamenti. Tra queste anche l'Asl Rm/A, che ha recentemente aggiudicato il servizio a una società non in possesso dei requisiti previsti dalla suddetta normativa". I rappresentanti delle centrali cooperative hanno pertanto richiesto agli organi regionali "l'applicazione della normativa sull'accreditamento dell'assistenza domiciliare e il blocco immediato di tutte le procedure di gara in essere, in palese contrasto con quanto già predisposto in materia".
Richieste che hanno ottenuto un primo significativo sostegno da parte della commissione, attraverso gli interventi di Alessandra Mandarelli, Franco Dalia ed Enzo Foschi del Pd, Giulia Rodano (Idv) e anche dei consiglieri Pietro Sbardella (Udc) e Bruno Astorre (Pd), non membri della commissione. Quest'ultimo ha però fatto notare che non essendo presenti all'audizione rappresentanti delle strutture amministrative competenti in materia, il problema rimane aperto. La presidente Mandarelli ha allora proposto alla commissione di elaborare un documento condiviso da tutti e da trasmettere alla Giunta. Al termine dell'audizione, la commissione, riunita in seduta ordinaria per esaminare la proposta di legge regionale sullo stalking, presentata da Isabella Rauti (Pdl) e Claudio Bucci (Idv), ha così approvato all'unanimità dei presenti la risoluzione che condivide le preoccupazioni espresse dalle centrali cooperative.