Scuola, la denuncia Anief: tornano le classi pollaio anche in presenza di alunni disabili

Le cronache di questi giorni ci dicono che la Buona Scuola non ha cambiato nulla sulla tendenza tutta italiana di concentrare troppi alunni nella stessa classe. Mentre in diverse zone della Francia il limite è di soli 12 alunni per classe, da noi si supera anche l’ultima normativa che ha spostato in alto la soglia di alunni per aula (il Dpr 81/09): quelli che dovevano essere casi ‘eccezionali’, sono diventati la norma. Eppure, il numero di studenti è in progressivo calo: dal 1° settembre 33mila in meno rispetto al 2016 e l’Istat ci dice che nel prossimo decennio di iscritti se ne perderanno 700mila. Fatto sta che a Milano si è arrivati a creare una classe-record da 37 alunni, gruppi extra-large sono presenti sulla costa adriatica, in Lucania ci sono classi da 26 alunni pure se le condizioni di sicurezza non lo permettono. Il diktat numerico, imposto da chi governa per fare cassa, non si ferma neanche in presenza di allievi con sostegno: nel vicentino si è creata una classe con 30 allievi di cui uno disabile grave. A mettere a posto le cose ci sono per fortuna i tribunali della Repubblica che impongono di non superare i 20 iscritti (con disabile grave) e se c’è rischio sismico la soglia scende a 17.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): nel gruppo-classe sono spesso presenti, oltre agli alunni con certificazione di disabilità, anche alunni con problemi di apprendimento a vari livelli, di cui non si tiene conto, e le lezioni diventano ancora più difficili da svolgere poiché necessitano di diverse programmazioni, azioni educative e valutazioni personalizzate non sempre di facile gestione. Anche la Legge 107/2015 è stata una delusione, perché ha introdotto nuove norme inutili, dopo aver pure cercato di alzare le soglie. Si rasenta l’assurdo quando l’ufficio scolastico arriva a ignorare, non accade di rado, la presenza in classe di casi ‘certificati’, con sostegno annesso: una presenza che riduce sensibilmente i tetti sempre più alti e fa scattare lo sdoppiamento di classe.

Proprio su questo punto, la lesione del diritto allo studio degli alunni più bisognosi, i disabili, il presidente Anief, Marcello Pacifico, ha scritto in questi giorni alle scuole e alle famiglie, rilanciando l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”: ‘l’obiettivo è ottenere il rispetto del diritto allo studio e all’integrazione scolastica dei nostri figli e dei nostri alunni che, attraverso certificazioni idonee, devono ottenere quanto previsto dalle normative vigenti a loro tutela’. I genitori, guidati dai referenti Anief, possono chiedere la documentazione utile per il ricorso: ‘tutti i docenti, gli ATA e i Dirigenti Scolastici possono partecipare attivamente alla nostra iniziativa informando le famiglie e contribuendo a migliorare la nostra scuola’.

Con l’anno scolastico, torna lo spettro delle classi pollaio: è divenuto un caso nazionale la classe-record da 37 alunni a Milano, come ha destato scalpore una primaria di Malo, nel vicentino, da 30 allievi perché è stata allestita senza considerare la presenza di un alunno con disabilità grave. Non sono da meno i diversi gruppi-classe extra-large sulla costa adriatica. E nemmeno la classe a Genzano, in Lucania, da 26 alunni anche se le condizioni di sicurezza non lo permettono.

Se si è arrivati a questo punto il motivo è nell’innalzamento del numero di alunni per classe: una tentazione al risparmio statale facile, sulla pelle dei giovani in formazione, a cui alcuni degli ultimi Governi non sono riusciti a resistere. Il fenomeno, inoltre, è tipicamente italiano: in Francia, ad esempio, da quest’anno in alcune zone del Paese ogni classe avrà soltanto 12 alunni. A rendere inspiegabile la situazione è anche il dato sulla riduzione sensibile di alunni a livello nazionale: solo quest’anno se ne contano 33mila in meno rispetto al 2016/17. Nell’ultimo triennio quasi 100mila. Anche le previsioni indicano che la tendenza non si arresterà, perché non è casuale ma da correlare allo stop della crescita degli alunni stranieri iscritti nelle nostre scuole: l’Istat ha calcolato, riassume La Repubblica, che “fra cinque anni il calo degli alunni potrebbe attestarsi sulle 361mila unità e fra 10 anni sulle 774mila unità”.

“Partendo da questi numeri – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – viene da chiedersi come mai non si colga l’occasione per ridurre il numero di alunni per classe, che nelle prime classi delle superiori supera spesso le 30 unità. È un problema di notevole portata che rende difficile l’insegnamento del docente e l’apprendimento del discente. Tra l’altro, nel gruppo-classe sono spesso presenti, oltre agli alunni con certificazione di disabilità, anche alunni con problemi di apprendimento a vari livelli di cui non si tiene conto e le lezioni diventano ancora più difficili da svolgere, poiché necessitano di diverse programmazioni, azioni educative e valutazioni personalizzate non sempre di facile gestione”.

“Si rasenta l’assurdo – continua Pacifico – quando l’ufficio scolastico arriva a ignorare, non accade di rado, la presenza in classe di casi ‘certificati’, con sostegno annesso: una presenza che riduce sensibilmente la soglia sempre più alta oltre la quale scatta lo sdoppiamento. La Legge 107/2015 è stata una delusione, perché ha introdotto nuove norme inutili, dopo aver pure cercato di alzare le soglie. Avevamo chiesto precise garanzie nell’attuazione della delega della Buona Scuola su sostegno, ma senza averne riscontro”.

Diventa interessante, a questo proposito, andare a rivedere i contenuti nel decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009, introdotto con l’ultimo Governo Berlusconi, in base al quale anche in presenza della deroga del 10% stabilita dall’art. 4 per ogni ordine di scuola, in casi eccezionali si possono formare classi rispettivamente fino a un massimo di 26-28 alunni nella scuola dell’infanzia e primaria, fino a 27-30 alunni in quella secondaria di primo grado e fino a 30-33 alunni nella scuola secondaria di secondo grado.

Sono “tetti” più alti dei precedenti, disposti principalmente dai decreti ministeriali del 18 dicembre 1975 e 22 agosto 1992, oltre che dalla legge n. 23 del 1996, attraverso cui si stabiliva che il rapporto alunni-superficie scolastica non avrebbe dovuto superare 1,80 metri quadrati ad alunno nella scuola dell’infanzia e primaria, e 1,96 nella scuola secondaria. All’approvazione del decreto n. 81 del 2009 si sarebbe dovuta attuare una fase di riqualificazione dell’edilizia scolastica, condotta dal Ministero dell’Istruzione assieme al Mef, per evitare che quell’innalzamento recasse problemi di sicurezza nei luoghi pubblici. Ma quell’adeguamento non c’è mai stato. Una mancanza che diventa gravissima dal momento che oggi abbiamo quasi 250mila iscritti disabili sparsi per le scuole della Penisola.

Ad essere aggirato, infine, è il diritto allo studio e alla formazione. Ricordiamo, a questo proposito, se vi sono alunni con disabilità grave, la normativa vigente prevede che “il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20 alunni, in modo da facilitare i processi di integrazione e d’inclusività”. La norma di riferimento è sempre il DPR 81/09 che consente una riduzione del numero di alunni per classe, restando però nel limite dell’organico assegnato alla scuola: significa che non verrà assegnato personale aggiuntivo per la formazione di nuove classi meno numerose, ma gli studenti dovranno essere distribuiti nelle altre classi, le quali diverranno numerose. È compito del dirigente scolastico prevedere un’equa distribuzione degli alunni disabili tra le varie classi. Qualora l’alunno disabile ravvisasse delle problematiche non gravi si potrebbe arrivare anche a 25 alunni complessivi. E comunque sempre con non più di due alunni disabili con problematiche non gravi, come indicato chiaramente dalla stampa specializzata, che ha ripreso l’art. 5, comma 2 dello stesso DPR.

E siccome le norme sono fatte per essere applicate, i giudici non possono che dare ragioni a chi ricorre contro chi le aggira: una sentenza esemplare, in questo verso, è la n. 1367 del 19 settembre 2016, con cui il Tar della Toscana, sezione di Firenze, con cui il tribunale ha dato ragione al genitore di un alunno disabile iscritto al primo anno di un liceo di Firenze che chiedeva l’annullamento del provvedimento con cui era stata istituita una classe da 31 studenti, tra cui due alunni con patologia invalidante. “Con tale ricorso – ha spiegato la stampa specializzata – si evidenziava come l’inserimento del ragazzo disabile in una classe di trentuno alunni (definita come “classe pollaio”) violasse il diritto costituzionale alla istruzione e alla integrazione scolastica, pregiudicando il corretto svolgimento della didattica e la stessa inclusione dei minori disabili”: una pronuncia, spiegano gli addetti ai lavori, che “darà luogo a numerosi ricorsi in opposizione alla prassi delle scuole italiane di infrangere la normativa vigente”.

Laddove l’edificio scolastico sia collocato in una zona ad alto rischio sismico, i limiti di presenze di allievi non devono andare oltre i 17 alunni per classe: a stabilirlo è stato, di recente, il Tar di Napoli, che ha dato ragione a un gruppo di genitori, che denunciavano la suddivisione di 43 alunni, di cui 5 disabili, in due sole classi. La soglia di 20 alunni, prevista in caso di alunni disabili gravi in classe scende a 17, proprio laddove vi sia anche un’alta possibilità di evento sismico.

Proprio su questo punto, la lesione del diritto allo studio degli alunni più bisognosi, i disabili, il presidente Anief, Marcello Pacifico, ha scritto in questi giorni alle scuole e alle famiglie, rilanciando l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”: “l’obiettivo è ottenere il rispetto del diritto allo studio e all’integrazione scolastica dei nostri figli e dei nostri alunni che, attraverso certificazioni idonee, devono ottenere quanto previsto dalle normative vigenti a loro tutela”, ha scritto il sindacalista. I genitori, guidati dai referenti Anief, potranno richiedere la documentazione utile per presentare ricorso: “tutti i docenti, gli ATA e i Dirigenti Scolastici possono partecipare attivamente alla nostra iniziativa informando le famiglie e contribuendo a migliorare la nostra scuola”.




Scuola, emergenza pasti: un alunno su due è senza mensa

di Marco Staffiero

Disagi su disagi stanno rendendo l’Italia un paese invivibile. Ogni settore, ogni argomento è colpo di molteplici difficoltà. La cosa più triste è rappresentata dalla totale assenza e capacità delle istituzioni. Un’altra triste realtà caratterizza i nostri tempi: il 48% degli alunni in Italia ancora non ha accesso al servizio mensa nella scuole.

 

In 8 Regioni la situazione è ancora più grave, con più di 1 bambino su 2 che non usufruisce del servizio mensa. Un quarto dei comuni monitorati non prevede l’esenzione totale del pagamento della retta, così come le tariffe minime e massime sono disomogenee. A rilevare le disparità il rapporto ‘(Non) Tutti a Mensa 2017’, diffuso oggi dall’organizzazione Save the Children, alla vigilia dell’apertura delle scuole.

 

Tra le criticità individuate dagli alunni, il poco spazio, la rumorosità e la qualità del cibo non sempre reputata sufficiente. E’ la quarta edizione del monitoraggio realizzato nell’ambito della Campagna ‘Illuminiamo il Futuro’ nella quale si evidenzia come, la forbice tra Nord e Sud continua a essere ampia, con cinque regioni del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%). Delle cinque regioni in cui oltre metà dei bambini non accede alla mensa, quattro registrano anche la percentuale più elevata di classi senza tempo pieno (Molise 93%, Sicilia 92%, Campania 86%, Puglia 83%), superando ampiamente il già preoccupante dato nazionale, stando al quale circa il 69% di classi non offre questa opportunità. In quattro delle stesse regioni si osservano anche i maggiori tassi di dispersione scolastica d’Italia (Sicilia 23,5%, Campania 18,1%, Puglia 16,9%, Calabria 15,7%).

 

Da non dimenticare, che spesso la crisi spinge entrambi i genitori a lavorare rendendo obbligatoria la scelta di far rimane più tempo i figli a scuola. “Anche quest’anno i dati confermano che l’offerta del servizio di refezione e del tempo pieno ha un valore essenziale in azioni come il contrasto all’abbandono scolastico – commenta Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa – La mensa, oltre a svolgere una funzione cruciale nell’educazione alimentare, rappresenta non solo un mezzo di inclusione e socializzazione fondamentale, ma anche uno strumento per combattere dispersione e indigenza. Non dimentichiamo che in Italia la povertà minorile è in costante aumento: è un dovere investire sul servizio di mensa scolastica, garantendo un pasto proteico al giorno a quel 5,7%5 di bambini che non ha altro modo di consumarlo”.

 

All’interno del Rapporto, l’Organizzazione ha analizzato la proposta di refezione scolastica per le scuole primarie di 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100mila abitanti, valutando tariffe, agevolazioni, esenzioni e trattamento delle famiglie morose. Il servizio mensa non è presente in modo uniforme nelle scuole dei territori: solo in 17 comuni è disponibile in tutti gli istituti primari. Sono Reggio Calabria, Siracusa e Palermo le città in cui la refezione scolastica è presente in un numero di scuole inferiore al 10%. Il rapporto ‘(Non) Tutti a Mensa 2017’, rileva come agevolazioni e tariffe applicate per il servizio di refezione scolastica sono molto variabili, con differenze che interessano in modo trasversale tutto il Paese e che non garantiscono un equo accesso.

 

Un quarto dei comuni afferma di non prevedere l’esenzione totale dal pagamento della retta né per reddito, né per composizione del nucleo familiare, né per motivi di carattere sociale. Di questi, 89 ammettono tale possibilità solo in caso di disagio accertato tramite la segnalazione da parte dei servizi sociali. Tre (Bolzano, Padova e Salerno) escludono anche questo tipo di eccezione. Per quanto riguarda le agevolazioni, queste ultime sono comunque disomogenee, con l’applicazione di criteri diversi e che sommano, in taluni casi, le soglie reddituali a motivazioni di natura familiare o sociale. La residenza, inoltre, continua a essere un requisito restrittivo per l’accesso alle agevolazioni in 27 dei comuni esaminati (più della metà), penalizzando tantissimi bambini che per diversi motivi non sono – o non sono ancora – residenti nel comune della scuola di riferimento.

 




Scuola: come riprendere a studiare dopo le vacanze

Per chi ha staccato completamente la spina, ritornare a studiare per affrontare gli esami della sessione autunnale, può essere inizialmente difficile. È sempre consigliabile, anche in vacanza, non eliminare del tutto dalla propria testa di essere degli studenti e portare con sé magari qualche appunto, ma se proprio non si è riusciti a farlo bisogna correre ai ripari immediatamente e ritrovare la giusta motivazione allo studio.

 

Non studiare troppo
Il ritorno allo studio deve essere graduale e bisogna riprendere piano piano. Allora cosa fare? Cerca di ricominciare a studiare poche ore al giorno, fai tante pause e trova dei diversivi con i quali staccare durante la giornata, ad esempio facendo sport e movimento fisico.

 

Cercare di stimolare l’effetto Zeigarnik
In questo modo sarà più facile ritrovare la motivazione allo studio ed entrerà in gioco quello che in psicologia viene definito effetto Zeigarnik, cioè la voglia e la determinazione, una volta cominciata un’attività, di portarla a termine mantenendo la concentrazione. Aumentando la produttività e riuscendo a portare a termine gli obiettivi, si riuscirà ad aumentare l’autostima e di conseguenza la motivazione allo studio.

 

Condividere le paure con gli altri
Condividere le proprie emozioni, gli stati d’animo e le paure è un ottimo metodo per superare l’impasse e ricominciare ad immergersi nello studio riprendendo il proprio status da studente. Parlare dei propri pensieri con gli altri, aiuterà a sentirsi meno soli e a superare meglio questa fase.

 

Creare una “to do list”
Molte volte, quando si accumulano testi da studiare, non si sa nemmeno da dove cominciare. Basta creare una “to do list”, cioè una lista in cui scrivee tutto ciò che dovrete fare, darsi delle scadenze e stabilire le priorità. Una sola raccomandazione: concentrarsi solo su un’attività alla volta.

 

Chiedere aiuto a un esperto
In casi estremi, cercare l’aiuto di qualcuno esperto nelle materie oggetto degli esami su cui su hanno maggiori difficoltà.




Scuola: il 48% degli alunni senza mensa. Allarme in 8 Regioni

Il quadro non è positivo. Infatti, non è cambiata, in un anno, la situazione delle mense scolastiche, servizio del quale molti, troppi alunni non possono usufruire. E’ quello che emerge dal quarto rapporto di Save the Children “(Non) Tutti a Mensa 2017”, lanciato oggi alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico. Quasi metà degli alunni (il 48%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado, infatti, non ha accesso alla mensa. L’assenza di regole condivise, inoltre, contribuisce alla disparità nelle modalità di accesso e di erogazione.

In 8 regioni, in particolare, la situazione è ancora più allarmante e oltre il 50% degli alunni non ha la possibilità di accedere alla refezione. La forbice tra Nord e Sud continua a essere ampia, con cinque regioni del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della mensa: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%). In quattro di queste 5 regioni, inoltre, si registra la percentuale più elevata di classi senza tempo pieno (Molise 93%, Sicilia 92%, Campania 86%, Puglia 83%) – superando ampiamente il già preoccupante dato nazionale, stando al quale circa il 69% di classi non offre questa opportunità – e in quattro si osservano anche i maggiori tassi di dispersione scolastica (Sicilia 23,5%, Campania 18,1%, Puglia 16,9%, Calabria 15,7%).




FISCO, SCUOLA E SANITÀ IN UN UNICO PIN: ECCO LA NUOVA IDENTITÀ DEL CITTADINO ITALIANO

Redazione

Un'unica password che apre a una nuova identità del cittadino, un'identità digitale. L'acronimo scelto è Spid, sistema pubblico d'identità digitale. E dopo annunci, decreti, sperimentazioni è arrivato il debutto. Per cominciare, sono accessibili online 300 servizi, dal fisco alla sanità, con un pool di una decina di amministrazioni. Chiunque vuole potrà fare richiesta per ottenere la 'chiave'. L'obiettivo dell'Esecutivo è coprire 10 milioni di utenti entro l'anno prossimo.

Dal 15 marzo, esattamente tra una settimana, Tim, Poste Italiane e Infocert renderanno disponibili le prime identità digitali, per cui è stata scelta la sigla Spid, attraverso cui poter accedere con una sola password ai servizi online della pubblica amministrazione e non solo. E' quanto è emerso in occasione della conferenza stampa di lancio del pin unico che si è tenuta al ministero della Pubblica amministrazione. Entro giugno, fa sapere l'Agenzia per l'Italia Digitale "saranno oltre 600 i servizi che permetteranno l'accesso tramite Spid".

Ecco le principali 'avvertenze' per Spid.

LA PASSWORD UNICA PER TUTTI GLI 'SPORTELLI' ON LINE. Una sola identità che rimpiazza i diversi codici esistenti, per entrare via web, senza fare code, nei servizi pubblici ma anche in quelli privati (la sfida è fare in modo che il sistema si estenda a tutti). Basta inserire il nome utente e una password composta da minimo otto caratteri, con alcune condizioni: almeno un numero e un simbolo speciale (%, #, $), mai segni uguali consecutivi, sia lettere minuscole che maiuscole. La password va aggiornata ogni sei mesi. Sarà comunque il gestore dell'identità digitale, a dettagliare gli standard.

I SERVIZI ON LINE, DAL FISCO ALLA SANITA'.
I servizi a cui si può accedere sono quelli pubblici: dal pagamento della Tasi al bollo auto. Anche le prestazioni sanitarie o il fascicolo dell'Inps sono gestibili via web, tramite pc, tablet o smartphone. Le indiscrezioni parlano per ora di 114 servizi dell'Istituto nazionale di previdenza (riscatto della laurea, richiesta degli assegni familiari), a cui si aggiungono 103 servizi dell'Inail (consultazione Cud, richiesta bollettini) e molti dell'Agenzia delle Entrate. Ci sono poi sei Regioni già pronte con alcuni servizi locali: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche e Toscana (con la possibilità di saldare tributi, mensa scolastica e ticket sanitari via web). Ma fanno sapere dall'Agid, l'Agenzia per l'Italia digitale, altre amministrazioni sarebbero pronte martedì ad annunciare la propria partenza. Tra i Comuni a fare da apripista sarà Firenze.

TRE LIVELLI DI SICUREZZA, ANCHE UNA SORTA DI 'SMART CARD'. Le regole per l'attuazione dell'identità digitale sono state sottoscritte anche dal Garante della Privacy, proprio per assicurare la riservatezza. Con questo obiettivo sono stati disegnati tre livelli di sicurezza, a seconda del servizio. Al livello base serve solo il Pin unico (username e password), al secondo gradino si affianca una "one time password" (usa e getta, come quelle degli home banking), al terzo si aggiunge una sorta di "smart card", un supporto fisico (è il caso di operazioni come il trasferimento di fondi o lo scambio di documenti con dati sensibili).

LA 'FACCIA' DI SPID, LA STESSA PER TUTTE LE AMMINISTRAZIONI.
A un solo Pin si associa anche un unico link, un 'bottone' telematico contraddistinto da un logo, la sigla Spid in blu e bianco. Non sarà solo una questione di grafica, Agid ha lavorato affinché il sistema fosse semplice e accessibile per tutti i cittadini, partendo dal fatto che spesso i servizi digitali non vengono sfruttati proprio perché difficili e poco chiari. Il Governo sta anche lavorando a costruire un mega portale, un'interfaccia per tutta la P.a digitale e il progetto ha già un nome: Italia login. D'altra parte Spid è la punta di diamante di un nuovo corso in cui rientrano anche l'Anagrafe unica i pagamenti elettronici e il domicilio digitale.

COME OTTENERE IL PIN, E' GRATIS MAIL O RACCOMANDATA. Lo Spid arriva per raccomanda o per mail. Ma l'invio non sarà automatico, si deve fare richiesta al gestore dell'identità digitale: un'operatore dedicato, accreditato dalla P.a. e iscritto in un apposito albo (per ora Tim, Poste e Infocert). Per ottenere lo Spid occorre dare dati anagrafici: nome, cognome, sesso, luogo e data di nascita, codice fiscale, estremi del documento d'identità, mail, numero di cellulare. Tutto sarà poi sottoposto a verifica (a vista o per vie digitali). L'Agid, l'Agenzia per l'Italia digitale che guida le operazioni, assicura che lo Spid é a costo zero (esclusa la "smart card").

LE TAPPE, PARTENZA IN RITARDO, ORA DI CORSA. La prima password doveva essere rilasciata dopo l'estate e si puntava ad avere già 3 milioni di utenti a settembre dello scorso anno, poi c'è stato un rinvio. D'altra parte è stata necessaria una lunga fase di test per far sì che l'operazione fosse conclusa con tutte le rassicurazioni del caso. Marzo dovrebbe essere il mese giusto, vista la presentazione in calendario, annunciata dal ministro della P.A. Marianna Madia. Martedì è prevista una conferenza stampa a palazzo Vidoni con tutti i principali attori, tra gli altri, oltre al ministro, Antonio Samaritani (Agid), Tito Boeri (Inps), Marco Patuano (Tim) e Francesco Caio (Poste). L'intento è quello di accelerare per arrivare entro il 2017 ad avere tutti i servizi pubblici online.




SCUOLA, ISCRIZIONI ONLINE: ECCO COME FUNZIONA

di Chiara Mattei
Partito il conto alla rovescia per le iscrizioni on line al prossimo anno scolastico nelle classi prime di Elementari, Medie e Superiori (ma anche ai corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale, nelle Regioni che hanno aderito). L'adesione al sistema delle Iscrizioni on line da parte delle scuole paritarie è invece facoltativa mentre per la scuola dell'infanzia la domanda resta cartacea. Le iscrizioni potranno essere fatte dalle 8.00 di venerdì 22 gennaio e le famiglie hanno tempo fino alle 20.00 del 22 febbraio per decidere la scuola dei propri figli; il servizio sarà disponibile 24 ore su 24, inclusi sabato e domenica. La domanda di iscrizione potrà essere compilata per tutto il periodo senza fretta: non è previsto, infatti, che le domande arrivate per prime abbiano la precedenza. Niente clic day quindi.

Le registrazioni al portale del Miur ad hoc istituito sono partite il 15 gennaio: una volta compilato e inoltrato il modulo di registrazione, viene rilasciato il codice personale per accedere al servizio di iscrizione vera e propria. Le credenziali acquisite con la registrazione lo scorso anno – nel caso fosse stato iscritto, ad esempio, un altro figlio – non sono più valide. Nessun problema se i genitori sono stranieri e privi di codice fiscale: sarà comunque possibile iscriversi online a scuola grazie a un codice provvisorio creato dal sistema.

Il modello di domanda d'iscrizione è composto di due sezioni. Nella prima sezione, una volta scelta la scuola, attraverso una procedura guidata, sono richieste tutte le informazioni necessarie per la compilazione: dati anagrafici del genitore, dello studente, informazioni e preferenze circa l'utilizzo dei mezzi di trasporto, del servizio mensa, eccetera. Nella seconda sezione (specifica per ogni scuola) il sistema propone l'elenco dei dati che ciascuna scuola può richiedere. Lo stesso sistema si farà carico di avvisare i genitori in tempo reale, via posta elettronica, dell'avvenuta registrazione e delle variazioni di stato della domanda. Per chi deve ancora scegliere la scuola di destinazione, una mano può arrivare dal portale Scuola in chiaro (cercalatuascuola.istruzione.it) che consente di visualizzare la mappa degli istituti del proprio territorio, di esplorarne i profili analizzando dati importanti come, ad esempio, il tasso di studenti che lavorano dopo il diploma. Su Scuola in Chiaro vengono anche caricati i Piani triennali dell'offerta formativa, una sorta di carta di identità del progetto didattico degli istituti. E sono disponibili i Rapporti di Autovalutazione di ciascuna scuola che contengono informazioni preziose per la scelta delle famiglie: dagli esiti degli studenti, alla loro prosecuzione negli studi, all'organizzazione del curricolo e delle lezioni.




SCUOLA: 16MILA CATTEDRE ASSEGNATE SUL WEB

Redazione

"E' andato tutto bene". Cosi' fonti del Miur commentano le proposte di assunzione relative alla fase B del piano assunzionale degli insegnanti previsto dalla riforma della scuola. Le proposte sono consultabili sul sito del Miur da mezzanotte e un minuto di oggi nella pagina 'Istanze on line'.

La fase B del Piano assunzionale riguarda poco piu' di 16mila cattedre. Gli insegnanti che hanno presentato la domanda di assunzione sono quasi 72mila. Chi ha ricevuto la proposta, trova anche la provincia di destinazione. Se si decide di accettarla, occorre compilare un form. Se invece si rinuncia, il nominativo viene cancellato da tutte le graduatorie in cui si e' iscritti.
 

Il premier Matteo Renzi, sulle proteste dei neo-prof., afferma che  "per decenni c'è stata la creazione di precariato, noi abbiamo messo un punto definitivo a questa vicenda e iniziato ad assumere. Ovviamente c'è chi non è contento perché deve spostarsi di qualche chilometro perché è assunto non quando sperava lui ma la legge sulla scuola non è che un inizio.  La scuola non si risolve con un click, poi ci sono dei problemi che riguardano i singoli professori: li rispetto, sono stati spesso presi in giro dalle istituzioni", aggiunge. "Ci saranno 1.642 cantieri che termineranno entro il 10 settembre e permetteranno ai genitori di riportare i ragazzi a scuola in ambienti innovati", spiega ancora Renzi anticipando che "stiamo dedicando dei soldi, nei prossimi mesi, perché ci sia più attenzione nell'edilizia scolastica". Ai professori "stiamo cercando di dare continuità educativa e didattica", aggiunge il premier, che poi cita don Milani: "il punto chiave è quanti ragazzi perdi, non è tanto preoccuparsi degli aspetti organizzativi ma evitare che un ragazzo se ne vada"

Per decidere gli insegnanti hanno dieci giorni: entro l'11 settembre il posto dovrà essere accettato in quanto, si legge sul sito del Miur, "chi rinuncia alla nomina è automaticamente escluso dalle fasi successive ed è cancellato da tutte le graduatorie in cui è iscritto".

 "Chi ha creato questo cervellotico meccanismo – che porterà all'assunzione di 1 docente su 5 che ha presentato domanda lontano dalla sua provincia, non 1 su 10 come va dicendo il ministro Giannini – ha messo su un vero ricatto: chi non accetta è fuori delle graduatorie. Anche se abita a Caltanissetta e la 'ruota della fortuna' lo ha spedito a Cuneo. E quel posto perso si trasformerà pure in supplenza annuale, alimentando ancora precariato" denuncia il sindacato.

"Il Miur ha infatti riattivato il meccanismo, già pluribocciato dai giudici, delle collocazioni in 'coda': solo la prima provincia di preferenza del precario aspirante al ruolo viene considerata dall'algoritmo ministeriale utile all'inserimento 'a pettine'; in tutte le altre 99 province, i candidati al ruolo vengono relegati in fondo alle graduatorie. Inoltre, l'amministrazione ha omesso di pubblicare quelle derivanti delle preferenze espresse dei precari, costringendoli a presentare le domande online, senza gli elementi necessari per capire se e dove valeva la pena chiedere l'assunzione con priorità".

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, "saranno migliaia i docenti che verranno collocati online in province inaspettatamente lontane. E che chiede




SCUOLA: ECCO QUANTO SPENDERANNO LE FAMIGLIE ITALIANE TRA LIBRI E MATERIALI SCOLASTICI

di A.B.
 
Roma – La scuola per molti è entusiasmo, ritrovarsi con i compagni, riaprire i libri e studiare, per altri invece è un obbligo e basta, ma l’entusiasmo di comprare il nuovo zaino o il nuovo diario è invariato per tutti, sia per coloro che sono propensi allo studio e sia per coloro che sono svogliati. Le famiglie italiane spenderanno circa 1.000 euro di materiale scolastico a studente. La spesa per il cambio del materiale scolastico, il corredo, passerà da 506,50 euro a ragazzo dell’anno scorso a 514 euro di quest’anno, con l’1,5% di incremento. La spesa per i libri sarà di 531,70 euro, con lo 0,4% di crescita.
 
Sono aumentati i prezzi di zaini, trolley e simili, ma anche di diari, astucci. C’è anche un ritorno di alcune marche del passato. La spesa di uno studente di prima media per i libri, due dizionari sarà di 485,20 euro, con lo 0,2% in più rispetto allo scorso anno, a tale prezzo va aggiunto il costo del ricambio durante l’anno e del corredo scolastico che è di 514.00 euro e si arriva a 999.20 euro. Uno studente del liceo invece spenderà 797 euro per libri e 4 dizionari, un costo che ha il -0,2% rispetto all’anno scorso. A questo prezzo verranno aggiunti 514 euro per il corredo scolastico e si arriverà ad un totale di 1.311.00 euro. Federconsumatori afferma che tali spese mettono a dura prova i bilanci delle famiglie, gia' in forte crisi.
 
 
Basti pensare che il loro potere di acquisto dal 2008 e' diminuito di oltre il -13,4%. In tal senso ministero ed Enti Locali dovrebbero potenziare le agevolazioni per l'acquisto dei libri destinate alle famiglie meno abbienti. Nonostante l'aumento molto contenuto, le spese per i libri continuano a superare in molti casi i tetti di spesa fissati dal ministero. Per questo invitiamo il Miur ad avviare controlli piu' severi sullo sforamento dei tetti di spesa che, soprattutto nei licei, vengono puntualmente superati. 



La categoria dimenticATA

Governo e Miur sono intenzionati a non assumere nemmeno un assistente amministrativo, tecnico e ausiliario, a fronte di quasi 28mila posti liberisi. In poche parole l'Ata ( il comparto scuola amministrativo e generale) verrebbe escluso in barba alle posizioni della Curia di Lussemburgo, alla procedura d'infrazione 2124/10 della Commissione UE, Anief . Ata  non solo non verrà immesso in ruolo ma vedrà congelate le supplenze annuali per far posto agli esuberi della provincia. L'obiettivo della categoria, pronta ad una class action, è quello di impedire il blocco del ruolo e fare almeno le immissioni sul turn over e gli incarichi annuali. Di seguito pubblichiamo "il puntino a matita" di Gerardo Toscano

 

di Gerardo Toscano

Immaginate un paese.
Fatto?
Bene.
Immaginate una scuola.
Fatto?
Molto bene.
Ora immaginate tante scuole.
Fatto?
Ottimo.
Immaginate molti studenti, altrettanti docenti, educatori e…
basta.
Fermatevi qui.
Come dite?
Manca qualcosa?
Chi gestisce tutto ciò dite?
Il Dirigente Scolastico ovvio!
Da solo, e come fa?
Ecco, questa è la domanda; non fa.
Da solo, non fa.
A questo bel sogno dovreste aggiungere molte migliaia di puntini: Il personale ATA.
Una categoria sconosciuta, utile, preparata, INDISPENSABILE e dimenticata.
Puntini piccoli piccoli, giovani giovani, vecchi vecchi, puntini che ogni anno cambiano colore e forma affinchè il quadro sia visibile.
Questi puntini sono stati disegnati molto tempo fa, a matita.
Questi puntini hanno spesso fatto molta strada per riempire questo sogno e a un certo punto, a quadro visibile e funzionante, sono stati cancellati.
Immaginate 10, 15, 20 anni di cancellature.
Il foglio è diventato logoro e i puntini sempre più sbiaditi, non hanno mai avuto convenzioni assicurative o sanitarie, buoni pasto da spendere al supermercato, indennità…..solo uno stipendio. Basso, troppo basso.
Un lavoro. Precario, molto precario.
Ogni sognatore che nel tempo si susseguiva cancellava i puntini e li riscriveva altrove, sempre a matita, su un foglio sempre più logoro, sempre più sbiadito, sempre più sporco.
I puntini erano nervosi, spesso litigavano tra loro perché poi c’erano le virgole.
Ampollose, eloquenti, dicevano di voler difendere i puntini, di assicurargli una vita a penna, che il loro lavoro era troppo e poco riconosciuto,erano lì per questo. Dietro congruo compenso, ovvio.
Un giorno il sognatore ultimo arrivato disse che avrebbe finalmente ricalcato a penna queste decine di migliaia di puntini e, forse in un eccesso onirico, cambiato il foglio.
Tutti esultarono,le virgole si gonfiarono a dismisura, il merito era anche loro.
I puntini piansero dalla felicità.
Vivere a matita non è poi questa gran cosa, essere a penna è tutta un’altra storia.
Il sognatore diede anche i numeri, numeri piccoli ma che sembravano enormi, i puntini sperarono.
Poi in agosto, nel silenzio generale, quando nessuno se lo aspettava, come un ladro o un criminale, lo STESSO sognatore mise per iscritto che non solo non avrebbe ricalcato i puntini ma li avrebbe addirittura cancellati, per sempre, perché aveva dei puntini di un altro sogno da piazzare.
Al limite ogni linea avrebbe pensato per sé, chiamando i puntini che poteva chiamare.
Pensa che grana a non essere nella linea giusta.
I puntini si ribellarono, avevano mantenuto il sogno vivo e funzionante nonostante le mancanze e le apnee dei vari sognatori, per giunta a matita!
Il sognatore non era nemmeno stato scelto, nessuno aveva dato la sua preferenza e c’erano mille e mille leggi del mondo del sogno che sarebbero state violate con quel rimpiazzo.
Il resto della storia è ancora in bianco, i puntini sono ancora a matita in attesa della cancellazione e il sogno è diventato un incubo per tutte le sue componenti ma si sa, un puntino è un puntino e una vita a matita è destinata a sparire.
Accartocciate il foglio e buttatelo dove vi pare, ormai è un foglio bianco.

 




SCUOLA: IL MIUR PUBBLICA IL BANDO PER LE ASSUNZIONI

di Giuseppa Guglielmino

E' stato pubblicato sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca il bando per l'iscrizione alla procedura nazionale del Piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 'Buona Scuola'. Le domande vanno presentate fra le 9 del 28 luglio e le 14 del 14 agosto 2015 attraverso il sistema di Istanze on line del Miur, raggiungibile dalla home page www.istruzione.it. Nel periodo di invio delle domande sarà disponibile un servizio di assistenza telefonica dedicato.
La procedura riguarda i 55.258 nuovi posti del potenziamento, di cui 6.446 destinati al rafforzamento del sostegno. A questi si sommeranno i posti non assegnati eventualmente vacanti a seguito delle assunzioni sul turn over (36.627) e sui restanti posti disponibili (10.849). In totale quest'anno saranno 102.734 le assunzioni effettuate dallo Stato nella scuola.
"Il Ministero è al lavoro per dare attuazione immediata alla Buona Scuola e garantire un sereno avvio del nuovo anno scolastico – dice il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini -. Nei prossimi giorni, renderemo disponibili alcune Faq per rispondere alle domande più frequenti dei docenti coinvolti nelle procedure di assunzione. Sarà anche attivato uno spazio ad hoc sul sito con informazioni e documenti su tutte le fasi delle assunzioni".
Il Ministero ha già avviato la fase a normativa vigente per l'assunzione a tempo indeterminato di 36.627 docenti (21.880 su posti comuni e 14.747 su posti di sostegno). I posti saranno coperti con docenti delle Graduatorie ad esaurimento (Gae) e delle Graduatorie dei concorsi. Si tratta della cosiddetta fase 'zero', che si svolge con le vecchie regole. I posti residui verranno riassegnati nelle fasi successive.
Nella fase A, la prima prevista dal Piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola, saranno attribuiti i 10.849 posti vacanti e disponibili e quelli residui della cosiddetta fase 'zero'. Partecipano gli iscritti nelle Gae e gli iscritti nelle graduatorie del concorso del 2012. Queste fasi si chiuderanno entro la metà di agosto. Se ne occuperanno gli Uffici Scolastici Regionali (Usr).
I posti che ancora residueranno saranno attribuiti nella fase B, di carattere nazionale. La platea degli interessati è sempre quella delle Gae e delle graduatorie del concorso del 2012. Ma per partecipare a questa fase bisognerà aver presentato apposita domanda secondo il bando pubblicato oggi dal Miur: i posti, in questo caso, rientrano nella procedura nazionale di assegnazione. Poiché le fasi precedenti al momento di apertura delle domande saranno ancora in corso, è opportuno che tutti gli interessati si iscrivano alla procedura nazionale, tenendo presente che, comunque, chi poi sarà assunto nelle fasi zero e A non parteciperà alle fasi B e C. I docenti in possesso di specializzazione potranno scegliere se privilegiare la nomina su posto di sostegno.
Tutti coloro che faranno domanda dovranno mettere in ordine di preferenza tutte le province d'Italia. Le nomine avverranno in modo centralizzato, con procedura informatizzata. I docenti potranno accettare o meno l'offerta ricevuta. In caso di accettazione, l'Usr di riferimento indicherà la sede di servizio. Chi rinuncia non sarà destinatario di ulteriori proposte di assunzione. L'obiettivo del Miur è coprire tutte le cattedre vacanti entro l'avvio delle lezioni, per garantire agli studenti di trovare a scuola i loro insegnanti e poter cominciare serenamente l'anno scolastico.
Successivamente (fase C) si assegneranno i 55.258 posti del potenziamento, quelli che servono a rafforzare e ampliare l'offerta formativa. Anche in questo caso la procedura coinvolgerà gli iscritti nelle Gae e nelle graduatorie del concorso 2012 che hanno già presentato la domanda nella fase B per la procedura nazionale. Le scuole, tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, esprimeranno i propri fabbisogni relativi all'organico del potenziamento. Gli Usr incroceranno le loro richieste con la platea dei candidati ancora non assunti. Il link al bando è http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/home. 




SCUOLA: LA RIFORMA DIVENTA LEGGE, LA LEGA CONTESTA IN AULA

 
di Angelo Barraco
 
Roma – E’ stata approvata in via definitiva la riforma della scuola, adesso è legge. La riforma è stata approvata con 277 voti dei deputati a favore, contro 173 e vi sono stati quattro astenuti. Nel Pd vi sono stati 4 voti contrari. Inoltre Pierluigi Bersani e Roberto Speranza della minoranza si sono astenuti dal voto, stessa cosa per Gianni Cuperlo. La Lega ha fatto sentire la sua voce durante le dichiarazioni di voto sulla riforma della scuola, e lo ha fatto con dei cartelloni con su scritto “giù le mani dai bambini”. La seduta è stata sospesa e Massimiliano Fedriga, capogruppo, è stato sospeso dall’Aula. La scuola è ufficialmente cambiata e se tutta va come Renzi&Giannini si auspicano, da settembre saranno assunti 100mila nuovi insegnanti. Una parte di essi andrà ad occupare i posti comuni, un’altra parte sarà assegnata al sostegno, un’altra parte al potenziamento dell’offerta formativa. Mario Rusconi, vice presidente nazionale dell’Associazione Presidi ha dichiarato che “Fortunatamente non è stata affossata dalle proteste luddistiche dei sindacati. Saremo attenti sull'attuazione dei decreti attuativi. Per la prima volta viene rimesso in piedi il concetto di responsabilità dei presidi e degli insegnanti, che saranno rivalutati. Contenti anche del fatto che venga ripristinato il diritto dovere degli insegnanti all'aggiornamento”. In seguito all’approvazione del Ddl, Stefania Giannini ha scritto su twitter “#labuonascuola è legge. Sì di @Montecitorio non è atto finale ma atto iniziale di un nuovo protagonismo della #scuola”. Nichi Vendola scrive pure su Twitter ma opinioni opposte “Chi ha a cuore la #scuola pubblica troverà modo x cancellare questa vergogna e per ridare fiducia a docenti-studenti”.
 
Il ddl scuola. Libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola. L’organico sarà gestito direttamente dal dirigente scolastico che potrà proporre le cattedre ai docenti (a partire dall'anno scolastico 2016/2017) e i posti utilizzando gli albi territoriali che – dal 2016 – racchiuderanno le Reti di scuole. La chiamata degli insegnanti sarà, dunque, senza più graduatorie ma sulla base degli albi (o ambiti) a cui si accederà per concorso pubblico oppure tramite il Piano straordinario di assunzioni 2015.
 
L’autonomia. Con l'articolo 1 viene ribadita l'autonomia scolastica da attuare attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina; il potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e i quadri orari; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell'orario complessivo. Le scuole dovranno dunque garantire “ l'apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe” o potrà prevedere “articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scuola o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato al decreto del presidente della Repubblica 89 del 2009”. Infine, le scuole potranno rimanere aperte anche d'estate. Nei periodi di sospensione dell'attività didattica, infatti, gli istituti e gli enti locali promuoveranno 'attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive' da svolgersi negli edifici scolastici.