Stadio della Roma, M5s: arrestato per corruzione Marcello De Vito e Di Maio lo caccia dal movimento

Il presidente della assemblea capitolina Marcello De Vito di M5S è stato arrestato dai carabinieri per corruzione
nell’ambito della inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma.

De Vito è stato arrestato nell’ambito di una operazione del
Comando Provinciale di Roma che
ha portato ad altri tre arresti
e una misura interdittiva del
divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di due
imprenditori. I reati ipotizzati, a seconda delle posizioni, sono di corruzione
e traffico di influenze illecite. L’indagine riguarda, oltre alle procedure
connesse alla realizzazione del nuovo stadio della Roma, anche la costruzione
di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione
dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense. L’indagine ha fatto luce
su una serie di operazioni corruttive realizzate da imprenditori attraverso l’intermediazione di
un avvocato ed un uomo d’affari, che fungono da raccordo con De Vito

al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di importanti
progetti immobiliari.

Ribollono le chat dei consiglieri M5S di Roma dopo la
notizia dell’arresto del presidente dell’Aula Giulio Cesare, Marcello De Vito.
Nessuna reazione ufficiale dal gruppo per ora, ma sono i singoli a raccontare
il loro sconcerto. “Sono scioccata. Aspetto di capire meglio. Nelle chat
la reazione è univoca. Tutti dicono ‘impossibile che sia successo’“,
afferma la consigliera Eleonora Guadagno. “Siamo annichiliti”, le fa
eco, interpellata in merito, la collega Teresa Zotta. Che, a chi le chiede se
si riuscirà ad andare avanti, risponde: “Vediamo, questa è dura. Ci
incontreremo sicuramente, non posso credere ad una cosa del genere”. Anche
il pentastellato Angelo Diario si dice sorpreso: “Se andremo avanti? E’
uno su 28. Sono più dispiaciuto a livello personale, conoscendolo mi sembra
strano”.

“Non
abbiamo nulla da dichiarare sulla vicenda giudiziaria che riguarda il
presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito. Fiducia nella
magistratura. Se daremo un giudizio, lo daremo alla fine dell’iter processuale.
Lo dico ai 5Stelle: noi
siamo garantisti sempre
. Non a secondo delle convenienze e
delle persone che vengono indagate”. Così Marco Miccoli, coordinatore
nazionale della comunicazione del Pd.

“Mi auguro che la vicenda possa chiarirsi, perché Roma e i romani si meritano trasparenza, onestà e capacità, si meritano una amministrazione e una politica che possano valorizzarli e valorizzare le straordinarie qualità della nostra capitale. Ma per la Giunta Raggi oggi è il tempo della riflessione sul proprio futuro, perché non è da escludere un passo indietro”. Così, sulla sua pagina Facebook, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.

“Marcello De Vito è fuori dal MoVimento 5 Stelle. – Scrive il vice premier Luigi Di Maio su Facebook – Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri”.

“Quanto emerge in queste ore – prosegue Di Maio – oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto.
Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile. De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi.
Ciò che ha sempre distinto il MoVimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere. De Vito potrà e dovrà infatti difendersi in ogni sede, nelle forme previste dalla legge, ma lo farà lontano dal MoVimento 5 Stelle. Ringrazio la magistratura e le forze di polizia per il lavoro che hanno svolto e che continueranno a svolgere quotidianamente.
Ricordo infine che proprio grazie a un provvedimento del MoVimento 5 Stelle, lo Spazzacorrotti, chi viene condannato per questi reati oggi va dritto in galera!”




Inchiesta, stadio della Roma. Parnasi: “Pure ai Cinque Stelle gliel’ho dovuti dare”

“Ho pagato tutti i partiti”. E’ quanto avrebbe confermato agli inquirenti Luca Parnasi, il costruttore romano interrogato per quasi 11 ore nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Nel corso dell’interrogatorio, l’indagato avrebbe ammesso di avere elargito denaro alla politica per tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con tutti i partiti.

E’ terminato l’interrogatorio, durato complessivamente 11 ore, di Luca Parnasi, figura chiave dell’indagine della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma

Dopo la prima tranche di mercoledì che si è protratta fino alle 22, ieri nuovo confronto tra il costruttore e i pm di piazzale Clodio durato circa cinque ore. L’atto istruttorio si è svolto nel carcere di Rebibbia dove Parnasi si trova detenuto dopo il trasferimento dal San Vittore di Milano. Primo faccia a faccia tra il costruttore e i pm capitolini – In una saletta del carcere di Rebibbia, si è svolto il primo confronto tra il costruttore Luca Parnasi e i pm della Procura capitolina che hanno chiesto il suo arresto nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Un atto istruttorio voluto dallo stesso Parnasi e che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella maxinchiesta dei pm di piazzale Clodio. L’imprenditore, accusato anche di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, aveva infatti scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip nell’interrogatorio di garanzia, svolto dopo il suo arresto a Milano.

Un lungo faccia a faccia con gli inquirenti che puntano a chiarire il “sistema Parnasi”

ossia quel meccanismo di finanziamento ai partiti, organizzazioni, associazioni e onlus che il 40enne romano ha fatto diventare una sorta di ‘core business’ della sua attività imprenditoriale. Questa prima tranche dell’interrogatorio avrebbe riguardato le contestazioni presenti nell’ordinanza di custodia cautelare, il suo ruolo nella società Eurnova e il rapporto con Luca Lanzalone, l’ex presidente di Acea, e consulente “di fatto” del Comune di Roma nella trattativa, datata gennaio-febbraio del 2017, per l’abbattimento delle cubature nel progetto stadio. Domani l’atto istruttorio potrebbe approfondire la pulviscolare attività di erogazione di denaro al mondo della politica, che avveniva spesso in modo del tutto tracciabile ma sulla quale i pm vogliono andare fino in fondo. Un approccio quello di Parnasi che emerge spesso nelle carte dell’inchiesta. “Io pago tutti”, ammette Parnasi in una delle tante intercettazioni presenti negli atti. “Un investimento molto moderato – ammette in un altro dialogo registrato – rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto pero’ la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…”. In base all’impianto accusatorio, il gruppo Parnasi avrebbe garantito finanziamenti a molte formazioni politiche o ad organizzazioni ad esse vicine. Nelle carte vengono citati i 250 mila euro erogati, tramite una societa’ del gruppo, all’associazione “Piu’ Voci” vicina alla Lega.

E’ lo stesso Parnasi ad ammettere nelle intercettazioni il suo modus operandi

In un dialogo si lamenta del fatto di dover “elargire somme ai politici” per avere “le autorizzazioni”. In una informativa i carabinieri scrivono che “nella conversazione sul finanziamento ad esponenti politici, Parnasi indica nominativi e quote da corrispondere: Francesco Giro 5 (5000 euro), Ciocchetti 10 (10 mila euro), Buonasorte 5 (5000 euro): allo stato non e’ chiaro se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno, anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa”, annotano gli investigatori. In un passaggio il costruttore precisa: “domani c’ho un altro meeting dei Cinque stelle, perche’ pure ai Cinque Stelle gliel’ho dovuti dare”.




Stadio della Roma e migranti, ancora la storia infinita… e il marcio viene a galla

Grandi sforzi, in questi giorni, da parte dei media, per portare alla luce anche il colore dei calzini dei personaggi coinvolti – o per coinvolgere chi non c’entra – nella faccenda del benedetto stadio della Roma. È evidente che dazioni di denaro sono state effettuate, in maniera trasversale, non guardando l’appartenenza politica, ma soltanto la convenienza pratica, da parte di un costruttore che voleva entrare nell’affaire, molto ben retribuito. Dal quale, riferiscono diversi quotidiani, avrebbe tratto il necessario per risanare la sua situazione economica seriamente compromessa. Ci sembra sinceramente esagerato l’impegno profuso nella comunicazione, specialmente da parte del ‘servizio pubblico’ – RAI – che a volte tanto pubblico non appare, agli occhi attenti di un osservatore.
Infatti, in prima pagina, a firma di Vittorio Feltri, ieri il quotidiano Libero titola un trafiletto con “La RAI rema contro la maggioranza”. È assolutamente vero: basta seguire i talk show politici che la Rai trasmette, segnatamente quello di Serena Bortone su Rai 3, per constatare che sembra che il PD sia ancora al governo. E che la giornalista che conduce Agorà continui come nulla fosse ad improntare la sua conduzione ad una precisa parte politica. L’intenzione comune appare quella di voler colpire il M5S, con l’intento di fare, magari, cadere questo governo. Potremmo dire che il governo Renzi ha resistito a ben altre bordate, dato il coinvolgimento anche familiare, oltre che quello politico, dei suoi più stretti collaboratori – supportato però dai media e dalla infaticabile sommità della RAI, alla quale aveva contribuito in maniera non trascurabile. Questo potrebbe spiegare perché in questi giorni ci si preoccupi tanto della vicenda ‘Stadio della Roma’, e per niente delle implicazioni emerse dal rifiuto di Salvini di sbarcare altri migranti.

Stadio della Roma e migranti, due vicende che appaiono di una enorme e diversa gravità

Da una parte una vicenda di corruzione, come in Italia ce ne sono tante, e tante ce ne saranno, fino a quando esisteranno gli appalti foraggiati da fondi pubblici. Ma sulle quali vicende bisogna agire con precisione chirurgica, per evitare danni collaterali. Oppure strumentalizzazioni sempre pronte da parte delle opposizioni – leggi Martina e PD. Dall’altra, la storia dei migranti, un malaffare che dura da anni, e ha attraversato almeno un paio di governi – così a memoria, ma forse di più – e che non accenna a diminuire. Se non fosse stato per l’intervento di Salvini, il quale, finalmente, ha inteso non solo mettere fine ad una situazione di grave disagio nei confronti dell’Italia, ma anche risolvere una volta per tutte questa esclusività di sbarco nei nostri porti. Grottescamente la Bonino – che non si sa a quale titolo riemerga periodicamente, come una peperonata – e che politicamente è insignificante, vanta in pubblico la scelta di far sbarcare il popolo dei barconi tutto in Italia, violando anche l’accordo di Dublino: tanto degli accordi, chissenefrega, il loro destino è quello di essere violati, come la loro ragion d’essere. A questa opposizione becera e purchessia, fa da sponda anche Saviano, assurto, dal suo attico a Manhattan, ad opinionista senza contraddittorio, capace di enunciare dati qualche volta – ma diremmo anche del tutto – non rispondenti alla realtà. Pare infatti che, a fronte di 800 milioni di euro erogati all’Italia in 6 anni, a pro degli sbarchi e successivo mantenimento, – il che farebbe circa 133 milioni l’anno – l’italico medio abbia avuto un carico sulla schiena di ben 3 miliardi e 300 milioni – dati ufficiali – soltanto nel 2016. È chiaro che questa enorme massa di denaro suscita gli appetiti dei soliti noti, leggi criminalità organizzata. Esortiamo perciò la magistratura a lasciare nella sua proporzione lo scandalo Stadio della Roma, e ad occuparsi del ben più succulento tema dei ‘migranti’, definiti tali per sottrarli al termine più appropriato di ‘clandestini.’ Pare infatti, sempre dai dati ufficiali, che soltanto il 20% degli arrivi abbia diritto all’accoglienza, in quanto realmente profugo da guerre. Il restante 80% è inaccoglibile perché profugo economico. La Francia, infatti, ha dichiarato che accoglierà soltanto coloro che sono stati già identificati come aventi diritto all’accoglienza – non i profughi economici. Ci sono comunque da sciogliere parecchi nodi, in questo girotondo di miliardi di euro che l’Italia spende. Come prima cosa, viene da chiedersi perché, date le condizioni non certo floride della nostra Nazione, il governo Letta prima e quello Renzi poi abbiano offerto i porti italiani in modo esclusivo, impegnando cifre di tale consistenza.

Come sono state divise le somme stanziate, e chi le ha stabilite?

E perché di questo l’opinione pubblica non è stata messa al corrente, visto che l’italiano medio continua a fare sacrifici – con pensioni da fame – e la povertà cresce ogni giorno? Lasciando da parte i 35 o 33 euro quotidiani, a disposizione di ogni migrante, ma che in realtà vengono incassati dalle varie organizzazioni preposte – preposte da chi? – all’accoglienza, vorremmo sapere chi paga gli interventi in mare. La nostra marina la paghiamo noi, ed ogni intervento si può immaginare quanto costi, di carburante e di impegno di personale – oltre che di vettovagliamento e assistenza a centinaia di persone che arrivano a piedi scalzi – ma con il telefono satellitare. Oltretutto, apriamo una parentesi, in confronto ai bambini denutriti che varie organizzazioni ci propongono, chiedendo denaro con gli sms in televisione e altrove, essi appaiono giovani, forti, in buona salute e soprattutto carichi di ormoni. Tranne una momentanea disidratazione dovuta all’abbandono in mare. Stendiamo un velo pietoso sulle morti in mare, dovute alla assoluta mancanza di scrupoli degli scafisti e di chiunque metta in mare duo o trecento persone su di un gommone usa e getta, destinato ad affondare dopo poche ore. Vorremmo sapere come operano in realtà le dodici navi delle ONG, che, essendo ‘non governative’, tuttavia non sono ‘senza scopo di lucro’. Una nave costa, in ogni senso. Un equipaggio costa. Strutture per l’accoglienza da mettere a bordo, anche. Chi paga? E chi ci guadagna? Che fine fanno i bambini non accompagnati che spariscono dopo lo sbarco? Dobbiamo credere a chi parla di una rete internazionale di pedofilia? Oppure, ancora peggio, di chi riferisce di bambini usati come pezzi di ricambio per ricchi, o anche per trasfusioni complete? Qual è la storia delle donne sui gommoni, quasi tutte in stato interessante, che partoriscono in Italia, gratis e con la massima assistenza, mentre gli Italiani che non si curano aumentano, e la sanità subisce continui e micidiali tagli? E i loro bambini, figli di una violenza perpetrata prima della partenza dai loro negrieri, che fine fanno – visto che sono tutte o quasi donne senza un compagno? Li faremo italiani, secondo lo Ius Soli? Oppure anche stavolta ci dovrà venire in soccorso una decisione del ministro dell’Interno? Il blocco navale targato Salvini non è piaciuto a molti, e vedi caso, sono gli stessi che avevano aperto le braccia ad ogni più piccolo guscio di noce arrivasse da noi. O meglio, fosse messo in acqua dai libici, dato che, nonostante le menzogne, le navi ONG vanno ancora oggi a raccattare i barconi nelle acque libiche, o immediatamente fuori – quindi niente ‘canale di Sicilia’, dai tracciati satellitari ormai è accertato che è una palla. Facciamo due conti.

Tre miliardi e passa solo nel 2016, più ancora circa 136 milioni di euro dall’UE

Sono tanti soldi. Sarebbe legittimo pensare che chi ha caldeggiato gli sbarchi s’è fatto due conti di spartizione? Forse sì. A cominciare dalla politica italiana, dai fantasmi libici – conosciamo solo la mano d’opera – dalle navi delle ONG e i loro armatori. Sarebbe lecito ipotizzare alcuni reati, visti i bambini spariti, e comunque pensare ad reato di ‘favoreggiamento dell’emigrazione clandestina’ da parte di chi questa situazione ha voluto? Interesse in atti d’ufficio? Salvare gente in mare è un conto. Portarsela a casa senza condizioni, un altro. nessuno può dire che l’Italia fa propaganda sulla pelle dei migranti, che, fino a prova contraria, sono soccorsi in mare anche dalle nostre motovedette. Chi lo fa, è in malafede. E, magari, lo fa per coprire suoi eventuali interessi. Oltre che per propaganda politica: lui sì’, specula sulla pelle di migranti economici, strumentalizzandone le condizioni. Ci auguriamo che la magistratura, che quando vuole sa affondare il colpo, si metta in moto, salvo impedimenti. Sarebbe comunque edificante sapere dove vanno a finire i soldi versati con fatica nelle casse statali, visto che i denari per tutto l’ambaradam vengono dai sacrifici delle nostre famiglie – per lo più. Finalmente, vistesi messe alle strette, altre nazioni europee sono d’accordo a selezionare gli arrivi alla partenza. Togliendo agli scafisti il guadagno illecito. Tutti contro l’Italia, quando qualcuno affacciava questa ipotesi, ma tutti d’accordo ora che la questione tocca le loro tasche. Mah! E vogliamo anche dire che questo non è razzismo. Un’ultima cosa: pare che i dati farlocchi che girano, secondo i quali l’Italia avrebbe accolto una minima percentuale di sbarchi, siano, appunto, farlocchi, taroccati ad arte e calcolati sui migranti accolti che avevano davvero il diritto d’essere accolti. Come vuole la Francia, appunto.

Roberto Ragone




Tor di Valle, lo stadio della Roma si farà: trovato l'accordo

 

ROMA – Lo stadio della Roma si farà, c'è accordo tra il Campidoglio e i proponenti del progetto. Il nuovo e avveniristico impianto si farà sempre a Tor di Valle. Ad annunciare il 'sì' è stata la sindaca Virginia Raggi. Tra i dettagli dell'accordo "via le torri" e un taglio delle cubature di circa la metà sul progetto originario. All'annuncio era presente il dg della Roma Mauro Baldissoni. Presente all'incontro anche il costruttore Luca Parnasi. 

I proponenti del progetto Stadio della Roma a Tor di Valle, a quanto si apprende, dovrebbero chiedere una sospensione di 30 giorni della conferenza dei servizi. La prossima riunione è fissata al 3 marzo."Uno Stadio Fatto Bene. Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà piu soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido". Così Virginia Raggi su Fb a proposito dell'intesa raggiunta sullo stadio della Roma. "Abbiamo rivoluzionato il progetto e lo abbiamo trasformato in una opportunità".

"Avevamo detto che lo stadio si sarebbe fatto nel rispetto della legge e lo abbiamo ottenuto, grazie anche alla disponibilità della nostra controparte, ora alleata per andare avanti in un progetto ecosostenibule e nell'interesse dei cittadini". Così la sindaca di Roma Virginia Raggi illustrando con il dg della Roma Mauro Baldissoni l'intesa raggiunta sullo stadio della Roma. "The next chapter begins ("comincia un nuovo capitolo). Forza Roma". Cosi' il presidente della Roma, James Pallotta, ha fatto sapere soddisfatto all'Ansa dopo l'annuncio dell'accordo sul nuovo stadio fatto dalla sindaca, Virginia Raggi.

"Questa è una serata importante per la Roma. Non vediamo l'ora di costruire uno stadio che Roma possa mostrare a tutto il mondo del calcio". Comincia così una dichiarazione del presidente giallorosso, James Pallotta, diffuso sul sito della società, dopo l'accordo con l'amministrazione capitolina sulla realizzazione del nuoco stadio. "È stato un percorso molto lungo, che potrebbe essere paragonato a quello fatto dai nostri antenati Romani in molte campagne del passato. Ma la prossima tappa di questo viaggio – prosegue la dichiarazione di Pallotta – è di fronte a noi e, per questo, vorrei ringraziare prima di tutto i nostri tifosi. Sono i migliori al mondo". "Un grande ringraziamento va alla sindaca. Virginia Raggi. e al vicesindaco. Luca Bergamo – si legge ancora – e a tutti gli altri membri dell'amministrazione, senza dimenticare Luca Parnasi e la sua squadra. E più di tutti voglio far sentire il mio grazie a Mauro e a tutto lo staff dirigenziale della Roma, che ha lavorato qui e all'estero, assieme ai giocatori e all'allenatore".