Caso Cucchi, due carabinieri imputati si costituiranno parte civile contro due loro colleghi

Due carabinieri imputati al processo sui depistaggi per la morte del detenuto Stefani Cucchi hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nei confronti di altri due loro colleghi co-imputati per il reato di falso ideologico. Si tratta di Colombo Labriola e Francesco Di Sano, che intendono costituirsi parte civile nei confronti di Francesco Cavallo e Luciano Soligo, entrambi tenente colonnello e loro superiori in grado, e dai quali – secondo i legali – avrebbero ricevuto disposizioni di modifica di alcuni atti.

“L’ordine fu dato da chi, insistendo sulla modifica, sapeva qualcosa di più costringendo gli altri ad eseguirla – ha detto uno dei loro legali in aula – Loro hanno subito un danno di immagine, come è successo per gli agenti della polizia penitenziaria”




Caso Stefano Cucchi, il superteste a Ilaria: “Mi dispiace”

“Mi dispiace”. A rivolgere queste parole ad Ilaria Cucchi, dopo l’interrogatorio reso in aula davanti alla Corte d’Assise, è Francesco Tedesco, il carabiniere imputato di omicidio preterintenzionale che ha accusato gli altri due militari coimputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi. Dopo essersi sottoposto all’esame testi, Tedesco si è alzato dirigendosi verso Ilaria, sorella del detenuto morto nel 2009, e stringendole la mano le ha pronunciato la frase.

“Dopo il primo schiaffo, Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato. È caduto in terra stordito e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato a terra. Poi, quando l’ho aiutato a rialzarsi, gli ho chiesto come stava e lui mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene”. Lo ha detto in aula Francesco Tedesco, il carabiniere superteste e imputato di omicidio preterintenzionale che ha accusato del pestaggio gli altri due militari coimputati




Stefano Cucchi, processo bis su depistaggi: “I carabinieri avevano una relazione segreta precedente all’autopsia”

C’è una relazione medica del 30 ottobre 2009, finora tenuta segreta, che sarebbe stata realizzata prima dell’autopsia di Stefano Cucchi, di cui il Comando provinciale dei Carabinieri di Roma sarebbe stato a conoscenza.

E’ la novità emersa oggi in apertura di udienza al processo bis in corte d’Assise per la morte del geometra romano, avvenuta nell’ottobre del 2009 sul filone dei depistaggi. Nel documento secretato, ricostruisce il pm Giovanni Musaro’, veniva evidenziato che la lesivita’ delle ferite non consentiva di accertare le cause del decesso. Mentre nelle relazioni dell’Arma veniva esclusa la possibilita’ di un collegamento tra le fratture rilevate e il decesso del giovane avvenuta nello stesso giorno.

Una prima analisi mai emersa finora i cui risultati erano completamente diversi da quelli scritti nell’autopsia che vennero anticipati nel carteggio interno fra i Carabinieri. Negli accertamenti preliminari infatti, che vennero negati anche all’avvocato della famiglia Cucchi, si parlava di due fratture e non precedenti, oltre a un’insufficienza cardio circolatoria acuta e si diceva che non si poteva stabilire con certezza le cause della morte. “Se il medico nel 2009 non poteva sapere il motivo della morte di Cucchi, allora come è possibile che i carabinieri già lo sapessero?” ha sottolineato Musarò in aula.




Stefano Cucchi, a che punto è il caso? Un altro carabiniere indagato: è un maggiore

C’è un nuovo indagato nel nuovo filone di inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi in cui si procede per falso. Si tratta del maggiore Luciano Soligo, allora comandante della compagnia Talenti Montesacro.

Nell’indagine sono già indagati per falso ideologico il luogotenente Massimiliano Colombo (comandante della Stazione Tor Sapienza) e il carabiniere scelto Francesco Di Sano che nel corso del processo a carico di altri cinque carabinieri ha dichiarato di aver dovuto, dopo un ordine gerarchico, modificare il verbale sullo stato di salute di Cucchi.

LA TESTE – CHIAVE

“Era solo un drogato di merda. Queste parole le ha sempre dette”. A parlare è Anna Carino, ex moglie di Raffaele D’Alessandro, uno dei carabinieri accusati di aver picchiato a morte Stefano Cucchi. La donna, intervistata da Le Iene, racconta come il suo ex marito parlasse di quella fatidica notte del 22 ottobre 2009.

“Lo raccontava divertito, col sorriso, mi inquietava questa sua tranquillità nel parlare di ciò che avevano fatto a quel ragazzo”, dice Anna Carino. Un carattere difficile quello di D’Alessandro, come lei stesso racconta: “Mi faceva paura, era gelosissimo, mi chiedeva sempre dove fossi, con chi fossi, con chi avessi parlato. Tante volte per le sue urla ci chiamavano, perché le sue grida erano impressionanti”. E così anche Anna nel 2015 si è presentata davanti alla Procura di Roma, per portare la sua testimonianza.

L’INCHIESTA PARALLELA

La procura della Repubblica di Roma. Tenterà di illuminare le zone d’ombra del caso Cucchi con una nuova inchiesta che punta sui responsabili delle manomissioni. L’indagine procede parallela al processo bis di primo grado sulla morte di Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri coinvolti a vario titolo nel fermo avvenuto la notte del 15 ottobre 2009. Per tre di loro l’accusa è omicidio preterintenzionale.

MISTERI E DEPISTAGGI

Troppi sono ancora i nodi da sbrogliare. Per esempio la scomparsa dei cd con le registrazioni delle comunicazioni con la sala operativa effettuate la notte dell’arresto. Erano depositati sia in corte d’Appello sia in corte d’Assise. Più che un danno, alla fine, si è rivelato una beffa, perché la procura ha richiesto, ottenendole, delle nuove copie. Un’altra questione da chiarire riguarda la telefonata al 118 quando Cucchi si trovava nella cella di sicurezza a Tor Sapienza. L’appuntato sentito al processo sostiene di essere stato solo in quegli istanti. Ma dalle registrazioni delle chiamate in sottofondo si sentono altre due voci. Possibile? E perché tanto mistero rispetto all’ipotetica presenza di altri due colleghi?




Morte Cucchi, dichiarazione shock dell'avvocato Anselmo: "Erano anni che non soffriva di epilessia"

di Angelo Barraco

Roma – Novità in merito alla tragica morte del geometra Stefano Cucchi, 32enne morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma in data 22 ottobre 2009 dopo sei giorno dall’arresto. Il Gip di Roma ha nominato nuovi esperti per far luce sulle cause del decesso del giovane romano. Secondo i periti nominati dal gip nel corso dell’incidente probatorio in merito all’inchiesta che vede coinvolti cinque carabinieri di cui tre indagati per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità e due per falsa testimonianza, Stefano Cucchi sarebbe morto per l’epilessia e le lesioni dopo il suo arresto “non possono essere considerate” legate alla sua morte. Le lesioni quindi “non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l'evento morte”. I periti affermano che Stefano Cucchi è morto “improvvisamente” e la sua “E' stata una morte improvvisa e inaspettata per epilessia, in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci antiepilettici”. Oltre all’epilessia “la tossicodipendenza di vecchia data puo' aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici", i periti hanno attribuito analoga "concausa favorente" anche alla "condizione di severa inanizione”. Hanno vagliato l’ipotesi che la morte possa essere stata determinata dalla frattura traumatica di S4 “associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale”. Ipotesi comunque ritenuta meno attendibile poiché “La frattura della S4, comunque indotta, puo' essere considerata causativa dell'insorgenza della vescica neurogenica, non gia' della sua dilatazione, occorsa misconosciuta in soggetto ospedalizzato e cateterizzato”. Nella conclusione della perizia dei medici nominati per l’incidente probatorio si legge che se Stefano Cucchi “fosse stato adeguatamente sorvegliato e sottoposto a monitoraggio infermieristico, con controllo della diuresi, la dilatazione vescicale, del tutto attendibilmente, non si sarebbe verificata”. Ilaria Cucchi, sorella del giovane, scrive su facebook“Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti, è evidente che se Stefano fosse morto di epilessia, come ipotizzato nella perizia, secondo quanto dicono gli stessi periti ciò sarebbe stato possibile in funzione delle condizioni fortemente debilitate dalla sua magrezza e dalle lesioni subite nel pestaggio. Gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore” aggiunge inoltre che il perito “dice in buona sostanza che coloro che lo hanno violentemente pestato rompendogli la schiena in piu' punti non sono responsabili della sua morte per il fatto che il terribile globo vescicale che ha fermato il suo cuore non si sarebbe formato se non ci fosse stata la responsabilità degli infermieri. è questa la causa di morte da noi sempre sostenuta in questi anni, che a differenza dell'epilessia ha elementi oggettivi e riscontrati dagli stessi periti”. La famiglia del giovane ha sempre insistito appoggiando come causa della morte la frattura della S4 quindi del pestaggio. Una vicenda che ha visto sfilare nelle aule di Tribunale medici e forze dell’ordine ma che ancora oggi non è riuscita a fare chiarezza sulla morte del geometra romano. Il 18 luglio scorso sono stati scagionati dall’accusa di concorso in omicidio colposo il primario Aldo Fierro, i sanitari  Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo. Assolta anche Rosita Caponetti, medico e gli infermieri  Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe inoltre sono stati assolti gli agenti della Polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato l’Avvocato Fabio Anselmo, legale rappresentante della famiglia Cucchi che ha commentato con noi le ultime novità. 
 
– I Periti hanno detto che la morte improvvisa e inaspettata è sopraggiunta per epilessia inoltre hanno detto che le lesioni non possono essere considerate legate alla morte….
Non è vero, non han detto così. Ha detto due ipotesi di morte: epilessia oppure globo vescicale. In tutte e due le ipotesi di morte hanno influito le condizioni precarie in cui si è trovato quindi anche il pestaggio, addirittura nell’ipotesi numero due ha detto, nelle conclusioni della perizia, che la morte è stata provocata dalla sovradistensione vescicale quindi dal globo che ha fermato il cuore il quale, e lo ha detto per la prima volta un perito, il quale si è formato a causa di una lesione neurologica a causa dei traumi. Lui dice “non sono lesioni mortali perché se l’infermiere avesse vuotato il catetere non sarebbe morto”. Ma questo è un ragionamento giuridico che lascia il tempo che trova perché è chiaro che quel globo vescicale lui stesso dice che quel globo vescicale è provocato dalle lesioni quindi a casa mia questo è omicidio. Ha fatto due ipotesi: parlando anche dell’epilessia, che noi obiettivamente contestiamo ma che comunque non sarà facile stabilirlo in maniera certa. L’epilessia: ha detto che comunque sarebbe morto –a parte che di epilessia non si muore- per i farmaci e per le condizioni particolari in cui si trovava dopo il suo arresto e dopo il suo pestaggio. In entrambi i casi il nesso causale c’è. Ci sono affermazioni di principio che sembrano voler accontentare i Carabinieri, però ci sono dati scientifici, elementi di fatto che sono veri e che per la prima volta, come la frattura di L3, vengono introdotti e che cambiano tutto il quadro della  situazione. 
 
– Stefano Cucchi era epilettico? Soffriva di epilessia?
Si, era epilettico ma a differenza di quello che dicono i periti erano anni che non soffriva di epilessia e le dico che tra tutti i ricoveri non ce n’è uno per epilessia. L’epilessia –lui dice(gip)- potrebbe aver interagito con gli analgesici, gli analgesici vengono dati per le botte e quindi torniamo al nesso causale. Però lui dice dell’epilessia, nelle conclusioni, non c’è nessun elemento obiettivo di riscontro, mentre nell’ipotesi numero due del globo vescicale c’è il globo, c’è la lesione neurologica e ci sono le fratture: secondo lei il Giudice quale delle due sceglie?

– Avvocato invece il quadro che si prospetta adesso qual è?
Il 18 andremo a discutere la perizia di fronte al Giudice dopo di che il fascicolo tornerà alla Procura.

– I medici e gli infermieri del Pertini sono stati assolti…
Diciamo che i principali responsabili di tutto questo pasticcio sono i medici legali e diciamo anche i primi Pubblici Ministeri che hanno fatto un sacco di confusione. Non adesso, non quelli attuali che hanno fatto un lavoro fantastico.

– Quali sono le lesioni riscontrate sul corpo di Stefano?
La frattura di L3, la frattura del sacro, sono quelle più eclatanti. Poi ci sono le botte che ha preso in testa, sul volto e su tutte le parti del corpo, ha varie ecchimosi. Ce ne sono tante…quelle più eclatanti sono la frattura di L3, la frattura della colonna vertebrale all’altezza di L3 e la frattura dell’osso sacro. 
 
– Tutti assolti, nessun colpevole e un ragazzo ferito, picchiato e ucciso: come è morto Stefano Cucchi?
Se facciamo un’altra perizia magari sarà morto di tumore…



MORTE STEFANO CUCCHI: CASSAZIONE ASSOLVE AGENTI PENITENZIARI, PROCESSO AI MEDICI

Redazione

Roma – Confermata l’assoluzione dei tre agenti penitenziari e dei tre infermieri, annullate con rinvio le assoluzioni dei cinque medici del Pertini. Lo hanno deciso i giudici della V sezione della Cassazione pronunciandosi sulle posizioni degli imputati per la morte di Stefano Cucchi. Il collegio ha così accolto le richieste del pg Nello Rossi, formulate al termine della sua requisitoria. “Le violenze su Stefano Cucchi ci sono state, inevitabilmente”, ha detto il pg. I giudici della V sezione della Cassazione si sono poi riuniti in camera di consiglio i giudici. Il presidente del consiglio Piero Savani ha spiegato al termine della discussione che la sentenza potrebbe arrivare in serata ma anche venerdì mattina (escludendo comunque un rinvio a giovedì). I giudici devono infatti pronunciarsi anche su altri ricorsi.

“Quello che spero – ha detto Ilaria, sorella di Stefano Cucchi – è che adesso si faccia chiarezza sugli aspetti medico legali e su quanto consulenti della procura e periti della Corte, pagati da noi cittadini, abbiano segnato le sorti di sei anni di processo per la morte di mio fratello. Sento parlare per la prima volta di violentissimo pestaggio e mi viene chiedere cosa c’entra questo con la caduta nominata nella perizia. Qualcuno dovrebbe oggi darci delle scuse”.




OMICIDIO STEFANO CUCCHI: INDAGATI 5 CARABINIERI

Redazione

E' salito a cinque il numero dei carabinieri finiti sotto inchiesta a Roma per il caso di Stefano Cucchi, il geometra trentenne morto il 22 ottobre del 2009 a sei giorni dall'arresto per droga. Tre militari dell'Arma (Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco) sono indagati per il reato di lesioni personali aggravate, mentre per quello di falsa testimonianza il nome di Vincenzo Nicolardi e' stato aggiunto a quello (iscritto per primo alcune settimane fa) del maresciallo Roberto Mandolini, gia' vice comandante della stazione di Tor Sapienza dove Cucchi fu portato la notte dell'arresto. Stando agli accertamenti svolti dal pm Giovanni Musaro', titolare del procedimento bis, si tratta dei carabinieri che, a vario titolo, parteciparono alla perquisizione in casa Cucchi e al trasferimento del ragazzo nella caserma Appia.
"Ho piena fiducia nel procuratore Pignatone e nel Pm Musaro'. Sono convinta che loro sanno chi sono i responsabili della morte di mio fratello". Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commenta cosi' all'AGI la notizia dei cinque carabinieri finiti sotto inchiesta.
"Tra qualche giorno – spiega Ilaria – sarebbe scattata la prescrizione. Non solo, tra 9 giorni e' l'anniversario della morte di Stefano, e io sono sempre piu' convinta che le cose non accadono mai per caso…". .




STEFANO CUCCHI: INDAGATI TRE CARABINIERI

Angelo Barraco

Roma – Ci sono importanti novità in merito alla morte di Stefano Cucchi, a riferirlo è proprio il legale della Famiglia che afferma: “"Prendiamo atto con soddisfazione la notizia che ci sarebbero tre carabinieri sotto inchiesta per la morte di Stefano Cucchi. Credo si tratti solo dell'inizio; la verità sta venendo a galla”. Una notizia determinante per le indagini. L’avvocato ha aggiunto inoltre che sono stati raccolti elementi che –secondo quanto sostiene il legale- sono di grande contributo per far chiarezza sulla vicenda e sono stati portati in procura. Ha aggiunto inoltre: “Sono certo che la procura avrà fatto molto di più. Questi elementi riguardano sia aspetti medico-legali sia la ricostruzione degli eventi dei quali è rimasto vittima Stefano. Lui è stato pestato probabilmente più volte e poi è morto in conseguenza di quei pestaggi”.
 
Per la morte di Stefano Cucchi si è sempre parlato di pestaggio e nelle motivazioni della sentenza con cui il 31 ottobre scorso sono stati assolti dal reato di lesioni tre agenti della polizia penitenziaria e da quello di omicidio colposo nove tra medici e paramedici dell'ospedale Sandro Pertini, dove Cucchi mori' il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga si parla chiaramente del fatto che Cucchi  fu sottoposto senza dubbio "ad una azione di percosse" e "non puo' essere definita una 'astratta congettura' l'ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l'azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare".  Per la corte d'appello le lesioni subite da Cucchi "debbono essere necessariamente collegate a un'azione di percosse e, comunque, da un'azione volontaria, che puo' essere consistita anche in una semplice spinta, che abbia provocato la caduta a terra, con impatto sia del coccige che della testa contro una parete o contro il pavimento". E agli atti ci sono "concrete circostanze testimoniali" secondo cui "gia' prima di arrivare in tribunale (per l'udienza di convalida dell'arresto, ndr) Cucchi presentava segni e disturbi che facevano pensare a un fatto traumatico avvenuto nel corso della notte". Secondo la corte d'appello Samuura Yaya, il detenuto gambiano cui Cucchi avrebbe confidato di essere stato picchiato mentre si trovavano nelle celle di sicurezza del tribunale, non puo' essere un "teste oculare decisivo" e dal "valore probatorio determinante", come sostenuto dalla procura. Yaya, nel chiuso della sua cella, sente solo trambusto e rumori e non vede con i suoi occhi quello che poi Cucchi gli raccontera' "in maniera piuttosto vaga". Non solo ma, come evidenziato dai difensori degli imputati, lo straniero aveva tutto l'interesse a mostrarsi collaborativo con gli inquirenti al punto da ottenere un patteggiamento a una pena piuttosto mite per droga.



STEFANO CUCCHI FU PICCHIATO: LO SOSTIENE LA CORTE D'APPELLO

Redazione

Roma – Dichiarazioni che ribaltano il caso che ha indignato l'Italia per come lo si sarebbe voluto archiviare. Stefano Cucchi fu sottoposto senza dubbio "ad una azione di percosse" e "non puo' essere definita una 'astratta congettura' l'ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l'azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare". Lo sostiene la corte d'appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui il 31 ottobre scorso sono stati assolti dal reato di lesioni tre agenti della polizia penitenziaria e da quello di omicidio colposo nove tra medici e paramedici dell'ospedale Sandro Pertini, dove Cucchi mori' il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga. Per il collegio, presieduto da Mario Lucio D'Andria, le 67 pagine di motivazioni saranno trasmesse alla procura di Roma perche' "valuti la possibilita' di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilita' di persone diverse" dai poliziotti della penitenziaria gia' giudicati. Per la corte d'appello le lesioni subite da Cucchi "debbono essere necessariamente collegate a un'azione di percosse e, comunque, da un'azione volontaria, che puo' essere consistita anche in una semplice spinta, che abbia provocato la caduta a terra, con impatto sia del coccige che della testa contro una parete o contro il pavimento". E agli atti ci sono "concrete circostanze testimoniali" secondo cui "gia' prima di arrivare in tribunale (per l'udienza di convalida dell'arresto, ndr) Cucchi presentava segni e disturbi che facevano pensare a un fatto traumatico avvenuto nel corso della notte". Secondo la corte d'appello Samuura Yaya, il detenuto gambiano cui Cucchi avrebbe confidato di essere stato picchiato mentre si trovavano nelle celle di sicurezza del tribunale, non puo' essere un "teste oculare decisivo" e dal "valore probatorio determinante", come sostenuto dalla procura. Yaya, nel chiuso della sua cella, sente solo trambusto e rumori e non vede con i suoi occhi quello che poi Cucchi gli raccontera' "in maniera piuttosto vaga". Non solo ma, come evidenziato dai difensori degli imputati, lo straniero aveva tutto l'interesse a mostrarsi collaborativo con gli inquirenti al punto da ottenere un patteggiamento a una pena piuttosto mite per droga.




ROMA, MORTE STEFANO CUCCHI: CORTE D'APPELLO ASSOLVE TUTTI E APRE NUOVI SCENARI

Redazione
 
Roma – «Le motivazioni della Corte d’Appello sono, purtroppo, l’amara conferma di quello che ho denunciato fin dalle prime ore seguenti la morte di Stefano Cucchi e cioè che la verità andasse cercata anche nelle fasi precedenti la sua presa in carico da parte della Polizia Penitenziaria. Paradossalmente, però, una sentenza di assoluzione può oggi aiutarci a trovare la verità.». Lo dichiara, in una nota, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando la sentenza con cui i giudici dell’Appello hanno assolto gli agenti della polizia penitenziaria, i medici e i paramedici dell’ospedale Sandro Pertini accusati della morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre 2009.
 
Nelle ore immediatamente successive alla morte del giovane, il Garante inviò un esposto alla Procura della Repubblica della Capitale nella quale si chiedeva – prima ancora che fossero noti tutti i dettagli della vicenda –  di “verificare se effettivamente la mattina del 16 ottobre 2009 vi fosse stato un intervento del 118 presso la camera di sicurezza dei carabinieri che ospitava il Cucchi e di verificare chi fosse materialmente intervenuto in quella occasione e quali fossero le condizioni cliniche del detenuto al momento dell’intervento”.
 
Un convincimento – quello che la verità andasse cercata altrove rispetto alla direzione presa dalle indagini – che il Garante ha espresso chiaramente in più occasioni, compresa una audizione davanti alla Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e un intervento all’interno del docu-film ”148 Stefano”, presentato al Festival del Cinema di Roma. Denunce rimaste tutte senza esito.
 
L’invio della sentenza alla Procura della Repubblica perché valuti la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità dimostra, secondo Marroni «la carenza delle attività investigative svolte concentrate esclusivamente sul periodo di permanenza di Cucchi in carcere e in ospedale. Indagini che hanno tralasciato colpevolmente le vicende precedenti al suo arrivo al Tribunale di piazzale Clodio, l’arresto e la sua detenzione nelle mani dei carabinieri. Se si fossero svolte indagini a 360°, come la logica imponeva, forse oggi la famiglia Cucchi avrebbe quella giustizia che da cinque anni va disperatamente cercando, e si sarebbero risparmiate sofferenze ed umiliazioni non solo ai familiari del povero Stefano ma anche a tutte quelle persone che sono state accusate e poi giudicate innocenti»
 




STEFANO CUCCHI: PROCURA APRE INCHIESTA SU ESPOSTO DEI FAMILIARI CONTRO IL PROFESSOR PAOLO ARBARELLO

Redazione

Roma – La procura di Roma ha aperto un'inchiesta come 'atti relativi', e cioe' senza ipotesi di reato e senza indagati, dopo l'esposto che i familiari di Stefano Cucchi hanno presentato due giorni fa contro il professor Paolo Arbarello, medico legale, scelto a suo tempo come consulente dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy. Il procedimento, che sara' seguito personalmente dal procuratore Giuseppe Pignatone, sara' limitato agli episodi contenuti nelle dieci pagine di esposto e non rappresentera' affatto una riapertura delle indagine sulla morte del geometra 31enne, deceduto all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per spaccio di droga.