TAR VS Franceschini, ovvero la politica creativa di Renzi

 

di Roberto Ragone

Siamo in un paese molto strano. A qualcuno questa  diffusa mancanza di logica potrebbe piacere: in fondo siamo tutti, o quasi, un po’ anticonformisti, visto che la conformità è monotona e noiosa. Ma ciò che accade da noi sfiora l’assurdo. Franceschini, messo KO da una sentenza del TAR, se la prende con il Tribunale, invece di fare ammenda del suo errore. E parla di ‘figuraccia internazionale dell’Italia’, mentre la figuraccia l’ha fatta solo lui. Cioè uno degli appartenenti alla Casta, di cui qualcuno s’ostina ancora a negare l’esistenza, un po’ come in Sicilia, dove ancora oggi si nega la presenza della mafia – sia detto senza riferimento alcuno.

Insomma, questo è un paese in cui si condanna il carabiniere che spara al ladro, e non il ladro. Oppure il giornalista che scopre il marcio della politica, e non chi in questo marciume sguazza, gozzoviglia e accumula denaro illecito in nero. Di cui una parte va al partito, come Craxi rivelò in parlamento, scoprendo un’acqua calda che non era mai stata svelata ufficialmente. Un’altra parte, invece, va nelle isole Cayman, o in qualche altro paradiso fiscale ben noto e mai toccato, per ovvi motivi.

Così anche don Matteo si scaglia contro il Tribunale Amministrativo del Lazio, dichiarando che non bisogna mandare a casa i cinque direttori di altrettanti  musei, scelti, secondo lui, con tutti i criteri possibili di efficienza e di capacità, ma assolutamente si deve cambiare il TAR, reo di avere applicato una legge che, comunque, ha visto la luce in un’aula di Montecitorio, e della quale i politici sono, non solo responsabili, ma in ipotesi esperti – o almeno dovrebbero. Solo che questo, come detto, è un paese strano, in cui chi fa le leggi poi si sente autorizzato a violarle, o a interpretarle pro domo sua.

Evidente l’indignazione di Franceschini in TV: ma nella sua espressione si legge anche il disappunto per avere toppato ed essere stato scoperto. Da questo l’attribuzione della sua vergogna a tutta l’Italia. In verità l’Italia non c’entra. I cinque licenziati, o licenziandi, sono stati scelti non dopo un referendum popolare, ma direttamente da un collegio di saggi nominato, indovinate un po’ da chi? Comunque, la legge è legge, e davanti alla legge siamo tutti uguali, o dobbiamo far finta di esserlo. Anche se poi non è così, ma c’è sempre qualcuno che si ritiene più ‘uguale’ degli altri.

Nell’uomo della strada rimane il sospetto che l’operazione internazionale sia stata orchestrata da un’Europa che molti non accettano, in barba alle capacità dei nostri cervelli che poi vanno a trovare ampio spazio e soddisfazione in altre nazioni. E dei quali noi Italiani ci dobbiamo privare. Giovani che hanno studiato in Italia, e sono costati fior di quattrini alle nostre amministrazioni, e che all’estero sono accolti senza colpo ferire, secondo le loro capacità e non secondo le raccomandazioni che purtroppo da noi sono una piaga come quella della burocrazia.

Burocrazia e raccomandazioni sono due delle origini della corruzione diffusa e accettata: chi di noi, avendo un figlio o un nipote da sistemare, non è andato dal monsignore o dal politico di turno, magari sotto elezioni? Ma una cosa è da rimarcare, in tutta questa faccenda, e bisogna riconoscerglielo: la grande creatività di Matteo Renzi, il quale, pur avendo rinunciato alla carica di premier, in effetti la ricopre ancora, comportandosi come se ne fosse investito ufficialmente. Se non si può superare l’ostacolo di una legislazione legittima, bisogna cambiare il Tribunale. Come nel gioco delle tre carte, e come è facile pensare che abbia agito durante i suoi tre anni di premierato. La carta vince, la carta perde: dov’è il re o la regina? Puntate signori, puntate. Tanto a giochi fatti una raccomandazione non si nega a nessuno.




Tar, maglia nera all'Italia: sono i piĆ¹ lenti d'Europa

 

Paese che vai, giustizia amministrativa che trovi. Se non solo in Svezia, ma anche in Ungheria, Estonia, Bulgaria, Slovenia e Polonia servono circa 100 giorni in media per risolvere un procedimento amministrativo (cioè che veda opposti cittadini ad autorità locali, regionali o nazionali) in primo grado, in Italia ne occorrono dieci volte tanto, ben 1000 giorni, vale a dire quasi tre anni, contro i tre mesi dei Paesi citati. E' uno dei dati che emergono dalla V edizione del Justice Scoreboard della Commissione Europea, che misura l'efficienza della giustizia nei Paesi membri dell'Ue. Solo Cipro ha una giustizia amministrativa più lenta di quella del Bel Paese, con circa 1.400 giorni per chiudere un procedimento in primo grado; il Portogallo è allineato all'Italia (un migliaio di giorni); seguono Grecia (circa 900) e Malta (500). Tra 100 e 500 giorni Olanda, Romania, Lussemburgo, Lituania, Finlandia, Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, Croazia, Repubblica Ceca e Belgio. Non ci sono dati per Danimarca, Irlanda, Austria (dove la giustizia amministrativa non è separata da quella civile) e Regno Unito. In Repubblica Ceca e Slovacchia i casi pendenti includono tutti i gradi di giudizio. 

CAUSE CIVILI – L'Italia resta la lumaca dell'Unione Europea, superata solo da Cipro, per la lunghezza delle cause civili e commerciali. In media, secondo il quinto 'Justice Scoreboard', nel nostro Paese occorrono ancora oltre 500 giorni, in media, per chiudere una causa in primo grado (dato 2015).




NAPOLI TAR, RIAVVIO DEI LAVORI ALLA STAZIONE DI AFRAGOLA

Redazione

Afragola (NA) – Buone notizie, sono ripartiti i lavori alla stazione di Afragola. "L'Italia e il Sud ce la possono fare, bisogna finirla di raccontare che l'Italia non ce la fa mai. Nei primi tre mesi del 2015, l'export campano e' aumentato significativamente e nel 2014 i bandi di gara nel Mezzogiorno sono cresciuti del 44%". Cosi' il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che quesa mattina e' intervenuto al riaffidamento dei lavori per la stazione dell'Alta velocita' di Afragola. Per Delrio, si tratta di un'opera che permetterà il risorgimento "di Napoli, della Campania e del Mezzogiorno. Il governo – aggiunge – non e' innamorato dei tagli del nastro e e della posa delle prime pietre".