Governo, manovra: rispunta l’aumento sulla “tassa della fortuna”

E’ terminato dopo circa due ore il vertice di governo sulla manovra, e domani ce ne sarà un altro ‘per chiudere’ fanno sapere fonti di Palazzo Chigi.

“L’impianto della manovra resta quello che si conosce: l’accordo sostanziale c’è. L’incontro è avvenuto in un clima assolutamente tranquillo. Andiamo avanti determinati, con più coesione”. Lo dice Loredana De Petris, capogruppo di Leu al Senato, uscendo da Palazzo Chigi dopo il vertice di governo. L’obiettivo, spiega, è chiudere la manovra “tra giovedì e venerdì”.

Restano in manovra la tassa sulla plastica e la sugar tax, mentre è stato fermato l’aumento della cedolare secca.”La cedolare secca, oggi al 10%, era previsto che salisse al 15%: in una prima bozza di manovra era stata portata al 12,5% ma oggi si è fatto uno sforzo per tenerla al 10% e rendere questa aliquota permanente”. “C’è stata la forte volontà di tutte le forze politiche di non aumentare le tasse sulla casa”, aggiunge. Lo spiegano fonti di Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza. Ci saranno per il 2020 in legge di bilancio 140 milioni in più per finanziare Industria 4.0: in tre anni saranno 420 i milioni in più. Intesa su digitalizzazione la svolta green, per sostenere le famiglie e il welfare, per rafforzare la crescita delle imprese, per sostenere gli investimenti e semplificare la fiscalità degli enti locali. “Una buona notizia dal vertice di maggioranza sulla legge di bilancio: la cedolare secca sugli affitti a canone calmierato resta al 10% (a legislazione vigente sarebbe passata al 15%)”. Lo scrive su Twitter il viceministro all’Economia del Pd Antonio Misiani.

Rispunta l’aumento della “tassa sulla fortuna” per le coperture della manovra. Secondo quanto si apprende il governo, per finanziare la stabilizzazione al 10% della cedolare secca sugli affitti sociali, starebbe pensando di ripescare il rialzo dal 12% al 15% del prelievo sulle vincite oltre i 500 euro (che saliva al 25% sopra il milione), comparso nelle prime bozze del decreto fiscale, poi sostituito dall’intervento sul Preu. La vecchia norma valeva circa 96 milioni a regime, circa la metà il primo anno. In manovra ci saranno 600 milioni aggiuntivi, nel 2020, per le misure per la famiglia. Lo confermano fonti di Palazzo Chigi.

Il nodo restano la flat tax e quota 100. “Siamo a lavoro per individuare i 100 milioni necessari per confermare il regime agevolato per le partite Iva fino a 65.000 euro, eliminando tutti i vincoli. La maggioranza ha condiviso questa sollecitazione del Movimento 5 Stelle” ha dichiarato il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli. Marattin ha ribadito che “per noi Quota 100 va abolita, se la nostra opinione non sarà condivisa dal Parlamento avremo la soddisfazione di aver fatto una battaglia in cui crediamo, non è che si fanno solo battaglie per vincere”.

“Nella manovra ci sarà il pacchetto di norme relativo agli Enti Locali, su cui ho lavorato in questi mesi. Ci saranno le misure relative alla riscossione, quelle relative all’accorpamento di Imu-Tasi nella local tax, ed i 110 milioni di ristoro per l’Imu”. Lo ha detto il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli. Con la manovra arriverà un nuovo inasprimento della tassazione sui tabacchi ‘tradizionali’. Lo confermano fonti di governo. Il prelievo, che non interesserà le sigarette elettroniche, però sarà ridotto rispetto alle cifre circolate nelle scorse settimane e si dovrebbe fermare a 88 milioni.

Dagli Stati Uniti Renzi “Sono contentissimo che abbiamo bloccato l’aumento dell’Iva e ora anche la cedolare secca, la vera sfida sara’ nei prossimi mesi bloccare la sugar tax e altre misure: tutto quello che e’ tassa fa male all’Italia”: lo afferma da New York il leader di Italia Viva Matteo Renzi, ricordando che “il nuovo governo nasce per evitare la Salvini tax”. “Giuseppe Conte ha innanzitutto un presente, ovviamente ha anche un futuro. La cosa importante e’ che il presidente del consiglio sia aiutato da tutti a fare il presidente del consiglio. E’ un lavoro difficile”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia viva, a margine di un evento a New York.




Giocate e ludopatia: un paradosso tutto Made in Italy

Raddoppia la tassa sulla fortuna che passerà dal 6 al 12% sulla parte di vincita eccedente i 500 euro: si applicherà a Gratta&Vinci, al SuperEnalotto, al Win for Life e alle Videolottery. Restano invece escluse le vincite realizzate con la Lotteria Italia, le scommesse, il poker e i casinò online, bingo e slot machine, per queste ultime la vincita non può mai superare i 100 euro. Aumenta la tassazione anche per una delle passioni degli italiani, ma in maniera minore: per il Lotto, il “prelievo” passa, sempre dal 1 ottobre, dal 6% all’8%. E così dopo che nella manovra di Aprile è stato approvato il decreto che prevede la riduzione delle slot, che dovranno passare dalle attuali 400mila a circa 265mila, il governo da una parte persegue la lotta al gioco d’azzardo e dall’altra aumenta il gettito nelle casse statali derivante proprio dalle lotterie della fortuna.

 

Secondo un’analisi del Servizio Bilancio della Camera, con l’aumento delle aliquote si può prevedere un aumento di gettito pari a 143 milioni annui (48 mln per il Lotto e 95 mln per gli altri giochi) a partire dal 2018. In base a questi dati, è possibile stimare un maggiore gettito pari a 36 milioni nell’anno in corso, cifra che salirà a 322 milioni nel triennio periodo 2017-2019. Sempre ad aprile scorso, il decreto approvato nella manovra, stabiliva un taglio di circa 135mila unità in due step: il 15% entro la fine di quest’anno, mentre il restante 19% entro il 30 aprile 2018.

Da una parte quindi un taglio drastico alle slot machine, a cominciare dai generalisti secondari e dai bar e tabacchi, per arrivare, in tre anni, alla riduzione delle attività nelle quali si scommette e si gioca e dall’altra, invece, si aumenta il gettito derivante proprio da quel fenomeno verso il quale molti pseudo moralisti amano riempirsi la bocca con slogan anti ludopatia. Ma proprio quest’ultima è tra i primi contribuenti dello Stato. Un paradosso, come al solito, tutto made in Italy.