AL SALA UMBERTO TIRABASSI E' UN COATTO UNICO SENZA INTERVALLO

Redazione

Roma – Dal 19 gennaio fino al 7 febbraio al Sala Umberto di Roma, Giorgio Tirabassi è "Un coatto unico senza intervallo". Nato ormai quindici anni fa, con il titolo di COATTO UNICO, lo spettacolo, per una precisa scelta, era stato concepito per essere rappresentato solo in spazi appositamente allestiti nelle varie periferie romane e nel carcere di Rebibbia dove, per l’occasione, fu realizzata una versione in home-video distribuita da “L’Espresso”. 
Nel 2006 con il nuovo titolo COATTO UNICO SENZA INTERVALLO e, dopo essere stato arricchito di nuovi "ritratti umani" ha varcato i confini cittadini e per cinque anni ha riscosso grandi successi di critica e di pubblico.
Il percorso è relativamente inverso ai personaggi vecchi e nuovi rappresentati sul palco, i quali "coatti" nell'originale accezione di "costretti", trascorrono tutta la vita nello stesso quartiere, con gli stessi amici e nello stesso bar di sempre, dove fanno le stesse battute e ridono delle stesse cose, eterni come la città di cui sono parte integrante, al pari del Colosseo e di San Pietro.
E anche Giorgio Tirabassi, che dello spettacolo è autore ed  interprete, nonostante il successo e la grande popolarità raggiunta anche grazie alle fortunate serie televisive Distretto di polizia, Paolo Borsellino, I liceali uperiorità a qualcuno, è una constatazione di diversità sociale, economica e culturale, Boris, Benvenuti a tavola e l'ultimo Squadra mobile, non ha mai smesso di essere profondamente “dentro” la sua città e di continuare a scattare istantanee ironiche e spietate di alcuni esempi di varia umanità in cui ciascuno può riconoscersi. Dando, da solo in palcoscenico, vita e voce a molteplici personaggi: da "Arcangelo", truffatore fiscale di quartiere arrogante e strafottente, che vive con più di una pensione e con un parcheggio disabili "autoprodotto" a  “Nello” e “Rufetto” due maldestri ed esilaranti rapinatori; dallo "Spacciatore Rap" alle prese con la crisi economica e con un "cliente" in continua penuria monetaria, ai due amici del bar, spettatori e commentatori qualunquisti di una rapina andata male, che tra un luogo comune e l'altro sognano una vacanza alle Seychelles.
Per questo il nuovo titolo di COATTO UNICO SENZA INTERVALLO.  Perché pur presentando storie e situazioni in gran parte nuove rispetto alla precedente versione, lo spettacolo ha conservato lo stesso spirito e la stessa irresistibile e divertente freschezza degli esordi in una continuità di tempo durata quindici anni.  La città è Roma, ma potrebbe essere qualunque grosso centro o cittadina con relativa periferia, con tutto quello che la periferia può ospitare: condomini alla “Orwell”, campi nomadi, discariche, autobus che non passano mai ecc. 
COATTO UNICO SENZA INTERVALLO può far sorridere e riflettere il pubblico di qualunque parte d’Italia e di ogni età, con le sue conversazioni rubate in un bar, su un autobus affollato o in un grande magazzino nelle ore di punta, con il disagio urbano narrato attraverso i suoni del blues, dello stornello e del rap, da un cantante di strada come se ne vedono molti nei sotterranei della metropolitana e nelle piazze. Per la circostanza, in questo percorso musicale, che fa da contrappunto a tutto lo spettacolo, Giorgio Tirabassi sarà accompagnato sulla scena da Daniele Ercoli al Contrabasso e  Giovanni Lo Cascio alle Percussioni.  

COATTO: aggettivo: imposto per forza o per provvedimento di una pubblica autorità. 
DOMICILIO COATTO: provvedimento con il quale si tenevano lontani dal loro ambiente abituale gli individui che dimostrassero tendenza a delinquere o a turbare la sicurezza pubblica (dal dizionario Devoto-Oli). 
IDEA COATTA in psichiatria  : ogni fenomeno di ideazione anormale che il soggetto riconosce come tale ma da cui non sa liberarsi.  Nell’uso quotidiano, l’aggettivo si è esteso a chiunque mostri un atteggiamento bullo, invadente, volgare. Detto con Superiorità a qualcuno, è una constatazione di diversità sociale, economica e culturale. 




L'AMICO DEL CUORE AL SALA UMBERTO DI ROMA

Redazione

Roma – Roma – Fino al 13 dicembre al Sala Umberto di Roma c'è una divertente commedia con Biagio Izzo dal titolo "L'amico del cuore". Queste le note di regia di Vincenzo Salemme: "L’amico del cuore è una commedia del 1991.Quando l’ho rappresentata la prima volta, nella stesso anno, era un atto unico e si intitolava L’ultimo desiderio.Negli anni successivi sentivo che la commedia aveva una potenzialità maggiore e decisi quindi di scrivere L’amico del cuore ampliandola e separandola in due atti.La prima volta che la rappresentai in questa forma era il 1995. Fu subito accolta con molto calore. Dalle prime letture mi sono reso conto che la commedia, dentro la trama comica, ha una vena di profonda cattiveria.
In questa edizione mi piacerebbe portare in superficie la crudeltà dei rapporti umani. In questa edizione mi piacerebbe che Michelino Seta diventasse vittima di se stesso, di tutto ciò in cui ha finto di credere, di tutto il suo provincialismo culturale, di tutta la sua mentalità aperta ma solo a parole. E quindi mi piacerebbe che Roberto Cordova diventasse un uomo che coglie nella propria malattia (Deve subire un trapianto cardiaco con poche probabilità di sopravvivenza) un occasione di rivalsa nei riguardi dell’amico più fortunato, quell’amico del cuore, Michelino, che ai suoi occhi appare un uomo di successo per di più sposato con una donna bellissima.
I due sono amici dall’infanzia e probabilmente, Roberto, da sempre pensa che l’amico abbia avuto una vita più facile, più fortunata. Quale occasione migliore quindi per vendicarsi di quell’amico che si dice uomo aperto e democratico, quell’uomo che giudica la gelosia un sentimento barbarico; quale occasione migliore per dimostrare che le sue sono soltanto chiacchiere.
Quindi in definitiva mi piacerebbe che questa edizione fosse proprio un duello, in cui l’arma scelta dai contendenti non è la spada ma l’ipocrisia. Il tutto nella tessitura classica della commedia degli equivoci, dove ognuno dei personaggi si veste di un ruolo per nascondere la propria natura più profonda: un prete ambiguo che non ha deciso se essere “uomo o ministro di Dio”; un ragazzo di quattordici anni (malato del morbo di Matusalemme) che ne dimostra quaranta e crede di essere la reincarnazione di un merlo; la mamma di questo ragazzo legata ancora al ricordo del marito defunto, ma che alla prima occasione cede alle lusinghe di un tassista invadente e aggressivo.
E su tutti spicca Frida, il sogno. Frida, la bellissima moglie di Michelino, Frida la bionda svedese, Frida ricordo di una Svezia del progresso, la Svezia della libertà, la Svezia senza tabù e senza peccato, Frida innocente e Frida che adesso…aspetta un bambino. E ad imbrogliare ancora di più la matassa interviene chi quella matassa la dovrebbe sbrogliare: la ginecologa, che dirà…
Infine, come mi capita di fare da qualche anno, mi piacerebbe anche in questo caso, aprire in qualche modo la commedia al pubblico, alla partecipazione del pubblico. Mi farebbe piacere cioè che questa commedia, per il pubblico in sala diventasse quasi un racconto, un aneddoto sul quale ognuno potrebbe essere chiamato ad esprimere la propria opinione. Mi piacerebbe cioè che ognuno degli spettatori maschi si domandasse: ma se il mio amico del cuore, in punto di morte, mi venisse a chiedere, come ultimo desiderio, di andare a letto con mia moglie, cosa farei? E mi farebbe anche piacere sapere cosa ne pensa la moglie".