Colleferro, termovalorizzatore: dati emissioni al buio in barba alla legge

 

Redazione

 

COLLEFERRO – Lazio Ambiente mette on-line i dati del termovalorizzatore “nell'ottica della trasparenza dell'Azienda nel rapporto con i cittadini”. Peccato però che in realtà i numeri non sono disponibili. Nonostante siano circa 8 mesi che l'impianto non è in funzione non è possibile consultare i dati sulle emissioni registrate nei mesi in cui il termovalorizzatore è stato in funzione. Non è possibile fare una comparazione dei numeri per dire se le emissioni fossero o meno vicine ai limiti di legge o addirittura in calo rispetto gli anni precedenti.
Proprio così, non è possibile conoscere i dati sul sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera (sme) del termovalorizzatore di Colleferro nonostante ben due riferimenti normativi ne prevedano la pubblicazione. Quanto ha inquinato l'impianto? Non è dato saperlo.
E parliamo di ben due riferimenti normativi che invece impongono la pubblicazione dei suddetti dati: il D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 195 per l'attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (GU n. 222 del 23/9/2005; ripubblicato, con note, su GU n. 239 del 13/10/2005) e del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 sul riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni (GU n. 80 del 5/4/2003).
Oggi 17 agosto 2017, se si clicca su “visualizza le emissioni in tempo reale” c’è scritto “strumento in manutenzione, dati non disponibili”. Forse sarebbe meglio aggiornare la pagina. Se gli impianti non sono in funzione come è possibile consultare i dati in tempo reale? Alla faccia della trasparenza sul sito internet di Lazio Ambiente (www.lazioambiente.it) che ricordiamo essere Società per Azioni con socio unico Regione Lazio.
 




ALBANO INCENERITORE/TERMOVALORIZZATORE, IL TAR DA RAGIONE A CERRONI : "IL DEPOSITO E' LEGALE"

Redazione

Il Tar Lazio ha accolto la domanda di sospensiva della "Pontina ambiente" Cerroni, e di fatto bloccato l'atto con cui il Comune di Albano ordinava di liberare l'area in cui sono stoccati 70 container di "materiale tecnologico" che non sono altro che i pezzi per assemblare l'inceneritore per il quale vige il via libera del Consiglio di Stato.Il deposito, quindi, non è più illegale

Una sconfitta per il Comune e per il No Inc. Quest'ultimo ha rilanciato la volontà di costituirsi al Tar per dimostrare che lo stoccagigo è abusivo. Fino alla discussione nel merito del 30 gennaio, dicono i magistrati, l'ordinanza comunale va annullata: nel dubbio, non si può causare "danno irreparabile" all'azienda del consorzio Coema.




ALBANO CERRONI SU IMPIANTO RIFIUTI: "NEL 2013 COMPLETATO, SONO OTTIMISTA SUL RICORSO PENDENTE"

Chiara Rai

Nel 2013 potrebbe essere già completato il termovalorizzatore di Albano. Parola di Manlio Cerroni, presidente del Consorzio Colari, che a margine dell'assemblea elettiva di Federlazio ha tirato le conclusioni sulla chiusura del ciclo dei rifiuti grazie, anche, all’impianto di Albano in fase di realizzazione. Cerroni è sicuro che sul completamento del termovalorizzatore non vi saranno ostacoli e in merito ad un ricorso pendente al Tar si è detto “sicuramente ottimista”. Di fatti,  sulle questioni di merito, che rappresentano le fondamenta tecniche e giuridiche della opposizione del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano alla costruzione del VII invaso di Roncigliano, il TAR non si è ancora espresso rinviando queste valutazioni ad una udienza specifica che si terrà tra diversi mesi. Tra tali questioni ci sono la violazione della distanza minima tra discarica e abitazioni prevista dal DRL 112/2002, la totale contrarietà al nuovo invaso da parte della Usl RmH per gravi motivi igienico sanitari, l’inquinamento delle falde acquifere sottostanti la discarica di Roncigliano certificato dall’Arpa Lazio (Prot. N. 88592 del 17.11.2010), l’assenza dei due pozzi spia per il controllo della qualità delle acque di falda, l’assenza delle due centraline mobili di controllo della qualità dell’aria nell’area interessata dall’impianto, e l’assenza dei monitoraggi e dei controlli nel rispetto delle modalità e cadenze previste dal D.Lgs 36/2003.