TIC: AIUTARE I GENITORI A COMPRENDERLI

A cura della dott.ssa Francesca Bertucci – Psicologa dell’età evolutiva – Mediatore familiare


I tic sono movimenti involontari, scosse muscolari, dette anche spasmi, classificabili in semplici se costituiti da movimenti brevi e stereotipati del volto, delle spalle e degli art, in complessi se costituiti da sequenze di movimenti.
I tic motori semplici comprendono: smorfie del viso, movimenti del collo, colpi di tosse, segnali di ammiccamento; mentre i tic vocali semplici includono: raschiarsi la gola, sbuffare, tirar su col naso, grugnire.
I tic motori complessi comprendono invece battere i piedi, effettuare movimenti mimici, saltare, toccare, odorare un oggetto; i tic vocali complessi riguardano, invece la ripetizione di parole fuori contesto. Nei casi più gravi, possiamo assistere alla coprolalia (usare parolacce) e l’ecolalia (ripetere come un’eco frasi, parole o suoni sentiti per ultimi).


I tic sono più frequenti nei maschi (tre volte di più che nelle femmine) e si presentano quasi sempre durante l'età della scuola, dai sei ai dieci anni. È il modo con cui il bambino sfoga una tensione emotiva, un’angoscia che non sa esprimere in altro modo. Di solito si verificano in soggetti normali, svegli, sensibili; sono più a rischio i bambini timidi e coscienziosi, anche se possono presentarsi anche in bambini instabili e turbolenti. Se diventano cronici e duraturi nel tempo, ad essi si associano sentimenti di vergogna, di frustrazione e di ansia. Emergendo frequentemente nella fase preadolescenziale e adolescenziale, possono portare al ritiro sociale, forte timidezza, umore depresso, difficoltà nella socializzazione col gruppo dei pari, per la paura di essere derisi, rifiutati, presi in giro.
Possono essere accentuati da genitori eccessivamente pretenziosi, che, per esempio, si mettono a fare paragoni tra il bambino e i suoi fratelli, o sulle sue abilità. Se i genitori non danno peso al difetto, i tic tendono a sparire nel giro di due o tre mesi, massimo in un anno.


Come aiutare un bambino coi tic?
Far finta di niente davanti ai tic quando si verificano: non concentrate l'attenzione su di lui; se gli fate notare il suo difetto tutte le volte, reagirà con maggior tensione e ansia, piuttosto che con l'accettazione del suo comportamento, creando un circolo vizioso. Non lasciate che fratelli o altri lo prendano in giro. Non dovete sgridarlo, non mostrate ansia o preoccupazione. Le conseguenze di tali comportamenti invogliano il piccolo a continuare o, peggio, a farlo di nascosto; in sostanza rinforzano il sintomo.
Creare un ambiente sereno, cercando di far rilassare il bambino a livello generale: assicuratevi che vostro figlio abbia del tempo libero, senza sovraccaricarlo di troppe attività organizzate. È importante rendere il bambino autonomo per tutti i piccoli compiti che può e sa fare alla sua età: mangiare, dormire, lavarsi, vestirsi da solo, collaborare e aiutare la mamma in casa, riordinare i propri giocattoli, preparare l’occorrente per la scuola. Non fare mai le cose al posto suo: il messaggio è “sei piccolo” e “non sei capace”. Inoltre, non va iperprotetto ne svalutato, è importante lasciarlo libero di sperimentare ed esplorare il mondo senza ansia , in modo da essere in grado di affrontare difficoltà e paure, incoraggiandolo sempre a superare ciò che teme. Premiare con le parole i suoi sforzi e le sue conquiste; spiegare le regole e i divieti in modo chiaro, semplice e mai esagerato. Infine, gestire in maniera costruttiva i momenti di rabbia (non urlare, sbattere oggetti, picchiare) ascoltando e dimostrando che volete aiutarlo ad affrontare la sua irritazione, aiutatelo ad attenuare la rabbia proponendo un’attività, insegnategli che quando è arrabbiato deve esprimere ciò che prova. Evitate qualsiasi punizione per i tic.
Sarebbe importante dedicare più attenzione di qualità al bambino, mezz’ora al giorno per giocare con lui, proponendo attività divertenti, perché spesso è proprio attraverso il gioco che rivela le sue ansie, le sue difficoltà ed è lì che potrete rassicurarlo e facendogli sentire che ce la farà.
Non caricare il bambino di pretese o aspettative. Bisogna accettare il bambino per come è, senza disapprovarlo se non si comporta come vorreste, se non è bravo come avreste immaginato, se non riesce in qualcosa. Diminuite la pressione rispetto alle performance scolastiche, sportive… ecc.
Non parlate dei tic, quando non si verificano. Se il bambino ha dei periodi senza tic, non sollevate il problema. Solo se il discorso parte dal bambino che vi chiede informazioni in merito, siate disponibili a parlarne; spesso il bambino se ne vergogna. Rassicuratelo che tutto finirà presto e che riprenderà il controllo di questi spasmi involontari.
Tenere un diario dei tic, quando compaiono, in che modo, in relazione a che cosa e i fatti accaduti prima degli spasmi abituali, in modo da identificare e rimuovere i fattori determinanti tensione.
I consigli su elencati possono essere utili ai genitori per aiutare il proprio bambino, ma quando i tic compromettono i rapporti coi coetanei a scuola o in gruppo; si associano ad altri disturbi, come parole, versacci, imprecazioni; si presentano insieme a tosse; coinvolgono parti del corpo diverse dalla testa, spalle, faccia; diventano frequenti, più di 10 al giorno, è importante rivolgersi a uno psicologo infantile che possa aiutare il bambino ad esprimere tramite altre vie, il conflitto e l’ansia che sta alla base del tic e i genitori a trovare strategie efficaci per sostenere il piccolo nel superamento delle sue difficoltà.

Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa dell’età evolutiva – Mediatore familiare
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