QUANDO LA LEGGE DEL TAGLIONE NON VALE

di Daniele Rizzo

Un tifoso morto ammazzato non rientra certo nella normalità del nostro paese. A pensarci bene non rientra nella normalità di nessun paese al mondo. Eppure negli ultimi anni sembra diventata una triste consuetudine dell’italico stivale. Ciò che è accaduto prima della finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso è aberrante e inumano, ma non può giustificare le reazioni del tifo napoletano. Dopo l’assassinio di Ciro Esposito è esplosa la rabbia dei partenopei: “Romanista sei il primo della lista” scrivono su Facebook; un manichino giallorosso impiccato è apparso in un rione di Napoli. Come se l’antidoto alla violenza fosse altra violenza. Come se uccidendo un romano si pareggiasse il conto. Chi ha ucciso deve pagare, ma non con la legge del taglione, bensì con un’azione che solo uno stato di diritto pronto e risoluto può fare. Chi ha ucciso deve essere giudicato subito, prima che altro sangue innocente venga versato, prima che paghi per lui chi invece non ha colpe. I tifosi, romanisti o napoletani, sono tutti nella stessa posizione in questa vicenda, spettatori inermi di uno spettacolo macabro che si chiama calcio, uno spettacolo che giorno dopo giorno perde sempre più quel carattere aggregativo che aveva un tempo. L’appello che lanciamo è che i tifosi napoletani e romanisti si uniscano in una campagna per l’emarginazione di quella componente malata e deviata che ormai da troppo tempo corrode il calcio. Solo così potremo finalmente tornare a parlare del gioco più bello del mondo.