Il treno (Pd) dei desideri, le promesse di Renzi e Boschi e le virtù dei genitori

“Doe est magna parentum virtus” (La virtù dei genitori è una grande dote) diceva Orazio. Non sembrano però pensarla così Renzi e la Boschi. Doti da imprenditori e di grande imposizione autoritaria hanno fatto di Tiziano, Laura e Pier Luigi dei sporadici casi di genitori che non hanno contribuito ad accrescere il credito dei loro, in questo caso, potenti pargoletti.

 

Riguardo al signor Boschi, entrato nel cda di Etruria nel 2011, già nel 2014 ne diventa Presidente. Proprio pochi mesi dopo che la figlia diventa ministro. Poi segue l’archiviazione riguardo un’indagine per estorsione, omesso versamento di contributi, turbativa d’asta, dal 2010 al 2015. Ad oggi, l’ultima accusa è bancarotta fraudolenta. Inoltre papà Boschi è stato sanzionato per 120 mila euro da Bankitalia e da Consob. In seguito, tramite Valeriano Mureddu, arrestato il febbraio scorso per bancarotta fraudolenta e distrazione patrimoniale aziendale, conosce Flavio Carboni che in passato intratteneva chiari rapporti con il boss Pippo Calò, Armando Corona e Silvio Berlusconi. Tutto ciò al fine di scalare Etruria. L’ultima vicenda per cui non risulta però essere indagato, è il legame da “soci” che lo stringeva a Mario Nocentini, sul quale pende un’inchiesta per riciclaggio con l’aggravante di favoreggiamento mafioso.

 

Ma non c’è pace nemmeno per la famiglia della tranquilla Rignano. Matteo era stato lungimirante riguardo mamma Laura Bovoli come racconta Marco Lillo nel suo libro “Di padre in figlio” alla stregua dell’intervento della Guardia di Finanza sulla società Eventi 6 di proprietà della famiglia Renzi. Come riferito da Amadori sul quotidiano “La Verità”, tale inchiesta è legata a quella sul crac della cooperativa fiorentina Delivery Service Italia. La società appartiene alla presidente Laura, alle figlie Benedetta e Matilde. Ad essere indagato anche il consigliere di Eventi 6, Roberto Bargili (ex autista del camper di Renzi). I pm indagano sulle ingerenze della società Renzi al fine di controllare Europe Service e Marmodiv srl. In effetti Matteo ha ragione a lamentarsi di un padre così “pasticcione”, che anche dopo tutte le raccomandazioni del figlio è stato indagato due volte: per traffico illecito di influenze nel caso Consip e per bancarotta fraudolenta di 1,3 milioni (ora archiviata). Per quest’ultima la Procura di Genova si è concentrata sulla vendita di Chil Post, società di distribuzione dei giornali di appartenenza della famiglia Renzi, e le cessioni di parti sane dell’azienda, come Eventi 6. Con riguardo all’inchiesta Chil, Matteo Renzi era stato assunto come dirigente nel 2003 prima della candidatura nella provincia fiorentina. Così i contributi previdenziali furono pagati dalla Provincia e dal Comune. Eventi 6, negli ultimi anni, ha visto il suo fatturato crescere da 1,9 milioni (2013) a 7,2 (2016), e gli incassi una crescita del 268%. Rispetto al Caso Consip, Tiziano Renzi è indagato insieme a Carlo Russo (assiduo frequentatore di Medjugotje) per aver chiesto soldi all’imprenditore Romeo in cambio di una collaborazione dell’Ad Consip Luigi Marroni sull’appalto miliardario di Fm4.

 

Si ricordano, in conclusione, due promesse di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Il segretario dem aveva promesso, sicuro di vincere il 4 dicembre, di abbandonare la politica e di trovarsi un comune lavoro se avesse perso. Ed invece eccolo lì, in viaggio col treno del Pd tra insulti e lanci di uova. E la Boschi che aveva promesso, sul piede di guerra, una querela a De Bortoli, ex direttore de Il Corriere della Sera, che aveva pubblicato lo scoop su Banca Etruria, mai pervenuta.

 

Gianpaolo Plini