Roma, tribunale dei minori: due bambini tornano dai nonni prima della consulenza tecnica

ROMA – Oggi, finalmente, due bambini sono tornati tra le braccia dei nonni e dei genitori, ponendo fine a un periodo di allontanamento durato circa otto mesi. Il Tribunale per i Minorenni di Roma, infatti, ha disposto «l’affidamento di un Minore alla nonna materna, presso la quale il bambino dovrà essere collocato […] e l’affidamento [di due] minori ai nonni paterni, presso i quali le bambine rimarranno collocate, e incarica il Servizio sociale di vigilare sull’andamento dell’affidamento». I bambini potranno stare in famiglia durante la Consulenza Tecnica che determinerà il loro futuro, evitando la sofferenza dell’allontanamento.

Questa complessa vicenda era iniziata lo scorso anno. La mamma presentava una fragilità di natura psichica ma i bambini erano sereni. Il più grande, figlio di un altro papà, viveva con la nonna materna, mentre la neonata abitava con mamma e papà presso i nonni paterni che le garantivano un ambiente tranquillo. Ancora non erano a conoscenza di un’altra bambina in arrivo. A seguito di una crisi della mamma e di un litigio in cui il papà le aveva dato uno schiaffo, i Servizi Sociali avevano attivato la procedura inquisitoria che affligge parte della giustizia minorile, istituzionalizzando mamma e bambina, separandole da papà e nonni. La famiglia aveva deciso allora di rivolgersi al CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani.

Dopo uno studio approfondito della documentazione, il CCDU ha consigliato loro di rivolgersi ad un consulente. La famiglia ha scelto di affidarsi alla Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente e fondatore dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Consulente Tecnico, e all’Avv. Francesco Morcavallo, già Magistrato in ambito Minorile e del Lavoro.

Questi professionisti, creando una sinergia tra la famiglia e i Servizi Sociali, sono riusciti a ottenere la sentenza odierna e i bambini sono tornati finalmente in famiglia!

“Questo è un nuovo caso in cui l’intervento istituzionale collima con il supremo interesse del Minore” – dichiara la prof.ssa Vincenza Palmieri – “Ed è un evento straordinario che dovrebbe invece rappresentare la normalità. A volte i bambini diventano maggiorenni nell’attesa che si trovi, opinabilmente, la migliore soluzione per loro, mentre varie consulenze tecniche si avvicendano. E quando, poi, la maggiore età è arrivata (in una condizione di deprivazione spirituale, culturale e sociale), senza un intervento pedagogico-familiare, non solo la situazione non è cambiata – perché il ragazzo torna in quella famiglia – ma è, anzi, peggiorata, perché si è privato un piccolo essere umano del suo valore più grande, quello dell’appartenenza. In questo caso, mentre si sviluppa e si articola la valutazione tecnica, rappresenta un valore il fatto che gli stessi Tecnici possano agire con una maggiore serenità, in quanto, comunque, non è presente la corsa contro il tempo per strappare i bambini dall’allontanamento forzato, con la consapevolezza che, un giorno in più, lontani dalla loro famiglia, possa avere esiti drammatici.”

“I piccoli, in queste ore, sono invece accuditi amorevolmente dai nonni e dagli altri familiari. Così si salvaguarda il Minore, la Famiglia, l’Istituzione e la Scienza, augurandoci ovviamente che, al termine del percorso, non si possa che riaffermare la collocazione dei bambini all’interno della famiglia stessa”, conclude la Prof.ssa Palmieri.

“Con tutte le cautele determinate dal carattere provvisorio dei provvedimenti fino ad ora adottati” – commenta l’Avv. Morcavallo – “confido che la vicenda possa segnare un nuovo passo verso l’affermazione di un principio fondamentale: il compito delle istituzioni minorili, amministrative e giudiziarie, è quello di sostenere le famiglie senza disgregarle; ciò normalmente è possibile senza pericolo per i bambini, salvi casi particolari e marginali. Tanto più che il vero rischio per il fanciullo deriva dalla perdita o dall’affievolimento degli affetti familiari, che finisce per annullarne la personalità e sottoporlo, suo malgrado, ad esperienze di deprivazione, depressione e scoramento, spesso con esito, al raggiungimento dell’adolescenza, nell’autolesionismo e in tentativi di suicidio.”

“Purtroppo succede che le famiglie e i rappresentanti della giustizia minorile parlino un linguaggio diverso” – sostiene Paolo Roat, Responsabile Nazionale Tutela Minori del CCDU. – “A volte si rifanno a prassi tipiche di una certa psichiatria istituzionale. Una sorta di presunzione di colpevolezza: ‘sei pazzo e sta a te dimostrare la tua innocenza’. Questo a volte affligge anche la giustizia minorile: ‘sei un genitore inadeguato e sta a te dimostrare il contrario.’ Chi ne fa le spese sono i bambini istituzionalizzati o strappati ai genitori senza un’istruttoria adeguata e approfondita. Una soluzione, come in questo caso, è quella di introdurre una sorta di ‘traduttore sociale e familiare’ che riesca a far interagire due mondi che parlano una lingua differente”.

La presenza di questo “traduttore” potrebbe evitare molti traumi e sofferenze ai bambini e alle famiglie, come ci scrive la nonna in questa sua commovente lettera:

“Buongiorno, voglio condividere con voi questo momento di felicità. Ringrazio questo Comitato, voi persone volontarie che mi avete aiutato, mi avete dato gli strumenti giusti al momento giusto. In tutti questi mesi, 8 infiniti mesi di lontananza dalla mia nipotina, vissuta per i suoi primi 7 mesi con me, non ho fatto altro che trovare qualunque mezzo per poterla riportare a casa. La disperazione di mio figlio, suo padre, il dolore lacerante di tutti noi sono state il mezzo che ha alimentato ogni passo, ogni richiesta, ogni scelta che potesse permettermi di riportare la bambina tra noi. Oggi è accaduto, il Decreto affida a me la piccola. Le vostre indicazioni di affidarmi ad ottimi professionisti: l’avv. Francesco Morcavallo e la prof.ssa Vincenza Palmieri sono state decisive. […] Io vi ringrazio ancora, siete stati utili al nostro caso, sicuramente lo siete stati in passato anche per altri e lo sarete per il futuro. Complimenti avete tutta la mia più sincera stima. Una nonna.”

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus




TUTELA DEI MINORI: QUANDO ASSOCIAZIONI E INFORMAZIONE VENGONO MESSE SOTTO ACCUSA

Redazione

 

Roma – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Roberta Sibaud Vicepresidente Associazione Donne per la Sicurezza onlus:

"Il 1° Marzo 2013 in qualità di vicepresidente dell’Associazione Donne per la Sicurezza onlus sono stata ascoltata dai funzionari della polizia postale come persona informata sui fatti, in merito ad una denuncia promossa da un padre che si è sentito diffamato a mezzo stampa.

Questo è quanto accade ad una Associazione come la nostra che senza entrare nel merito dei rapporti genitoriali, con impegno e dedizione tutela i diritti di quei bambini sfortunati che vengono sottratti ai genitori e posti in casa famiglia. Come  è accaduto per la piccola Ludovica (nome di fantasia per tutelarne la privacy) la cui mamma si è rivolta a noi per avere un sostegno nella sua battaglia. La serietà è una caratteristica che ci contraddistingue e per quanto riguarda le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa, hanno sempre avuto un fondamento documentale che ci è stato prodotto.

Oltre ad aver risposto alle domande rivoltemi dai predetti funzionari di polizia che a loro volta riferiranno al giudice, sarei ben lieta di riferire allo stesso giudice:

– di verificare quanti sono i bambini detenuti presso le case famiglia. (32.000 bambini fonte Panorama http://news.panorama.it/cronaca/I-nostri-figli-portati-via-da-un-giudice ).
– di quanti bambini nomadi che invece avrebbero necessità di essere veicolati presso case famiglia, sono lasciati a se stessi in tutti i campi nomadi loro assegnati;
– delle conseguenze psicologiche e dei traumi che accompagneranno per tutta la loro vita i minori sottratti ai genitori con metodi quantomeno discutibili (caso di Cittadella);
– quanto anticipa e spende lo Stato Italiano per mantenere detti minori in case famiglia, nelle quali non sono infrequenti casi di costrizioni psicologiche inutili e dannose (Fonte Repubblica http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/29/news/inchiesta_italiana-15507476/ ).

Non dimenticando che le stesse case famiglia a volte, sono gestite da religiose e/o da persone di cui non se ne conosce il grado di istruzione e attitudine;
– che spesso i minori sottratti ai genitori stazionano in dette case famiglia anche per diversi anni senza che venga predisposto e/o attivato un progetto per il "recupero" della genitorialità;
– che anche le assistenti sociali sono spesso persone molto giovani e per questo non dotate di un bagaglio di esperienza;

Tutto ciò non impedisce comunque ai magistrati "di avere cieca fiducia nei servizi sociali", vanificando del tutto il diritto di difesa dei genitori ai quali sono stati sottratti i figli.

Chiediamoci perché accadono ancora questi episodi e perché alcuni parlamentari "che avrebbero ascoltato" numerosi genitori ai quali sono stati sottratti i figli, lo hanno fatto solo per brevi periodi e in concomitanza di campagne elettorali??
Attendo cortese risposta da chi saprà darmene una.

Roberta Sibaud
Vicepresidente Associazione Donne per la Sicurezza onlus
www.donneperlasicurezzaonlus.it "

 

Nota di Chiara Rai direttore de L'osservatore laziale

Gentile Roberta, ho ricevuto, devo dire non con stupore la tua nota titolata “quando le associazioni vengono messe sotto accusa”. Non me ne sono stupita ripeto, anzi ho avuto l’ennesima prova del fatto che sei una donna, come si dice, tutta d’un pezzo che quando ritieni una battaglia giusta non la rinneghi ma vai fino in fondo, costi quel costi, anche delle visite a sorpresa.

Ecco, volevo soffermarmi proprio su questo punto. Io come direttore responsabile, che quotidianamente mi carico sulle spalle accuse, denunce e fardelli pesanti (oltre ovviamente a smisurate soddisfazioni che provengono da costante lavoro), ho riflettuto prima di pubblicare la tua nota.

Ho riflettuto perché sono le tue parole che impongono una attenta ponderazione. Mi sono chiesta se fosse opportuno in una fase delicata come presumo sia quella attuale, di presunta indagine della Magistratura a seguito di una presunta diffamazione a mezzo a stampa da parte di un padre che presumibilmente si è sentito diffamato da chi si impegna nel sociale e cerca di dare voce, anche sbagliando, a genitori disperati perché lontani dai propri figli.

Forse, si presume, probabilmente… è molto brutto parlare con i condizionali ma è quello che spesso ci tocca fare per cercare di non incorrere in querele. Quindi, dico forse, questo padre, come accade spesso, è in tremendo conflitto con la ex moglie e dico sempre forse, utilizza lo strumento della denuncia per gettare ulteriore beffa ad un danno che è stato già fatto perché la conflittualità in una coppia spesso e volentieri partorisce episodi come quello del bambino di Padova sottratto a scuola con la forza dalla polizia.

Ma in quel caso la polizia non ha fatto altro che eseguire un ordine e la responsabilità non è certo degli agenti che hanno preso il bambino ma di coloro che hanno dato vita ad una conflittualità posponendo il bene di un minore.

Cara Roberta, alla fine della tua condivisibile nota, cerchi una risposta che non posso darti. Posso solo dirti che una delle poche sicurezze rimaste a noi cittadini è la fiducia nella Magistratura.

Ad ognuno il suo, quello che posso dirti lo avrai già capito dalla mia azione: ho pubblicato la tua nota perché ritengo che la libertà di espressione non possa essere violata. Certo, tutti facciamo degli errori ma in questi va anche ricercata la buonafede. L’associazione che rappresenti ha molti pregi e un grande difetto: non intende portare il bavaglio.

Mi auguro che questa faccenda si concluda nel migliore dei modi, ma sono sicura che esprimere il proprio pensiero possa sì avere delle conseguenze ma anche una grande mission che è quella di dare continuità ad uno dei principi inviolabili della nostra splendida Costituzione.

Qualcuno che ha lasciato un segno nella storia della filosofia, parlo di Kant quando si è inoltrato nella critica della Ragion Pratica, ha evidenziato tre principi

1) Universalità: tutti gli uomini hanno la morale
2) incondizionatezza: la morale non deve essere dettata da finalità concrete, devo voler una cosa perché la ritengo giusta, non ci sono in morale grandi o piccole azioni, ma solo azioni morali.
3) libertà: l'uomo è libero solo quando agisce moralmente, e il criterio di ciò che è giusto fare viene all'uomo dal suo interno, la morale permette così all'uomo di agire in maniera autonoma, per questo nella libertà morale si ha l'autonomia

Ti abbraccio
Chiara Rai

 

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DIRITTO DEL MINORE AD UNA FAMIGLIA, DOBBIAMO RACCOGLIERE UN FIUME DI FIRME… COMINCIAMO SUBITO!

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Chiara Rai

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Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia. La dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata nel 1959 e la convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia adottata nel 1989, tracciano essenzialmente i diritti propri dei minori e tra i tanti diritti dei ragazzi il principale è proprio “i minori hanno il diritto di vivere con la propria famiglia o con la famiglia allargata”. La commissione parlamentare per l’infanzia ha pubblicato il 17 maggio dell’83 la legge sul diritto del minore ad una famiglia e al titolo 1 dei principi generali è espressamente scritto: “Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto”. Interessante al riguardo è ciò che ha detto il Cardinelli Ennio Antonelli in occasione della XIX assemblea plenaria del pontificio consiglio per la famiglia di febbraio 2010. Tra le premesse c’è senz’altro il desiderio di condanna per gravi reati che interessano i minori: “Occorre che la coscienza civile condanni senza esitazioni e senza ambiguità le numerosissime violazioni dei diritti dei minori che continuano a commettersi nel mondo: stragi di guerra, impiego dei bambini-soldato, traffico per trapianti di organi, sperimentazioni farmaceutiche, violenze fisiche, rapimenti, insufficiente o cattiva alimentazione, carenza di cure sanitarie, discriminazione dei disabili, privazione dell’istruzione, sfruttamento lavorativo, costrizione a mendicare, a rubare, a spacciare droga, a prostituirsi, pedofilia, abusi sessuali, pornografia, matrimoni imposti precocemente, mutilazioni sessuali, sfruttamento di immagine a fini commerciali, negazione della giustizia dovuta”. Antonelli aggiunge poi che “i diritti dei bambini non sono separabili dai diritti della famiglia” e “il bambino ha diritto a crescere insieme al padre e alla madre, a essere amato ed educato da loro”. Di Antonelli ho voluto trarre le parti condivisibili perché gran parte del resto del discorso, a mio parere, fa delle digressioni poco condivisibili come l’istituzione del matrimonio tra le prerogative essenziali per l’adozione del minore o l’ammonire la presunta intenzionalità di un genitore nell’incentivare nel minore personalità confuse e incerte o omosessuali. Non ritengo che l’omossessualità sia una personalità, ritengo che non se ne debba neppure parlare come non si parla così insistentemente della eterosessualità. Si è omosessuali o eterosessuali dalla notte dei tempi ma l’amore per i minori e il buon senso genitoriale è un’altra cosa e questa non è la sede per parlare di argomenti così pieni di sfaccettature. E poi l’interrogazione che ci si dovrebbe porre è un’altra: Non si tratta di negare il diritto delle coppie omosessuali a essere riconosciute e a godere di tutti i diritti che la società concede a una famiglia costituita da una coppia eterosessuale. Si tratta di garantire il diritto di un bambino a crescere in un ambiente che possa fornirgli tutto ciò che gli serve per crescere in modo sano. Personalmente mi permetto di dire che un figlio deve crescere nell’amore. Non sono in grado di dare altri giudizi o inoltrarmi in competenze che non mi appartengono. Se c’è amore c’è armonia, c’è cura per il fanciullo, c’è volontà di farlo crescere libero di esprimere le proprie attitudini. Si può essere disagiati, poveri, si può vivere in una casa poco accogliente ma se c’è l’amore e la cura per i propri figli allora c’è tutto. E questo è il punto. I minori non dovrebbero essere sottratti ai genitori naturali se non per gravissimi motivi, gli stessi che condanna il Cardinale Antonelli.

L’Associazione “Donne per la sicurezza onlus” sta facendo girare una petizione molto importante, come afferma lo stesso vicepresidente Roberta Sibaud, “in Italia se ne sente quanto mai il bisogno – dice Sibaud – sopratutto in considerazione delle vistose lacune di democrazia, con conseguenti abusi su numerose famiglie, che hanno finora caratterizzato il rito minorile. Facciamoci sentire in Senato e diamo forza dopo l'approvazione all'unanimità della richiesta di dichiarazione d'urgenza per l'esame congiunto in Commissione giustizia dei ddl nn. 3040, 2252, 2441, 2844 (sen. Cardiello), 3266 e 3276 (sen. Pedica) tutti vertenti su materie relative all'istituzione di sezioni specializzate per le controversie in materia di persone e di famiglia e di soppressione dei Tribunali per i minorenni”. Firmiamo e firmiamo numerosi per il bene dei nostri figli e di tutti i minori in Italia.

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Per aderire alla petizione

Scaricate il modulo allegato e compilatelo poi inviatelo in allegato email ai seguenti indirizzi di posta elettronica: schifani_r@posta.senato.it / berselli_f@posta.senato.it

Oppure

Potete inviare per posta ordinaria (in questo caso 2 moduli) ai seguenti indirizzi:

[ Ill.mo Presidente del Senato Sen. Renato Schifani Piazza dei Caprettari n. 79 – 00186 – Roma ]

[ Ill.mo Presidente 2ª Commissione permanente (Giustizia) Sen. Filippo Berselli, Piazza dei Caprettari n. 79 – 00186 – Roma ]

 

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