TRIESTE: GIOCHI GENDER A SCUOLA, IL CASO FINISCE IN PARLAMENTO

di Cinzia Marchegiani

Trieste – Ecco come nasce il progetto “Pari e Dispari” approdato in una scuola di Trieste. In un articolo datato 23 agosto 2013 sotto il titolo “Ragazze Interrotte” venivano introdotti i giochi di genere che però hanno allarmato e non poco i genitori di tutt’Italia poiché invece di insegnare a scegliere senza preconcetto, sembra che annulli proprio quelle diversità uniche al mondo e che dovrebbero essere difese e rispettate, soprattutto la figura della mamma e del papà. Nell’articolo si annunciava già due ani fa, un progetto finalizzato ad educare fin da piccoli i bambini (maschi e femmine) a sentirsi liberi di scegliere i propri giochi e il proprio modo di essere, è un'idea sensata.

Si ma che c’entra con l’annullamento dei caratteri di genere uomo e donna se per insegnare che non occorre avere ne paura e ne vergogna di ciò che si vuole scegliere occorre cancellare le proprie differenze? L’articolo in questione continua affermando:” E deve averlo pensato anche la commissione della mia Regione, che ha deciso di finanziare questo progetto, che si chiamerà ‘Pari o dispari? Il gioco del rispetto’ e che partirà quest'anno scolastico, in quattro asili pilota del Friuli Venezia Giulia, con la distribuzione di kit didattici che insegneranno ai bambini, attraverso il gioco, a superare gli stereotipi e a rispettare la differenza di genere. Così che in futuro, se un dodicenne maschio vorrà essere bravo e buono, potrà farlo senza dubitare della sua identità di maschio e allo stesso modo, se una ragazza vorrà giocare a calcetto sulla spiaggia (o spaccare la faccia a chi glielo vorrà impedire), non si sentirà sbagliata. L'ho scritto tante volte su questo blog: bisogna partire dall'educazione, dai bambini. Ma non dalle scuole medie, non dalle elementari, quando sono già tutti divisi tra rosa e azzurro. Bisogna iniziare dagli asili, scardinando in tempo gli stereotipi che vogliono le femminucce brave e i maschietti avventurosi. E quindi adesso iniziamo.” L’articolo finisce con l’annuncio che il progetto ideato vede la luce grazie a Daniela Paci, insegnante della scuola dell'infanzia, e a Lucia Beltramini, psicologa, che supportano scientificamente e professionalmente questa idea.
Ora sul sito “Il Gioco del Rispetto” si legge che la stessa Daniela Paci si è occupata dei contenuti educativi del kit e della formazione degli insegnanti, e che collabora con Enti e Associazioni del Friuli Venezia Giulia in diversi progetti di formazione e ricerca contro la violenza di genere.

IL CASO APPRODA AL PARLAMENTO
Il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga, deputato triestino, il 10 marzo 2015 ha presentato un’interrogazione sulla discussa iniziativa del Comune di Trieste, che recepisce la sperimentazione cofinanziata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, sull’identità di genere. Fedriga chiede al ministro Giannini “se sia a conoscenza di questa iniziativa”, “se ne condivida le finalità” e se “non ritenga di intraprendere iniziative per scoraggiare il proseguimento di questo tipo di offerta scolastica, visto il malcontento dei genitori”.
Leggendo il testo dell’interrogazione emergono particolari particolarmente inquietanti su questo progetto nominato “Pari e Dispari”: “Peccato che questo gioco, in realtà, leggendo l'opuscolo informativo e il kit che vengono distribuiti nelle scuole materne, ovvero rivolti a bambini dai tre ai sei anni d'età, è palese che voglia andare a discutere, trattare e modificare il normale percorso di crescita della sessualità per i bambini. Le dico questo perché lo stesso opuscolo informativo di questo gioco del rispetto mira ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri offrendo ai bambini un punto di vista alternativo a quello tradizionale. Le chiedo, quindi, Ministro, visto che si tratta chiaramente di cercare di instillare l'ideologia gender fin dalla più tenera età, che posizione vuole assumere il suo Ministero per scoraggiare il proseguimento di iniziative di questo tipo, rivolte soprattutto a soggetti così indifesi dal punto di vista psicologico.”

La ministra dell’istruzione dell'università e della ricerca, Stefania Giannini risponde che l'iniziativa di cui lei fa menzione riguarda appunto un progetto del comune di Trieste, sulla base, però, di un'iniziativa regionale che è precedente anche nel tempo e che è stata proposta a diciotto scuole paritarie comunali dell'infanzia, sentite le famiglie e i rispettivi consigli scolastici e chiesta l'eventuale adesione: ”Io, ovviamente, ho doverosamente raccolto tutte le informazioni, sia dall'ufficio scolastico regionale, sia dai soggetti interessati. Sono in grado, quindi, di fornire alcune precisazioni di replica alla sua interrogazione. Il progetto, come lei ha detto, più specificamente si propone di fornire agli insegnanti della scuola dell'infanzia elementi teorici e strumenti pratici per operare con i bambini sui temi della parità e del contrasto alle discriminazioni e alla violenza contro le donne.” La ministra Giannini continua la sua arringa che però non lascia affatto soddisfatto l’On. Fedriga. La ministra di fatto precisa:”È un progetto che prevede formazione degli insegnanti, d'iniziativa presentata dagli stessi docenti ai rispettivi collegi, cui è poi demandata la decisione di proseguire nel percorso educativo. Quindi, una prima fase di formazione e una seconda fase di presentazione al contesto scolastico. Laddove e solo se si dovesse decidere di dare esecuzione a questo progetto, è prevista la convocazione di una riunione di tutti i genitori che potranno scegliere se aderire o meno. Ai bambini che non aderiranno al progetto, la scuola offrirà un'alternativa. Naturalmente, come sempre, questo progetto, come tutti gli altri che rientrano anche nell'autonomia educativa delle scuole sui vari temi – questo della discriminazione e della violenza contro le donne è uno dei temi su cui la scuola lavora da molto tempo – verrà sottoposto al consiglio della scuola. Pertanto, le preoccupazioni manifestate, quali il mancato coinvolgimento dei genitori e le non sufficienti garanzie offerte da chi è promotore di questo progetto, non riguardano, dai dati che sono a mia disposizione, la sfera di competenza, sia per la procedura, che per il merito, che, invece, testimonia un coinvolgimento pieno delle istituzioni e una piena facoltà, sia delle singole scuole, sia dei singoli insegnanti, sia, per ultimo, ma non da ultimo, delle singole famiglie di aderire a questo tipo di approfondimento.”

L’onorevole Fedriga replica alla Ministra Giannini e incalza decisamente facendo emergere talune responsabilità emerse da questo gioco che si vuol far passare come indolore e innocente per i piccoli bambini:”Devo dirle che le hanno mentito e da questo punto di vista c’è una responsabilità politica che le chiedo di verificare e prendere i dovuti provvedimenti. Le hanno mentito perché sono stati gli stessi genitori a dire che non sono stati informati. Il progetto, infatti, è presentato in modo generico, non andando a specificare di cosa si tratta realmente, semplicemente dicendo che è una sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.” Fedriga solleva una domanda precisa: “è una sensibilizzazione contro la violenza sulle donne dire – e cito esplicitamente il progetto – che i bambini possono esplorare i corpi dei loro compagni ascoltando il battito del cuore e che ovviamente i bambini possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell'area genitale? È un contrasto alla violenza sulle donne presentare delle schede in questo progetto che fanno indossare e scambiarsi vestiti tra maschietti e femminucce nelle scuole materne ? È un progetto contro la violenza sulle donne quando ai bambini si chiede di invertire i giochi e, quindi, la macchinina bisogna darla alla bambina e la bambola bisogna darla al bambino ? È un progetto contro la violenza sulle donne quando nelle stesse schede si dice esplicitamente che è molto importante che l'insegnante si ponga quale figura che permetta loro di mettere da parte le cosiddette differenze di genere per una nuova visione del maschile e del femminile ?
È una lotta contro la violenza sulle donne quando si presentano delle figure dove il papà e la mamma sono raffigurati in modo identico fisicamente e, per come sono vestiti, si differenziano solo dalla lunghezza dei capelli per dire che sono la stessa cosa ?”

QUANTO COSTA INSEGNARE AI BAMBINI CHE NON OCCORRE AVERE VERGOGNA DELLE PROPRIE SCELTE?
Fedriga non ha dubbi:” Il rispetto tra i sessi si ha nel rispetto della differenza e non sì può instillare in un bambino così piccolo, con questa violenza psicologica, un'ideologia , che è costata 11 mila euro al comune di Trieste, ma costerà ben di più, dal punto di vista sociale e psicologico, a soggetti così piccoli e indifesi. Chiediamo di agire immediatamente, perché questa non è una battaglia politica: è una battaglia per i nostri figli e il futuro delle nostre comunità e società.”

Insomma emergerebbe dalle evidenze un percorso culturale travestito per corsi contro la violenza delle donne e si introduce nella scuola e soprattutto a bambini dai tre ai sei anni lo smantellamento del ruolo padre madre, che vengono visti con occhi ingenui dei bambini come due gocce d’acqua che possono fare le stesse cose…perché non lo fanno ugualmente pur conservando le proprie caratteristiche fisiche? E perché si è usato questo imprinting son dei disegni eloquenti? Dopo il genitore 1 e genitore 2 questa ad oggi sembra la strada intrapresa da un soggetto politicamente schierato che con progetti apparentemente educativi, (occorrerebbe valutarne la veridicità a lungo termine) vanno a colpire il valore della famiglia tradizionale poiché deve lasciare posto ad altre forme in evoluzione, come se per fare spazio alle nuove, occorre annullare quella naturale….
Ognuno faccia le proprie conclusioni, ma ai bambini è obbligo portare rispetto per il loro sviluppo psicologico sereno, farli entrare tramite un gioco in un mondo precostituito dai professionisti, deve sollevare le stesse riflessioni su come i bambini possano percepire questi flash… flash di foto, perché i bambini piccoli, dai tre a sei anni, acquisiscono messaggi dai disegni propinati e dai colori utilizzati, prima di tutto.
Ma soprattutto chi in realtà ci sta guadagnando utilizzando dei bambini per dei corsi che le stesse maestre con il buon senso e coscienza insegnano alla vita tutti i giorni?