Roma, Fatebenefratelli: cinque dipendenti con tubercolosi

Cinque casi di Tbc si sono verificati negli ultimi mesi tra il personale dell’ospedale Fatebenefratelli a Roma. Si tratta di operatori, a quanto si è appreso da fonti sanitarie, che lavorano nelle zone di ‘front office’ dell’ospedale come ad esempio il pronto soccorso, lì cioè dove questo tipo di infezione si presenta più facilmente tra i pazienti in accesso. “Il numero dei casi è estremamente circoscritto – fa sapere l’ufficio stampa dell’ospedale Fatebenefratelli – e si sono palesati per effetto dello screening periodico di sorveglianza sugli operatori sanitari. Certamente non si può parlare di epidemia”.

La tubercolosi o tisi o poriformalicosi, in sigla TBC, è una malattia infettiva causata da vari ceppi di micobatteri, in particolare dal Mycobacterium tuberculosis, chiamato anche Bacillo di Koch.

Considerata fino agli anni 50 una malattia grave, invalidante e alla lunga mortale se non tempestivamente diagnosticata e curata, divenuta oggi nei paesi occidentali più facilmente diagnosticabile e curabile, la tubercolosi attacca solitamente i polmoni (tubercolosi polmonare), ma può colpire anche altre parti del corpo (tubercolosi extrapolmonare). Si trasmette per via aerea attraverso goccioline di saliva emesse con la tosse secca. La maggior parte delle infezioni che colpiscono gli esseri umani risulta essere asintomatica, cioè si ha un’infezione latente. Circa una su dieci infezioni latenti alla fine progredisce in malattia attiva, che, se non trattata, uccide più del 50% delle persone infette.

I sintomi classici sono una tosse cronica con espettorato striato di sangue, febbre di rado elevata, sudorazione notturna e perdita di peso. L’infezione di altri organi provoca una vasta gamma di sintomi. La diagnosi si basa sull’esame radiologico (comunemente una radiografia del torace), un test cutaneo alla tubercolina, esami del sangue e l’esame microscopico e coltura microbiologica dei fluidi corporei. Il trattamento è difficile e richiede l’assunzione di antibiotici multipli per lungo tempo. La resistenza agli antibiotici è un problema crescente nell’affrontare la malattia. La prevenzione si basa su programmi di screening e di vaccinazione con il bacillo di Calmette-Guérin.

Si ritiene che un terzo della popolazione mondiale sia stata infettata con M. tuberculosis, e nuove infezioni avvengono ad un ritmo di circa una al secondo. Nel 2007 vi erano circa 13,7 milioni di casi cronici attivi e nel 2010 8,8 milioni di nuovi casi e 1,45 milioni di decessi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il numero assoluto di casi di tubercolosi è in calo dal 2006 e di nuovi casi dal 2002. Inoltre, le popolazioni dei paesi in via di sviluppo contraggono la tubercolosi più facilmente, poiché hanno spesso un sistema immunitario più compromesso a causa degli alti tassi di AIDS. La distribuzione della tubercolosi non è uniforme in tutto il mondo, circa l’80% della popolazione residente in molti paesi asiatici e africani risultano positivi nei test alla tubercolina, mentre solo il 5-10% della popolazione degli Stati Uniti è affetta.




Tubercolosi, allarme nelle carceri: uno straniero su due positivo al test

Circa 20.000 i detenuti stranieri presenti, che rappresentano il 34,5% di tutti i detenuti. Oltre il 50% di questi risultano positivi al test alla Tubercolina che indica un pregresso contatto con il bacillo Tubercolare. Queste persone non presentano una malattia attiva, ma sono a rischio di svilupparla in caso di forti stress in grado di ridurre l’efficienza del proprio sistema immunitario.

 

IL CONGRESSO –  Questi alcuni dei preoccupanti dati presentati a Roma al Congresso della SIMSPe, patrocinato dalla SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali: oltre 200 specialisti riuniti in occasione della XVIII Edizione del Congresso Nazionale SIMSPe-Onlus ‘Agorà Penitenziaria’. Un confronto multidisciplinare, tra medici, specialisti, infettivologi, psichiatri, dermatologi, cardiologi, infermieri, organizzato insieme alla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT.

 

L’ALLARME TUBERCOLOSI – I dati SIMSPe sui detenuti in Italia risultati Tubercolino positivi, indicano un rischio che è 5,7 volte superiore per chi ha avuto precedenti detenzioni, 4,9 volte superiore per gli stranieri, 3,8 volte superiore per i detenuti di età superiore a 40 anni. La detenzione e’ un’occasione straordinaria per il controllo clinico, l’educazione sanitaria e le eventuali profilassi o terapie delle malattie infettive e segnatamente della Tubercolosi, eventualmente diagnosticate.

 

I NUMERI DELLE CARCERI – In Italia sono presenti 38 case di reclusione, 161 Case Circondariali, 7 Istituti per le misure di sicurezza. I detenuti presenti, a maggio 2017, sono 56.863, con un esubero di quasi 7mila posti rispetto ai 50.069 regolamentati. Le donne sono 2.394 (4,2 %), gli stranieri 19.365 (38,67%).  Secondo le ultime stime disponibili (2012), il 32,8% hanno dai 30 ai 39 anni; il 25,9% dai 40 ai 49 anni; il 21,7% dai 21 ai 29; il 18% dai 50 in su; l’1,6% dai 18 ai 20.

 

Alto il livello di suicidi tra i detenuti:  il numero più alto, nel periodo tra il 1980 e il 2013, si è registrato nel 2001 (70 casi) e nel 2010 (più di 60), con un minimo storico nel 1990 (circa 20). Anche i tentativi di suicidio sono cresciuti e addirittura raddoppiati nell’arco di 30 anni. Nel 2012, ultimo anno osservato, il tasso più alto di tentativi di suicidio, con circa 1300 episodi. Poco meno nel 2010, con circa 1150 casi. Tra il 1980 e il 1990, invece, i numeri oscillano tra i 180 e i 600.

 

LE MALATTIE NELLE CARCERI – Secondo i risultati dello studio multicentrico 2014
(Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, ASL Salerno) tra i detenuti, è presente almeno una patologia nel 67.5%  dei casi. I disturbi psichiatrici riguardano il 41.3% della popolazione nelle carceri; le malattie dell’apparato digerente  il 14.5%; le malattie infettive l’11.5%; le malattie cardiovascolari l’11.4%; le malattie endocrine, del metabolismo ed immunitarie l’8.6%; le malattie apparato respiratorio il 5.4%; le malattie osteoarticolari il 5%; le malattie del sistema nervoso il 4%; le malattie  genitourinario il 2,9%; le malattie dermatologiche l’1,8%.

 

L’HIV NELLE CARCERI ITALIANE – La sorveglianza sanitaria in Italia dell’infezione da HIV riesce a raggiungere una copertura nazionale nel 2008.  Da allora al 2015 sono stati notificati 25.677 nuove infezioni. Le persone  sottoposte a terapia antiretrovirale presso i Centri di Malattie Infettive erano nel 2014 91.945Tra le malattie infettive tra i residenti, l’Epatite C riguarda il 54,6% delle diagnosi, l’Epatite B il 15%, l’HIV il 14,5%, la tubercolosi il 4,9%; la sifilide il 3,3%. Il tasso di trasmissione stimato dalle persone HIV+ consapevoli è 1.7/2.4%, mentre quello delle persone inconsapevoli è 8.8/10.8%.

 

È una sfida impegnativa” – prosegue il prof. Babudieri – “si tratta di un quantitativo ingente di individui,  peraltro soggetti ad un elevato turn-over e talvolta restii a controlli e terapie. Un lavoro enorme, di competenza della salute pubblica: senza un’organizzazione adeguata. Pur avendo i farmaci a disposizione, si rischia di non riuscire a curare questi pazienti. La presa in carico di ogni persona che entra in carcere deve dunque avvenire non nel momento in cui questi dichiara di star male, ma dal primo istante in cui viene monitorato al suo ingresso nella struttura. Questa nuova concezione dei LEA significa che lo Stato riconosce che anche nelle carceri è necessaria un certo tipo di assistenza. Fino al 2016 non c’era alcuna regola: questa segnale può essere un grande progresso”.




CAMPANIA: MIGRANTE MALATO DI TUBERCOLOSI. E’ ALLARME EPIDEMIA A TERZIGNO

di Christian Montagna

LEGGI ANCHE:TUBERCOLOSI: TORNA L’INCUBO IN ITALIA

Napoli – Un migrante, ospite di una struttura in via Zabatta, a Terzigno, località nota per gli efferati omicidi degli ultimi giorni, è stato colpito da tubercolosi. A riscontrarlo sono stati i medici dell’Asl, che hanno disposto il ricovero dello straniero all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore oltre ad una serie di controlli a tutti gli altri migranti che vivevano con lui nell’albergo, oltre che ai dipendenti.


Nel comune, è allarme epidemia: la tubercolosi (o tisi) è una malattia causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis e colpisce principalmente i polmoni, sebbene possa interessare anche altri organi. Oggi, a differenza del passato, si assiste a una sua nuova diffusione soprattutto tra i carcerati ed i malati di HIV.


Sintomi, contagio e cura. I sintomi della tubercolosi sono l’ ingrossamento dei linfonodi, tosse, febbre, perdita di peso, stanchezza, inappetenza e sudorazione durante la notte. Se la malattia è invece in uno stato avanzato, si formano delle cavità nei polmoni e si può avere produzione di saliva e muco intrisi di sangue. Non di rado, la tubercolosi può essere scambiata anche per polmonite, ma le due patologie sono assolutamente differenti. In altri casi, invece, la malattia resta asintomatica e quindi non produce alcuna manifestazione evidente. Il contagio avviene da persona a persona attraverso goccioline di saliva emesse con starnuti, colpi di tosse o baci. L’ambiente domestico e lavorativo, così come i luoghi pubblici rappresentano le sedi più comuni di contagio. Una volta diagnosticata la malattia, nella maggior parte dei casi, un’adeguata terapia farmacologica riesce a risolvere efficacemente l’infezione, seppure vengano prescritti anche più farmaci da assumere per svariati mesi. Fondamentale alla riuscita della cura è l’osservanza di tutte le indicazioni mediche fornite: una piccola distrazione potrebbe infatti non debellare più l’infezione. Si parla invece di ricovero se si tratta di un bambino e si verificano gravi reazioni ai farmaci.


Il caso. M.S., 25 anni, proveniente dal Gambia, è ora in isolamento: è stato sottoposto ad una broncospia e ad una tac polmonare. Le sue condizioni sono gravi ma stazionarie: non sarebbe ora in pericolo di vita. A preoccupare però è la possibilità che ad altri inquilini della struttura di Terzigno sia stata trasmessa la malattia. Il dottor Nicola Trinchese, epidemiologo dell’Asl Napoli 3 Sud, ha comunicato la notizia del caso di tubercolosi anche ai carabinieri ed al comune di Terzigno. In corso tuttora gli accertamenti sul resto dei migranti del centro.




TUBERCOLOSI: TORNA L’INCUBO IN ITALIA

di Christian Montagna

Castel Volturno (CE) – Dopo il recente avvenimento di cronaca ad Alghero, torna alta l’attenzione sull’incubo della tubercolosi che, già in passato, ha terrorizzato intere generazioni e decimato altrettante popolazioni. L’Osservatore d’Italia ha intervistato una giovane madre di Castel Volturno, in provincia di Caserta, che ha raccontato in esclusiva il calvario di suo figlio affetto da tubercolosi polmonare. Sia chiaro, nessun allarmismo e nessuna psicosi generale: l’obiettivo è unicamente quello di informare. I nomi dei protagonisti di questa vicenda non saranno volutamente resi noti per garantire la privacy, ma ciò che conta è il dettagliato racconto di una madre che tuttora combatte una dura battaglia per suo figlio. La tubercolosi (o tisi) è una malattia causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis e colpisce principalmente i polmoni, sebbene possa interessare anche altri organi. Oggi, a differenza del passato, si assiste a una sua nuova diffusione soprattutto tra i carcerati ed i malati di HIV.


Sintomi, contagio e cura. I sintomi della tubercolosi sono l’ ingrossamento dei linfonodi, tosse, febbre, perdita di peso, stanchezza, inappetenza e sudorazione durante la notte. Se la malattia è invece in uno stato avanzato, si formano delle cavità nei polmoni e si può avere produzione di saliva e muco intrisi di sangue. Non di rado, la tubercolosi può essere scambiata anche per polmonite, ma le due patologie sono assolutamente differenti. In altri casi, invece, la malattia resta asintomatica e quindi non produce alcuna manifestazione evidente. Il contagio avviene da persona a persona attraverso goccioline di saliva emesse con starnuti, colpi di tosse o baci. L’ambiente domestico e lavorativo, così come i luoghi pubblici rappresentano le sedi più comuni di contagio. Una volta diagnosticata la malattia, nella maggior parte dei casi, un’adeguata terapia farmacologica riesce a risolvere efficacemente l’infezione, seppure vengano prescritti anche più farmaci da assumere per svariati mesi. Fondamentale alla riuscita della cura è l’osservanza di tutte le indicazioni mediche fornite: una piccola distrazione potrebbe infatti non debellare più l’infezione. Si parla invece di ricovero se si tratta di un bambino e si verificano gravi reazioni ai farmaci. Sui vaccini le opinioni sono discordanti: il BCG (Bacille Calmette-Guérin), viene utilizzato in diversi paesi per proteggere i bambini, ma non risulta ancora abbastanza efficace per adolescenti ed adulti. Al vaglio degli studiosi al momento potrebbero essercene altri idonei anche agli adulti.


Il caso a Castel Volturno. Era lo scorso anno, poco prima della Santa Pasqua, quando un giovane poco più che ventenne, che per rispetto della privacy non nomineremo, a Castel Volturno in provincia di Caserta, cominciava ad avvertire una tosse frequente. Nulla di preoccupante all’inizio, fino a quando, partito in Germania per lavorare in una pizzeria, la madre cominciava a notare qualcosa di strano: il giovane dimagriva a vista d’occhio e la tosse diventava cronica. I primi segnali di un malessere, che poi si rivelerà essere tubercolosi polmonare, oltre a tosse e dimagrimento, affioravano nel sistema respiratorio manifestandosi con una respirazione sempre più complicata, nonostante le cure di antibiotici e sciroppi. Tornato in Italia ed in seguito una radiografia, al torace risultava una pleurite. Da qui, un calvario durato mesi che ancora oggi pare non terminare. Antibiotici e cortisone diventano i principali ingredienti della dieta alimentare del giovane che a tutti i costi vuole sopravvivere. I medici dell’ospedale presso cui il giovane viene portato non ritengono necessario il ricovero.


“E’ tutto caotico in quei giorni” racconta la madre al nostro giornale: la pneumologa di Castel Volturno, contrariamente ai colleghi dell’ospedale, obbliga un ricovero per maggiori accertamenti. Passano mesi e mesi ma di una diagnosi certa ancora non vi è traccia. Possibile che non riesca a diagnosticare una tubercolosi?
Il ricovero viene posticipato e il giovane torna alla sua normale vita, continuando la cura a base di antibiotici e cortisone. Si reca presso un autolavaggio come operaio ed entra in contatto con numerosi clienti, tra cui immigrati ed extracomunitari che a Castel Volturno abitano da anni. Un andirivieni dal pronto soccorso del Pineta Grande durato diversi giorni, ore estenuanti di attesa in codice verde ma, la diagnosi è ancora lontana. In tutto ciò, il giovane continua ad essere a contatto con le altre persone. La risposta dei medici è ancora una volta quella di continuare la terapia a casa.


L’ultima volta che si reca in ospedale viene spedito con mezzi propri all’ospedale di Pozzuoli e da lì al Cardarelli. La paura comincia a palesarsi: la febbre non lo lascia più da diversi giorni, comincia ad avvertire lancinanti dolori ; viene chiamato per ben due volte il 118 ma, nulla da fare, non è opportuno per i medici tenerlo in ospedale. Con l’ausilio di un’amica di famiglia, viene ricoverato alla clinica Padre Pio di Mondragone con una broncopolmonite bilaterale, pleurite e pericardite: il giovane rischia la vita. Vengono effettuate tutte le analisi tra cui Tbc, aids e altre ancora, ma i risultati sono negativi. Il 23 Dicembre 2014 viene dimesso in convalescenza. Il 5 Gennaio del 2015, durante il tragitto per effettuare un ecodoppler si sente male, la respirazione si rallenta e la febbre sale. Nuovamente al Pineta Grande viene rispedito al Cardarelli perché, stavolta, la situazione è davvero allarmante. Arrivano in ospedale alle 16 ma la visita giunge a mezzanotte, mancano però i posti per poterlo tenere in ospedale.


La situazione si aggrava sempre di più e viene trasferito al Cotugno di Napoli, presso la Divisione di Malattie Infettive Respiratorie, dove, dal 29 Gennaio, viene ricoverato. La diagnosi arriva, seppure con eccessivo ritardo: il giovane ragazzo è affetto da tubercolosi polmonare con versamento pleurico. Il 13 Marzo 2015 viene dimesso ma la terapia di antibiotici, sei per l’esattezza, continua tuttora. Oggi, a distanza di pochi mesi, si fatica a tornare alla normalità: alcuni lavori gli risultano impraticabili, gli amici di sempre lo escludono perché l’ignoranza è sempre regina. La vita di questo ventenne è cambiata così come lo è quella dei suoi genitori che gli sono vicini più che mai in questa battaglia.


L’intervista al Sindaco di Castel Volturno. Raggiunto telefonicamente dal nostro quotidiano, il Sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, verso cui più volte abbiamo espresso palesemente riconoscenza e stima in merito all’ operato sul territorio, ha assicurato che nel giro di poco tempo la famiglia del giovane affetto da tbc sarà convocata in Comune per garantire assistenza e supporto in questa fase delicata. Il Sindaco ha spiegato che metterà a disposizione tutte le sue potenzialità e possibilità per aiutare questa famiglia ad un più semplice reinserimento nella società. A livello amministrativo infatti si cercherà insieme di collaborare affinché questo giovane possa sentirsi sempre meno solo in questa ardua battaglia. Proprio in merito alla questione tubercolosi, il Sindaco si è reso disponibile a contattare Asl e associazioni operanti sul territorio affinché sia fatta la più trasparente delle informazioni. “L’importante però – ha ribadito il Sindaco – è che non si creino sterili allarmismi”.


L’Osservatore d’Italia al momento è in contatto con alcune associazioni sul territorio perché pare che questo caso non sia l’unico e che altri siano diffusi soprattutto tra gli immigrati. A breve, sapremo stimare con certezza il numero dei casi e avere una panoramica completa della zona. Al momento, non ci resta che accettare che l’incubo della tubercolosi è tornato in Italia.
 




SCANDALO TUBERCOLOSI AL GEMELLI: LE FAMIGLIE DI 5 BAMBINI DANNEGGIATI SI COSTITUISCONO NEL PROCESSO A ROMA

Chiesto risarcimento negato dall’ospedale e dal vaticano. Ora altre 180 famiglie sono pronte a costituirsi parte civile con l'associazione Codacons

di Cinzia Marchegiani

Roma – Sono state depositate ieri, 6 maggio 2015,  dinanzi al Tribunale penale di Roma le prime cinque costituzioni di parte civile nell’ambito del processo per lo scandalo Tubercolosi al Gemelli.
I neonati erano risultati positivi ai test disposti dal Policlinico Gemelli dopo il caso dell'infermiera che si scopri essere affetta da tubercolosi, la stessa fu poi ricoverata allo Spallanzani.
Il Codacons, che rappresenta le famiglie di 5 bambini coinvolti nella nota vicenda sanitaria, ha scelto la strada della costituzione di parte civile allo scopo di far ottenere ai soggetti danneggiati dallo scandalo sanitario il giusto risarcimento, finora negato sia dall’ospedale, che non ha mai offerto un indennizzo alle famiglie nonostante una class action avviata dal Codacons e attualmente pendente in Tribunale, sia dal Vaticano, cui i genitori dei bimbi coinvolti si erano rivolti interpellando direttamente il Pontefice.
Ora altre 180 famiglie i cui bimbi erano risultati positivi ai test sulla Tbc subendo per questo una profilassi pesantissima, attraverso i legali dell’associazione (Avv.ti Antonio Castiello, Alessia Stabile, Nicola Sanitate, Giuliano Leuzzi e Vincenzo Rienzi) potrebbero aggiungersi a coloro che già hanno depositato le costituzioni di parte civile nel processo che vede gli imputati – dirigenti del nosocomio e medici – chiamati a rispondere del reato di lesioni personali colpose e relative aggravanti.

Il giudice della decima sezione del Tribunale penale di Roma si è riservato di decidere nella prossima udienza del 9 luglio 2015.