TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE

di Ninnj Di Stefano Busà

Dentro di noi ne avvertiamo l' esigenza, lo stimolo, il conforto che ne potrebbero derivare, ma siamo ormai incapaci di rintracciare la nostra "spiritualità" fortemente oltraggiata, derisa, ignorata, trascurata dalla immensa mole di sollecitazioni esterne, che abiurano alla profondità e verità del soggetto-animatore che
dentro di noi abita. In qualche attimo di assoluto privilegio, "qualcosa" canta in noi, ci consente una parziale visione dell'assenza, chiede, talvolta, a gran voce di essere rigenerata, alimentata. 

È la voce della coscienza come premessa dell'indivisibile percezione dell’essere, più che dell’avere. Quella voce vorrebbe riempirci di splendore, di luce, di desiderio, raggiungere itinerari spirituali che ci arricchiscano all'interno, che ci proiettino qualcosa di alto, di nobile, di migliore per la nostra esistenza. Una vita degna di essere vissuta è l'anelito di tutti. Ma cosa può significare oggi il concetto stesso di spiritualità non osiamo neppure immaginarlo! Non ne abbiamo neppure l'idea, lo avvertiamo come percezione, come essenzialità di un tutto, di un corpus ineludibile che si presenta a noi come "anima", concetto astratto che si qualifica come l’irrangiungibile meta di un quotidiano attraversato da tenebra fitta. 

Ma dove stanno il buio e dove la Luce… non riusciamo a comprenderlo. Siamo in uno spaesamento, in uno smarrimento aberranti. C'è un vuoto dentro di noi che ci modella, senza la nostra volontà, incolpevolmente o non, verso un'informale, stereotipata visione della vita. Allo stesso tempo, siamo stritolati dalle passioni, dai desideri, dai tormenti quotidiani che ci allontanano sempre di più dal nucleo centrale del nostro esser(ci). Brancoliamo nel vuoto assurdo delle nostre incapacità pregresse, ma non abbiamo sensazioni di superamento  dallo status di frustrazione. Il vuoto ci prende, ci spende nella miriade di sue profanazioni, corruttele, inganni. Vorremmo ritrovare, indubbiamente, il senso della sacralità, ma siamo contaminati dalla grettezza, dalla pura e semplice incapacità a donarci senza remore ai moti del cuore, agli impulsi del sentimento, alle vicende amorose, sociali, politiche, religiose con una visione più ampia e meno banalizzante.

Da ogni parte si avvertono i sintomi di questa atroce contraddizione. Siamo la marea nera della nostra condotta; la domanda senza risposta, l'opposto e il contrasto vivo e tagliente della nostra miseria spirituale. Stiamo assistendo ogni giorno di più allo sfaldamento di tutti i valori, alle remore etiche, al fallimento dei significati più elevati e sobri. Siamo di fronte al diffondersi di un senza precedenti, una sperimentazione delle passioni e una  diversificazione dei sistemi esistenziali senza freni.

Ci occorrono nuovi modelli, nuovi mondi da esplorare, nuove vie da percorrere: il tragitto verso la Luce è inequivocabile, eppure ci allontana sempre di più dalla salvezza. A questo punto: o ci si allinea per raggiungerlo, oppure soffriremo sempre di più il vuoto, la desolazione, l'annientamento delle risorse
spirituali.  Siamo ad uno sbocco finale. Il passaggio da un'era all'altra ci ha visto spettatori impassibili scivolare verso abissi fondi. Oggi è tempo di tirarsi indietro, di iniziare a percorrere un sentiero che ci conduca alla consapevolezza di essere su una strada senza ritorno. Allora: o reiterare l'inganno o, modificare l'assetto,
l'opportunità di crescita spirituale. L'antico metodo scientistico ha messo in luce che il matrimonio tra scienza/fisicità non sta più in piedi, ne ha ampiamente mostrato i limiti. La fisica quantistica ne ha esaltato l'universalità materialistica della visione newtoniana, incentrata sull'atomismo dei nuclei e sugli atomi isolati, racchiusi nei margini di spazio-tempo.

Oggi, dopo l'illuminismo, attraverso la coscienza dell'intelletto pensante, ma anche dell'intelligenza dell'anima la concezione dell'universo è vista sotto un altro aspetto, il dettaglio non è di poco conto. esiste un legame tra corpo e anima, tra sacro e profano. E' davvero priva di scopo la nostra esistenza? C'è senso ad essere qui, ora nella nostra veste di protagonisti del nulla o dell'indissolubile mistero che ci  trascende? Esiste la metafisica? Dio? C'è legame tra la religione e la spiritualità che tanto evochiamo? La sfida è aperta. Tutto sta nel dirigere bene le forze interne a noi, non sprechiamo fiato ad evocare assurde dinamiche di funzionalità, mettiamo in moto le nostre sinergie e affrontiamo la prospettiva e la sacralità della vita con occhi diversi, ma soprattutto con nuovi metodi e nuove discipline che non contrastino lo spirito che abbiamo dentro.