UCCISI DUE ITALIANI RAPITI IN LIBIA

di Angelo Barraco
 
Terribili notizie arrivano dalla Farnesina. Fausto Piano e Salvatore Failla,due dei quattro dipendenti della Bonatti, che furono rapiti in Libia nel luglio del 2015, sarebbero stati uccisi in una sparatoria avvenuta nella regione di Sabrata. “Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali", informa in una nota il ministero degli Esteri, che "da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni Bonatti, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha gia' informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilita' dei corpi”. Si apprende inoltre che i due ostaggi sarebbe stati uccisi poiché “usati come scudi imani” dai Jihadisti dell’Isis. Alcune fonti di Sebrata hanno riferito che i quattro italiani sono stati costretti a scendere dalla loro auto per salire a bordo di un’altra auto, hanno poi buttato via i loro telefonini e infine sono scappati via.

Ma chi sono le due vittime?
 
Salvatore Failla, 47 anni, originario di Carlentini, provincia di Siracura. Si trovava da tre anni in Libia per lavoro. Quando un amico gli scrisse su facebook se avesse paura di stare li, lui ha risposto: “qualche scontro c’è stato, ma dopo 3 anni ci ho fatto il callo”. Padre di due figlie di 12 e 22 anni, disse in merito al suo lavoro: “il lavoro me lo faccio piacere per forza, la famiglia bisogna pure camparla e mi dà modo di togliermi qualche sfizio”. La famiglia non vuole rilasciare dichiarazioni. 
Fausto Piano, 61 anni, sposato. Originario di Capoterra, provincia di Cagliari. Il suo lavoro per la Bonatti era iniziato nel 1991. Il suo ritorno in Libia era avvenuto di recente. 
 
 
Che cos’è la Bonatti?
La Bonatti è un’azienda di Parma fondata nel 1946 dall’ingegnere Saul Bonatti. Conta circa 6 mila dipendenti in 14 paesi. 
 
 
Storia del rapimento. Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla lavoravano come tecnici presso impianti petroliferi del nord-Africa, si occupano di attività di sviluppo, trasporto e manutenzione. I 4 connazionali stati prelevati nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah, dipendenti della società di costruzione “Bonatti” che ha sede a Parma. In merito al rapimento, sin da subito si è parlato di Jihadisti. Ma le ipote avvalorate sono state tante, sin da subito. Secondo quanto riferiscono dall’emittente televisiva “al Jazeera”, i rapitori sono vicini al cosiddetto “Jeish al Qabail” (l'esercito delle tribù), milizie tribali che sono ospiti a quelle di “Alba della Libia” (Fajr) di Tripoli. L’emittente cita fonti militari di Tripoli e dall’emittente riferiscono che la zona dove è avvenuto il rapimento, fino a poco tempo fa, era teatro di scontri e soltanto di recente vi è stato una tregua che è stata sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia. Secondo le fonti, i quattro italiani sarebbero stati rapiti nel villaggio di al Tawileh, nei pressi di Mellitah e sono stati portati verso sud. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine sul rapimento dei quattro italiani in Libia. Il reato ipotizzato è quello di sequestro di persona a scopo di terrorismo. E’ stato affidato ai carabinieri del Ros, dal pm, il compito di svolgere gli accertamenti per ricostruire l’accaduto. La pista del rapimento compiuto da scafisti non ha trovato alcun riscontro, come non ha trovato alcun riscontro l’ipotesi del rapimento ad opera di “Jeish al Qabail' (Esercito delle tribu'), alleati del generale Khalifa Haftar. Si leggeva sul profilo facebook del Comando generale delle forze armate che fa capo al generale Khalifa Haftar è scritto che i responsabili del rapimento dei quattro italiani sono le milizie di Zuara (Zuwarah), che sono legate alla coalizione Alba della Libia (Fajr) e che lo scopo del rapimento sia stato uno scambio con degli scafisti libici detenuti. Si legge che “nostre fonti confermano che le milizie della cosiddetta Fajr Libia di Zuara sono responsabili del sequestro dei quattro italiani, fare pressioni sull'Italia e ottenere la liberazione di sette libici arrestati per traffico di esseri umani nel Mar Mediterraneo”. Abdullah Naker, politico libico fedele al governo di Tobruk ha rivolto accuse contro le milizie di Alba della Libia (Fajr).