TRIPLICE OMICIDIO MOTTA VISCONTI: SI APRE IL PROCESSO PER CARLO LISSI

Redazione
L'associazione “Valore Donna” di Latina,rappresentata da Valentina Pappacena, si costituisce parte civile nel processo per il triplice omicidio di Motta Visconti che inizierà martedì 21 aprile 2015.

L'avvocato della famiglia, Domenico Musicco, è anche il legale dell'associazione Valore Donna di Latina, che ha deciso di entrare nel processo come parte civile.

“Valore Donna – spiega la presidente Valentina Pappacena – da anni è vicina alle donne vittime di violenza, le sostiene psicologicamente e legalmente grazie all'ausilio di professionisti e lotta per pene più severe per chi si macchia di femminicidio. Anche in questo caso sarà al fianco delle vittime, della famiglia della moglie uccisa. Una volta crollato, dopo l'interrogatorio che vide la sua confessione, se è vero ciò che abbiamo appreso dalla stampa, Lissi chiese di essere condannato al massimo della pena: i giudici ascoltino l'appello dell'imputato. Nessuno sconto per chi uccide le donne e i bambini, per chi ha pianificato tutto fino all'ultimo dettaglio e poi va a vedere una partita di calcio come se niente fosse”.


La confessione di Carlo Lissi

Carlo Lissi ha confessato di aver assassinato la moglie Cristina Omes di 38 anni, la figlia Giulia di 5 anni e mezzo e il figlio Gabriele di 20 mesi a colpi di coltello nella loro villetta di via Ungaretti 20 a Motta Visconti nel Milanese. Li ha uccisi e poi come se nulla fosse si è recato a vedere la partita di calcio Italia- Inghilterra, allertando le forze dell'ordine al suo rientro, intorno alle 2 di notte. Lissi, 31 anni, impiegato presso Wolters Kluwer Italia a Milano, è crollato durante il lungo interrogatorio nella notte quando gli inquirenti gli hanno contestato una possibile relazione con un'amante. "Datemi il massimo della pena" ha detto tenendosi le mani tra la testa.

Il movente: un amore non corriposto L'uomo, sposato da sei anni, avrebbe dunque ucciso la moglie e i due figli a causa di un amore, "un'affezione per una collega di lavoro" non corrisposta secondo quanto avrebbe dichiarato. A descrivere con queste parole il movente è il generale Maurizio Stefanizzi, comandante provinciale dei carabinieri. Il coltello da cucina, l'arma del delitto, è stato ritrovato su indicazione dello stesso Lissi, in un tombino vicino a casa. Prima di uccidere la moglie avrebbe avuto con lei un momento di intimità poi, ancora in mutande, avrebbe preso il coltello e colpito la moglie mentre lei era seduta a guardare la tv sul divano. Lei avrebbe tentato di difendersi: "Carlo, perché mi fai questo?" avrebbe detto. Per zittirla Lissi le avrebbe anche sferrato un pugno.

Il depistaggio Malgrado avesse inizialmente inscenato una rapina nel tentativo di sviare le indagini, l'uomo è stato ripetutamente interrogato dai carabinieri della Compagnia di Abbiate Grasso che hanno seguito da subito la pista del delitto familiare. Durante la serata al pub con gli amici, dove Lissi è andato per vedere la partita della nazionale, dopo aver massacrato la famiglia, nessuno degli amici avrebbe notato qualche atteggiamento particolare. Lissi era normale, a suo agio e si sarebbe addirittura emozionato ai gol della squadra. D'altra parte chi lo conosce lo descrive come persona amichevole e socievole, sempre sorridente e aperto. ''Non c'è stato un raptus o un elemento scatenante – hanno detto gli inquirenti – come una lite, o una brutta notizia: Lissi ha agito in modo lucido, nonostante il folle gesto''. E mai l'uomo aveva dato adito a violenze in famiglia o a liti particolari con i conoscenti.

La dinamica Sono circa le 23 quando Carlo e la moglie, Cristina, si trovano nel soggiorno della villa. I bambini dormono di sopra. I due hanno un rapporto sessuale, poi lei si adagia su un divano, a guardare la tv, e lui si alza e va in cucina. Un gesto normale, come per bere un bicchiere d'acqua, ma quando torna impugna un lungo coltello, si porta silenziosamente alle spalle della moglie e la colpisce di punta tra la gola e le spalle. Lei scatta in avanti, barcolla, si gira, lo guarda negli occhi e gli chiede ''Carlo che stai facendo..perché?'', grida ''aiuto'' (la sua voce verrà sentita dai vicini ma scambiata per un urlo per la partita, anche se non era ancora cominciata) ma come risposta ottiene un pugno che la fa stramazzare al suolo. Una volta a terra lui la colpisce ancora con altri 3 o 4 fendenti, all' addome e alla schiena. Per la donna non c'è scampo. A qual punto l'uomo sale al piano di sopra, dove ci sono la camera matrimoniale e le due camerette dei bambini. Prima va in quella della figlia di 5 anni, le appoggia una mano sul collo e le affonda con l'altra, di punta, tutto il coltello nella gola. La piccola morirà senza nemmeno svegliarsi. Poi va nella camera grande, dove il fratellino abitualmente viene fatto addormentare per poi essere spostato in cameretta: anche a lui, di soli 20 mesi, l'uomo fa scendere la lama profondamente, di punta, nella gola, tenendo fermo il collo, mentre dorme profondamente.

Dopo il triplice omicidio va a vedere la partita Dopo aver ucciso la moglie e i figli scende in cantina (è ancora in mutande, dopo il rapporto intimo con la moglie), si fa una doccia, risale, si veste. Ha un appuntamento con un amico per vedere la partita dell'Italia. Come niente fosse si prepara, sale sull'auto, si ferma alcune centinaia di metri dopo, si sbarazza del coltello gettandolo in un tombino, arriva al pub dell'appuntamento, saluta l'amico e guarda la partita. Poi alle 2 torna a casa, e inscena il ritrovamento dei corpi e il panico per la stragedella sua famiglia da parte di sanguinari rapinatori per svaligiare la cassaforte. Ma era tutta una bugia.