Varese, schiaffi a bimbi e insulti: “Sei un terrone”. Sospesa maestra

Una maestra di asilo nido di Coquio Trevisago (Varese) è stata sospesa dalla professione per sei mesi dal gip con l’accusa di aver maltrattato bambini di età compresa tra pochi mesi e due anni. La donna, a quanto emerso da un’indagine dei carabinieri, urlava ed offendeva i piccoli e in alcune occasioni li avrebbe schiaffeggiati e lasciati da soli in preda a crisi di pianto. A far scattare le indagini i genitori di un bimbo che aveva avuto incubi notturni e mostrava difficoltà relazionali.

“Sei proprio un terrone”, “guardati, fai schifo” e, ancora, “piangi che così ti passa”. Queste alcune delle frasi che la maestra ha rivolto ai piccoli affidati dai genitori. La maestra, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, avrebbe maltrattato i bambini a partire dal 2017, in venti occasioni.

La maestra si appartava in uno stanza con il compagno fatto entrare di nascosto all’asilo nido. Le telecamere installate dai carabinieri, su disposizione del pm di Varese, hanno filmato l’uomo mentre entrava nella struttura e si chiudeva in una stanza, nascosta ai bambini, con la donna per consumare rapporti sessuali.




Varese, gestione illecita di discariche e traffico rifiuti: sequestrati 5 milioni di beni a due fratelli campani

FAGNANO OLONA (VA) – La Direzione Investigativa Antimafia e i Carabinieri, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale di Varese, su proposta del Direttore della D.I.A., hanno sequestrato a fratelli di origini campane, radicati nel contesto criminale della provincia di Varese, beni mobili ed immobili non giustificati dal reddito dichiarato, per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro.

L’attività è scaturita dalla sinergia operativa tra la Direzione Investigativa Antimafia e i Carabinieri

I militari dell’Arma del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Varese, che già da tempo attenzionavano i due fratelli, un 66enne di Torre Annunziata (attualmente latitante) ed un 59enne della provincia di Salerno, entrambi residenti a Fagnano Olona (VA), poiché inseriti nel contesto criminale della provincia di Varese, in particolar modo nella gestione illecita di discariche e nel traffico illecito di rifiuti, hanno segnalato al Centro Operativo D.I.A. di Milano i due soggetti, in quanto manifestavano un tenore di vita non proporzionato rispetto al loro reddito, tale da ritenere che il patrimonio accumulato potesse essere il frutto dei proventi delle loro attività illecite.

A fronte di tale attivazione, la D.I.A. di Milano, attraverso indagini patrimoniali mirate, è riuscita a dimostrare i predetti argomenti accusatori, quantificando l’esatta dimensione del patrimonio posseduto dai due fratelli

Gli esiti investigativi, su proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, sono stati trasmessi al Tribunale di Varese che, sulla scorta di quanto segnalato, ha disposto nei confronti degli stessi la misura personale della sorveglianza speciale di P.S., con obbligo di dimora nel Comune di residenza, nonché il sequestro dei beni a loro direttamente o indirettamente riconducibili.
Quest’ultima attività, eseguita dal personale della D.I.A. di Milano e dai Carabinieri di Varese, con il supporto dell’Arma competente per territorio, ha interessato:
− 27 immobili siti nei comuni di Cirò Marina (KR), Fagnano Olona (VA), Gallarate (VA), Cardano al Campo (VA), Cassano Magnago (VA), Giaveno (TO) e Busto Arsizio (VA);
− 2 autovetture;
− 28 tra conti correnti, cassette di sicurezza e titoli, depositati presso istituti bancari e postali sia nazionali che svizzeri (per i quali è stata ottenuta ed eseguita una rogatoria internazionale);
− 3 compendi aziendali con sede nei comuni di Milano e Fagnano Olona (VA), il cui valore è stato stimato in oltre cinque milioni di euro.




Varese, arrestato commercialista foggiano per autoriciclaggio

VARESE – Nella mattinata odierna, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese e personale della Squadra Mobile della Questura di Milano, proseguendo nello sviluppo delle indagini condotte nell’ambito dell’operazione denominata “Security” – che nel maggio del corrente anno aveva già portato all’esecuzione di misure cautelari personali a carico di nr. 15 soggetti, a vario titolo accusati di far parte di un’associazione per delinquere che ha favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese dei “Laudani” – hanno dato esecuzione all’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal G.I.P del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (P.M. Dr. STORARI) a carico di un commercialista foggiano, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 648 ter 1 c.p. (autoriciclaggio).

Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare a carico del C., nella giornata odierna, finanzieri e poliziotti hanno, altresì, eseguito, in provincia di Lecco e Napoli, nr.6 perquisizioni locali a carico di ulteriori nr. 3 soggetti di origine campana dimoranti a Verderio (LC), emersi nel corso delle più recenti indagini delegate dall’A.G..

L’attività fa seguito all’esecuzione, in data 08.11.2017, del Decreto di sequestro preventivo d’urgenza, per un valore di beni pari a 8,2 milioni di euro, emesso dal P.M. della D.D.A. milanese, Dr. Paolo STORARI, a carico del medesimo professionista. Tale provvedimento era stato completamente eseguito fino all’importo previsto, mediante il sequestro di beni mobili (autovetture di grossa cilindrata) denaro e polizze assicurative nella disponibilità dell’indagato.

Nello specifico, in prosecuzione delle indagini delegate dall’A.G. nel contesto del procedimento penale – a seguito delle quali, relativamente al c.d. “filone pugliese” degli indagati, erano già emerse le illecite condotte del predetto C.R.M., quale referente di un sistema di evasione fiscale e contributivo basato su indebite compensazioni di crediti tributari in violazione dell’art.10 quater D.Lgs 74/2000 – è stato accertato che il citato C.R.M. ha:

  • quale promotore del sistema evasivo smascherato, ricevuto illeciti compensi in denaro contante (allo stato accertati per oltre 600.000 euro) da parte di società riconducibili a S.A., D.G., C.A. e S.L. (i primi 3 tratti già in arresto in data 12.07.2017 in esecuzione di misura cautelare del G.I.P. di Milano), i quali avevano gestito in modo fraudolento una serie di cooperative operanti nel settore della logistica e dei trasporti, svuotandone con artifizi i conti correnti
  • autoriciclato parte del denaro ricavato quale prezzo del delitto del citato art 10 quater, finanziando per importi rilevanti, relativamente alle stagioni 2015/2016 e 2016/2017, un club sportivo (del quale il C. era indirettamente, fino al maggio 2017, socio al 50% e vice Presidente, carica tutt’oggi rivestita a titolo onorario).

Con particolare riferimento all’esecuzione delle perquisizioni locali, in provincia di Lecco e Napoli, a carico di ulteriori nr. 3 soggetti di origine campana dimoranti a Verderio (LC), emersi nel corso delle più recenti indagini delegate dall’A.G, è stato accertato che, al fine di procacciarsi provviste “a nero” di denaro contante, il citato sodalizio formato da S.A., D.G., C.A. e S.L., si era rivolto ad un soggetto di origini napoletane residente nella predetta località lecchese, il quale, a fronte di fatture riferite ad operazioni inesistenti, emesse per il tramite di cooperative di comodo amministrate da ulteriori 2 soggetti prestanome, riceveva il pagamento delle stesse tramite bonifici bancari che, successivamente, spalmava su più conti correnti riconducibili alle citate cooperative di comodo, al fine di distrarre dai relativi conti correnti le disponibilità finanziarie, restituendole al sodalizio anzidetto, decurtato nella misura del 6%.




Varese, ventenne scomparsa nel bosco: forse rapita due spacciatori

VARESE – Una ventenne di Gallarate, nel Varesotto, è scomparsa da sabato sera. Di lei non si hanno più notizie da quando si è avventurata in un bosco della zona di Marnate (Varese) frequentato da pusher e clienti. A darne notizia, oggi, sono alcuni quotidiani. Secondo i primi risultati delle indagini, affidate ai carabinieri, la ragazza, di nome Dafne, stando a quanto riferito da un testimone, un italiano 35enne che si trovava nel boschetto per acquistare droga, sarebbe stata portata via da due spacciatori nordafricani.
Il 35enne era giunto nella zona a bordo della sua auto, una Mercedes e sarebbe stato lui stesso a chiedere a un passante di chiamare i pompieri perché il veicolo era andato stranamente a fuoco. Dentro sembra che non siano stati rinvenuti resti umani.
L’uomo è stato ascoltato ieri in caserma e ha raccontato di aver subìto un’aggressione da due pusher poi fuggiti con la ragazza che si trovava nel boschetto e successivamente ha cambiato versione diverse volte.




Varese, auto in fiamme in una rimessa cittadina

VARESE – Il 5 settembre alle 14.00 circa, i Vigili del fuoco del Comando, sono intervenuti nel capoluogo, per domare l’incendio di alcune autovetture. Per cause, ancora, in fase di accertamento, due auto posteggiate in una rimessa interrata di un condomino sono state interessate dalle fiamme. Sul posto sono intervenuti nove operatori con tre automezzi, un’autopompa, un’autobotte e un carro aria (automezzo per il trasporto di bombole di aria respirabile) ed hanno spento il rogo e messo in sicurezza l’area. Le operazioni sono state rese particolarmente difficoltose causa la conformazione del sito e il denso fumo sprigionatosi.

 




Varese, maxi frode: sequestro da 100 milioni di euro

 

Redazione


VARESE – La Guardia di Finanza di Varese, a partire dall'alba di oggi, sta dando esecuzione a dodici ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Varese, nell'ambito di un'indagine per una maxi frode fiscale, contestualmente a sequestri preventivi di beni per cento milioni di euro. Le fiamme gialle, nel contesto della stessa inchiesta coordinata dal Procuratore Capo di Varese Daniela Borgonovo, stanno eseguendo perquisizioni in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo.




VARESE, OMICIDIO MACCHI: DOPO 30 ANNI ARRESTATO L'EX COMPAGNO DI LICEO

Redazione

Varese – A quasi trent'anni di distanza, un ex compagno di liceo di Lidia Macchi, la studentessa di 20 anni uccisa nel 1987 a Varese, è stato arrestato con l'accusa di omicidio. Secondo quanto si apprende, sull'uomo graverebbero "gravi indizi di colpevolezza" anche se, dalle indiscrezioni, non arriva conferma che tra le prove acquisite dal Gip di Varese, su richiesta della Procura generale di Milano, non vi sarebbe la prova del Dna. Gli investigatori avrebbero lavorato per anni sul caso, seguendo la pista della lettera anonima giunta a casa dei familiari della vittima il giorno dei funerali: secondo quanto trapela, sarebbe stato infatti proprio l'ex compagno di liceo ad inviare la missiva, che conteneva riferimenti precisi sull'uccisione della giovane. La sera del 5 gennaio del 1987 Lidia Macchi, studentessa di Varese, usci' per andare a trovare un'amica ricoverata al vicino ospedale di Cittiglio; due giorni dopo fu trovata morta in un bosco della provincia, sul corpo i segni di 29 coltellate.




VARESE: LANCIA POLPETTE AVVELENATE AI CANI RUMOROSI

Redazione


Varese
– Infastidita dall'abbaiare dei cani del vicinato, una donna cinquantenne di Varese aveva deciso di metterli a tacere con polpette avvelenate.
All'inizio della settimana uno dei vicini ha trovato il proprio pastore tedesco sdraiato a terra, quasi privo di vita, e lo ha trasportato dal veterinario il quale constatava che la causa del malessere era l'ingestione di veleno. Il cane viene salvato e il proprietario rinviene delle polpette nel giardino. Si rivolge pertanto ai Carabinieri della Stazione di Varese per denunciare l'accaduto.
I Carabinieri posizionano delle telecamere nascoste che riprendono una donna che lancia qualcosa al di la della recinzione ove il cane nel frattempo era tornato.
Immediato è l'intervento per impedire al cane di mangiare le polpette che, analizzate, risultano confezionate con del topicida.
Dai fotogrammi delle telecamere si risale all'identità della distinta donna di 50 anni che abita nello stesso condominio. Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati trovati in suo possesso il veleno e sequestrati gli abiti che indossava la notte prima.
La donna, denunciata per tentata uccisione di animali, una volta scoperta, si è giustificata dicendo che non voleva ucciderli ma solo metterli a tacere per qualche ora e poter riposare.




VARESE: DROGA IN MANO DI GIOVANISSIMI. ESEGUITI 27 ARRESTI

Redazione

Varese – È stata denominata "Scialla semper", l'operazione della Squadra mobile di Varese che ha portato all'arresto di 27 persone, di cui 18 ai domiciliari. Il nome si rifà al gergo dei molti soggetti giovani coinvolti spesso minorenni.

 

Tutti i fermati, 25 italiani, 1 albanese e 1 romeno, sono accusati di traffico di sostanze stupefacenti. Una vera e propria banda di pusher a capo della quale c'erano padre e figlio, rispettivamente di 60 e 21 anni.

 

Due anni di indagini, iniziate nel 2012, effettuate tramite intercettazioni ma anche pedinamenti, che hanno portato alla luce una rete di spacciatori che muovevano circa 10 chili di marijuana alla settimana distribuendoli per la vendita al minuto. Bersagli principali della banda erano gli studenti di Varese: la parte finale della vendita, quella cioè di piccole dosi, aveva come clienti principali i giovanissimi, tra cui molti minorenni.

 

Il gruppo criminale invece nel fine settimana, con le scuole chiuse, forniva cocaina nei locali e nei parchi pubblici della provincia.

 

I membri di questo "clan della droga" avevano maniere tutt'altro che delicate: i due "boss" per riscuotere i crediti usavano spesso metodi brutali, con violenze e minacce. Il padre era un vero e proprio mentore per il figlio, consigliandogli come effettuare lo spaccio e come arruolare i pusher migliori, lamentandosi e infuriandosi quando il ragazzo non seguiva i suoi consigli, come se fosse una vera e propria azienda a conduzione familiare.

 

Durante l'operazione sono state eseguite numerose perquisizioni dove è stato sequestrato denaro in contante e droga.

 

21/06/2014




BUSTO ARSIZIO: UCCIDE SUA ZIA ANZIANA NEL LETTO A FORBICIATE E COLTELLATE

Redazione

Varese – La scorsa notte a Busto Arsizio un uomo di 48 anni, Simone Impellizzeri, ha ucciso l'anziana zia, con la quale divideva un appartamento in via Mazzini da quando era stato scarcerato un anno fa, prima di costituirsi agli agenti del Commissariato della Polizia di Stato che lo hanno arrestato per omicidio aggravato.

Era da poco passata l'una quando Impellizzeri, personaggio già noto alle Forze dell'Ordine per i precedenti legati soprattutto a rapine e alla droga, si è presentato negli uffici di via Candiani e ha confessato di aver appena assassinato la zia, Giuseppa Tripi di 85 anni, colpendola ripetutamente con un coltello e con delle forbici mentre era sdraiata nel suo letto. L'uomo in effetti presentava delle leggere ferite alle mani, che riferiva di essersi procurato affondando le lame nel corpo della zia, e piccole macchie di sangue sui vestiti.

Immediatamente i poliziotti si sono precipitati nell'appartamento al piano terra di un condominio di via Mazzini, aprendone la porta con le chiavi in possesso dello stesso Impellizzeri. La scena che si è presentata allo sguardo degli agenti era agghiacciante: sdraiato su un letto giaceva il corpo dell'anziana donna, trafitto da un numero di colpi di forbice e coltello che poi il medico legale, secondo una prima e approssimativa stima, ha quantificato in 80. Sul volto della donna era appoggiato un cuscino, utilizzato dal nipote per impedirle di gridare. Tutt'intorno molto sangue.

L'uomo, mentre gli agenti della Polizia Scientifica effettuavano i loro rilievi, è stato interrogato negli uffici del Commissariato dal PM Dott. Mirko Monti e dai poliziotti, ai quali ha ripetuto la propria confessione spiegando di aver agito d'impeto e in modo così efferato perché esasperato dalle continue richieste di assistenza che la zia gli rivolgeva, non potendo provvedere autonomamente ai propri bisogni per l'età avanzata.

A offuscare la sua mente anche l'uso di psicofarmaci associato all'alcol e, saltuariamente, alla cocaina.

L'omicida reo confesso è stato arrestato e condotto in carcere




MILANO RIFIUTI: ARRESTATI IL SEGRETARIO GENERALE DELLA PROVINCIA DI NOVARA E E TRE IMPRENDITORI PER TRUFFA E CORRUZIONE

Redazione

Milano – Dall'alba di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Milano, supportati dal Gruppo per la Tutela dell'Ambiente di Treviso e dai Noe di Ancona e Pescara, ed in collaborazione con i militari dei Comandi Provinciali di Milano, Como, Varese, Novara, Ancona e Chieti, a conclusione di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia, stanno eseguendo quattro ordinanze di custodia cautelare a carico del Segretario Generale della Provincia di Novara e di tre imprenditori lombardi operanti nel settore del trattamento dei rifiuti, per le ipotesi di reato di corruzione e truffa aggravata ai danni dello stato.
L'indagine è nata da accertamenti svolti sulle attività dell'impianto di trattamento gestito da una società risultata essere di fatto un centro di "ripulitura solo formale" dei rifiuti, in quanto carente delle necessarie certificazioni. Nel corso degli approfondimenti effettuati, è emerso che la stessa avesse stipulato un contratto di compravendita in favore di altra società, di un macchinario per il trattamento di rifiuti speciali – detto desorbitore termico mobile – necessitante tuttavia, per l'utilizzo, di specifica certificazione da parte della Provincia di Novara. Le indagini effettuate hanno quindi permesso di appurare come gli odierni indagati avessero ottenuto tale certificazione, nonostante il macchinario risultasse privo dei requisiti tecnici. Tale artifizio, in aggiunta, ha consentito loro di accedere ad un finanziamento pubblico finalizzato all'acquisto pari a 3 milioni di euro.
Le misure cautelari emesse dall'Autorità Giudiziaria meneghina interessano 4 soggetti ma nello stesso contesto risultano indagati a piede libero anche i titolari dell'azienda, nonché due soci delle citate società.
L'operazione ha portato al sequestro per equivalente delle quote societarie di tre aziende e di due impianti di trattamento rifiuti per un valore pari al finanziamento elargito.