Connect with us

Esteri

TENSIONI IN CROAZIA, I MIGRANTI SFONDANO IL CORDONE DELLA POLIZIA

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Zagabria attende la deviazione della rotta balcanica provocata dalla chiusura militare del confine serbo-ungherese, sfociato nella giornata di ieri in scontri tra i profughi e la polizia che ha provocato un pesante bollettino, 300 feriti tra i migranti e venti fra i poliziotti ungheresi

di Ci. Ma.

Croazia Ci sono stati scontri tra la polizia croata e migranti che hanno sfondato i cordoni degli agenti alla stazione di Tovarnik. Lo riporta il Guardian online, citando Channel4.

Tusk, vertice straordinario il 23 settembre – "Convoco un Consiglio europeo straordinario per mercoledì 23 settembre alle 18 per discutere come trattare come la crisi dei rifugiati". Lo ha annunciato con messaggio twitter il presidente del Consiglio, Donald Tusk. Il vertice straordinario era stato chiesto dalla Cancelliera Angela Merkel. Si terrà all'indomani del Consiglio interni. 

I migranti lasciano i valichi di Horgos, sul il confine serbo-ungherese, e si ingrossa il flusso verso la Croazia dopo che l'Ungheria ha chiuso completamente il proprio confine con la Serbia. In circa 5.000 attendono alla stazione di Tovarnik, al confine serbo-croato, di salire sui treni per Zagabria. Le autorità croate, infatti, hanno fatto sapere che non verranno frapposti ostacoli ai profughi che intendono raggiungere la Germania e il nord Europa transitando attraverso il territorio croato. La presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, si è detta oggi molto preoccupata per il flusso migratorio che ha investito nelle ultime 24 ore quello serbo-croato, richiedendo "controlli del confine di stato molto severi". 

E mentre la Slovenia ha reintrodotto i controlli alle frontiere per dieci giorni e la Bulgaria ha inviato 50 soldati a presidiare il confine con la Turchia , la cancelliera Merkel assicura che "le condizioni della Germania sono positive e questo ci permette di far fronte alle nuove sfide". 

"La Commissione Ue – ha detto il portavoce della Commissione europea Mina Andreeva su Twitter – non rinuncia all'obbligatorietà sulla proposta di ricollocare 120mila profughi. Difendiamo la nostra proposta. Gli tabella dei media che suggeriscono il contrario sono falsi".

 

 

La Croazia è diventata la nuova porta d’ingresso per i migranti cacciati dall’Ungheria. Un flusso di persone che si spostano senza più riferimenti, provano nuovi accessi per raggiungere un po’ di serenità. I migranti, spinti dalla chiusura ermetica della frontiera ungherese e dai suggerimenti dei social network di un profilo Facebook dedicato, i migranti vengono guidati verso Nord e quindi si stanno riversando sul confine della frontiera croata. 

 

 

Circa 4.000 migranti sono arrivati in Croazia nelle ultime 24 ore, e ora Zagabria attende la deviazione della rotta balcanica provocata dalla chiusura militare del confine serbo-ungherese, sfociato nella giornata di ieri in scontri tra i profughi e la polizia che ha provocato un pesante bollettino, 300 feriti tra i migranti e venti fra i poliziotti ungheresi. Gli agenti hanno fatto largo uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua quando decine di profughi hanno iniziato a lanciare bottiglie e oggetti agli agenti e provato a rompere la recinzione che separa il confine con la Serbia. Molti di loro non mangiano da giorni e hanno speso fino a 8.000 euro per il viaggio e non hanno intenzione di abbandonare la loro ricerca di una vita migliore nel confine serbo-ungherese. Molti dei rifugiati, la maggior parte sono professionisti; tra loro ci sono medici e insegnanti, tra altri mestieri.

Dure le parole di Ban ki-moon sul comportamento della polizia ungherese, che è stato duramente condannato dall'Onu e dalla Ue, oltre che dal governo di Belgrado. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon si è detto "scioccato" dal trattamento riservato a quei disperati: "Non è accettabile, è gente che scappa da guerre e persecuzioni e che deve essere trattata con dignità umana".

Altrettanto dura la protesta del commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos per il quale "la difesa delle frontiere con la violenza non è compatibile con i valori e i principi europei". Lo stesso governo di Belgrado ha inoltrato una nota di protesta all'Ungheria per la violazione del territorio serbo da parte della polizia magiara nell'impiego dei lacrimogeni e dei cannoni ad acqua, mentre il primo ministro serbo ha parlato di azioni "brutali" da parte delle forze dell'ordine.

Il premier croato Zoran Milanovic ha dichiarato che il suo paese lascerà passare le persone in arrivo: «La Croazia è pronta ad accogliere o indirizzare i migranti verso i posti dove vogliono andare, che ovviamente sono la Germania o i Paesi della Scandinavia». Il premier Milanovic ha confermato che i migranti potranno attraversare la Croazia, nei giorni scorsi il governo aveva ribadito di essere pronto ad accogliere fino a tremila persone, secondo la ripartizione per quote proposta dall'Ue.

L’annuncio del premier ungherese Orban sono di completa chiusura, infatti ha promesso di "ampliare il muro anche alla frontiera croata" dopo aver specificato di voler fare lo stesso al confine con la Romania.

Fiumi di persone che viaggiano in balia delle decisioni di un'Europa che anche Junker ha detto forse mai esistita. L'Unione Europea è il fallimento completo di una politica che proprio nei momenti di assolutà criticità si sta dimostrando incapace, inefficiente e sfacciatamente anacronistica.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Esteri

Israele: imminente l’attacco sull’Iran

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

Continua a leggere

Esteri

Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

Continua a leggere

Esteri

Zaporizhzhia, Aiea: rischio di un grave incidente nucleare

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Gli “attacchi sconsiderati” alla centrale nucleare di Zaporizhzhia “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”: lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, come riferisce l’Agenzia stessa.

L’attacco di ieri alla centrale rappresenta “una chiara violazione dei principi fondamentali per la protezione della più grande centrale nucleare d’Europa”, ha aggiunto. 

Ieri l’Aiea ha confermato che “le principali strutture di contenimento dei reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia hanno subito ieri almeno tre attacchi diretti”.

E’ il primo caso del genere “dal novembre 2022 e dopo aver stabilito i 5 principi di base per evitare un grave incidente nucleare con conseguenze radiologiche”, ha detto Grossi.

“Nessuno può in teoria trarre beneficio o ottenere alcun vantaggio militare o politico dagli attacchi contro gli impianti nucleari – continua Grossi in un post sul suo account X -. Faccio appello fermamente ai responsabili militari affinché si astengano da qualsiasi azione
che violi i principi fondamentali che proteggono gli impianti nucleari”.

Poco prima l’Aiea aveva dichiarato che “attacchi di droni hanno causato un impatto fisico su uno dei sei reattori dell’impianto e una vittima”, specificando che “i danni all’unità 6 non hanno compromesso la sicurezza nucleare ma si tratta di un incidente grave che potrebbe minare l’integrità del sistema di contenimento del reattore. 

 I responsabili dell’impianto, sotto controllo russo, hanno denunciato che “droni ucraini hanno attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia” e questi raid hanno “danneggiato un camion parcheggiato vicino alla mensa”. Da parte sua, il governatore ucraino Ivan Federov ha detto che l’esercito russo ha bombardato con missili Grad Gulyaipole la regione di Zaporizhzhia, uccidendo tre civili nella stessa abitazione.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti