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TENSIONI ITALIA-EGITTO SU CASO REGENI, GENTILONI: "PRESTO NUOVE MISURE"

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Tempo di lettura 4 minutiE’ rientrato in Italia Maurizio Massari, l’ambasciatore italiano, che è stato richiamato dal ministro

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di Angelo Barraco
 
Roma – E’ rientrato in Italia Maurizio Massari, l’ambasciatore italiano, che è stato richiamato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per consultazioni in merito alla morte di Giulio Regeni e alle indagini. Giunto in Italia non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Paolo Gentiloni, in merito al richiamo per le consultazioni di Massari in seguito alle indagini che hanno portato al nulla di fatto ha detto “Non c'è da parte nostra una rinuncia a chiedere che venga assicurata la verità, come è doveroso che sia. C'è la decisione, visto che il livello di collaborazione si è rivelato insufficiente, di prendere delle misure che diano questo segnale di insoddisfazione in modo proporzionato e senza scatenare guerre mondiali. Nei prossimi giorni valuteremo le misure da prendere”. Dal fronte egiziano arrivano invece dei segnali diretti contro l’Italia. Nel corso di una trasmissione televisiva in una tv privata, il portavoce del ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abou Zeid è intervenuto telefonicamente, asserendo che in Italia “alcuni dossier, come il caso Regeni, vengono sfruttati per questioni interne”. Ha aggiunto inoltre che “Le indagini investigative nel mondo si fanno molto spesso basandosi sui tabulati, sulle intercettazioni. Se non ci fosse il traffico di celle telefoniche, buona parte delle indagini che si fanno anche nei Paesi più attaccati alla privacy non si farebbero. Io rispetto gli argomenti dei governi con cui abbiamo a che fare però bisogna giudicare con buon senso, e il buon senso dice che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle Piramidi”. Gentiloni ha fatto inoltre sapere che il richiamo dell’ambasciatore Massari è stato soltanto il primo passo e nei prossimi giorni saranno prese nuove misure. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry si è detto irritato “per l'orientamento politico che l'Italia comincia a prendere nel trattare il dossier”. Per Il Cairo, la convocazione di Massari si contrasta con la collaborazione auspicata. Gentiloni dal canto suo precisa “Ricordo sempre gli aggettivi che ho usato in Parlamento e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali. Questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo”. 
 
Tale rientro è dovuto al Vertice tra Italia ed Egitto che si è tenuto pochi giorni fa sul caso Regeni. Il vertice durato due giorni è da ritenersi un totale fallimento, poiché le risposte che l’Italia e la famiglia Regeni aspettavano da tanto tempo non sono arrivate. Ciò che è pervenuto all’Italia in merito alla terribile morte del ricercatore è un dossier di circa trenta pagine, ma tali documenti erano stati consegnati un mese fa. All’interno delle 30 pagine non vi era una spiegazione plausibile in merito al ritrovamento dei documenti. Matteo Renzi e Gentiloni, a seguito del’incontro, chiedono verità in merito alla vicenda Regeni e il Premier sottolinea su Twitter “Dopo esito incontri magistrati a Roma, Italia ha deciso formalmente di richiamare per consultazioni l'ambasciatore #veritàpergiulioregeni”. I genitori di Giulio hanno riferito “siamo certi che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia, non si fermeranno”. Il Procuratore Giuseppe Pignatore ha elencato in una nota le richieste che non hanno trovato risposta, ma con tale nota non ha chiuso la porta. Nella nota si parla della “Collaborazione” mediante “scambio di atti d’indagine” e la “determinazione” dei paesi “nell'individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano”. La vicenda prosegue con il tiro alla fune, da un lato l’Italia che chiede i documenti sulla vicenda e dall’altro lato l’Egitto che prende tempo. Tornando ai documenti e alla riunione Italia-Egitto, gli italiani avevano portato una mezza dozzina di traduttori in modo tale da accelerare i tempi e mettersi prontamente a lavoro sui documenti in arabo. Ma il dossier non era corposo e voluminoso come si prospettava e come si vociferava. Una fonte racconta “Altro che duemila pagine Non c'è stato neanche bisogno di utilizzare tutti i traduttori poiché abbiamo avuto a disposizione pochissime carte, molte delle quali, tra l'altro, già le conoscevamo”. La Procura di Roma ha spiegato che “Sono stati consegnati i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti a Il Cairo nel gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota ove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta a Il Cairo l'11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell'incontro”. Gli inquirenti italiani non hanno ricevuto nemmeno le registrazioni delle videocamere di sorveglianza fatte a Dokki, la zone in cui Giulio è sparito, non hanno ricevuto il verbale completo dell’autopsia e nemmeno i tabulati delle persone che avevano indicato gli investigatori italiani e che erano vicine al ricercatore. Nessuna testimonianza è giunta agli italiani, nemmeno quella dell’autista che ha rinvenuto il cadavere e nemmeno quelle dei vicini. Manca soprattutto un elemento fondamentale che avrebbe potuto far luce su molti aspetti di questa torbida storia, mancano i tabulati telefonici che agganciano la cella di Dokki. Pignatone scrive “In relazione alla richiesta del traffico di celle presentata ancora una volta dalla Procura di Roma l'autorità giudiziaria egiziana ha comunicato che consegnerà i risultati al termine dei loro accertamenti, che sono ancora in corso. La procura ha insistito insistito perché la consegna avvenga in tempi brevissimi sottolineando l'importanza di tale accertamento da compiersi con le attrezzatura all'avanguardia disponibili in Italia”. Tramite quei dati si può risalire all’autore materiale del delitto. Un altro punto su cui il mistero persiste, riguarda i documenti. Una vicenda tutta da chiarire poiché risulta che “non vi sono elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte” di Giulio Regeni.