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di Roberto Ragone
AMATRICE (RI) – Violentissimo e disastroso terremoto fra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Distrutti centri antichi e ricchi di storia come Amatrice, Pescara del Tronto e Arquata del Tronto, rase al suolo.
Numero delle vittime in costante aumento, siamo a 14 accertate, mentre si scava a mani nude. Pare ci siano circa 100 dispersi, mentre non si conosce il numero dei turisti presenti ad Amatrice, dove era in corso il festeggiamento del 50° anniversario dello spaghetto alla amatriciana, e ai soliti turisti estivi si sono uniti tutti coloro che volevano partecipare alla festa.
Purtroppo anche l’albergo è venuto giù, coinvolgendo certamente molte persone. Un appello pressante da parte dei soccorritori è quello della richiesta di sangue di tutti i gruppi. Chi è in grado di farlo, si presenti all’Ospedale De Lellis di Rieti, dalle 8,00 alle 11,00. Un altro appello della Protezione Civuile è quello di non intasare la Salaria, via di percorrenza dei soccorsi, se non per ragioni imprescindibili.
Le strade dei vari centri colpiti sono intasate dai detriti causati dal crollo delle abitazioni ad esse prospicienti. Amatrice, Pescara del tronto, Arquata del Tronto e altre frazioni sono rase al suolo. Si scava a mani nude, in attesa di poter far giungere sul luogo dei soccorsi mezzi più potenti. I feriti più gravi vengono trasferiti in elicottero a Rieti o a Roma. La Russia, tramite la sua Ambasciata, ha offerto all’Italia aiuto operativo. Dichiarazioni del papa e del Presidente della Repubblica Mattarella che rientra a Roma da Palermo. Allertate e impiegate tutte le Associazioni di volontariato. Si pregano i volontari ‘spontanei’ di non intervenire se non nel quadro di una organizzazione già codificata, per non creare intralcio. La prima scossa, di magnitudo 6.0, è stata avvertita alle 3,34 da Rimini a Napoli. La seconda, di magnitudo leggermente inferiore, 5.6, anche nella provincia di Viterbo. In totale pare che si siano contate circa una trentina di scosse, di diversa intensità. Si continua a scavare pregando che gli edifici pericolanti che incombono sui soccorritori non crollino improvvisamente, e sperando che non ci siano altre scosse.
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