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TikTok Music sfida i colossi dello streaming musicale

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TikTok Music espande il suo servizio di streaming musicale in altri Paesi a sole due settimane dal debutto. Australia, Messico e Singapore si aggiungono a Brasile e Indonesia. TikTok Music permette agli utenti di accedere ad una vasta libreria di brani disponibili online e ascoltarli in streaming o scaricarli sul proprio dispositivo. Per l’occasione, il social di proprietà ByteDance ha ottenuto in licenza i cataloghi delle maggiori case discografiche al mondo, tra cui Universal Music Group, Warner Music Group e Sony Music. Per ora, il servizio è in beta chiusa, ossia disponibile solo su invito per una ristretta cerchia di utenti. Una questione, come spiega il sito Techcruch, non solo tecnica ma anche di business. TikTok vuole capire se l’offerta può funzionare, visto che richiede il pagamento di un abbonamento, proprio come le alternative musicali concorrenti, da Spotify ad Apple Music. I prezzi vanno dagli 8,16 dollari equivalenti in Australia ai 6,86 dollari in Messico e 7,48 dollari a Singapore. “TikTok Music è un nuovo tipo di servizio che combina il potere della scoperta musicale su TikTok con lo streaming – spiega l’azienda a Techcrunch – alla base c”è l’offerta di milioni di brani di migliaia di artisti. Ora stiamo testando la versione beta di TikTok Music in Australia, Messico e Singapore e avremo altre notizie da condividere sul lancio di Music nei prossimi mesi”. Oltre ad ascoltare le versioni complete dei brani preferiti, TikTok Music integra anche una sezione dove scoprire consigli personalizzati, creare playlist collaborative con gli amici e ricercare canzoni partendo dal testo ma anche facendo ascoltare all’app uno spezzone audio proveniente dall’esterno, come avviene per Shazam. Riuscirà TikTok Musica a prendere piede e a diventare una spina nel fianco per i colossi del settore? Lo scopriremo solamente nei prossimi mesi.

F.P.L.

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, prima riunione tecnica per salvare il lago. L’ipotesi: “Verificare i lavori della circumlacuale e riutilizzare le acque reflue trattate”

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Prossimamente si terrà un incontro anche con le cinque amministrazioni comunali rivierasche di Castel Gandolfo, Albano Laziale, Marino, Ariccia e Rocca di Papa

Riutilizzare le acque reflue trattate per riportare il livello del lago Albano di Castel Gandolfo ad una quota ottimale. Questa l’ipotesi paventata durante la prima riunione tecnica per salvare il bacino lacuale che si è tenuta presso la sede dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale e ha visto seduti la Regione Lazio, la Città Metropolitana, l’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica) e l’Acea.

“Le acque reflue oggi vanno disperse – ha detto il Direttore Generale dell’ANBI Massimo Gargano – e partendo dalla qualità ragioneremo su come farle confluire. Questo – ha proseguito Gargano – sarà uno strumento decisivo, una volta verificata anche la situazione dell’opera circumlacuale. Sarebbe acqua nuova che immettiamo nel circolo virtuoso”.

D’accordo Marco Casini Segretario Nazionale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale che lo scorso mese di settembre è stato già protagonista dell’installazione dell’idrometro insieme ad Anbi, ai comuni e alle associazioni. “Il nostro obiettivo adesso – ha detto Casini – è di aumentare le informazioni e condividere azioni: la volontà c’è. Si va verso la concertazione di metodi di regolazione per far sì che il bacino non soffra”.

In effetti, come ha spiegato Daniele Carducci Vice Presidente dell’associazione Lago di Castel Gandolfo e storico ristoratore della Città Vaticano II, tra il 1999 e il 2001 in concomitanza dei lavori per realizzare la circumlacuale, dove tra l’altro venne fatto un traforo sotto il tunnel, il lago ha iniziato a scendere circa un centimetro al giorno. Una discesa del livello delle acque che proseguì anche durante la stagione invernale. Oggi, i dati registrati dal teleidrometro installato lo scorso 13 settembre riportano un abbassamento delle acque di circa un centimetro a settimana. Dati questi ultimi riferiti ai mesi di settembre e ottobre 2023.

L’ipotesi è probabilmente quella che sia stata creata una falla che ha fatto abbassare il livello del lago. Ma, come affermato dal DG ANBI, occorrerà verificare la situazione dell’opera circumlacuale.

Per Ivan Boccali, presidente del Parco regionale dei Castelli Romani, bisogna ristabilire un ecosistema messo a dura prova e cercare anche di alleggerire una pressione antropica che l’ambiente non riesce più a sostenere: “Il lago è immerso anche in zona a protezione speciale – ha dichiarato Boccali – abbiamo il dovere di fermare questa situazione di sofferenza e questo si può fare mettendo in filiera quelle professionalità necessarie a stilare un progetto concreto per riportare l’acqua al lago”.

Prossimamente si terrà un incontro anche con le cinque amministrazioni comunali rivierasche – Albano Laziale, Castel Gandolfo, Marino, Ariccia e Rocca di Papa – che già da tempo si sono impegnate a sposare un progetto concreto mettendo da parte i campanilismi.

La mission è dunque quella di risparmiare acqua e riempire il bacino e adesso tutte le istituzioni interessate sono d’accordo nel “fare bene e fare presto”.

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Costume e Società

Rinasce nella reggia di Caserta “OroRe Nero”: il vino del Re di Napoli e delle Due Sicilie

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Era il vino per definizione del Re di Napoli e delle Due Sicilie e il più amato dai sovrani di tutta Europa. «OroRe Nero» è stato presentato e degustato per la prima volta nella suggestiva cornice della Reggia di Caserta. Ferdinando, monarca gaudente del Regno di Napoli, che agli obblighi di corte spesso preferiva gli spazi aperti e la caccia, ne fu grande estimatore e consumatore. Al punto che fece impiantare 16 moggi di vigna, circa cinque ettari, nella Real Tenuta del Bosco di San Silvestro della Reggia di Caserta. Il vino, che tanto piaceva al Re, costantemente presente nei pranzi ufficiali e di cui si faceva dono ai più illustri ospiti in visita a corte, si chiamava Pallagrello.
 
Come in una favola, dopo oltre un secolo, la Cantina «Tenuta Fontana» ha fatto rinascere la Vigna della Reggia di Caserta, che ha vendemmiato per la prima volta nel 2021. Il primo nettare versato nei calici nel settembre di due anni fa fu il paglierino «OroRe Pallagrello Bianco Igt», il bianco in una parola. Ora è pronto «OroRe Nero», il Pallagrello nero igt, affinato in orci di creta e si parla già di miracolo tra gli enologi e gli appassionati.
 
«OroRe nero» è stato presentato in due momenti diversi nella Reggia di Caserta: prima nel Vestibolo di Palazzo Reale, dove si è svolta la cerimonia istituzionale, con il direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei; Maria Pina Fontana, di Tenuta Fontana; e una dissertazione storica sul Pallagrello della giornalista Manuela Piancastelli; e poi con una degustazione vera e propria nella sala Romanelli, guidati dall’Ais con Tommaso Luongo e Pietro Iadicicco, rispettivamente presidente campano e casertano dei sommelier. Subito prima vi erano stati interventi di Cesare Avenia, presidente di Vitica; Francesco Bartoletti, enologo di Tenuta Fontana; la chef stellata Rosanna Marziale e Mariapina Fontana della omonima Cantina. Tra il pubblico tutte le maggiori autorità campane e casertane e anche la console USA a Napoli, Tracy Roberts Pounds.
 
«Orore nero è il risultato tangibile di un grande lavoro di squadra del quale ringrazio Tenuta Fontana – spiega Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta – Un lavoro improntato alla valorizzazione dell’identità del Complesso vanvitelliano. La vocazione produttiva della corte borbonica trovava espressione anche nella vitivinicoltura. Nel progetto di Re Carlo e del suo architetto Luigi Vanvitelli, la Reggia doveva essere residenza reale, ma anche fucina di produttività e delle eccellenze del territorio. Oggi la Reggia di Caserta è un Museo contemporaneo e internazionale, vivo e attivo, al servizio della società e del suo sviluppo. OroRe è un’occasione per la Reggia di Caserta per far conoscere la sua storia, le sue origini e le sue molteplici vocazioni anche nel settore enologico. Per il pubblico, gli addetti ai lavori e il mercato per scoprire un prodotto unico al mondo, degno della tavola di un re».
 
Nel dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, datato 1797-1802, si può leggere: «… I vini di questa contrada sono eccellenti, e sono de’ migliori del Regno così per la loro qualità e natura, come per la grata sensazione che risvegliano al palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli e sono stimatissimi nei pranzi… ». Nonostante le infestazioni di fillossera ne decretarono un’ingloriosa fine, il Pallagrello rimase nella memoria e, forse, in qualche campo di contadini degradato a vino da taglio. Ufficialmente, quello del Re, era morto. Ma Tenuta Fontana, al Bosco di San Silvestro, è riuscita nel miracolo.
 
«Eravamo consci della delicatezza del ruolo che svolgevamo – spiegano Mariapina e Antonio Fontana, proprietari della Cantina, con sede a Pietrelcina, il paesino di San Pio – e lo abbiamo portato avanti con la maggior cura possibile e coordinandoci continuamente con la Reggia di Caserta e tutti gli studiosi che potevano darci indicazioni utili. Il risultato pensiamo sia un capolavoro dell’agricoltura e della vinificazione, però spetterà al pubblico deciderlo. OroRe bianco ha avuto un grande successo, ora tocca a OroRe Nero farsi conoscere e apprezzare. Ma ancor più importante è stato il processo di rinascita, un simbolo per il territorio casertano ma anche per tutto il Sud Italia e siamo fieri di aver contribuito a questo miracolo».
 
Un miracolo anche grazie alla lungimiranza dei direttori della Reggia, Mauro Felicori prima, con l’intuizione di far rinascere la vigna e affidarla a Tenuta Fontana, e Tiziana Maffei, poi, con la perseveranza nel portare avanti il progetto.
 
L’azienda, in questo ambizioso percorso attento e difficile di rinascita della vigna reale, ha coinvolto due importanti professionisti a livello nazionale. L’enologo fiorentino Francesco Bartoletti e l’agronomo livornese Stefano Bartolomei hanno utilizzato il metodo di coltivazione biologico in grado di salvaguardare l’ambiente privilegiando la qualità del prodotto, avvalendosi anche di una ong accreditata Unesco, l’Associazione «Sant’Antuono e le battuglie pastellessa», per il rispetto della convenzione sul patrimonio per la rivitalizzazione. Tanto che nel luglio 2022 la rinascita della vigna della Reggia di Caserta è stata presentata anche all’Assemblea dell’Unesco con un volume a cura di Luigi Ferraiuolo e un incontro con la partecipazione dell’ambasciatore d’Italia presso l’Unesco, il presidente dell’Unpli nazionale, il direttore della Reggia di Caserta e Tenuta Fontana. 
 
La vigna della Reggia di Caserta nel Bosco di San Silvestro
 
Superficie: 1,2 ha
 
Terreno: Franco Sabbioso
 
Vitigno coltivato: Pallagrello bianco e Pallagrello nero da selezione Massale
 
Portainnesto: 420 A
 
Sesto di Impianto: 2,50m x 0,80m
 
Brevi cenni sul vitigno
 
Il vitigno Pallagrello viene coltivato nella regione Campania ed è molto diffuso nella provincia di Caserta, con varietà bacca bianca e a bacca nera, caratterizzato da grappoli piccoli e con acini perfettamente sferici, da cui il nome Pallagrello, cioè piccola palla, in dialetto locale «U Pallarel».
 
Cenni Storici
 
Originario della località Monticello nel comune di Piedimonte Matese (origine attestata da un’epigrafe, ancora apposta in questa località, realizzata per volere di Ferdinando di Borbone che impediva categoricamente ai non autorizzati di attraversare i 27 moggi di vigna di pallagrello), se ne hanno numerose risultanze storiche, riconducibili secondo alcuni addirittura alla Pilleolata romana. Famosissimo sino a tutto l’Ottocento, se ne traeva uno dei vini favoriti dai Borbone. Questi, che lo tenevano in gran conto, lo offrivano come regalo di pregio ai propri ospiti e lo includevano, con il nome di Piedimonte rosso (dalla zona pedemontana del Matese da cui origina e dal nome del comune ove più consistente insiste la produzione: Piedimonte Matese, già Piedimonte d’Alife) tra i vini presenti nei menu e nelle carte dei vini per le grandi occasioni, accanto ai più titolati vini francesi. Le infestazioni di oidio e fillossera dei primi anni del Novecento, assieme alla decadenza sociale e politica delle regioni meridionali (ed al contemporaneo sviluppo industriale dell’agricoltura e dell’enologia piemontese e toscana), ne decretarono una veloce scomparsa e un sostanziale oblio nonostante le indubbie qualità ampelografiche. Rimaneva essenzialmente come uva da taglio nelle vigne dei contadini delle zone di produzione, sovente confuso con la Coda di Volpe o con cloni di Aglianico.
 
La Vigna della Reggia di Caserta nel Bosco di San Silvestro
 
La sua bontà e fama lo fecero diventare anche il vitigno naturalmente destinato a essere coltivato per i sovrani alla Reggia di Caserta. Fu scelto come terreno quello del Bosco di San Silvestro, che domina il Parco reale. La vigna divenne subito la più importante nel servire e rifornire le reali tavole della Reggia di Caserta. Ma la caduta del regno nelle mani dei Savoia, con l’abbandono del palazzo reale, fece naturalmente abbandonare anche la vigna che praticamente sparì. Dei cinque ettari ad essa destinati nel Bosco di San Silvestro, quando Tenuta Fontana ha cominciato a recuperare il vigneto, solo un ettaro di terreno era rimasto libero per la coltivazione. Il resto era stato tutto riconquistato dal bosco.
 
Aspetti legati alla futura vinificazione presso Tenuta Fontana
 
Il progetto legato alla rinascita della vigna di San Silvestro nasce nel febbraio 2018 e ha visto la prima vendemmia nel settembre 2021, con la produzione di un migliaio di bottiglie di OroRe Pallagrello Bianco igt. Il 29 novembre 2023 ci sarà la prima presentazione pubblica di OroRe Nero, Pallagrello Nero igt. Per una corretta maturazione del vino senza interferenze del contenitore e per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche del vitigno, è stata scelta l’anfora di terracotta come contenitore per l’affinamento.
 
Reggia di Caserta
 
La Reggia di Caserta fu costruita a partire dal 1752 per volontà del Re di Napoli e di Sicilia, Carlo di Borbone. Il sovrano voleva un palazzo reale che potesse competere con quelli delle principali capitali europee. Il compito di edificare un Complesso unico al mondo fu affidato all’architetto italiano Luigi Vanvitelli. Il Maestro, di cui quest’anno si celebrano i 250 anni dalla morte, però, morì prima di terminare il progetto. Carlo Vanvitelli, suo figlio, e altri architetti della sua scuola portarono a conclusione la grandiosa residenza reale. Il Palazzo ha una superficie di circa 47.000 metri quadrati. Il Parco si sviluppa su 123 ettari, cui si aggiungono gli oltre 70 ettari del Bosco di San Silvestro. Le grandi estensioni della Reggia di Caserta non avevano solo la finalità di esprimere la grandezza del Regno, venivano utilizzate anche per finalità produttive. La corte era espressione di un antesignano sistema economico autosufficiente. La Reggia di Caserta, di cui sono parte anche il Bosco di San Silvestro e l’Acquedotto carolino, è oggi Museo autonomo del Ministero della Cultura. Nel 1997 è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Costume e Società

Cybersecurity: come fare shopping online in modo sicuro

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Nell’era digitale in cui viviamo, lo shopping online è diventato un modo estremamente comune per acquistare prodotti e servizi comodamente da casa. Tuttavia, con l’aumento delle transazioni online, molti criminali, nello specifico i cosiddetti cybercriminali, trovano sempre nuovi modi per truffare le persone; per questo è fondamentale prestare attenzione e adottare misure per garantire la sicurezza dei propri acquisti.

In questo articolo, illustreremo alcune strategie efficaci per fare shopping online in modo sicuro, riducendo al minimo i rischi legati alla frode e alla violazione dei dati.

Usare una connessione Internet sicura

Prima di fare qualsiasi tipo di transazione online, è importante assicurarsi di utilizzare una connessione Internet sicura. Evita di utilizzare reti Wi-Fi pubbliche e non protette, poiché queste sono molto più vulnerabili agli attacchi dei criminali informatici. Si consiglia quindi di prendere l’abitudine di connettersi solo a reti affidabili e sicure, come la propria rete domestica o una connessione dati mobile protetta.

Scegliere siti web affidabili

Quando si effettuano acquisti online, è bene rivolgersi sempre a siti che abbiano una reputazione consolidata e che offrano protezioni di sicurezza, come ad esempio il protocollo HTTPS nella barra degli indirizzi. È fortemente sconsigliato fare acquisti su siti sospetti o poco conosciuti, in quanto potrebbero essere truffe o vendere prodotti contraffatti. Per controllare se un’azienda è affidabile e seria è bene avvalersi dell’aiuto di portali come iCribis, dove è possibile ricercare gratuitamente informazioni sulle aziende di tutto il mondo.

Proteggere i propri dati personali

Quando si fanno acquisti online, è importante proteggere i propri dati personali. È raccomandabile assicurarsi di fornire soltanto le informazioni necessarie per completare l’acquisto e verificare che il sito utilizzi misure di sicurezza appropriate per proteggere i dati sensibili, come le informazioni sulla carta di credito. Inoltre, non condividere mai dati personali sensibili tramite e-mail non protette o su siti web non sicuri.

Utilizzare metodi di pagamento sicuri

È fondamentale scegliere sempre metodi di pagamento sicuri quando si fanno acquisti online, utilizzando carte di credito o servizi di pagamento affidabili, che offrono meccanismi di protezione come la crittografia dei dati e la possibilità di contestare addebiti non autorizzati. Si sconsiglia inoltre l’utilizzo di bonifici bancari o servizi di pagamento non riconosciuti, poiché potrebbero essere più suscettibili a frodi.

Tenere l’antivirus sempre aggiornato

Un altro modo per proteggersi è tenere sempre aggiornato il software di sicurezza del dispositivo. Installare un buon programma antivirus e un firewall affidabile protegge da malware, spyware e tutte le principali minacce informatiche. Si consiglia, dunque, di eseguire regolarmente gli aggiornamenti del software per beneficiare delle ultime patch di sicurezza e delle migliorie apportate dagli sviluppatori.

Controllare le transazioni e gli estratti conto

Dopo aver effettuato un acquisto online, è bene controllare sempre, o almeno su base regolare, le transazioni del proprio conto bancario o carta di credito. Verificando attentamente gli addebiti, è possibile contattare immediatamente la banca o l’emittente della carta qualora vi siano transazioni sospette o non approvate. In questi casi, agire tempestivamente può aiutare a risolvere eventuali problemi di frode in modo rapido ed efficiente.

In conclusione, lo shopping online è molto comodo e conveniente ma allo stesso tempo perché sia sicuro, richiede attenzione e precauzioni. Ma, seguendo le linee guida sopra menzionate, si possono ridurre al minimo i rischi.

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