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Cronaca

Tiziana Cantone suicida per video hot, 4 indagati

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Tempo di lettura 2 minuti La madre: "Ridatele la dignità". E il vice Corecom Marche la insulta su Twitter: "Vacca"

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Redazione

CASALNUOVO – Quattro persone sono iscritte nel registro degli indagati da un anno per diffamazione nei confronti di Tiziana, la 31enne che si è suicidata dopo che un suo video hot è diventato virale. Si tratta delle quattro persone a cui la 31enne aveva mandato su WhatsApp il video, poi diffuso sul web contro la sua volontà: la loro iscrizione risale a oltre un anno fa, a quando cioè Tiziana presentò querela nei loro confronti.Palloncini bianchi a forma di cuore e un lungo applauso. Così è stata salutata, all'esterno della chiesa di San Giacomo Apostolo a Casalnuovo, l'uscita della bara di Tiziana, la 31enne che martedì scorso si è tolta la vita dopo la diffusione, contro la sua volontà, di alcuni video hot. "Non ha mai tradito nessuno, ridatele la dignità, non meritava tutto questo", ha detto la madre che, durante le esequie, ha avuto un lieve mancamento. "Dobbiamo fare in modo che ci siano leggi che tutelino queste persone" ha detto il parroco, don Giuseppe Ravo, nella sua omelia ai funerali della giovane. "Ci domandiamo perché questa bella ragazza piena di prospettive si è sacrificata. Il perché non lo sapremo mai, resterà un mistero. Ma abbiamo la certezza che lei amava la vita, voleva essere in questa vita".

Il vice Corecom la insulta "Non sono come Gasparri che scrive e poi cancella i suoi tweet. Io mi assumo le mie responsabilità. Chiedo scusa alla famiglia di Tiziana Cantone e alla sua memoria. Non volevo esprimermi con un termine che io stesso ammetto essere esecrabile ma è stata esclusivamente la rabbia di una cattolico, quale io sono, che condanna così come l'omicidio anche il suicidio. A me è stato insegnato che la vita la dà e la toglie una 'Persona' sola". Lo dice all'Adnkronos Francesco Capozza, vicepresidente del Corecom Marche – Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Marche, dopo le polemiche provocate da un suo messaggio su Twitter in cui offendeva la ragazza che si è suicidata a causa di un suo video hard diventato virale sul web.


"Scusatemi, attaccatemi pure, ma io non posso concepire il suicidio di per sé, ancor meno se una vacca che si fa video hot poi arriva a tanto" aveva cinguettato Capozza, e molti utenti si erano detti indignati per il tweet, chiedendo le sue dimissioni. A partire dal capogruppo PD della Regione Marche, Gianluca Busilacchi, che aveva parlato di "inevitabili dimissioni". Tuttavia, Capozza replica di non volersi dimettere dal suo attuale incarico istituzionale.A chieder un suo passo indietro anche gli stessi vertici regionali. "Questa mattina – riferisce – sono stato oggetto di pressioni da parte del presidente della Giunta regionale e del presidente del Consiglio regionale affinché io rassegnassi le mie dimissioni, cosa che però non intendo fare. Primo perché sono vicepresidente di un'autorità indipendente innanzitutto dalla politica. Secondo, perché sul mio profilo personale Twitter esprimo esclusivamente opinioni personali, condivisibili o anche esecrabili, ma assolutamente non riconducibili né al mio incarico istituzionale né tantomeno a persone con cui ho lavorato o lavoro tutt'oggi" afferma.

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Castelli Romani

Frascati: “Crolla” la pavimentazione in piazza San Rocco

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Spaventano le immagini che ci sono arrivate oggi in redazione di piazza San Rocco a Frascati.
“Frascati crolla” è il grido che ci giunge.

la foto mostra nel dettaglio la “voragine” creatasi su piazza San Rocco

I lavori che imperversano in città mostrano la fragilità del territorio dove si sviluppa Frascati.
Anni di mancate manutenzioni e di lavori, a quanto ci dicono numerosi altri cittadini, eseguiti con poca accuratezza hanno minato la stabilità del terreno e le piogge torrenziali di questi giorni sono il “colpo di grazia”.

immagini giunte in redazione

Quello che traspare è la necessità di porre in essere un accurata ricognizione della città stessa, specie nella zona più storica ed antica.
La necessità di riqualificare, in special modo, tutto il centro storico diventa sempre di più necessaria ed urgente proprio per evitare ulteriori danni a quello che resta il fragile territorio della città tuscolana.

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Cronaca

Tragedia familiare a Perugia: tre corpi trovati senza vita in un casolare isolato

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Un agghiacciante ritrovamento ha sconvolto la comunità di Perugia: tre persone sono state scoperte morte all’interno di un casolare abbandonato, situato nelle campagne remote di Fratticiola Selvatica. Gli inquirenti parlano di una scena drammatica, che sembra indicare un brutale omicidio-suicidio.

Secondo le prime informazioni fornite dagli investigatori, si tratterebbe di un gesto estremo avvenuto in ambito familiare, un atto di violenza che ha spezzato tragicamente tre vite. Le vittime sono un uomo, sua moglie e la loro figlia, tutti uccisi da colpi di fucile sparati a bruciapelo. Il silenzio che circonda questo macabro episodio lascia spazio a molte domande, ma una delle poche certezze è che si tratta di un dramma che ha avuto come sfondo una tranquilla e isolata zona rurale.

Non è ancora chiaro chi abbia lanciato l’allarme, ma l’intervento dei soccorritori del 118, giunti sul posto con un’ambulanza e un’auto medica, è stato purtroppo inutile: i tre erano già deceduti all’arrivo.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Perugia, sono ancora in corso per fare chiarezza su chi abbia premuto il grilletto e ricostruire con precisione la dinamica degli eventi. Sul luogo della tragedia sono intervenute la squadra mobile e la scientifica, impegnate a raccogliere ogni elemento utile per risolvere questo inquietante caso. Il casolare, ubicato in una zona di campagna difficile da raggiungere, è accessibile solo attraverso una stretta strada sterrata, aumentando la sensazione di isolamento e mistero che circonda l’intera vicenda.

Le indagini proseguono senza sosta, ma il paese è già sconvolto da un dramma che lascia una scia di dolore e interrogativi.

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Cronaca

Terrore in corsia: Medici e infermieri sotto assedio nel Policlinico di Foggia

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Due aggressioni in pochi giorni. Il personale sanitario grida aiuto: “Siamo stanchi e spaventati”

Nel cuore della notte, le corsie del Policlinico di Foggia si sono trasformate ancora una volta in un campo di battaglia. Un giovane di appena 18 anni, arrivato in pronto soccorso per uno stato d’ansia, ha scatenato la sua furia contro tre infermieri, sferrando calci e pugni. Questo episodio, l’ultimo di una serie allarmante, ha gettato nuovamente nel panico il personale sanitario, già provato da un’aggressione avvenuta solo pochi giorni prima.

“Non siamo più al sicuro nemmeno sul posto di lavoro,” confida Maria, un’infermiera con 20 anni di esperienza, la voce tremante. “Veniamo qui per salvare vite, ma rischiamo la nostra ogni giorno.”

L’escalation di violenza ha raggiunto un punto critico. Solo quattro giorni prima, nel reparto di chirurgia toracica, i familiari di una giovane paziente deceduta hanno aggredito il personale, costringendolo a barricarsi nelle stanze dell’ospedale per sfuggire alla loro ira.

Il dottor Antonio, chirurgo di lungo corso, racconta con gli occhi lucidi: “Ho visto colleghi piangere dopo il turno, altri che non vogliono più venire a lavorare. Siamo esausti e spaventati.”

La situazione è talmente grave che Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, ha lanciato un appello disperato alla Premier Meloni: “Abbiamo bisogno di un piano di sicurezza immediato. Altrimenti ce ne andiamo tutti.”

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, fa eco a questa richiesta, invocando un aumento del presidio delle forze di polizia negli ospedali. “I nostri angeli in camice bianco non possono trasformarsi in bersagli,” afferma con fermezza.

Mentre le istituzioni dibattono, il personale sanitario ha proclamato lo stato di agitazione. Una manifestazione unitaria è prevista per il 16 settembre a Foggia, un grido collettivo per chiedere protezione e rispetto.

“Ogni volta che sento una voce alterata, il cuore mi batte all’impazzata,” confessa Lucia, giovane specializzanda. “Non è questo che sognavo quando ho deciso di diventare medico.”

La proposta del senatore Ignazio Zullo di introdurre un “daspo sanitario” per chi aggredisce il personale medico ha acceso un dibattito infuocato. “Tre anni senza cure gratuite potrebbero far riflettere chi pensa di poter usare la violenza,” sostiene il senatore, pur garantendo che le cure salvavita e urgenti sarebbero sempre assicurate.

Mentre il dibattito infuria, nei corridoi del Policlinico di Foggia regna un silenzio teso. Medici e infermieri continuano il loro lavoro, con la paura negli occhi ma la determinazione nel cuore. “Abbiamo giurato di curare, e lo faremo sempre,” afferma il dottor Giovanni, primario di pronto soccorso. “Ma abbiamo bisogno di sentirci protetti per poter proteggere gli altri.”

La città di Foggia, e con essa l’Italia intera, trattiene il respiro, sperando che questa spirale di violenza possa finalmente interrompersi. Nel frattempo, gli “angeli in camice bianco” continuano la loro missione, eroi silenziosi di una battaglia che non avrebbero mai voluto combattere.

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