TORINO: LA COMPAGNA HA UNA CRISI EPILETTICA, LORO SI FANNO I SELFIE E LA PRENDONO IN GIRO

di Angelo Barraco
 
Torino – L’epilessia è una malattia imprevedibile, che coglie di sorpresa chi ne soffre e che provoca un “blackout” del soggetto che ne è affetto.  Si può manifestare in diverse forme, ma spesso non da preavviso e il soggetto che ne viene colpito perde conoscenza in qualsiasi luogo esso si trovi. In questi casi l’assistenza è d’obbligo, cosa che non hanno fatto le tre studentesse 15enni di un istituto Professionale di Torino, che approfittando di una crisi epilettica di una loro compagna scuola avvenuta nel bagno della scuola, hanno preferito fotografarla, deriderla e condividere i selfie con gli amici su Whatsapp piuttosto che aiutarla. In una di queste foto, una compagna in preda alla crisi epilettica è paragonata alla figlia di Fantozzi. Le tre ragazze sono state sospese dall’istituto per tre giorni. Sulla vicenda non è stata aperta nessuna inchiesta giudiziaria.
 
Noi abbiamo chiesto alla Dottoressa Rossana Putignano, Psicologa Clinica – Psicoterapeuta membro del “Crime Analysts Team”, di  darci il suo punto di vista in merito a questa terribile vicenda.

“La vicenda di Torino, che vede protagoniste tre ragazze di un istituto professionale e una fanciulla in preda a un attacco epilettico, ci lascia sconcertati. La cosa che lascia piú esterefatti è soprattutto si tratti di un gruppetto tutto al femminile. Non è questione né di genere, né di educazione in famiglia. Qui le vittime sono quattro. Da un decennio circa, ci lamentiamo di una società 'liquida', superficiale, che minimizza qualsiasi evento che meriterebbe, quantomeno, solidarietà; infatti, nella suddetta vicenda, la malattia viene derisa, beffeggiata e addirittura fotografata. Ripeto, le vittime sono quattro. Il narcisismo 'secondario' – così è chiamato questo fenomeno in alcuni  convegni di psicoterapia-  sta mietendo molte vittime 'ignare' ;  la tecnologia,sicuramente, non ci aiuta con i suoi artifizi, portandoci a beffeggiare,addirittura,una situazione drammatica. L'epilessia è una malattia neurologica piuttosto vistosa e sconvolge chi si trova ad assistervi: le convulsioni portano il soggetto a cadere al suolo e spesso, anche a farsi male durante la caduta, allertando,generalmente,chi è intorno. Perché queste tre ragazze hanno reagito in maniera 'incongrua'? Chiamiamo “incongruo” un comportamento che non è sintonico e adeguato alla situazione, nel caso di specie, questo comportamento si è palesato con immagini terribili, scattate per il pubblico ludibrio. Come predetto, non è colpa delle ragazzine ma dell'abbassamento della soglia di percezione del rischio e la minimizzazione degli eventi come se non ci appartenessero o come se si trattassero di un gioco. È colpa anche del cinismo che segna questa nuova modalità di essere al mondo, frequente nella nuova generazione, obnubilata dalla TV: alcune conduttrici tendono a 'negare' al pubblico la gravità degli episodi spiacevoli che possono andare in onda; ad esempio, nel caso figlia di Eva Hengel, sentitasi male durante un gioco di apnea, tutto è andato a finire “a tarallucci e vino” fino a portare il comune telespettatore a credere in una finzione scenica. Ecco, il telespettatore ha ragione quando non si fida, ma quella giovane donna stava male davvero. Non va bene ragazzi. È colpa degli esempi che compaiono in TV,un po' per scarsa professionalità, un pò perché è sempre tutto fatuo, con programmi non-sense o con trasmissioni in cui la sofferenza e gli stenti della gente sono i veri protagonisti. Non va bene perché stiamo creando una generazione non solo precoce, ma programmata al cinismo e ai disturbi di personalità; il problema non è la fantomatica “teoria gender” a creare distorsioni nei ragazzini quanto la TV, grande “baby sitter” dei giorni nostri. Non è giusto e il cuore dei genitori è quello che più ne risente; infatti, i ragazzini si difendono come possono con cinismo e indifferenza verso il  dolore messo in scena continuamente e a tutti i livelli. Non va bene perché stiamo perdendo uno dei valori più grandi che è quello della solidarietà e della vicinanza. Un giorno, nel caso in cui  queste tre ragazze dovrebbero aver bisogno di un intervento di qualcuno in caso di aggressione o di un vicino di casa, potrebbero non trovare nessun soccorso. Che ben vengano,invece,le punizioni come i tre giorni di sevizio sociale. Un monito: facciamo in modo di inserire un programma di prevenzione primaria ovunque, non solo nelle scuole, anziché ricorrere ad interventi “riparativi”. Chi  ripara l'umiliazione e la grande ferita nell'anima di questa  giovane vittima? Meditate gente e i professionisti che si attivino per un servizio psicoeducativo e di informazione a tappeto….prima che sia troppo tardi”.