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Editoriali

TRAPANI: ABBATTUTA LA TORRE MAFIOSA DEI MESSINA DENARO

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Redazione

Trapani – Arrestati i vertici operativi dell'organizzazione tra cui la sorella del boss latitante Matteo Messina Denaro Patrizia Messina Denaro e il nipote Francesco Guttadauro ed i cugini Mario Messina Denaro, Lorenzo Cimarosa E Giovanni Filardo. 
Nella mattinata odierna, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e D.I.A., hanno portato a termine un’importante operazione nei confronti del latitante Matteo Messina Denaro e del mandamento mafioso di Castelvetrano.
I provvedimenti di arresto sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta dei magistrati della locale Procura Distrettuale che coordinano le attività di ricerca del boss trapanese: il Procuratore aggiunto d.ssa Teresa Principato e i sostituti procuratori Paolo Guido e Marzia Sabella. Lle ordinanze di custodia cautelare hanno riguardato 30 soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento aggravato, compravendita elettorale, corruzione, turbativa d’asta, aggravati dalle finalità mafiose.
 
I carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani hanno eseguito 17 provvedimenti nei riguardi di soggetti indiziati a vario titolo di far parte delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara. In particolare, le indagini hanno documentato le attività illecite del mandamento mafioso di Castelvetrano, accertando i ruoli di vertice degli esponenti della famiglia dei Messina Denaro, il capillare controllo del territorio ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale attraverso imprese di diretta emanazione dell’organizzazione criminale. L’articolata attività conferma il ruolo apicale tutt’ora rivestito dal latitante Matteo Messina Denaro all’interno del mandamento e della provincia mafiosa, che si concretizza nella direzione delle varie articolazioni dell’organizzazione, nella risoluzione di controversie interne al circuito familiare e nella gestione degli ingenti interessi economici del sodalizio. in tale ambito, è stato possibile documentare il ruolo di vertice operativo assunto da Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, anche quale collettore delle relazioni connesse all’attività di sostentamento della famiglia dei Messina Denaro e dello stesso latitante. Sono stati in particolare documentati, anche attraverso intercettazioni di notevole valore probatorio, i ripetuti interventi del Guttadauro per dirimere i contrasti interni al circuito familiare, inerenti la spartizione dei guadagni provenienti dalle società controllate dagli imprenditori mafiosi Antonino Lo Sciuto e Lorenzo Cimarosa, quest’ultimo cugino del latitante.

Le indagini hanno altresì documentato come i citati Cimarosa e lo Sciuto, titolari delle società B.F.Costruzioni s.r.l. e M.G. Costruzioni s.r.l. abbiano gestito, per conto dell’organizzazione, la realizzazione di importanti commesse pubbliche e private nell’area di Castelvetrano, quali strade della zona industriale ed opere di completamento del cd. “polo tecnologico” di contrada airone, nonché i lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico denominato “ventodivino”, nel comune di Mazara del Vallo, a seguito di un accordo spartitorio con quest’ultimo mandamento mafioso. In tale quadro, le indagini hanno accertato anche le modalità di aggiramento dei vincoli imposti dal protocollo di legalità sottoscritto dall’appaltatore del parco eolico, l’impresa Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative s.r.l., con la Prefettura di Trapani.

Nel corso delle indagini, si registrava anche l’intervento del Cimarosa e dei Lo Sciuto nei confronti dell’imprenditore mazarese Carlo Loretta, per risolvere una disputa nata con riferimento alla quota dei lavori da far eseguire all’impresa M.E.S.T.R.A. srl., riconducibile alla locale famiglia mafiosa. La piena riconducibilità delle vicende societarie alla famiglia del latitante veniva confermata dai conflitti sulla spartizione degli utili d’impresa, ritenuta iniqua da Patrizia Messina Denaro e da Rosa Santangelo, zia del ricercato, con l’intervento risolutore, anche in questo caso, di Francesco Guttadauro.

Il provvedimento comprende, inoltre, le indagini sviluppate nei confronti di Nicolò Polizzi, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei principali referenti dei flussi di comunicazioni mafiose verso la provincia di Palermo, con particolare riferimento ai contatti preparatori delle riunioni, tra il noto Francesco Luppino e i responsabili dei mandamenti di cosa nostra palermitana. il Luppino costituiva, infatti, all’epoca in cui le articolazioni palermitane di cosa nostra stavano tentando di ricostituire la commissione provinciale, il referente trapanese delle comunicazioni destinate a Matteo Messina Denaro.

Dopo l’arresto del Luppino, lo sviluppo delle investigazioni nei confronti di Polizzi Nicolò consentiva l’acquisizione di elementi che, oltre a confermarne la contiguità al latitante di Castelvetrano, definivano il ruolo di condizionamento delle commesse pubbliche e private in ambito locale. in particolare, il predetto emergeva quale referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena Valtur, in località Tre Fontane a Campobello di Mazara, ad opera della società Mediterraneo Villages s.p.a.. dalle indagini è emersa anche la capacità di quest’ultimo nel rapportarsi con la locale amministrazione comunale e con vari operatori economici per l’ottenimento di posti di lavoro e la cura di altri interessi del sodalizio mafioso. In particolare, è stato riscontrato l’appoggio offerto dal predetto polizzi e dalla famiglia mafiosa ad una candidata alle elezioni regionali del 2012, in cambio di rilevanti somme di denaro.
 
La Squadra Mobile di Trapani – S.C.O., ha eseguito 8 provvedimenti che hanno riguardato sia l’articolazione mafiosa di Paceco che quella di Castelvetrano.

A carico dell’indagata  Messina Denaro Patrizia, cui viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso,  la Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo  e Squadre Mobili Di Palermo e Trapani) ha raccolto importanti risultanze al fine di dare contezza dell’intraneità della sorella del latitante alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. In particolare le intercettazioni dei colloqui in carcere tra la donna ed il di lei marito, Panicola Vincenzo (detenuto e già condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per 416 bis c.p. nell’ambito del processo Golem fase II), hanno evidenziato come ai legami di parentela si siano affiancati ed addirittura sovrapposti i più stretti vincoli derivanti dalla comune appartenenza a cosa nostra.

I colloqui intercettati evidenziavano come la Messina Denaro Patrizia avesse avuto il compito dal marito di interloquire con il fratello latitante per sapere se lo stesso avesse o meno autorizzato l’imprenditore Grigoli Giuseppe a rendere dichiarazioni accusatorie contro altri indagati, con il fine ultimo di salvaguardare le aziende a lui sequestrate (il gruppo 6g.d.o. esercente nella grande distribuzione con il marchio Despar). 

Tale esigenza originava dal malumore maturato nei confronti del Grigoli a seguito di sue propalazioni processuali e quindi dalla eventualità che lo stesso potesse essere “punito” con un pestaggio da parte di altri detenuti.
La donna, nel corso di successivi colloqui, dava conto di aver comunicato (in maniera riservata) con il noto latitante e di aver da lui ricevuto chiare direttive “di lasciare stare” il Grigoli, non tanto perché avesse autorizzato lo stesso a rendere dichiarazioni ma perché un’eventuale sua piena collaborazione avrebbe arrecato un più grave danno all’organizzazione criminale.
Sulla base di tali intercettazioni, pertanto, si acquisiva prova del fatto che la donna, dimostrando di essere in grado di interloquire direttamente con il fratello latitante, svolgesse un ruolo funzionale all’interno della famiglia mafiosa di Castelvatrano  tale da garantire al Messina Denaro Matteo tempestiva e piena cognizione di questioni d’interesse della consorteria e di poter esercitare le sue prerogative di valutazione e decisione, correlate alla funzione di vertice allo stesso riconosciuta.

Viene contestata all’indagato Mario Messina Denaro la tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In particolare è stato verificato come il Messina Denaro Mario frequentasse, senza averne plausibili motivazioni, il centro diagnostico Hermes di Castelvetrano. Non potendo escludere che tale frequentazione potesse essere connessa a fatti di natura illecita o, peggio, ad ipotesi di favoreggiamento nei confronti del più noto cugino latitante, venivano esperite più approfondite indagini anche di natura tecnica.
Le investigazioni consentivano, quindi, di acquisire importanti inconfutabili elementi di riscontro in ordine al tentativo di estorsione posto in essere dal  Messina Denaro Mario ai danni della Hermes di Castelvetrano ed in particolare  della sua rappresentante Ferraro Elena e del socio Tagliavia Francesco.
Le indagini evidenziavano come il Messina Denaro Mario si fosse presentato alle vittime, avvalendosi della reputazione negativa goduta sul territorio castelvetranese in quanto cugino del noto latitante nonché per i suoi trascorsi giudiziari (il Messina Denaro Mario è stato già condannato a 5 anni di reclusione per il reato di estorsione aggravata commessa nel 2008 nei confronti di un imprenditore di Castelvetrano) al fine di chiedere un’ingiusta dazione di denaro intimando alla Ferraro Elena di collaborare con altra clinica operante nel nord italia per poi prospettare la necessità di emettere delle fatture di importo superiore a quanto effettivamente eseguito allo scopo di costituire un  fondo “in nero” da consegnare illecitamente all’indagato che, a suo dire,  l’avrebbe utilizzato per sostenere le famiglie dei detenuti. Lo stesso Messina Denaro Mario, secondo quanto acquisito, avrebbe millantato di ricoprire un ruolo di vertice in seno alla consorteria mafiosa castelvetranese (testualmente si presentava come il capo di tutto) al fine di incutere maggiore timore alle vittime.
All’esito dei servizi tecnici venivano anche escusse le parti offese che confermavano il quadro delle acquisizioni probatorie fornendo un importante riscontro ai fini della successiva emissione del provvedimento restrittivo in argomento.
Gli altri provvedimenti hanno riguardato esponenti contigui al noto mafioso Mazzara Michele al quale viene contestato il reato di intestazione fittizia unitamente ai soci della SPE.FRA. Costruzioni s.r.l. in ordine a tale filone di indagine si realizzava una convergenza investigativa con i carabinieri che pervenivano ad acquisizioni analoghe deferendo all’A.G. i medesimi soggetti per gli stessi fatti. Si acquisivano fonti di prova secondo le quali il Mazzara, sempre al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, aveva fittiziamente intestato la sopra citata impresa SPE.FRA. Costruzioni s.r.l. agli indagati, Spezia Francesco, Agosta Antonella e Matteo (moglie e cognato dello spezia) e Fabiano Francesco, mantenendone la gestione diretta e fruendo degli utili d’impresa.

Monitorando il medesimo filone investigativo emergevano chiari indizi di colpevolezza in ordine a fatti di corruttela emersi nell’esecuzione, da parte della SPE.FRA. Costruzioni s.r.l., di lavori di “manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti presso la casa circondariale ucciardone di Palermo” affidati alla menzionata impresa.

Nel dettaglio si accertava come l’indagato Marino Giuseppe – funzionario tecnico (ingegnere) del Ministero della Giustizia in servizio presso il Provveditorato Regionale del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria di Palermo – avesse ricevuto del denaro per compiere atti contrari al proprio ufficio per evitare alla ditta SPE.FRA. Costruzioni s.r.l. una penale per il ritardo nell’esecuzione nei lavori di cui sopra. per la promessa di pagamento al Marino Giuseppe (di 10.000 euro n.d.r.) venivano deferiti anche gli indagati Spezia Francesco e Pilato Giuseppe (un geometra dipendente della SPE.FRA. Costruzioni s.r.l.).

Nel medesimo contesto investigativo si evidenziavano prove a carico degli indagati Pilato Giuseppe e Torcivia Salvatore (altro funzionario tecnico del Ministero della Giustizia in servizio presso il Provveditorato Regionale del D.A.P. di Palermo) in ordine alla turbativa d’asta, manipolata in favore della menzionata ditta, relativa a due diverse procedure per lavori da eseguirsi presso la casca circondariale ucciardone  di Palermo (una di circa 44 mila euro per la realizzazione di impianti di sicurezza, ed un’altra di circa 37 mila euro per l’allacciamento di impianti tecnologici).
 
I militari del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata – G.I.C.O – del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, con la collaborazione del Servizio Centrale d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata – S.C.I.C.O. – della Guardia di Finanza di Roma, hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di  Giovanni Filardo (50 anni), cugino del boss per parte di madre, la moglie, Franca Maria Barresi (45 anni) e le due figlie della coppia Floriana (26 anni) e Valentina (27 anni) componenti della fitta rete di fiancheggiatori del boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, accusati di trasferimento fraudolento di società e valori.

Ulteriori acquisizioni investigative sono confluiti nei provvedimenti eseguiti dai carabinieri nei confronti di Lorenzo Cimarosa  e Antonino Lo Sciuto.

Le investigazioni della Guardia di Finanza hanno permesso di scoprire, oltre alle personali responsabilità penali degli indagati nell’azione di supporto alla latitanza del boss trapanese, l’esistenza di un circuito imprenditoriale preordinato ad assicurare un completo controllo economico del territorio nel settore dell’edilizia e relativo indotto mediante la gestione dell’acquisizione, della spartizione e della realizzazione di importanti commesse, capeggiato proprio dal Filardo che dal carcere, ove all’epoca era recluso, dirigeva di fatto le imprese edili della famiglia, con l’appoggio di altre aziende della zona “disponibili” a supportare gli affari della “famiglia”.
dal luogo di detenzione, infatti, il Filardo impartiva ai suoi familiari (la moglie, le figlie, il cognato e i nipoti) precise disposizioni e direttive sull’attività imprenditoriale, puntualmente recepite e attuate, sostituendosi nella gestione degli affari di famiglia al congiunto detenuto, partecipando fattivamente all’acquisizione delle commesse per la realizzazione di strutture industriali/commerciali nel territorio di Castelvetrano e della provincia trapanese, come parchi eolici, capannoni e punti di ristorazione, curando anche la riscossione dei crediti presso i vari committenti (pubblici e privati) nonché i rapporti con gli istituiti di credito.
Le direttive impartite da Giovanni Filardo hanno riguardato sia la gestione delle aziende edili – con particolare riferimento alle assunzioni, ai licenziamenti, ai pagamenti ed alle riscossioni – sia il progressivo prosciugamento delle disponibilità finanziarie sociali e personali, per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione di carattere patrimoniale previste dalla normativa antimafia. per il trasferimento delle somme dai conti correnti bancari e per talune operazioni di banca, una delle figlie si rivolgeva, su indicazione del padre, a impiegate compiacenti di alcuni importanti istituti di credito che con deferenza fornivano la necessaria consulenza.
Con particolare riferimento all’attività di sostegno economico al circuito familiare del latitante garantito dal Filardo emerge la contiguità e il ruolo di responsabilità decisionale raggiunto in seno al sodalizio mafioso da un’altra donna della famiglia Messina Denaro, Anna Patrizia, sorella di Matteo. quest’ultima, artefice d’insistenti pretese di denaro avanzate alla famiglia Filardo, verosimilmente quale contributo dovuto per le commesse ottenute, ha ricevuto somme in acconto corrisposte da Floriana Filardo proprio su indicazioni del padre recluso.
 
Personale della DIA ha eseguito due provvedimenti restrittivi maturati nell’ambito delle indagini condotte da personale della direzione investigativa antimafia, supportate da numerose attività tecniche, nelle quali venivano raccolti una vasta mole di elementi convergenti che, riscontrati da fonti di prova di natura dichiarativa oltre che dalle risultanze investigative, hanno permesso di accertare la commissione di estorsioni, aggravate dal metodo mafioso, da parte di  Messina Denaro Patrizia, sorella del latitante Matteo Messina Denaro e Guttadauro  Francesco, figlio del pregiudicato mafioso Filippo e di  Rosalia Messina Denaro, altra sorella di Matteo.
Secondo la ricostruzione prospettata dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia, la sorella ed il giovane nipote del noto latitante, avrebbero indebitamente richiesto a due ereditiere di Castelvetrano (TP), una quota sostanziosa delle cospicue somme di denaro che le stesse avevano ricevuto in eredità a seguito di lasciti di una loro conoscente, recentemente scomparsa.
una delle vittime, La Cascia Girolama, cedendo alle pressioni estorsive,  ha corrisposto a Messina Denaro Patrizia la somma di euro 70.000,00 (settantamila), mediante  assegni  circolari, la cui emissione veniva giustificata da inesistenti operazioni immobiliari.

La Cascia Girolama, seguendo le precise indicazioni impartitegli  da  Messina Denaro Patrizia,  rendeva al personale della D.I.A. false dichiarazioni, al fine di coprire l’attività delittuosa dei propri aguzzini.
Per tali ragioni, le veniva contestato il reato di favoreggiamento e sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
L’altra vittima, Campagna Rosetta, restia ad aderire alle illegittime pretese economiche della Messina Denaro, veniva, anche, contattata dal giovane Francesco Guttadauro, che non esitava a sollecitare reiteratamente anche i suoi prossimi congiunti, chiedendo anche a questi la corresponsione delle somme pretese dall’organizzazione criminale alla consanguinea.
Il Giudice delle indagini preliminari, nel provvedimento cautelare, non ha mancato di stigmatizzare come Messina Denaro Patrizia ed il nipote Guttadauro Francesco, per raggiungere i loro fini illeciti, non abbiano avuto necessità di ricorrere a condotte caratterizzate da atti di violenza o all’uso di espressioni apertamente minacciose, essendo sufficiente potersi avvalere della “forza intimidatrice” del vincolo associativo, evocando l’appartenenza, con ruoli apicali e di vertice, dei propri congiunti all’organizzazione criminale di tipo mafioso “cosa nostra”, tanto radicata in quel territorio dal pretendere di imporre anche una propria “imposta di successione” sui cittadini.
 
Oltre all’esecuzione delle misure cautelari personali, il G.I.C.O. e lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza hanno proceduto, congiuntamente ai Carabinieri  e alla Polizia di Stato, al sequestro preventivo (art 321 cpp; art 12 sexies d.l. 306/92) di nr. 3 complessi aziendali ( B.F Costruzioni s.r.l. – M.G. Costruzioni s.r.l. – Spe.Fra. Costruzioni s.r.l.) riconducibili al latitante ma fittiziamente intestati ai suoi prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell’edilizia per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, il tutto ricostruito con articolate indagini economico – finanziarie.
 

Editoriali

Giornalismo, giornalettismo e giornalaismo: urge un fronte comune per arginare l’informazione pilotata

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Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo

C’è l’urgenza e la necessità di fare fronte comune tra giornalisti seri e professionisti che credono nella deontologia professionale e dedicano il loro tempo agli approfondimenti e indagini per garantire il diritto all’informazione contro una malainformazione sempre più faziosa e sciatta.

Le trasmissioni tv “strillate” e costruite artatamente per portare avanti una propaganda o gogna mediatica contro il nemico di turno, i siti (soprattutto i locali territoriali) che si dedicano esclusivamente al copia e incolla al servizio del “padrone” di turno, i giornali pilotati dalla politica, la continua corsa spasmodica a caccia dello scoop stanno minando irreversibilmente una professione che va rimessa al centro con serietà e rigore prima che i lettori si ritrovino in una rete di pubblicità malsane e informazioni costruite che non rappresentano la realtà e non ricercano la verità sostanziale dei fatti.

Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo. Ma vediamo di cosa stiamo parlando.

Nel panorama mediatico contemporaneo, la distinzione tra giornalismo, giornalettismo e giornalaismo diviene sempre più rilevante e complessa. Questi tre termini, pur avendo radici comuni, delineano sfaccettature diverse dell’informazione e della comunicazione, ognuna con le proprie caratteristiche e implicazioni.

Il giornalismo

Il giornalismo, nella sua forma più tradizionale, rappresenta l’attività professionale volta alla raccolta, alla verifica e alla diffusione di notizie attraverso mezzi di comunicazione di massa. Il giornalista, in questo contesto, opera secondo principi etici e professionali consolidati, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza nella ricerca e nella presentazione delle informazioni. Il giornalismo tradizionale si basa su fonti verificate, ricerca approfondita e rispetto dei codici deontologici.

Il giornalismo è un pilastro fondamentale della democrazia e svolge un ruolo essenziale nel fornire informazioni accurate, analisi approfondite e dibattito pubblico. Questa professione si basa su principi etici e standard professionali volti a garantire l’obiettività, l’equilibrio e l’accuratezza nell’informare il pubblico.

Uno degli elementi chiave del giornalismo è la ricerca delle notizie. I giornalisti conducono indagini, intervistano fonti e raccolgono dati per fornire un quadro completo degli eventi e dei problemi che interessano la società. Questo processo richiede abilità come la capacità di ricerca, la curiosità intellettuale e la capacità di analizzare criticamente le informazioni.

Una volta raccolte le informazioni, i giornalisti devono verificarle accuratamente per assicurarsi che siano affidabili e veritiere. Questo processo di verifica coinvolge la conferma delle fonti, il controllo incrociato dei fatti e la ricerca di testimonianze multiple per confermare o confutare una storia. L’obiettivo è garantire che le informazioni fornite al pubblico siano il più possibile accurate e verificabili.

Oltre alla raccolta e alla verifica delle notizie, il giornalismo comprende anche la capacità di analizzare e interpretare gli eventi. I giornalisti forniscono contesto, prospettive e approfondimenti su questioni complesse, aiutando il pubblico a comprendere meglio il mondo che li circonda. Questo può includere reportage investigativi, reportage specializzati su argomenti come politica, economia, scienza e cultura, nonché l’analisi critica di eventi e tendenze.

Un altro aspetto cruciale del giornalismo è l’etica. I giornalisti devono operare secondo standard etici elevati, come l’onestà, l’integrità e il rispetto per la dignità umana. Questi principi guidano le decisioni editoriali, la gestione delle fonti e la presentazione delle notizie, contribuendo a mantenere la fiducia del pubblico nella professione giornalistica.

In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e culturali, il giornalismo si sta evolvendo per adattarsi a nuove sfide e opportunità. Le piattaforme digitali e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui le notizie vengono create, diffuse e consumate, portando a nuove forme di giornalismo online, giornalismo partecipativo e giornalismo cittadino. Tuttavia, questi sviluppi presentano anche sfide come la diffusione di notizie false e la diminuzione delle entrate pubblicitarie per le organizzazioni giornalistiche tradizionali.

Il giornalismo copia e incolla

Esiste poi una forma di “giornalismo copia e incolla” consistente nella pratica giornalistica in cui i giornalisti o gli operatori dei media riproducono testi, informazioni o articoli da altre fonti senza apportare modifiche significative o senza verificarne l’attendibilità. Questa pratica può essere considerata una forma di plagio o una violazione dell’etica giornalistica, poiché non fornisce un valore aggiunto al pubblico e può diffondere informazioni errate o non verificate.

Il copia e incolla può avvenire per una serie di motivi, tra cui la mancanza di tempo o di risorse per condurre ricerche originali, la pressione per pubblicare rapidamente nuove notizie o la mancanza di rigore editoriale nel verificare le fonti e le informazioni. Tuttavia, questa pratica compromette l’integrità e la credibilità del giornalismo, minando la fiducia del pubblico nelle organizzazioni giornalistiche e nell’informazione in generale.

Per contrastare il giornalismo copia e incolla, è essenziale promuovere la responsabilità editoriale e l’etica giornalistica. I giornalisti devono essere incoraggiati a condurre ricerche originali, a verificare accuratamente le fonti e a fornire contesto e analisi alle notizie, anziché limitarsi a riprodurre informazioni senza critica. Le redazioni giornalistiche devono anche impegnarsi a stabilire procedure e standard rigorosi per garantire che le notizie pubblicate siano accurate, verificate e originali.

Nonostante le sfide, il giornalismo rimane un elemento essenziale della società democratica, svolgendo un ruolo critico nel garantire la trasparenza, la responsabilità e il dibattito pubblico. In un’epoca di crescente polarizzazione e disinformazione, il giornalismo di qualità è più importante che mai per garantire la salute e la vitalità della democrazia.

Il giornalettismo

Il giornalettismo è un termine utilizzato per descrivere una pratica giornalistica che si distingue per la sua superficialità, sensazionalismo e mancanza di rigore etico e professionale. Questo fenomeno si manifesta spesso attraverso la semplificazione e la drammatizzazione delle notizie, con un’enfasi sullo scandalo, sull’intrattenimento e sulla creazione di sensazioni forti piuttosto che sull’accuratezza e sulla completezza dell’informazione. Questa forma di comunicazione mediatica può essere spinta da interessi commerciali, politici o ideologici, sacrificando la completezza e l’accuratezza delle informazioni a favore dell’attrazione di pubblico e della generazione di click e visualizzazioni.

Una delle caratteristiche distintive del giornalettismo è il suo focus sulle notizie più spettacolari o sensazionali, a volte a discapito di questioni più rilevanti o complesse. Questo approccio può portare a una distorta percezione della realtà, in cui eventi minori o isolati vengono sovradimensionati mentre questioni cruciali vengono trascurate.

Il giornalettismo è spesso associato a una certa forma di giornalismo popolare, che cerca di attirare l’attenzione del pubblico attraverso titoli accattivanti, foto suggestive e articoli sensazionalistici. Questo tipo di giornalismo tende a privilegiare il lato emotivo delle storie piuttosto che la loro sostanza, incoraggiando una cultura di consumo veloce delle notizie piuttosto che una riflessione critica e approfondita.

Una conseguenza del giornalettismo è la perdita di fiducia nel giornalismo come istituzione e nel ruolo dei media come custodi dell’informazione pubblica. Quando le persone sono bombardate da notizie sensazionalistiche e spettacolari, possono diventare scettiche riguardo alla veridicità e all’attendibilità delle informazioni, alimentando la diffidenza nei confronti dei media e delle istituzioni democratiche in generale.

Il giornalettismo può anche avere implicazioni negative per il dibattito pubblico e il funzionamento della democrazia. Quando le notizie sono presentate in modo distorto o sensazionalistico, possono influenzare le opinioni e i comportamenti delle persone, portando a decisioni politiche o sociali basate su informazioni errate o parziali.

Per contrastare il giornalettismo e promuovere un giornalismo di qualità, è fondamentale sostenere e difendere il rispetto per i principi etici e professionali del giornalismo, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza. Inoltre, i consumatori di notizie possono contribuire a contrastare il giornalettismo cercando fonti informative affidabili, valutando criticamente le notizie e cercando una varietà di punti di vista su un dato argomento.

Il giornalaismo

Infine, il giornalaismo rappresenta una nuova forma di produzione e diffusione di notizie che emerge dall’era digitale e dei social media. Caratterizzato dalla decentralizzazione della produzione e della distribuzione dell’informazione, il giornalaismo si basa spesso su fonti non tradizionali, come i social network, i blog e i forum online. Se da un lato questa democratizzazione dell’informazione ha contribuito a una maggiore diversità di voci e punti di vista, dall’altro ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alla veridicità e all’affidabilità delle fonti, dato che spesso mancano i controlli e le verifiche tipiche del giornalismo tradizionale.

Il termine “giornalaismo” potrebbe essere una creazione linguistica che si riferisce a un’evoluzione o a una variante specifica del giornalismo, magari connotata da caratteristiche distintive rispetto alla pratica tradizionale del giornalismo.

Tuttavia, se intendiamo trattare questo termine come una fusione tra “giornalismo” e “alaismo”, potrebbe essere interessante esplorare come l’alaismo, in politica, si riferisce a un’ideologia o un movimento che cerca di seguire la dottrina o le politiche di un leader carismatico, adattandole o interpretandole a seconda delle circostanze o delle necessità del momento.

Quindi, se applichiamo questa concezione al giornalismo, potremmo ipotizzare che il “giornalaismo” sia una pratica giornalistica che segue o promuove le idee, le politiche o l’agenda di un individuo, di un gruppo o di un’ideologia specifica, piuttosto che aderire ai principi tradizionali di obiettività, imparzialità e verifica delle fonti.

In un contesto simile, il giornalaismo potrebbe essere caratterizzato da una marcata parzialità, sensazionalismo e mancanza di rigore nel fornire informazioni. Questo tipo di giornalismo potrebbe essere utilizzato per promuovere un’agenda politica o ideologica specifica, manipolando o distorcendo le informazioni per adattarle a una narrativa predefinita.

È importante sottolineare che, sebbene questa interpretazione del termine “giornalaismo” possa avere delle implicazioni negative, non rappresenta l’intera gamma di pratiche giornalistiche. Il giornalismo etico e professionale rimane fondamentale per garantire l’informazione accurata e la salvaguardia della democrazia.

La diffusione dei social media e delle piattaforme online ha inoltre alimentato la proliferazione di fenomeni quali le fake news, l’echo chamber e la polarizzazione dell’opinione pubblica. Questi sviluppi pongono nuove sfide per il giornalismo, che deve adattarsi a un ambiente mediatico sempre più frammentato e competitivo, senza compromettere l’integrità e l’attendibilità dell’informazione.

In conclusione, il giornalismo, il giornalettismo e il giornalaismo rappresentano tre approcci diversi alla comunicazione mediatica, ciascuno con le proprie caratteristiche e implicazioni. Mentre il giornalismo tradizionale cerca di garantire l’accuratezza e l’obiettività delle informazioni, il giornalettismo e il giornalaismo possono privilegiare sensazionalismo e semplificazione a scapito della qualità dell’informazione.

In un’era in cui la tecnologia e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui consumiamo e produciamo notizie, è essenziale riflettere sulle implicazioni di questi cambiamenti per il futuro del giornalismo e della democrazia.

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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