TRAPIANTO DI TESTA: A DICEMBRE 2017 IL PRIMO INTERVENTO SULL'UOMO

Redazione

Il primo trapianto di testa su un uomo è stato annunciato qualche giorno fa da Sergio Canavero, neurochirurgo all’ospedale Molinette di Torino. Il professore, che afferma di aver messo a punto una tecnica rivoluzionaria per questo intervento che ha dello sbalorditivo, eseguirà l’operazione in Cina all’Università Medica di Harbin, a dicembre 2017. “Mi identifico nella figura di Victor Frankenstein – ha affermato Canavero intervenuto ai microfoni della trasmissione “Genetica oggi su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano -. Io sono per la vita, pur non essendo cattolico. La scienza e la vita – ha proseguito Canavero – sono collegate, la medicina significa anche dare la vita. Confermo che se non ci saranno problemi, il trapianto avverrà a dicembre 2017. La stragrandissima maggioranza di quello che si pubblica oggi è assolutamente irrilevante dal punto di vista scientifico. – ha spiegato il neurochirurgo – È fallito il modello della sperimentazione animale. Il 95% di tutti gli studi animali fatti, non ha portato da nessuna parte. Abbiamo seguito tutti gli tabella di ordine biomedico pubblicati sulle principali riviste scientifiche negli ultimi 20 anni, nessun articolo ha portato a qualcosa. Il problema è che se venisse bloccato questo tipo di ricerca, di conseguenza verrebbero licenziati tanti professori dalle università, verrebbero licenziati quelli che pubblicano tabella sulle riviste, ecc…  Insomma è tutto un sistema vizioso. Ci sono anche la case farmaceutiche che hanno seguito un modello sbagliato che è quello della ricerca sull’animale a tutti i costi e hanno fallito. Il trapianto di testa o di corpo è il culmine delle prove che la medicina occidentale ha fallito. Guardando i malati che morivano, mi sono guardato dentro e ho detto: basta menzogne, bisogna riconoscere che abbiamo fallito e fare qualcosa di concreto”.

Sergio Canavero è direttore del Gruppo Avanzato di Neuromodulazione, un centro di ricerca con sede a Torino, e ha scritto un articolo scientifico in cui propone una tecnica di fusione della colonna vertebrale,          

C'è già un volontario pronto a farsi trapiantare la testa: Valery Spiridonov, un programmatore russo di 30 anni che soffre della sindrome di Werdnig-Hoffman, una condizione genetica neurodegenerativa che colpisce nervi e muscoli. In un'intervista rilasciata a Motherboard, Spiridonov dice di non essere in grado di camminare sin da quando aveva un anno. L'uomo si è proposto come volontario in aprile. Il corpo su cui sarebbe innestata la sua testa sarebbe invece quello di un donatore attualmente in condizione di morte cerebrale.   

Le difficoltà sono innumerevoli: riuscire a tenere vivo il cervello durante il trasferimento, unire i due midolli spinali spezzati e farli comunicare, impedire al corpo di rigettare la testa. E queste sono solo alcune delle difficoltà scientifiche. Poi ci sono i problemi etici ed economici. È giusto usare un corpo intero per salvare una sola persona, quando i suoi organi potrebbero salvare molte? Quanto saremmo disposti a pagare per l'intervento? Che dire se un potenziale paziente – che ad esempio sta morendo a causa di una patologia incurabile oppure è tetraplegico con disfunzioni a vari organi – potesse invece sopravvivere a lungo ma "attaccato" a un corpo paralizzato?

Ecco i precedenti storici dei trapianti di testa

1908: Aggiunta di testa a un cane. Charles Guthrie attaccò la testa di un cane sul collo di un altro, unendo le arterie in modo da far fluire il sangue prima verso la testa decapitata poi verso l'altra. La testa rimase per circa 20 minuti senza afflusso di sangue e riacquistò una minima capacità di movimento.

1950: Altri cani a due teste. Vladimir Demikhov, pioniere dei trapianti di cuore e polmoni, attaccò le parti superiori dei corpi di giovani cani alle spalle di altri già adulti, creando cani con due teste entrambe in grado di muoversi, vedere e addirittura bere. Ma senza farmaci anti-rigetto la maggior parte sopravvisse solo pochi giorni: solo uno degli "ibridi" resisté per 29 giorni

1965: Trapianto di cervello canino. Robert White del Cleveland General Hospital trapiantò sei cervelli di cane nel collo di altri cani, per dimostrare come il cervello potesse sopravvivere anche in un altro corpo. L'elettroencefalogramma rilevò attività elettrica nei cervelli trapiantati, che inoltre consumavano ossigeno e glucosio.  Ma rimane ignoto cosa facessero, se qualcosa facevano, intrappolati in un collo.

1970: primo trapianto di testa su scimmia. Robert White trapiantò l'intera testa di un Macao Rhesus sul corpo di un altro. La scimmia riusciva a vedere, udire e mangiare ma White non tentò di fondere i midolli spinali. Il macaco sopravvisse per alcuni giorni dopo il trapianto.

2002: Trapianto di testa su un ratto a bassa temperatura.  Un gruppo di scienziati in Giappone ha attaccato teste di piccoli ratti sulle cosce di individui adulti, raffreddato i cervelli per prevenire i danni legati alla perdita di ossigeno. I cervelli hanno continuato a svilupparsi per tre settimane.

2013: Canavero propone il trapianto di testa umano. In un articolo su Surgical Neurology International il chirurgo italiano delinea una procedura che comprende un taglio netto del midollo spinale per minimizzare i danni e l'utilizzo del glicole polietilenico (PEG) per fonderlo con l'altro.

2014: Trapianto di testa su topi. Xiao-Ping Ren e i colleghi in Cina riportano uno scambio di teste tra topi, con un risultante topo bianco a testa nera e viceversa. I topi sono sopravvissuti per tre ore dopo essere stati staccati da un ventilatore polmonare. È un tempo ridotto, ma se la testa venisse innestata sul tronco encefalico del donatore di corpo, questo continuerebbe a controllare battito cardiaco e respirazione.

Febbraio 2015: Canavero spiega i dettagli della procedura. In un articolo su Surgical Neurology International propone di raffreddare la testa e il corpo del donatore per limitare i danni alle cellule causati dalla perdita di ossigeno, e di fondere i midolli spinali con un procedimento chiamato GEMINI, che sfrutta PEG e stimolazione elettrica e che, in altri studi, ha mostrato di promuovere la riparazione del midollo spinale.

Concludendo, sembrerebbe che il cammino verso il trapianto di testa sia stato ormai intrapreso, anche se resta difficile immaginare moltitudini di persone mettersi in fila per farsi trapiantare la testa.