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Trevignano Romano, 15 reperti archeologici nella sua villa. Denunciata donna

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TREVIGNANO – Al termine di un’attività investigativa finalizzata al recupero di beni culturali di provenienza illecita, i Carabinieri della Stazione di Trevignano Romano, con il supporto del Comando Carabinieri del T.P.C. – Tutela Patrimonio Culturale – hanno denunciato a piede libero una donna del posto per ricettazione ed impossessamento illecito di opere storiche appartenenti allo Stato.

Durante una mirata ispezione scattata nella sua villa, l’attenzione dei Carabinieri si è soffermata su alcuni particolari oggetti di arredamento, presenti all’interno dell’abitazione, risultati essere 13 reperti archeologici (vasi, ciotole, anfore, oliere, ampolle e balsamari) di origine etrusca e romana, perfettamente integri, risalenti al VII e III secolo a.C.

Nel corso delle verifiche, inoltre, i militari hanno rinvenuto un capitello architettonico – di dimensioni 70cm. x 85 cm. – di età romana imperiale e una lastra funebre del XV sec. “trasformata” in tavolo posizionato nella veranda della villa.

Grazie al supporto specialistico della Soprintendenza di Roma, è emerso che la citata lastra era stata rubata dalla Chiesa “San Simeone Profeta” di Roma, luogo sacro sconsacrato e distrutto nella prima metà del ‘900.

I reperti, il cui valore complessivo è stato quantificato in 250.000 euro, sono stati affidati al Museo Storico di Trevignano Romano.

Editoriali

“Fuori dal Coro”, Mario Giordano: accuse e disinformazione, tra “ladri di salute” e realtà distorta

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La trasmissione di Rete4 punta il dito sulle liste d’attesa con tagli e montaggi che distorcono la realtà dando poco spazio alle spiegazioni sulle cause strutturali e storiche di questo problema

Le liste d’attesa sanitarie nella regione Lazio rappresentano da anni una delle maggiori sfide per i cittadini e le istituzioni. Problemi come i lunghi tempi di attesa per visite specialistiche e interventi chirurgici affliggono il sistema sanitario da decenni, ereditati da diverse amministrazioni regionali. Negli ultimi mesi, tuttavia, la trasmissione Fuori dal Coro, condotta da Mario Giordano su Rete4, ha acceso i riflettori sul tema, con servizi che spesso sembrano puntare il dito contro l’attuale governatore Francesco Rocca e i dirigenti delle ASL.

La narrazione mediatica proposta dal programma sembra suggerire che la responsabilità delle inefficienze sia interamente da attribuire alla giunta Rocca, ignorando la complessità storica e sistemica del problema.

La campagna mediatica di Fuori dal Coro

La trasmissione di Giordano, Fuori dal Coro, è nota per il suo stile provocatorio e per servizi che mirano a denunciare inefficienze e disservizi in vari settori della vita pubblica italiana. Negli ultimi tempi, il programma ha rivolto un’attenzione particolare alla sanità del Lazio, accusando il sistema di essere gestito da “ladri di salute”. Giordano, con i suoi servizi taglienti, ha puntato il dito contro la gestione delle liste d’attesa e il ruolo delle ASL, alimentando polemiche sulla responsabilità del governatore Rocca e delle amministrazioni locali nel garantire un servizio sanitario efficiente utilizzando filmati montati ad arte per evidenziare episodi di presunta incompetenza o scarsa trasparenza da parte dei dirigenti delle ASL. Questi servizi, sebbene utili per accendere il dibattito pubblico, rischiano di presentare un quadro distorto della realtà, facendo sembrare che il problema delle liste d’attesa sia frutto esclusivo dell’attuale amministrazione. Gli spezzoni video presentati, tagliati e cuciti ad arte, non offrono sempre un quadro completo delle azioni e delle iniziative messe in campo per risolvere un problema così complesso. Rocca e le ASL regionali vengono spesso messi in ridicolo, attraverso un montaggio selettivo che dà poco spazio alle spiegazioni sulle cause strutturali e storiche di questo problema.

Un problema di lungo corso: le cause storiche delle liste d’attesa

La questione delle liste d’attesa nel Lazio ha radici profonde, e risale a molto prima della gestione di Rocca. Secondo i dati forniti dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), la Regione Lazio si è trovata negli ultimi 10 anni a fronteggiare un aumento costante delle richieste di prestazioni sanitarie. Questo è avvenuto in un contesto di scarsità di risorse, con un personale sanitario insufficiente rispetto al fabbisogno, strutture ospedaliere spesso sovraccariche e difficoltà nel gestire in modo efficiente il sistema delle prenotazioni.

Le precedenti amministrazioni regionali hanno tentato varie riforme per affrontare il problema, ma con risultati alterni. Nel 2019, sotto la giunta Zingaretti, il Lazio era già tra le regioni con le più lunghe liste d’attesa in Italia, con pazienti costretti ad attendere mesi, se non anni, per accedere a esami diagnostici e visite specialistiche .

Gli sforzi della giunta Rocca per ridurre i tempi

Dal suo insediamento, Francesco Rocca ha reso le liste d’attesa una priorità per la sua amministrazione. Il governatore, insieme agli assessori competenti, ha avviato un piano di riorganizzazione del sistema sanitario regionale che mira a ridurre significativamente i tempi di attesa. Uno dei punti chiave è l’incremento delle risorse destinate all’assunzione di nuovo personale sanitario e all’implementazione di sistemi digitali più efficaci per la gestione delle prenotazioni.

Un passo importante è stato l’avvio della piattaforma Recup, il sistema unico regionale per le prenotazioni di visite ed esami, che dovrebbe rendere più trasparente e immediata la gestione delle richieste. Inoltre, la giunta Rocca ha stanziato fondi per migliorare l’infrastruttura tecnologica degli ospedali, con l’obiettivo di abbattere le inefficienze burocratiche che spesso causano ritardi nelle prestazioni sanitarie.

Nonostante questi sforzi, il sistema sanitario del Lazio si trova ancora in una fase di transizione, e ci vorrà del tempo prima che le riforme possano produrre risultati tangibili. Le criticità attuali, infatti, sono l’eredità di anni di mancati investimenti e tagli alla sanità, e non possono essere risolte nell’arco di pochi mesi.

Il ruolo delle ASL e il problema della comunicazione

Un altro punto sollevato da Fuori dal Coro riguarda i dirigenti delle ASL, spesso accusati di essere poco trasparenti o addirittura di boicottare le riforme. Tuttavia, è importante ricordare che le ASL sono strutture complesse, e molte delle inefficienze segnalate dipendono da vincoli amministrativi e da una scarsità di risorse che si protrae da anni.

La campagna di discredito portata avanti da alcuni programmi televisivi rischia di delegittimare il lavoro di migliaia di professionisti della sanità, che ogni giorno si impegnano per garantire il miglior servizio possibile ai cittadini, nonostante le difficoltà.

La necessità di una corretta informazione

In un contesto così delicato, è fondamentale che il dibattito pubblico venga alimentato da informazioni accurate e contestualizzate. La disinformazione, come quella veicolata da montaggi video parziali, non fa altro che creare sfiducia nei confronti delle istituzioni e alimentare tensioni sociali. Al contrario, è necessario riconoscere gli sforzi che la Regione Lazio sta compiendo per risolvere un problema che affligge non solo questa regione, ma molte altre parti d’Italia.

Le riforme sanitarie richiedono tempo, risorse e la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, dai politici ai dirigenti sanitari, fino ai cittadini stessi. Solo attraverso un approccio condiviso e una comunicazione trasparente si potranno raggiungere risultati concreti e duraturi nella riduzione delle liste d’attesa e nel miglioramento della sanità pubblica.

E così, mentre la trasmissione Fuori dal Coro punta il dito contro Rocca e le ASL del Lazio, sarebbe invece importante non perdere di vista la complessità della questione e il lavoro che si sta facendo per migliorare una situazione ereditata da anni di difficoltà strutturali.

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Costume e Società

Il ritorno della lettura dei quotidiani in classe: strumento di crescita critica per gli studenti

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In un’era dominata dal digitale, riproporre la lettura dei giornali in aula diventa un’occasione per sviluppare capacità di riflessione e comprensione critica, investendo sulla formazione di cittadini informati e responsabili


Un tempo, leggere i quotidiani in classe faceva parte di un momento per sviluppare nei ragazzi le capacità critiche e riflessive. Circa una ventina di anni fa si stilavano progetti didattici su queste attività di riflessione.

Oggi l’era digitale e la tempestività della lettura su casi di cronaca, di gossip, di politica e di cultura ha rotto quell’abitudine di sfogliare e leggere in classe i quotidiani.

In un articolo pubblicato su Orizzonte Scuola, circa un anno fa, si è ripensato di riproporre questa attività, valorizzando la lettura quotidiana dei giornali in classe come strumento pedagogico. Considerare la lettura di quotidiani come una strategia legata alla pedagogia didattica non fa altro che valorizzare il ritorno alle fonti informative tradizionali, ma anche alla riflessione critica e all’analisi approfondita di quello che succede nel mondo.
Ciò rende possibile un “ritorno al passato” e alle “veterane” usanze di sviluppare il senso critico negli alunni.

L’era tecnologica ha portato i giovani a non leggere più i giornali, perciò questa iniziativa è importante per richiamare una riflessione più attenta a ciò che accade nel mondo. Lo scopo che i docenti si pongono è anche quello di stimolare gli studenti a comprendere un testo giornalistico in termini non solo contenutistici, ma anche linguistici e grammaticali. Tale approccio pedagogico ha l’obiettivo di far conoscere ai giovani la realtà che ci circonda, di comprendere gli episodi che accadono, sviluppando pensieri più analitici e autonomi.
Un ritorno al “passato” dove la notizia è stampata su carta e non solo sul web consente agli studenti di conoscere nuove tecniche di scrittura, di linguaggio e di approccio alla notizia giornalistica.

Per un momento ci si distacca dall’immediatezza del digitale, concentrando la mente dei giovani sulla lettura e sulla riflessione individuale o di gruppo.

Inoltre, come affermano alcuni studiosi, in un’epoca in cui le notizie possono essere facilmente distorte o decontestualizzate, sviluppare nei giovani la competenza di leggere, interpretare, riflettere e confrontarsi è diventata essenziale.
Tuttavia, i quotidiani non sono solo uno strumento pedagogico-didattico, ma un vero e proprio momento per investire sulla cultura dei ragazzi e sulla loro consapevolezza di diventare cittadini informati e responsabili.

La ripresa di tale attività può essere proposta in qualsiasi materia in modo da sviluppare, con più docenti di insegnamenti differenti, la conoscenza e la competenza riflessiva.
Leggere quotidiani è anche conoscere la politica, un argomento spesso non trattato all’interno delle classi; conoscere cosa accade in uno Stato; comprendere le strategie d’ intervento di un presidente rispetto ad un altro; conoscere episodi di cronaca e anche di comportamento morale e civile.

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Costume e Società

Roberta Bruzzone presenta due nuovi libri: “Narcisismo Mortale” e “Mirella Gregori”

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Roma, 28 ottobre, alle ore 18:00, alla libreria Mondadori di piazza Cola di Rienzo. Incontro moderato dalla giornalista Chiara Rai con la partecipazione di esperte del settore

Il prossimo 28 ottobre, presso la libreria Mondadori di piazza Cola di Rienzo a Roma, si terrà un evento imperdibile per gli appassionati di criminologia. La nota criminologa Roberta Bruzzone presenterà due nuovi libri pubblicati da Mursia Editore: “Narcisismo Mortale” e “Mirella Gregori”.

L’incontro, che inizierà alle ore 18:00, sarà diretto e moderato dalla giornalista Chiara Rai e vedrà la partecipazione di figure di rilievo come Laura Marinaro, Roberta Catania, Marinella Di Biagio, e Laura Genovesi.

In “Narcisismo Mortale”, Bruzzone affronta il tema del narcisismo patologico e il suo legame con crimini gravi come il femminicidio e la violenza domestica. Basandosi sulla sua vasta esperienza investigativa, l’autrice offre un’analisi approfondita di come personalità narcisistiche possano diventare pericolose, trasformandosi in una minaccia letale. Il libro non solo esplora le dinamiche criminali, ma propone anche riflessioni su come riconoscere e prevenire simili situazioni, aiutando il lettore a comprendere i meccanismi psicologici che portano a esiti tragici.

Il secondo libro, “Mirella Gregori”, si concentra su uno dei casi più misteriosi della cronaca italiana: la scomparsa di Mirella Gregori nel 1983. Bruzzone conduce il lettore attraverso un’indagine accurata e approfondita, cercando di fare luce su un caso ancora avvolto nel mistero, parallelo alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Con nuovi dettagli e teorie, l’autrice tenta di ricostruire gli eventi e fornire una chiave di lettura inedita, che potrebbe avvicinarci alla verità.

L’evento non sarà solo un’occasione per ascoltare Bruzzone parlare di criminologia, ma anche un’opportunità per partecipare a un dibattito vivace e stimolante, grazie alla presenza di esperte come Laura Marinaro e Roberta Catania, che porteranno il loro contributo al tema della giustizia e della verità.

Un incontro per riflettere e comprendere, aperto a tutti coloro che vogliono approfondire questi temi complessi ma essenziali, resi accessibili da una delle figure più conosciute del panorama criminologico italiano.

L’appuntamento è quindi fissato per il 28 ottobre, alle ore 18:00, alla libreria Mondadori di piazza Cola di Rienzo. Un’occasione da non perdere per conoscere da vicino due opere che affrontano il lato oscuro della società, con l’autorevolezza di una criminologa che sa parlare al grande pubblico.

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