Trieste, uccisi due agenti in questura: la madre dell’assassino chiede perdono

E’ accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio Alejandro Augusto Stephan Meran, l’uomo di 29 anni che ieri ha ucciso due agenti di polizia nella Questura di Trieste. Meran si è avvalso della facoltà di non rispondere agli inquirenti, i quali ritengono che sussista il pericolo di fuga e di reiterazione di reato e per questo ne hanno chiesto la custodia cautelare in carcere. Sequestrate le fondine delle due vittime, per verificarne l’integrità. Intanto si apprendono nuovi particolari della sparatoria: Meran, dopo aver sottratto la pistola all’agente Pierluigi Rotta, gli ha sparato due volte. Uditi gli spari, l’altro agente Matteo Demenego è uscito dall’ufficio ed è stato raggiunto da tre colpi. Intanto il fratello di Meran, Carlysle, si era barricato in un ufficio poi è fuggito, prima di essere bloccato. Oggi lutto cittadino a Trieste.

“Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie” ha detto Betania, la madre di Meran. “Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano perdonare. Mi dispiace per quello che ha fatto mio figlio – ha aggiunto commossa – cosa si può dire ad un padre che perde un figlio o a un figlio che perde il padre? Non c’e’nulla che si possa dire per confortare un dolore così.

Alejandro Augusto Stephan Meran si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti. Ieri in tarda serata il magistrato di turno e il Procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello Carlysle, hanno raggiunto l’indagato all’ospedale Cattinara per interrogarlo. Quest’ultimo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. I magistrati lo hanno dichiarato in stato di fermo.

Anche il capo dello Stato, Mattarella, ha ricordato i due agenti uccisi: “Questo applauso di affetto, riconoscenza e dolore – ha detto al termine del lungo applauso che i partecipanti alla cerimonia per i 180 anni della ferrovia Napoli-Portici hanno rivolto, in piedi, alla memoria dei due poliziotti – esprime il sentimento del Paese. La nostra vita procede e si sviluppa attraverso l’azione quotidiana di tante persone sconosciute, servitori dello Stato, della nostra comunità, come i due agenti assassinati a Trieste”.