TUTELA DEI MINORI: QUANDO ASSOCIAZIONI E INFORMAZIONE VENGONO MESSE SOTTO ACCUSA

Redazione

 

Roma – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Roberta Sibaud Vicepresidente Associazione Donne per la Sicurezza onlus:

"Il 1° Marzo 2013 in qualità di vicepresidente dell’Associazione Donne per la Sicurezza onlus sono stata ascoltata dai funzionari della polizia postale come persona informata sui fatti, in merito ad una denuncia promossa da un padre che si è sentito diffamato a mezzo stampa.

Questo è quanto accade ad una Associazione come la nostra che senza entrare nel merito dei rapporti genitoriali, con impegno e dedizione tutela i diritti di quei bambini sfortunati che vengono sottratti ai genitori e posti in casa famiglia. Come  è accaduto per la piccola Ludovica (nome di fantasia per tutelarne la privacy) la cui mamma si è rivolta a noi per avere un sostegno nella sua battaglia. La serietà è una caratteristica che ci contraddistingue e per quanto riguarda le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa, hanno sempre avuto un fondamento documentale che ci è stato prodotto.

Oltre ad aver risposto alle domande rivoltemi dai predetti funzionari di polizia che a loro volta riferiranno al giudice, sarei ben lieta di riferire allo stesso giudice:

– di verificare quanti sono i bambini detenuti presso le case famiglia. (32.000 bambini fonte Panorama http://news.panorama.it/cronaca/I-nostri-figli-portati-via-da-un-giudice ).
– di quanti bambini nomadi che invece avrebbero necessità di essere veicolati presso case famiglia, sono lasciati a se stessi in tutti i campi nomadi loro assegnati;
– delle conseguenze psicologiche e dei traumi che accompagneranno per tutta la loro vita i minori sottratti ai genitori con metodi quantomeno discutibili (caso di Cittadella);
– quanto anticipa e spende lo Stato Italiano per mantenere detti minori in case famiglia, nelle quali non sono infrequenti casi di costrizioni psicologiche inutili e dannose (Fonte Repubblica http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/29/news/inchiesta_italiana-15507476/ ).

Non dimenticando che le stesse case famiglia a volte, sono gestite da religiose e/o da persone di cui non se ne conosce il grado di istruzione e attitudine;
– che spesso i minori sottratti ai genitori stazionano in dette case famiglia anche per diversi anni senza che venga predisposto e/o attivato un progetto per il "recupero" della genitorialità;
– che anche le assistenti sociali sono spesso persone molto giovani e per questo non dotate di un bagaglio di esperienza;

Tutto ciò non impedisce comunque ai magistrati "di avere cieca fiducia nei servizi sociali", vanificando del tutto il diritto di difesa dei genitori ai quali sono stati sottratti i figli.

Chiediamoci perché accadono ancora questi episodi e perché alcuni parlamentari "che avrebbero ascoltato" numerosi genitori ai quali sono stati sottratti i figli, lo hanno fatto solo per brevi periodi e in concomitanza di campagne elettorali??
Attendo cortese risposta da chi saprà darmene una.

Roberta Sibaud
Vicepresidente Associazione Donne per la Sicurezza onlus
www.donneperlasicurezzaonlus.it "

 

Nota di Chiara Rai direttore de L'osservatore laziale

Gentile Roberta, ho ricevuto, devo dire non con stupore la tua nota titolata “quando le associazioni vengono messe sotto accusa”. Non me ne sono stupita ripeto, anzi ho avuto l’ennesima prova del fatto che sei una donna, come si dice, tutta d’un pezzo che quando ritieni una battaglia giusta non la rinneghi ma vai fino in fondo, costi quel costi, anche delle visite a sorpresa.

Ecco, volevo soffermarmi proprio su questo punto. Io come direttore responsabile, che quotidianamente mi carico sulle spalle accuse, denunce e fardelli pesanti (oltre ovviamente a smisurate soddisfazioni che provengono da costante lavoro), ho riflettuto prima di pubblicare la tua nota.

Ho riflettuto perché sono le tue parole che impongono una attenta ponderazione. Mi sono chiesta se fosse opportuno in una fase delicata come presumo sia quella attuale, di presunta indagine della Magistratura a seguito di una presunta diffamazione a mezzo a stampa da parte di un padre che presumibilmente si è sentito diffamato da chi si impegna nel sociale e cerca di dare voce, anche sbagliando, a genitori disperati perché lontani dai propri figli.

Forse, si presume, probabilmente… è molto brutto parlare con i condizionali ma è quello che spesso ci tocca fare per cercare di non incorrere in querele. Quindi, dico forse, questo padre, come accade spesso, è in tremendo conflitto con la ex moglie e dico sempre forse, utilizza lo strumento della denuncia per gettare ulteriore beffa ad un danno che è stato già fatto perché la conflittualità in una coppia spesso e volentieri partorisce episodi come quello del bambino di Padova sottratto a scuola con la forza dalla polizia.

Ma in quel caso la polizia non ha fatto altro che eseguire un ordine e la responsabilità non è certo degli agenti che hanno preso il bambino ma di coloro che hanno dato vita ad una conflittualità posponendo il bene di un minore.

Cara Roberta, alla fine della tua condivisibile nota, cerchi una risposta che non posso darti. Posso solo dirti che una delle poche sicurezze rimaste a noi cittadini è la fiducia nella Magistratura.

Ad ognuno il suo, quello che posso dirti lo avrai già capito dalla mia azione: ho pubblicato la tua nota perché ritengo che la libertà di espressione non possa essere violata. Certo, tutti facciamo degli errori ma in questi va anche ricercata la buonafede. L’associazione che rappresenti ha molti pregi e un grande difetto: non intende portare il bavaglio.

Mi auguro che questa faccenda si concluda nel migliore dei modi, ma sono sicura che esprimere il proprio pensiero possa sì avere delle conseguenze ma anche una grande mission che è quella di dare continuità ad uno dei principi inviolabili della nostra splendida Costituzione.

Qualcuno che ha lasciato un segno nella storia della filosofia, parlo di Kant quando si è inoltrato nella critica della Ragion Pratica, ha evidenziato tre principi

1) Universalità: tutti gli uomini hanno la morale
2) incondizionatezza: la morale non deve essere dettata da finalità concrete, devo voler una cosa perché la ritengo giusta, non ci sono in morale grandi o piccole azioni, ma solo azioni morali.
3) libertà: l'uomo è libero solo quando agisce moralmente, e il criterio di ciò che è giusto fare viene all'uomo dal suo interno, la morale permette così all'uomo di agire in maniera autonoma, per questo nella libertà morale si ha l'autonomia

Ti abbraccio
Chiara Rai

 

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