un errore demolire i cinquestelle

PERCHE’ E’ UN ERRORE DEMOLIRE I CINQUESTELLE

DI ROBERTO RAGONE

Beppe Grillo è stato un comico che mi ha sempre divertito, con quel suo accento genovese e le sue iperboli. Ancora più simpatia la fece più o meno a tutti quando dal palcoscenico di S. Remo pronunciò la famosa frase (erano tempi di Craxi): “Ma allora, se sono tutti socialisti, a chi rubano?” parlando dei Cinesi, per cui fu cacciato e allontanato dalla Rai. Insomma, un personaggio sopra le righe. Già circa trent’anni fa si fece riprendere mentre aspirava dal tubo di scappamento di una Fiat sperimentale a idrogeno. Dove sia finito quel progetto, nessuno lo sa – o forse qualcuno – ma è evidente che le Sette Sorelle, bersaglio della sua performance, non avrebbero dato il loro placet alla produzione. Quando Beppe è andato sul palco per i ‘Vaffa’ lo abbiamo applaudito tutti, anche quando ci ha presentato Casaleggio e il Movimento Cinquestelle. Tranne coloro che avevano – ed hanno – qualche reale o presunto vantaggio nella politica tradizionale, il M5S è piaciuto a tutti, prova ne sia il plebiscito che li ha portati ad avere più voti del PD alle ultime elezioni. Se hanno avuto meno seggi è stato solo per i complicati e quasi truffaldini meccanismi di calcolo dell’assegnazione delle maggioranze. Questa intrusione non è piaciuta al PD, come non era piaciuta la ‘scesa in campo’ di Berlusconi. Le reazioni sono state di rigetto, come di fronte ad corpo estraneo, da parte di destra e sinistra (posto che oggi si possa ancora trovare una differenza), visto che questa gente gli faceva le pulci, mettendo allo scoperto i segreti di famiglia. Questa opposizione continua ancora oggi, stante il fatto dichiarato che il Movimento non avrebbe mai fatto comunella con nessuno. Come sempre accade, la realtà è diversa da ciò che ci si è prefigurati. L’incontro/scontro con la politica pratica ha causato alcune discrasie, per cui gli eletti hanno dovuto aggiustare un attimo il tiro. Sono stati commessi alcuni errori in partenza, tipo quello di pretendere le dimissioni di chiunque fosse colpito da avviso di garanzia: l’avviso di garanzia oggi è lo strumento più usato dagli avversari politici, basta una denuncia di parte. Ma in questa trappola sono caduti in molti, e Direttorio è stato messo in confusione. Oggi Pizzarotti – a mio parere – dovrebbe essere riammesso nel Movimento. L’elezione della Raggi a Roma è stata – ed è – attaccata da qualsiasi parte. Da mesi l’apertura dei Tiggì è la situazione di Roma. È ormai chiaro a tutti che Roma è la pietra angolare del M5S e dell’Italia: il fallimento della Raggi decreterebbe la rovina del Movimento, che sarebbe totalmente squalificato. Il successo, al contrario, accrediterebbe i Cinquestelle per il prossimo governo della nazione. Quando la Taverna disse che c’era una specie di complotto per far vincere la Raggi a Roma, diceva la verità. Non un complotto, dato che Giachetti ha cercato veramente di vincere, ma una scappatoia per cui, anche se lei avesse vinto, le avrebbero potuto segare le gambe in altro modo. Se guardiamo le pagine dei maggiori quotidiani, il 90% è contro la Raggi e il M5S. Soltanto un paio sono più obiettivi, senza tanto scoprirsi, malgrado anche Repubblica abbia dichiarato che l’aver rinunciato alle Olimpiadi è stato giusto. C’è l’impressione diffusa che se la Raggi avesse detto sì ai Giochi Olimpici del 2024, l’aria sarebbe cambiata. Certamente non avrebbe avuto contro Malagò – appoggiato da Renzi – e Caltagirone, proprietario dei terreni su cui avrebbero dovuto sorgere i nuovi impianti. Personalmente mi auguro che la Raggi riesca nell’impresa, e questo per motivi vari, che comunque convergono in un unico scopo: l’opposizione a Renzi. Remare contro i Cinquestelle, è un grosso errore non solo per Roma, ma per la nazione, ed è un segno di miopia politica – a mio parere. Attualmente non esiste un’opposizione. I piccoli partiti che vengono bollati come ‘populisti’ sono frange che vivacchiano bene così, a destra e a sinistra, e non hanno nessuna voglia di impegnarsi più di tanto.  Anche Berlusconi sta brigando sott’acqua per non cadere del tutto dal seggiolone, ma ha troppi interessi da salvaguardare per andare contro Renzi. L’operazione Parisi, nella sua apparente neutralità, ne è il ritratto. Il nazareno esiste ancora, anche se Renzi, dopo la stipula, lo ha tradito. In realtà con don Matteo nessuno può ‘star sereno’, neanche Verdini e i suoi. Oggi come oggi il Movimento è l’unica spina nel fianco di Renzi, e domani, se ben gestito, può essere quello che lo disarciona, mandando a pallino tutti i progetti di Renzi, Napolitano, JP Morgan, Rotschild, Rockfeller, Morgan e Bilderberg. Anche di coloro che, modificato il Titolo Quinto con la riforma della Costituzione, potranno a mani basse impadronirsi di quanto il ‘nostro’ governo andrà espropriando a Regioni e Comuni, cioè le ‘utilities’: acqua, luce, gas eccetera, che valgono parecchi miliardi di euro; con la prospettiva dichiarata in pubblico da Renzi e Napolitano di un ‘Nuovo Ordine Mondiale’ che consegnerà totalmente l’Italia in mani straniere, con un controllo capillare dei cittadini, alla ‘1984’ di Orwell. Chi oggi spara frasi spiritose e notizie lette in modo fazioso contro Grillo e soci, fa male alla nazione. Volenti o nolenti, oggi il M5S è l’unico baluardo contro lo strapotere di un premier che ha messo i suoi in tutti i posti che contano, compresa una Rai che assume cento nuovi giornalisti senza valutare se nelle file di quelli già a ruolo ci siano elementi capaci di ricoprire i ruoli da affidare ai nuovi venuti. Una Rai che costa tantissimo, dato che dei 1.900 giornalisti che ne fanno parte, ben 300 sono ‘dirigenti’, con adeguato stipendio. Con un Direttore Generale alla Fantozzi, caro e vecchio amico ‘leopoldino’ di Renzi, con uno stipendio di oltre 600.000 euro l’anno. Ma, si sa, la Rai è cruciale per l’informazione, e le informazioni devono subire una cernita prima di essere divulgate; e quelle divulgate devono essere date in un certo modo. L’opinione pubblica è importante. Pensiamoci prima di denigrare il M5S. Prima di dire che sono degli ‘improvvisati’. Prima di dire che ‘sono peggio degli altri’ perché proclamano onestà e poi non la praticano. Guardiamo da vicino le cose. Il Comune di Roma è un intreccio di clientele, mafie, reati vari, mangerie, come nessuno in Italia. Se la Raggi non riesce a trovare gli assessori giusti – segnatamente quello al Bilancio – è anche colpa della campagna di stampa che le si è scatenata contro, per cui i designati si tirano indietro. Lasciamola lavorare, Roma ne ha bisogno, e la nazione anche. Vogliamo davvero che si torni ad una politica come quella dei precedenti sindaci? Oppure qualcuno s’illude che un’opposizione di diverso tipo possa prendere le redini? Se la Raggi va a casa, torna il PD, con i risultati che conosciamo, e allora i giornali, quelli di regime, suoneranno campane  a festa. Quelli che perderanno l’unica speranza in un governo diverso da Renzi/Napolitano saremo noi, ma a quel punto potremo solo morderci le mani.