Un giorno da… Lupi

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di Silvio Rossi

 

La vicenda Lupi, il ministro dei Lavori Pubblici coinvolto (anche se non indagato formalmente) nella vicenda che ha portato l’arresto di Ercole Incalza, è un passo fondamentale per misurare la tenuta dell’alleanza tra il Partito Democratico e il Nuovo Centro Destra.

Se inizialmente il ministro ha incassato la fiducia incontrastata dei suoi colleghi di partito, dal vicepremier Alfano, a Maurizio Sacconi, ex capogruppo di AP (il gruppo parlamentare formato dai deputati di NCD e UDC), molti esponenti del Nazareno hanno dimostrato freddezza, se non un’aperta contrarietà all’opportunità che Lupi resti al suo posto.

Il Primo Ministro, contravvenendo alla sua normale loquacità, ha osservato un prudente silenzio, per evitare che, qualunque fosse stata la sua presa di posizione, potesse essere utilizzata per attacchi contro il governo. In questi giorni, l’ex rottamatore, sta studiando per diventare tessitore, provando a convincere chi ha sbagliato a fare autonomamente un “passo indietro”, per evitare di mettere in difficoltà il governo. Certamente Renzi vuole evitare di giungere al voto di un’eventuale mozione di sfiducia personale, eventualità in cui le opposizioni al completo, e una buona percentuale dei parlamentari del suo partito, potrebbero votare a favore delle dimissioni. Né vuole, o forse si può permettere, di chiedere la “testa” di Lupi, perché con un atto forzato di tale impatto, la rottura della coalizione di governo diventerebbe immediata.

Da parte del Partito Democratico, sono stati diversi, e trasversalmente rispetto alle correnti interne, le richieste di dimissioni, dal vicepresidente della camera Giacchetti, renziano, al suo principale concorrente delle primarie, Gianni Cuperlo. Più passano le ore, più la posizione di Lupi va in direzione di una sua rinuncia “spintanea” alla carica di ministro.

In silenzio, senza aver twittato nulla, senza aver lasciato dichiarazioni alle numerose trasmissioni che ormai lo vedono quasi ospite fisso, il primo ministro ha tenuto il punto, ha convocato un incontro a tre, con Lupi e col vicepremier Alfano, e ha “fatto capire” come le dimissioni siano un passo non rinunciabile. Un incontro a tre, perché prima dell’accordo col dimissionario, Renzi doveva avere l’avallo del suo braccio destro, accordo necessario per evitare scombussolamenti al governo.

E l’incontro ha sortito effetto, in serata Lupi ha annunciato le sue dimissioni, che verranno formalizzate oggi, dopo l’informativa alla Camera, prevista alle 11:00.

Le dimissioni del ministro risolvono un problema a Renzi. Se nel novembre 2013, in piena campagna per le primarie dichiarò «La Cancellieri lasci anche senza avviso di garanzia. È un problema politico, non giudiziario. È stata minata l’autorevolezza istituzionale», oggi non avrebbe potuto far finta di nulla davanti a quanto sta emergendo dall’inchiesta sulle grandi opere.

Con le critiche dure delle opposizioni, i messaggi mandati dagli esponenti della maggioranza, le richieste di Renzi, il ministro si è trovato in aula come una preda circondata da un branco di famelici…. Lupi.