UN OMAGGIO AD UNA CITTA’ FERITA

Emanuel Galea

Commentando lo scenario apocalittico dopo il “Grande Terremoto” del 1703, in una lettera inviata al Viceré del Regno di Napoli, Marco Garofolo, Marchese della Rocca, così si era espresso: “La città de L’'Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edifici non caduti stanno cadenti.Non so altro che posso dire di più per accreditare una città rovinata”.Oggi, ricordando il terremoto che ferisce ancora le città abruzzesi, quello che il 6 aprile 2009, tra le macerie, le case crollate, i  56 centri storici distrutti, le Chiese e i beni storico culturali sepolti sotto cumuli di polvere e di pietre, ricordando le 309 vittime e 2000 feriti ci sentiamo di ripetere, parola per parola lo sfogo del Marchese della Rocca al Viceré di Napoli. Anche se questo anniversario, ahimè,  coincide con l’assoluto crollo della speranza, siamo più che fiduciosi che la città de L’Aquila insieme a tutte le altre cittadine colpite dal sisma  risorgeranno grazie alla tenacia e alla volontà della loro gente e alla solidarietà di persone di buona volontà che, benché se ne dica, esiste ancora. Verrà il giorno che potremo riammirare il capoluogo dìAbruzzo maestoso e fiero dei suoi edifici storici, delle sue chiese, dei suoi musei, cattedrali della cultura e dell’arte.  Non è la prima volta che questa città si trova in ginocchio.  Nel 1259 fu rasa al suolo da Manfredi perché rimasta fedele alla Chiesa nella contesa tra papato e impero; fu distrutta dal grande terremoto del 1703. Ogni volta è rinata più ricca e più bella di prima. Di cuore le auguriamo che così potrà essere anche questa volta..

LO SPECIALE SULL'EDIZIONE "VIRTUAL PAPER" DEL 6 APRILE 2013 – WWW.OSSERVATORELAZIALE.COM