Università, test d'ammissione per medicina e odontoiatria: scatta la protesta

 
di Angelo Barraco
 
ROMA – Sono iniziati stamattina i test d’ammissione alle facoltà di medicina e odontoiatria con il numero programmato a livello nazionale.

Sono 62.695 i giovani che ambiscono ad entrare nella rosa delle facoltà italiane che consentiranno ad un numero limitato di studenti determinati e ambiziosi di poter indossare un giorno il camice bianco. Quest’anno vi sono oltre duemila giovani in più ai test d’ammissione rispetto all’anno scorso.

Nella facoltà di Medicina sono disponibili 9.224 posti, per Odontoiatria invece 908, per un totale di 10.132.  Una media di uno studente su sei. Mercoledì 7 invece toccherà a Medicina Veterinaria e giovedì 8 a Scienze dell’Architettura. Proseguiranno martedì 13 settembre con Professioni sanitarie (Fisioterapia, Infermieristica, Logopedia, Ortottica, Assistenza oftalmologica, Ostetricia, Techiche Audioprotesiche, Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi del lavoro, Tecniche di laboratorio biomedico, Tecniche di radiologia medica per immagini, radioterapia). Il primo settembre invece si sono svolti presso l’Università degli Studi di Palermo i test d’ingresso i test d’ammissione per i corsi di laurea in Ingegneria e Studi Interculturali.
 
Erano circa 2870 i candidati per 1048 posti disponibili. I corsi ad accesso libero invece erano cinque e hanno partecipato 300 ragazzi, tali corsi erano: Ingegneria cibernetica, civile ed edile, elettrica, elettronica, per l’ambiente e il territorio. Il rettore si dice soddisfatto dei dati, riferendo in un’intervista rilasciata a Repubblica che “I dati dei partecipanti ai test sono molto buoni: 1200 persone. Abbiamo registrato 350 utenti in più rispetto allo scorso anno e ricordiamo che ogni studente si candida per più test questo numero, seppur non altissimo, è per noi un segnale importante. Dopo anni di perdite continue, finalmente il nostro ateneo ricomincia a salire. Speriamo che questa inversione di tendenza continui. Ci stiamo impegnando per migliorare i servizi e aiutare i ragazzi. Per esempio, abbiamo accorpato i test di corsi di laurea simili. In questo modo i ragazzi hanno potuto risparmiare sulle iscrizioni ai quiz”. Si sono svolti anche i test delle facoltà di Chimica e Fisica e delle facoltà che puntano al mondo dell’agricoltura e dell’ambiente. Tutti gli studenti sono accolti e assistiti dalle associazioni che, con i banchetti, sono collocati davanti agli ingressi dove si terranno i test d’ingresso e danno supporto e opuscoli orientativi a tutte le giovani future matricole. Anche quest’anno vi sono state delle contestazioni del Collettivo universitario autonomo che ha posto uno striscione con un “No” al caro tasse e alle quote per accedere ai test. Un’attivista del collettivo ha riferito in un’intervista che hanno bloccato l’accesso alle aule del polo didattico “per ricordare come ogni anno molti ragazzi versano i 55 euro per i test e non hanno alcun certezza di poter accedere ai corsi desiderati. Quest’anno inoltre l’ateneo ha deciso di rendere la maggior parte dei quiz a numero aperto, mantenendo però la tassa sulle prove scritte. Perché? Per trarne profitto?”. Anche il Sindacato Udu aveva mosso delle lamentele in merito al pagamento della quota per i test a numero aperto “Perché continuare a far partecipare gli studenti ai test, se i corsi di laurea non sono più a numero programmato? In altre università d’Italia il test per la verifica delle conoscenze iniziali viene somministrato gratuitamente dai docenti durante la prima settimana di lezioni” Il rettore intanto ha riferito “Dal prossimo anno accorperemo ancora più test di corsi simili Così i ragazzi potranno risparmiare su questa tassa pagando solo una volta, per candidarsi a un corso a numero chiuso. La prova varrà anche per la loro candidatura ai corsi ad accesso libero”. Ma vi sono contestazioni in merito al numero aperto e ad eventuali problemi in alcuni indirizzi “Per esempio nel corso di Lettere: ci sono più di 400 candidati. Se queste richieste di accesso ai test si trasformeranno in immatricolazioni, l’ateneo sarà nelle condizioni di poter gestire un numero così alto di studenti? Siamo soddisfatti della scelta dell’università di abolire il numero chiuso, ma si è già pensato a cosa fare se il numero non sarà facilmente gestibile?” Ma dagli uffici dell’Università spiegano che “Si tratta di corsi che hanno sempre avuto un alto numero di studenti  e non
 necessitano di attività laboratoriali. Se ci sarà un alto numero di iscrizioni, provvederemo a fornire ai ragazzi gli spazi adeguati per seguire le lezioni. Ci penserà il nostro delegato alla logistica”. 
 
Le manifestazioni e contestazioni non solo al sud, poiché nella notte è stata innescata una manifestazione davanti al Miur da parte di organizzazioni di studenti e alcune aziende ospedaliere, in varie città italiane, che hanno protestato contro il numero chiuso. Gli studenti dicono “Siamo pronti  a raccogliere ogni segnalazione di irregolarità al nostro indirizzo mail: ricorsi@unionedegliuniversitari.it. Udu e Rete degli Studenti Medi” e in una nota fanno sapere che “anche quest'anno saremo presenti negli atenei di tutta Italia per distribuire la nostra 'Guida al Test sicurò: al suo interno è indicato tutto ciò che deve accadere per far sì che il test si svolga in maniera regolare, evitando quindi che prove inique e fallaci vadano a condizionare il futuro di studenti già pesantemente danneggiati da questo sistema di accesso”. Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari ha dichiarato che “i bandi contengono elementi peggiorativi rispetto al passato, come la diminuzione sostanziale dei posti disponibili (se ne perdono più di 1000, di cui 300 a medicina) e la chiusura anticipata delle graduatorie al termine del primo semestre, lasciando immaginare che questo comporterà un'ulteriore riduzione dei posti. In questo modo moltissimi potenziali studenti sono buttati fuori dalle università, e si vedono negata la possibilità di scegliere il proprio futuro. è venuto il momento di dire basta”, il coordinatore nazionare della Rete degli Studenti Medi, Gianmarco Manfreda, aggiunge “Sempre più studenti si trovano impreparati al momento della scelta del proprio percorso universitario: molti decidono proprio di non iscriversi, altri scelgono inconsapevolmente, non avendo avuto gli strumenti per poter valutare attentamente le varie possibilità. Per altri ancora la scelta è influenzata da vincoli di carattere economico. Per questo, come studenti medi, diciamo che è necessario non solo superare il numero chiuso, ma anche prevedere seri programmi di orientamento negli ultimi anni delle scuole superiori, in modo da poter permettere agli studenti di fare una scelta consapevole: bisogna pensare a scuola e università come due percorsi non distinti bensì in continuità”. 
 
L’università e il lavoro. Vi sono settori dove sembra esserci una ripresa e sono principalmente i settori del servizio alle imprese. I settori manifatturieri e dell’edilizia invece non brillano di luce ma rimangono arenati dalla crisi che continua a colpirli. I giovani che intraprendono un percorso di studi, spesso si trovano dinnanzi ad un bivio: piacere di un determinato settore o possibilità lavorative che quel determinato settore può offrire? E’ una scelta ardua, complessa, che spesso porta a pentimento ma comunque incentrata principalmente sulla voglia di raggiungere un obiettivo e portarlo a termine. Ma un paese in cui la crisi è tangibile, i giovani preferiscono lo studio o il lavoro? Per quanto riguarda le iscrizioni, emerge che sono gli studenti più ricchi ad accedere alle università e al politecnico. Sono le fasce di reddito più alte ad emergere, le più basse invece si assottigliano e molti giovani preferiscono intraprendere attività lavorative, senza dar peso ulteriore alle loro famiglie. La tassazione università è un peso per molte famiglie che non sempre possono permettersi di pagare rette in continuo aumento, malgrado vi siano borse di studio che ammortizzano quelli che sono gli anni fuori sede. Ma fuori dall’Italia la concezione dell’università non è molto distante dalla nostra poiché spesso il titolo ottenuto non da immediate possibilità di inserimento e vi sono numerosi studenti costretti ad intraprendere altre attività lavorative. Il 40% dei laureati in Russia per esempio, svolge un impiego che non corrisponde al percorso laurea. Molti giovani russi studiano prevalentemente per ottenere un titolo e sembra essere una realtà molto diffusa. Una teoria che trova conferma anche nelle parole di Rostislav Kapelyushnikov, vice direttore del Centro di Ricerca per il lavoro della Scuola superiore di economia. Sostiene infatti che “Tutti credono di dover ottenere un titolo. Dove e come lavorare poi viene determinato a seconda delle circostanze”. Secondo  Kapelyushnikov, il 20% dei laureati russi non pratica la professione corrispondente al titolo universitario e il 15-20% svolge un lavoro per il quale la laurea non è indispensabile. In Italia invece i giovani emigrano, cercando fortuna altrove, poiché le terre aride della crisi e della tassazione che spezza le gambe alla giovane imprenditoria non lasciano scampo a giovani, ambizioni e volenterosi neolaureati.